
Taci. Taci che è meglio. Taci, non hai mai imparato a tacere quando è il momento, scegli sempre l'attimo sbagliato, diplomatica neanche un pò, taci, che parli sempre a sproposito, che anche un monosillabo qualche volta può causare un'esplosione, taci e taci, che non si fa così. Taci, e rimani lì, con la testa sorretta dalla mano, con le briciole davanti, la tazza del latte a metà, il cane che implora un biscotto, tu, riflessa nella porta finestra, e oltra la finestra il giardino e oltre il giardino la collina e oltre la collina, chi lo sa. Zitta. Che lo sai che andrà tutto a posto e tutto si appianerà ma tu non sei fatta per aspettare, procrastinare, rimandare, tu affronti, decidi, fai e disfi. E allora, fai. Continua a fare le cose di sempre, a dispensare baci e rimproveri, sperimentare il pollo thailandese, ricamare i tuoi stupidi strofinacci, aggiungere nuove canzoni all'iPod, ripassare storia e provare poesie. E scrivi, scrivi le tue sciocche cose, chissà perchè lo fai, per difenderti o per accusarti, per capire o non capire affatto, per prendere tempo, ma tempo per cosa, non ti piace il tempo che passa, e a volte lo adori, sei la contraddizione che respira, la confusione in forma umana, vai, vai a farti una doccia e a lavare via tutto, vai e dimentica, vai e anestetìzzati con l'acqua bollente e il bagnoschiuma alla vaniglia, vai, che le cose intorno a te, che tu ti sbatta o no, che tu lo voglia o no, vanno avanti per la loro strada. Tu hai solo da stare lì, buona buona, e i pensieri cacciarli nello scarico della doccia, e continuare con le tue sciocche cose, gli strofinacci e le torte salate, le amiche e le questioni di ogni giorno ma zitta. Solo zitta.











