09 febbraio, 2010

Il diavolo e l'acqua santa.

E' così che sono. Così che sembro. Ma forse a pensarci bene, la sono proprio. Scrivo e scrivo, così come mi viene, come mi va, di quel che mi va. Di niente, perlopiù, di me, quasi sempre, di quel che sento e che vorrei tirare fuori, scrivere sulla lavagna, farci un cartello, non per il gusto che si sappia. Per non impazzire, credo. E' una bella terapia. Me la sono inventata, direi che funziona, la brevetterò e ci farò soldi a palate. Scrivo che non so, scrivo perchè mi piace, è la sola cosa che so fare, la sola cosa che mi piace, quasi come leggere, ma a leggere subisci e qui inventi, inventi cose e situazioni, e pensi poco, in realtà, non sono fatta per pensare tanto, la mia mente non ce la fa, mi nasce vanesia, la ragazza, perciò non conta, non ragiona e le equazioni di primo grado manco sa che cosa sono o forse sì, un vago, vaghissimo ricordo, zuccona, zuccona che non sei altro, te le hanno spiegate in mille, così come il minimo comune multiplo, ma che diamine, perchè deve essere minimo e perchè comune, alla fine. Così, la ragazza mi scrive, mi si impegna, anche, mi ha tirato fuori una creaturina così, e scrive di ogni cosa che le passi per il cervello, sia frivolo o da piangerci ore, scrive di lana, di farine, di bosco e di riviere, di mare e di figlioli, di cose e di cose, si mette lì, e senza un motivo, in cinque secondi voilà, lo fa perchè ci piace, perchè è la sola strada che sa per non sprofondare, scivola e gioca con le parole, le virgole, le maiuscole, tira fuori da un cilindro dei verbi impossibili e si calma, scrivendo, si esalta, scrivendo, si coccola, scrivendo, e forse tra un pò tirerà fuori un coniglio e una bacchetta magica, sono tutto e il contrario di tutto, sono il mare e la spiaggia, la luna a mezzogiorno, sono il gioco e la candela, signori, da questa parte, son diavolo e acqua santa, è così che funziono.

Vanesio Day.

Un regalo improvviso di quelli che non aspetti, non è mica il mio compleanno e non è neppure Natale. Un regalo, così, non deve essere prezioso, scatolino piccolo o monogramma, si comincia così a chiedere Cosa Mi Hai Regalato? Dai Che Indovino. Nulla di questo. Mi faccio un regalo da sola, trovo la carta e me lo avvolgo, nastrino e fiocco, sono bravissima a fare i pacchetti, ho una scorta di nastrini e fiocchetti di precedenti regali e riciclo, riciclo da matti, i pacchi li faccio da me, grazie, mai regalato un libro avvolto nella busta di Feltrinelli, per esempio. Oggi mi faccio un regalo, non so bene cosa ma me lo farò, diciamo che me lo sono meritato e anche se non è vero, che importa, mica nessuno viene a controllare. Un regalo qualunque, foss'anche un bel pensiero, un bel momento di calma, una tenerezza, una frivolitudine improvvisa, voilà. Si ha voglia di leggerezza, di stupidaggini assolute, di effimero, di chiacchiere in un bar del Corso, l'Amica delle Perle è dea incontrastata in questo, si aspetteranno i figlioli che escono da scuola ciondolando un pochino, qualche vetrina nel gelo che c'è, ci sono ancora dei saldi se guardi bene, con pochi euro ti porti a casa un maglioncino, un vestitino, ci si proveranno i rossetti sul dorso della mano, ci si spruzzerà di profumi nuovi che non ti appartengono, così, per vedere di nascosto l'effetto che fa. Si usano questi espedienti per contrastare la giornata che c'è fuori, perchè ieri ci si è fatti un culo quadrato, in grazia di Dio, e oggi invece si rallenta un pochino, non importa come e dove, a domani ci si penserà, e in nome della carica che ricopro, Addetta Cazzate, signori miei, istituisco qui ed ora una bella festività, oggi nove febbraio VanesioDay, la mente sgombra, un bel respiro, cose leggere e di poca importanza, un regalo da niente, purchessia.

