26 maggio, 2010

Stiro in giardino.

E in giardino faccio molte cose, ultimamente. Stiro, per cominciare. Nel senso che lì  ho piazzato l'occorrente per espletare tale pratica che aborro, abiuro e considero un grandissima perdita di tempo, non tanto lo stirare in sè quanto il suddividere, riconoscere, girare come una trottola per i vari armadi e cose così. E poi chiacchiero, chiacchiero molto, sempre in giardino, dato che la mia Amica del Villaggio in visita pastorale mi ha fatto da assistente alla stiratura, ben accoccolata sulla poltrona arancione, mentre si parlava, ma guarda un pò, dell'organizzazione dettagliatissima del Camp di Cuore di Maglia, e la scrivente, multitasking, nel mentre, stirava. E poi ieri, Amica di Perle e Provette unite nello smistamento dei filati, nella preparazione dei regali, perchè regali ci saranno e premi e cotillons, e sorprese, sorpresissime, e no si parla d'altro oramai e noi siam qui, infularmatissime, agitate manco dovessimo sposarci o si dovessero sposare i nostri figlioli, peggio mi sento, qui si va di bacinibacini e poi urla e strepiti, la Biondina Maturanda ha pazienza da vendere, ma ben si sa, i belli e maledetti così son, figlia mia. Il giardino della Casa in Collina è di una bellezza impagabile, nella sua semplicità, nella sua imperfetta eleganza, nonostante io mi ostini a non innaffiare i fiorini violetti che Afef ha rigogliosissimi e io invece. Il giardino della Casa in Collina è teatro di telefonate e chiacchiere, confessioni e risate, cose serie e immani cazzate, voilà, stamattina la corona ce l'ho giusta, la Princi Studiosa e il gatto pigrissimo. Noi qui si stira e si canta, si prepara e si sta in ansia perchè lei mi manda pure il countdown, meno 3, ma come, sai bene che c'ho l'ansia in freezer, congelata, da tirar fuori alla bisogna e la controllo e la dòmino, cosa manca, allora? devo ancora fare una cosa, e ancora e ancora, e forse sabato pioverà ma alla fine che c'importannoi, e se poi , e se poi. Così, stiro e stiro, ho un taccuino vicino dove scrivo le cose che mi vengono in mente tra uno spruzzo di appretto e uno sbuffo di vapore, così mantengo la calma, ansiosa io? ma smettila, quanto manca? tre giorni? Ussignur.

24 maggio, 2010

Il Ragno Ingegnere.

Deve averci lavorato tutta la notte, ieri non c'era, potrei giurarlo. E sì che siamo andati sù e giù per il pratino e poi ancora più fuori nel prato grande, coi cani e la Princi e la sua Rivoluzione Francese, e  le Regie Vicine e i bambini delle Regie Vicine, è così bello avere bambini al seguito, non mi sono ancora disabituata , e c'era anche una festa di compleanno improvvisata, proprio lì ai ciliegi, un telo per terra e il sole, quanto sole. Il Ragno Ingegnere che abita il pratino stanotte ha lavorato come un matto e ha compiuto un miracolo di stile e perfezione, ed ha perciò tutta la mia stima più profonda, la più sincera a formularsi. La colazione di questa mattina è stata velocissima, c'è già un bel via vai nella Casa in Collina, il lunedì mattina, ma è il via vai che mi piace di più, quello della fine d'anno, quello che sembra già un pochino vacanza, non so bene come, che alla vacanze manca un bel pò, ma si fa bene a pensarci di già. Inizia una settimana di quelle speciali, la ur-settimana, che sabato, signora mia, mi aiuti a ricordare bene che cosa succede, che siamo tutte agitate e indaffarate e siamo qui che ci scriviamo e chiamiamo e ci troviamo a casa di una o dell'altra a fare delle cose, a stampare e rilegare e perfino l'Illustrissimo Isoscele ci mette del suo che questa cosa gli piace. Noi si lavora un sacco, si fa e si disfa, di piccole cose, s'intende, che  fanno bene all'anima, però, e che settimana inizia questa mattina, sù che non c'è più tempo di stare lì a guardare la ragnatela, e coraggio che di lunedì mattina ci si trova a ridosso del mercato, e prima si deve trovare un senso a questa casa, che un senso proprio non ce l'ha, che la Rivoluzione Francese mi sa che si è spostata dal libro della Princi al salone e alla cucina, e allora e perciò, mi sa che dovrò fare come il Ragno, io che ingegnere proprio non sono, ma di quelli, signora cara, ne ho che avanzano, mi aiuti a dire.

