16 marzo, 2017

Così, le Fragole.

Dove Sei è un sentimento.
E anche Copriti, e Quando Torni e Vai piano.
O Torna a Casa Che è Quasi Buio.
Oppure, Torna, e basta.

Ed eccomi, alla fine.
Sarà la primavera che devasta, quelle lune tondissime che appaiono dietro la collina, e tutti quei tramonti che mi ostino a fotografare come una quindicenne, chi l'ha detto alla fine che quindici anni non ce li ho per davvero, è un grande privilegio, danna fatta e sempre un pò scema, sempre che canta, che ride forte, che piange altrettanto, che fotografa i fiori, le scie degli aerei, le nuvole, le scarpe, le calze coi brilli, che ne compra a manciate, se rinasco, nasco gazza ladra, o forse la ero, chissà.

Saranno questi giorni che inanello come le collane di perline, come i braccialetti che facevo sul balcone il giorno prima dell'esame di terza media, Non Sarebbe Meglio Se Ripassassi Quacosa? No, Mi Faccio dei Portafortuna. Già scema da allora.
Giorni a volte frenetici a volte lentissimi, su è giù per l'Italia per questo progetto che amo da morire, per questa cosa che ho fatto e che non mi sembra vero mai, per questo sogno potente che non smette di farmi sognare e farmi dire che sì, oltre ai miei figli, qualcosa di buono nella vita l'ho fatto anche io, e che nessuno al mondo ci avrebbe scommesso un centesimo, su di me. Chi vuoi che scommessa su una che fa i braccialetti e sa Dante a memoria e poco le tabelline, che legge fino a svenire e sviene alla frase Devi Fare Una Proporzione.

Saranno i calci in culo. 
Le scommesse fra testa e cuore, i dolori forti di questi giorni ultimi giorni, altri affetti se ne sono andati via, e non persone, ma forse un pò anche, sì, persone col collare che dormivano accanto a me sul divano, che dividevano con me i grancereale a colazione, che sorvegliavano i miei figli con la febbre e mi guardavano con occhi umani quando piangevo in cucina, lo faccio spesso, la cucina è dove si ride,  si fa colazione guardando fuori, si balla intorno al tavolo, si festeggia, si carica la lavastoviglie, si bruciano le zucchine e si piange, ovvio che è così. 

Voglio per me una bella primavera, anche se per me, primavera è maggio,le rose, il ciliegio e i suoi petali effimeri, il pratino verdissimo, le belle sere con l'ora legale, la Vespa.

Voglio per me dei giorni lisci, tiro un bel respiro, di quelli che si fanno prima di fare un salto, saltare un burrone, una pozzanghera, un problemone più grande di me, e di cose più grandi di me ne ho tante e lo so, e qualcuna è tremenda e qualcuna meravigliosa, deciderà il mondo, la vita, il destino, le carte, il destino scritto nelle carte d'imbarco, per farmi credere che la vita va portata in giro, coccolata, lavata e vestita, che si può sentire in paradiso aprendo la finestra e vedendo Lipari, che si può essere felici in un posto pieno di matasse di lana, di foto di pecore e di gente scellerata come te, che si può imparare a fare gli unicorni all'uncinetto e sentirsi Einstein, felice con poco, che è un poco che è moltissimo, con le persone che hai vicino, trovate e ritrovate, con quelle che ti allontanano e quelle che invece senza non ci sai stare, di quelle che hanno bisogno che tu urli per farle capire, perchè il bene voluto non è quello detto, ma fatto e visto. E regalato sempre.

Così, eccomi.
Ho una stilografica nuova col pennino spesso, come piace a me.
Scrivo una lettera, e la scrivo a me, e a tutte le persone che mi dicono Quando Torni.
Sono tornata.
E adesso, con me, tutti un bel salto e saltiamo il burrone.
La primavera, quella vera, è a un salto da qui.






1 commento:

Anonimo ha detto...

Come mi cura e conforta questo blog! Mi sento meno sola, la mia esperienza umana mi appare più tangibile e chiara. Intorno, i colori si accendono, il cuore ripassa sogni e speranze lasciate in un angolo buio della soffitta.
Grazie!
Margherita

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