07 febbraio, 2010

Lenta domenica.

Si fa così, la domenica. Si mette sù qualcosa, in forno e sui ferri, si fanno dei progetti senza grandi pretese, una coperta liscia dove scriverci un nome, color della neve, azzurrino ghiaccio, un bel colore, mi piace, ed è così morbido che si vede da qui. Si lascia che un pò tutti qui dentro facciano quel che gli garba, si scrive e si legge, si legge e si scrive, e non sai se leggi per scrivere o scrivi per leggere, è un bel mistero in una mattina così, che c'è il sole di fuori e non hai voglia del fuori col sole, ma lo guardi da dentro, lo annusi così un pò da distante, come qualcosa cui non hai diritto, non ancora, non ti ci puoi affezionare, tanto, martedì nevicherà di nuovo e allora, cosa sprechi energie a fare. Lo guardi dal vetro, ne avverti il calore, ne indovini il profumo, ma che scema, il sole non sa di niente, e sì, invece, sa di tutti i profumi che gli vuoi dare, quelli che vuoi, non è come il vento, che quello il profumo ce l'ha per forza, il sole no, e se non ce l'ha allora diamogliene uno, il sole di oggi sa...sa...Sa di freddo, ecco, sa di bianco, sa del pollo che c'è nel forno a scaldare un pochino, sa di bagnato, di neve sciolta, di erba fradicia. La lenta domenica oggi si svolge così, nel nulla di una casa in collina dove c'è chi legge e chi scrive e chi si scervella a inseguire pensieri sconclusionati, a pestare sui tasti per non farli andate via, li sparge come il sale sulle strade un pò qui, un pò là, e un pò rimarranno impigliati in una copertina morbida, che il Magic Loop ormai non ha più alcun segreto, e che si guarda il sole da dentro, che a guardarlo da fuori ci vuole una sciarpa e del coraggio e sciarpe, quante ne vuoi, ma di coraggio, bambina, mi sa che non ce n'è.

05 febbraio, 2010

Un pò di niente.

Si è dormito male, agitati, inseguiti, chi lo sa. E' una strana mattina, una polvere di neve che viene giù, a tratti, e a tratti fiocconi come francobolli. E' bello guardare la neve dalla finestra, più della pioggia, forse, perchè della pioggia ami il rumore, della neve il colore, il silenzio, il niente che fa, non te ne accorgi, non è che puoi dire Senti? Nevica, così come non puoi dire, Guarda, Piove, perchè a volte piove anche se non vedi ed è sempre una specie di sorpresa, Toh, Piove! e non me ne ero nemmeno accorta. Così. La mattina si svolgerà in modo ancora tutto da inventare, a progetto, random, a casa, a muzzo, così come viene, alla viva Gesù. Ho solo voglia di cose belle, di tranquillità, di cose semplici, da tutti i giorni, nessuna scossa, nessun niente. Ci si godono questi minuti deliziosi, un pò prima della 9, prima che tutto inizi a rotolare, volteggiare, frullare e suonare. Ci si ferma a leggere i quotidiani, a guardare cose, tante, e stamattina, nella gara delle cose da guardare, vince sette a zero la finestra coi suoi fiocchi, il pino altissimo che si vede da qui, i rami secchi e il loro bianco restyling di ghiaccio. A volte, il niente è lo spettacolo piu' straordinario, il cielo di seppia una cartolina, il rumore della neve una musica soave, che ognuno ascolta come vuole, cui ognuno dà la sua forma e il suo ritmo, ancora cinque minuti e l'incanto svanirà.
Tumblr.la douleur exquise.

04 febbraio, 2010

Come si dice.