21 maggio, 2010

Ode al Folletto.

Non è mistero: è l'amante di noi tutte. Ossuto e segaligno, un pò verde, in realtà, ma con Lui abbiamo incontri ravvicinati, torbidi, più volte al giorno, nel silenzio della nostra umile magione, rotto soltanto dal suo sibilare composto, dal suo rumore delicato, che si obnubila con grazia utilizzando una musica adatta ben conficcata nelle orecchie. Studiosi di tutto il mondo stanno approntando una ricerca, Cosa Pensano Le Donne Mentre Passano il Folletto. Orbene.


 Considerato che la scrivente medesima è a capo di tale gruppo di studiosi, che sono 1, e uno soltanto e che sono io, ho ben pensato di portare a conoscenza dell'intero globo terracqueo i risultati di tale mio studio. Tanto per cominciare esistono due modi ben precisi di intratenere rapporti, professionalissimi, lo ben s'intenda, con il Regio Attrezzo.
 Modalità n.1. Scientifica. Si è deciso da ieri che si doveva fare, perciò, niente storie, si piglia e si và, con metodo, si tolgono orpelli che intralciano, si sposta tutto per bene, si mettono i R.E.M., si aziona e via. I pensieri di questa modalità sono perlopiù di natura tecnica, quanti saremo a pranzo, devo lavare le tende, toh guarda una ragnatela. 
Modalità n.2. Frivola, alla MeNeFrego, passo perchè devo, perchè ci sono i batuffoli dei pioppi un pò dovunque, ma non ne ho voglia nessuna, eppure non mi riesce di essere di cattivo umore, cià, Folletto, vieni qui che ti faccio fare un giro, alle poltrone ci passo intorno, non sarà perfetto ma chissenefrega, c'è la mia Amica delle Perle che mi aspetta in città, magari canto pure, una canzone di quelle demenzialissime che però, in taluni sono casi, sono una mano santa. 

Naturalmente, i pensieri cambiano, col passare dalla Modalità 1 alla Modalità 2.

Nella prima, si impugna in maniera corretta, passando la mano nell'apposita maniglia, si regge anche il filo con la mano sinistra e si hanno occhi torbidi da triglia pensierosa, umore grigiastro e nessuna voglia.
E' la Modalità 2, però, che più mi aggrada. Il Folletto, in questi casi è come se andasse da solo, se vivesse una vita propria, se facesse con voi un passo di danza che nemmeno Barishnikov, e voi, metà in pigiama e metà no, spesso scalze, scarmigliate e felici, inspiegabilmente felici, che inciampate nel filo e che ci ridete pure, passiamo di qui, passiamo anche di là, ancora solo qui e poi me ne vado, che fuori c'è il sole, che è un bel giorno di maggio e che niente e nessuno stamattina può scalfire il mio stato di grazia perfetta.

Che strane, adorabili creature, le donne. Miscugli sofisticatissimi di acciaio e pastafrolla, leghe perfette di cemento armato e uovo sbattuto, di granito del Sulcis e pongo, marmo e budino, profumate foreste amazzoniche e deserti di sabbia e sabbia. Lui, il Folletto, le conosce bene, e sa. Sa che nessuno o quasi ha mai voglia di stare con Lui, nemmeno la mia Amica Maleducata,  che ieri passando dal knit sonsolatissima ha mormorato, ok, Vado a Passare il Folletto. Osservare il modo in cui una donna passa il Folletto la dice lunghissima sul suo mood, sul suo stato d'animo, sul suo umore, sui suoi pensieri più nascosti. Lui, L'Attrezzo,tace e acconsente, conserva segreti, ascolta sfoghi e canzoni sguaiate, magoni e stati di grazia e non gli importa  se lo sbatacchiamo di qui o di là, contro i mobili o sotto i letti. Sa bene che ci passerà, e aspetta il giorno in cui con Lui danzeremo, invece che trascinarlo con rabbia e malavoglia.
Esso è attento e perfetto, discreto ed efficiente, premuroso e vigile.  E mantiene i segreti. Poteva forse avere un nome diverso?
P.s. Sorridi, Simona. Domani ti cambio nome.

