23 gennaio, 2019

Il Falò e la Cometa.

E' una parola bella, rumorosa. Secca.
Fa allegria.
Ricorda quelli sulla spiaggia a Varigotti, quando ancora i falò sulla spiaggia si potevano fare, gli amici che ritrovavi ogni estate, quelli di cui ti innamoravi ogni estate, quelli che nemmeno ti guardavano ogni estate. Quelli che ti aspettavano per ore sul molo. Così funzionava.
 Intorno al falò si parlava tanto, si cantava tanto, ci si baciava tanto. Non io che a 15 anni ero imbranata come una foca, così si diceva. E solo nell'estate del '79 ho dato un bacio vero per penitenza. Il giorno dopo, giù a scrivere una lettera infinita alla mia amica Cristina, la carta da lettera della Holly Hobbie, tutta cuoricini e ghirigori, per comunicare l'evento. Una scema.

Non tutti i falò, però, hanno ricordi così (e qui ci vorrebbe un'altra parola con l'accento).
Non tutti si fanno col fuoco. E sono i più dolorosi.

Ho fatto pochi falò di cose nella mia vita, anzi, a pensarci, forse qualche fuocherello qua e là, niente di serio.
Uno solo, da un anno in qua. Vero, possente, straziante. 
E' divampato in fretta e io non sono stata lì a guardare, come si fa col fuoco, che ti ipnotizza. Ma i falò delle cose non sono come il fuoco del camino, dal tappeto,la sera, col vino rosso, gli amici o un libro, o anche niente, a guardare le scintille e la legna che da normale diventa incandescente e poi si sbriciola.

Ho fatto un falò di cose, biglietti, auguri di compleanno Ti Vogliamo Tanto Bene, di situazioni e di feste. I sentimenti no, quelli non si possono bruciare, sono come la plastica, vanno in un falò a parte e forse nemmeno funziona. Ho bruciato discorsi e regali, e confessioni e sfoghi e consigli e lettere, e fotografie e sorrisi e risate e pianti e consolazioni e chiacchiere e divertimenti e discussioni.
Ho bruciato tutto. Lo hanno fatto in molti, mi sa. Va bene così.

Ho bruciato parte della mia vita, del mio sentire, sono stata all'inferno e sono tornata indietro, ho letto questa espressione da qualche parte, e mi ha sempre colpito per la sua immediatezza, per la sua realtà, per la sua irrimediabile verità, l'inferno, si può immaginare un posto peggiore? C'è fuoco anche lì.

Ho cancellato o tentato di farlo, mi sono lavata via gli sputi che avevo addosso, ed erano tanti, mi sono medicata dai tagli, ho disinfettato stilettate, ho messo il ghiaccio sugli schiaffi e la crema sui lividi. Qualcuno si vede ancora. 

Ora, sto bene. La strada è lunghissima ma sono in pace con me. Chissà se è così per tutti.

Ora, ho nel cuore una cometa. Anche questa è una frase bellissima, la cometa è speranza e cammino, e luce e bellezza. E nascita e cose nuove, e cieli belli e belle stelle.
Ecco, quello.
Ho un cielo bello davanti a me, non vuol dire che sia facile, ma bello, questo sì.
Ho ripreso la mia vita da dove l'avevo lasciata, le ho tolto la polvere, mi sono lavata la faccia, spazzolata i capelli, messo una maglia nuova e un profumo dolce di Passiflora.

Il mio falò l'ho dimenticato.
E vivo quel che c'è, la nebbia e l'eclissi, le mattine di gelo e il sole, la fontana ghiacciata della piazza e nuove cose, nuovi libri e nuovi progetti, e nuovi quaderni e nuovi pensieri da scriverci sopra.

La mia Cometa è lì, e indica la strada.
Re Magio senza doni, profuga in un deserto immaginario, la strada è lunghissima, riparto da qui.






1 commento:

alda ha detto...

Evvai Laura,felice di leggere queste tue parole, fatti guidare dalla tua personalissima cometa e vedrai... ! Baci Alda.

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