Come si dice quando sei così. E che stai benissimo e malissimo, insieme. E che ti senti leggerissima e pesante. Felice e angosciata. Ieri, Ospedale Infantile Regina Margherita, Torino. Una tappa di quel progetto, quel Cuore di Maglia che sembrava niente e che invece adesso. Quel Cuore di Maglia che sì, era un progetto ambizioso, ma ci siam dette, chissà, in fondo è un'idea, e ci sembra anche buona, quel che sarà lo vedremo poi, se sarà. Sarà. E' stato, infatti. E'. E' un posto strano, così colorato, coi palloncini dipinti sulle porte, e le infermiere sorridenti, rumori pochissimi, e bambini, bambini, bambini. Tanti. Con famiglia e senza, col pigiama e senza, e non perchè se lo sono dimenticato, con lo sguardo attento e perso, vigile e lontano, piccolissimi e già grandini, 4 mesi, 8 mesi, che ci fai ancora qui. Ho provato una sensazione che pensavo di aver dimenticato, una sorta di timidezza, di timore, ho mestiere di parlare e presentare e illustrare, lo faccio da sempre, ma quando mi hanno detto, racconti un pò di questo Cuore, ho balbettato come all'esame di economia, come si fa a parlare ad un papà che tiene in mano un fagotto che non gli occupa neppure l'avambraccio per intero, e che ha appena scelto per lui il cappellino ad anguria che gli sta larghissimo. Come si fa a dire, facciamo questo e facciamo quello. e usiamo questa lana qui e siamo tante e l'idea ci è venuta così, e che e che. Come si fa a dire come ti senti. Come si dice quando esci di lì e ti senti in equilibrio, pesante e leggerissima, angosciata e felice, con tanti progetti che fai fatica a metterli in fila, triste, forse, ma gasata, ecco, soddisfatta di te, col magone, certo, ma contenta, non so dire, ecco, io come si dice non lo so.

02 febbraio, 2010

La Zerda.


Nome comune di cosa, femminile, singolare, astratto, forma dialettale del Basso Monferrato per definire un freddo polare, potente, di quello che ti ghiaccia il naso, ti fa lacrimare gli occhi, ti fa andare in giro tutta tesa, le mani sprofondate nelle tasche, essì che c'hai pure i guanti, ma da quei guantini bucherellati entra l'aria, non è proprio che riparino tanto eppure sono così belli nella loro inutilità assoluta, che sporgono dal piumino con le maniche a tre quarti, inutilissimo esso pure, come ha detto ieri la mia Amica delle Lampadine, ma come, un piumino a maniche corte? questo me l'ero proprio perso, mentre aspettavamo le Screanzate Figliole trasformando l'abitacolo della mia automobilina in un salotto, che ci mancava solo il thè e i Krumiri, per forza, e magari un lavoro a maglia e potevamo stare lì a raccontarcela e raccontarcela, finchè non abbiamo visto sfrecciare nella piazza la nostra Amica Castellana, sposa al nostro Amico dei Mattoni e c'abbiamo così telefonato e c'abbiamo detto, Ma Allora, Fai Il Giro della Piazza e Vieni Qui, ma Lei invece, snobbissima, c'ha detto E No Che Non Posso Che Devo Andare Che C'ho La Spesa, e allora va bene, abbiamo fatto una smorfia e c'abbiamo detto Come Vuoi, che tanto noi si sta qui ancora cinque minuti e raccattiamo le Pupe che tanto Pupe non sono poi mica tanto, e che escono da scuola con tutta la calma del mondo e col cappotto slacciato e la pancia scoperta, ma come, non lo sentite che freddo che fa, Ma Non e' Freddo, Mamma, Questa è Zerda.
Già.
Tumblr.la douleur exquise.

01 febbraio, 2010

Segnata assente.

