
Non è mia abitudine, nè qui, nè in città. A me piace far colazione a casa mia, coi miei tempi, le mie tazze, il mio mescolare il latte guardando di fuori, imbambolata, oppure qui, guardando il mare, stesso mescolamento di latte, stessa imbambolaggine. La colazione al bar con cappuccino e croissant, la faccio di solito quando faccio gli esami del sangue che per forza che si deve esser digiuni e perciò ci si può premiare in qualche modo di tutto lo sbatti della questione, ma mi rendo conto che è un'immagine che non si confà alla poesia che volevo dare all'evento. La colazione al bar inizia in sordina, facendo finta di niente, sbirciando già da lontano la teca delle brioche e individuandone con sicurezza la prescelta. Eccola, sarà mia. Non saprei dire se mi piace di più prendermela da sola lentamente, col tovagliolino sottile piegato in due, o attendere che qualcuno me la porga con grazia, con quegli aggeggi di metallo, faccia attenzione, non la rovini, per carità. Il momento che mi piace di più è attendere che il mio cappuccino tiepido e con poca schiuma venga preparato dalle sapienti mani del barista. Me ne sto lì, leggermente impaziente, ma appena appena, di quell'impazienza che si ha soltanto prima delle cose belle, prima di una piccola carezza. Non so mai se iniziare con la brioche, e allora, guardinga, anzichè addentarla, che non sta bene, ne stacco elegante un angolino, di solito la cima, e ne testo la fragranza, la dolcezza, l'impagabile meraviglia. E conservo il suo opposto, cioè l'altra punta, per tuffarla nella tazza a cappuccino quasi finito, così, giusto per raccoglierne le ultime benefiche proprietà corroboranti. Giusto ieri, si è consumato un tale rito, in un bar di questo paesino che non è un paesino di mare, ma un paese normale che ah, sì, ha anche il mare ma non è che sia determinante, ce n'è tanto tutt'intorno, davanti, di fianco, di isole e arcipelago. Nel bar prescelto, il Petit Cafè, come quello degli Aristogatti, c'è anche l'edicola. E ci si può sprofondare per un'ora buona nelle poltroncine di vimini, a leggere i quotidiani di carta, per una volta, e a non aver altro da fare che far passare il tempo, pensieri morbidi e a tinte pastello, l'odore del mare che si mescola a quello del caffè e dei croissant appena sfornati. Mi prescrivo da sola due scatole di questa medicina, colazione al bar a giorni alterni, effetti collaterali briciole agli angoli della bocca e zucchero a velo sul pareo. Niente male