
Passa. Veloce e maleducato, all'improvviso, a raffiche più o meno costanti, a sprazzi, schiaffi e carezze, uno di qua, uno di là. E' un vento che profuma, che sa. Sa di rosmarino, di sabbia e di mirto. Sa. Le cose che gli racconti, i pensieri che ti ruba quando sei lì, distesa, e ti passa sopra e ti scompiglia, i capelli e i pensieri e le cose che hai, ti solleva la gonna, fa giocare le tende e sparpaglia le nuvole e rende impossibile farsi una treccia. Sa. Di mattino, di colazione calma, lentissima, esasperata persino, si gira piano il caffelatte, si guarda in là, si respira a fondo. Un balsamo, un'ambrosia, una medicina portentosa. Il vento cura e protegge, spazza in un secondo la malinconia, la salsedine, il raffreddore, confonde i gabbiani, modella gli scogli della costa, li fa sembrare massi di luna, strane forme da set, un film di alieni, di mostri, di deserti immaginari. Il vento ti coccola, massaggia il cuore, complice. E se non hai più pensieri da pensare, nè musica da suonare, nè canzoni da cantare o sogni da sognare, nè storie nuove da raccontare, il vento, sempre lui, ne porterà di nuove, ne conosce così tante, le nasconderà tra le foglie del limone e soffio dopo soffio, raffica dopo raffica, le farà danzare per te.