Ma assente de che. E da dove. Dal mondo, dalle cose, forse assente anche da me. Nulla di grave, nulla di esagerato, solo un ronzio persistente, un giramento, un capogiro, uno? centomila! da non reggersi proprio in piedi, quelle cose che ti fan sentire costantemente in giostra, nella calcinculo, ad esser così precisi. Così, mi son curata. Appurato che non avevo quasi niente, mi son curata da me, e ho deciso di prenderla bassa, almeno questa mattina, che a fare la malata non ci riesco mica tanto, mi scappa la pazienza, devo star stesa? e va bene, ci sto, ma per massimo un'ora, e poi m'organizzo e faccio cose. Il Supradyn è un prezioso alleato in casi come questo, lo hanno detto illustri scienziati. Solo, non sciolto classicamente, esso va spezzettato, sminuzzato, polverizzato con una carta di credito e sniffato dallo specchio, quello piccolo, quadrato con la plastica dietro, che si attacca col cordino. Ma che scema sei, già, che scema sono. Mi riprendo cucinando e cucinando, stasera un menù di tuttissimo rispetto, dacchè in colpa mi sento per aver perso la mattinata a far la malaticcia. Dunque stasera copio una ricetta di mini cake da questo librino comprato a Parì, una torta salata, forse un cous cous per qualcosa di esotico. Il Supradyn mi rende creativa, efficiente, presente a me stessa, organizzata e scattante. Ohi ohi, la mia testa, però. Mi sa che devo aumentare la dose. O cambiare pusher.

30 gennaio, 2010

La lavagna della cucina.

E' una lavagna di ardesia, di quelle da scuola, ma messa per il lungo, dacchè per il giusto non ci stava. Non sopporto quelle bianche coi pennarelli, che poi hanno solo verde, nero, rosso e blù e non riesci mai a cancellare completamente e anche dopo anni vedi ancora che quel giorno là ti mancavano il burro e le uova e l'avevi scritto lì per non scordarti di comprarli. Sulla lavagna della mia cucina si scrive di tutto. Si fa matematica quando qualche zuccone non capisce, si fanno i disegni coi cuori per la festa della mamma. Si scrive Domani Vado In Gita e Mi Servono 10 euro. Comprare il cibo per il gatto, o cibokatte, come aveva scritto la ragazza ucraina che lavorava da noi, e da allora sempre CiboKatte scriviamo. Si fanno i disegni osceni. Torno Tardi. Svegliatemi alle 9. Ha Chiamato Noemi. Non ho Allenamento. Concerto di Emma Rinviato. E cose così, ma col gesso, non con i pennarelli indelebili. Oggi, nella casa in collina, e sulla lavagna della cucina della casa in collina, è comparso un Lasagna Day. Un numero imprecisato di Scapestrati Giovinastri, Compagni di Merende del Liceale, sarà ospite quest'oggi a pranzo per celebrare tale evento, appunto, il Lasagna Day. Che tradotto vuol dire che oggi ci sono tre teglie di lasagne fatte dalla scrivente e famose in tutta Europa, per sfamare i giovanili sbrani degli Scapestrati di cui sopra. Non so ancora quanti saranno ma mi sono portata avanti e ho apparecchiato per 12. Meglio togliere, che aggiungere, diceva Donna Letizia. Ma mi sa che non toglierò un bel niente, così Donna Letizia starà in pace.

From Ireland.

La meraviglia, quella vera, quella per cui noi tutte qui siamo un pò fissate, noi qui che disquisiamo di Noro e Kauni e lana estone e pattern, noi che ci infervoriamo per un Mormor, noi che facciamo i Kal, gli swap e i k2tog, e i circular neeedles e la Zimmerman, noi che ce la tiriamo anche un pochino, essù, va detto, ce la tiriamo eccome quando ci dicono, fate la maglia, ah sì, anche mia nonna. Imbesuite, sciocche e vuote personucole, ferme al dopoguerra, assolutamente non attente, persone non informate sui fatti, persone non a conoscenza che il mondo è andato avanti mentre loro sono rimaste indietro. Noi qui, che andiamo in sollùcchero per una matassona di lana morbida dentro cui affondarci le mani, annusarla, esaminarne il peso, lo spessore, passarne un filo fra due dita, immaginare sedute stanti esattamente che cosa ne verrà fuori, farne un calcolo su quanta ce ne vorrà e se si fa il campione, e con quale misura, circolari o dritti, vediamo un pò, in riunioni e consigli d'amministrazione che nemmeno la Marcegaglia. Noi qui, tre giorni fa, ci è presa secca di comprare della lana, bella scoperta, ma non già una lana qualsiasi, ma lana irlandese, mica uova sode. Afef ed io, infervoratissime, ci siamo trovate e alè, dal tavolo della mia cucina, abbiamo scelto tinte, ponderato la quantità, un minimo per iniziare, e poi un container, per finire, abbiamo rapidamente calcolato il cambio dollaroeuro, lei, mica io, eccimancherebbeancora! e alla fine chiuso il mio viola pc soddisfatte, impazienti, felici. Ieri la suddetta è già arrivata, un paccone rosso talmente ciccione che non stava nemmeno sul muretto. La lana che arriva direttamente dall'Irlanda, comprata qui ,è di una bellezza rara a trovarsi, una morbidezza che scalda, dei colori meravigliosi uguali sputati a quelli del sito. E se anche ben so che uguali sputati non si dice, so che le fissatone come me, quelle del knit, per intenderci, sanno bene che cosa intendo. Identical spat. Ecco, tradotto in inglese fa più bella figura.