20 maggio, 2010

Il miele e il sole.

E' il sole, alla fine. Alla fine, nel senso che è quasi il tramonto, ma ancora non proprio, e alla fine perchè lo abbiamo aspettato così tanto, e ora è qui. Il sole di quest'ora  è dolce e tranquillo, è un sole amico, seducente e profumato, di fiori e di miele, per forza, è pieno di acacie sù di qua, ed è bello passeggiare nel sentiero, l'erba è alta, il grano verdissimo e i fiori, ma quanti fiori, quanta bellezza, quanta perfezione. E' un sole che abbraccia, e che respiro, così, camminando piano appena prima di cena, niente di pronto, ma  niente di niente, è stata una giornata così bella, che ancora me la voglio tenere in tasca, sentirne ancora il sapore, come quando hai ancora il gusto del caffelatte o della menta, e ti rimane per un pò, anche dopo colazione, o quando hai già finito la caramella da un pezzo. E' un momento perfetto, per coricarsi nel prato, per scrivere una lettera d'amore, cercare un quadrifoglio, guardare per aria e farsi trasportare, dal profumo del sole, quasi al tramonto ma non proprio, un sole di maggio che adoro e che tengo, un sole dolcissimo che sa di fiori d'acacia.

19 maggio, 2010

Vuoi la luna?

Sì, la voglio. Voglio quella di ieri sera, quella sottile sottile, appena arrivata o quasi finita, a forma di ciglia, io l'adoro la luna, la guardo spesso, mi piace, la controllo, la scruto, le chiedo, mi affascina, mi rapisce, mi piace e basta. Voglio la luna a falce, qualcuno l'ha già scritto, o falce di una calante, e allora non vale, non va bene copiare, a pensarci bene non ricordo se ho copiato mai, vediamo, sì, certo matematica sicuro, ma ero talmente oca che sbagliavo anche a copiare. Voglio la luna fine, da mettere al collo come il Make A Wish della mia Amica delle Lampadine, voglio un ciondolo speciale, voglio un giorno di vento freschissimo che soffia da dietro la collina, voglio il tappeto di batuffoli giù dalla discesa, e lo so che fanno sternutire e imprecare e non è che proprio si facciano amare, ma sono uno spettacolo, i batuffoli dei pioppi, che si mescolano ai petali, che si impigliano nell'erba alta, e stamattina il primo bocciolo di rosa nell'aiuola, ma non ci metto troppo il cuore sopra, è già spannato prima di fiorire, le prime fanno sempre così, cos'avranno mai le mie rose,  eleganti, perfette creature che ci mettono un'eternità a fiorire e poi fioriscono tutte insieme e stordiscono con loro profumo di vaniglia, sono inglesi, altezzose e molto snob, mica come quelle dell'omino di fronte alla farmacia, le ho guardate stamattina, le ho annusate anche, mentre soccorrevo l'Illustre che aveva scordato una cosa a casa. Come farà l'Omino della strada, col giardino a ridosso della polvere e dei camion e dell'asfalto ad avere delle rose così fiorite e profumate, diverse però, non è vaniglia, è profumo sfacciato di rosa selvatica, forse è ancora più buono, sa di fresco e di fiorito, appunto, ecco. Voglio la luna e le rose, voglio un giorno perfetto, voglio me com'ero e come forse sto tornando ad essere, voglio avvolgermi in questo venticello, in questa metà di maggio che nemmeno sembra ma è, e non ho pazienza ad aspettare le mie, di rose, magari me le compre, o le rubo all'Omino della Strada, per la luna invece, è più complicato, mi sa.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...