29 gennaio, 2010

Scialla.

Vogliamo dire che mi sono presa un giorno di vacanza? Vogliamo dire che mi sono regalata un giorno da dedicare a me e a me soltanto e unicamente, a me? Vogliamo dire che ieri era ieri e che oggi è oggi? E che non ci sono più mezze stagioni? E che i negri hanno la musica nel sangue? E che assolutamente sì e quant'altro? Eddiciamolo. Già esposi la mia teoria sull'inizio del fine settimana, che prima inizia e meglio è e devo dire di aver trovato una serie di adepti e che mi han detto benebravabis. Ben perciò, ecco che le azioni da svolgere in una mattina come questa, che siamo qui che giochiamo alla merla, e vediamo chi la capisce e chi sa, prendono subito tutto un altro sapore. Ci vuol coraggio a dirsi Oggi Non Farò Un Bel Niente, ma ognuno il proprio niente lo sa quale è, e qualche volta il mio niente è proprio uguale al CasinoDiCose di altri individui, altre donne, altre madri di famiglia. Insomma, ognuno c'ha il suo niente, signora mia, guardi, non me ne parli. La mattina di venerdì, gennaio ventinove, sta prendendo una bella piega pigra, come piace a me, cose da fare in città ma di poco conto e zero sbatti, forse un caffè con la mia Amica delle Perle, che a furia di brillanti mi sa che ci dovrò cambiare nome, ma come, non lo sa che i braccialini tennis tirano i fili delle calze? Mattinata scialla, qualche vetrina, qualche saldo dell'ultima ora, un nulla magnifico senza fatica, tanto che anche la mia sintassi e la mia metrica ne risentono e parlo come parlano gli Scellerati Figli Miei, sto scialla, sto scianti, stamattina mi va così.

28 gennaio, 2010

Il giovedì.

E bonjour, che è meglio. Bonjour di che? e chi lo sa. Si scorre con attenzione la lista delle cose per cui dovrebbe essere davvero un buongiorno, che è un giorno senza senso a pensarci bene, il giovedì è un giorno insulso, più del mercoledì, Sei Sempre in Mezzo Come il Giovedì, me lo diceva mia nonna quando le stavo tra i piedi, lo dico ai miei figli qualche volta, quando ci si accalca davanti alla lavastoviglie, ognuno mette il suo posto tavola a lavare, così è più semplice e io non mi sento la locandiera. Bonjour, allora. A decidere cosa ci piace e cosa no, far finta che si ha il lusso di scegliere, e invece, col cavolo, bonjour, che oggi c'è il Knit Cafè e le tue amiche e mille cose, bonjour, c'è un cielo di latte che non promette un bel niente di buono, bonjour, scròllati di dosso tutto quel che c'è da scrollar via, i pacchetti confezionarti ad arte solo per farti stare male, così, aggratis, le solite cose, le solite storie, che noiosa che sei, sempre a lamentarti, sempre a dire, Sì, Ma Io, Allora? E smettila un pò, sempre a parlare di te, sempre a cercare scorciatoie e sentieri, sempre a dire va bene, sempre a chiedere cose che tanto sai non ti riguardano, sempre a pensare, sempre a provare, sempre in mezzo, come il giovedì.
tumblr.la douleur exquise.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...