12 agosto, 2013

La Notte delle Stelle.

Ma dove vai esattamente?
A Carate.
Ah. A fare cosa?
Da UnFiloDi, sai, la KnitHouse piena di gomitoli e gatti e persone carine, quella col giardino ordinato e quelle montagne di schemi e poi Lulù...
Ho capito, ho capito ma...perchè parti di pomeriggio?
Perchè dormo là.
Cooooosa?
Sì, dormo là. In giardino.
.....
Che faccia fai?
Dormi là?!? In giardino?!?
eccerto, è la notte delle stelle, difficile vedere le stelle in salotto, non credi?
E poi cosa fate?
Guardiamo le stelle e facciamo la maglia. E stiamo sveglie. E facciamo after, come dicono i miei figli.
........
........

La mia notte di San Lorenzo è stata una notte speciale.
Non solo perchè mi sono presa della squilibrata da almeno 3 persone, ma perchè l'ho passata in un modo inusuale, inusitato, da squilibrata, appunto, e contenta che sono.
Un KnitPigiamaParty per la notte delle stelle, con tante amiche squilibrate come me che colà si son trovate per passare una notte diversa, a guardare il cielo, a chiacchierare avvoltolate nei sacchi a pelo come a quindici anni scarsi, a fare a maglia un progetto di Emma Fassio che ha diviso con me il viaggio, il caffè delle 2, le chiacchiere prima di dormire e la parte di prato che ci eravamo scelte, posizione strategica per avere tutto il firmamento a portata di mano e ad esprimere così una quantità invereconda di desideri.
Una bella sera.
Una bella notte.
Freddina, in realtà. come mai avrei immaginato una notte d'agosto. Ma bellissima. Invero avremmo anche potuto dormire belle scialle e comode al chiuso ma allora, dove stava lo squilibrio il divertimento?

Ho guardato le stelle da un prato a Carate Brianza, da un giardino curatissimo e pieno di lucine e candele e veli e biscotti e tisane e Nespresso e lampade e scoppi di risate improvvise alle 3 di notte, la Marina è indisciplinatissima, lo sanno tutti.
Ho chiacchierato e fatto la maglia, e visto 3 stelle luminose e velocissime, improvvise, nel cielo d'agosto di Carate Brianza, coi grilli  e le amiche e mi sembrava così strano essere lì ma così bello, un pò in campeggio un pò in gita, che cosa strana.

Ho espresso 3 desideri.
Il cielo è uguale dovunque, da qualunque parte tu lo possa guardare e in qualunque modo tu lo intenda.
Le stelle poi, scelgono di cadere proprio sopra il tuo naso per darti modo di essere contenta, lì e in quel momento, anche solo per un pò.
Amo il cielo e le sue stelle, il suo mistero e la sua luce scura, la sua immensa bellezza, il capolavoro di luci e santità, di perfezione e imponenza che mi affascina ogni volta.

Conservo le mie stelle cadute in una tasca nascosta e ogni tanto  tornerò a guardarle, a lucidarle, a vedere se sono ancora lì.
Le troverò.
nessuna stella mai ha deluso chi le ha trovate.
Nessuna mai.

08 agosto, 2013

CiaoCiao Temporale.

Stamattina c'è stato il temporale.
di quelli belli che piacciono a me.
anche se ero in città e senza ombrello, non come l'AmicadellePerle che l'ombrello ce l'aveva eccome, ma aveva i sandalini di gomma tutti brilli ma sempre di gomma e di correre sotto la pioggia proprio non se ne parlava, che sennò femori e menischi si mescolavano insieme, così ci siamo dette, andiamo in fretta ma senza correre che sennò ci si ammazza, e alla fine ci siamo bagnate un sacco che lei per solidarietà l'ombrello non l'ha mica aperto.

Il temporale ha dato il meglio di sè non appena sono arrivata a casa.
E buio buio, fulmini e lampi chiarissimi, e di quei tuoni che sembrano polverizzare il tetto proprio sopra la tua testa, questo significa che il temporale è proprio qui, a me sta cosa di contare dal lampo al tuono non mi è mai entrata bene bene in testa, ma si sa che zuccona sono e ci sono cose che proprio non capisco, che mi rifiuto di capire, che non mi impegno, come i venti, le divisioni con la virgola, le tariffe degli smartphone e questa cosa qui dei lampi.
E molto altro ancora.

Il temporale dà una scossa a tutto, tutt'intorno e ancora in giro, ovunque, comunque e quantunque.
Il temporale squassa il pratino e il Regio Orto, e perfino il ficodindia tutt'attaccato, che non è tanto contento del fatto che piova. Lui siculo è, viene da un giardino di Cefalù, non è che si entusiasma del clima del Monferrato, se lo fa andare bene, certo, per amor mio, che lo accudisco e ci parlo, ma non è tutta sta contentezza quando piove.

Il temporale mi piace perchè sa di buono, non saprei descrivere l'odore del temporale ma mi piace perchè sa di pulito, perchè lava via anche la polvere dal terrazzo, e rinfresca e rinnova e fa più salubre tutta l'aria, e sa di acqua e di bellezza, e anche un pò di cielo, perchè è da lì che viene.

Del temporale mi piace il buio e poi la luce.
Mi piace il rumore e il silenzio subito dopo, e poi ancora il rumore, sia del tuono che dei goccioloni.
E rimango lì, incantata, ad ascoltarlo e ad annusarlo, il temporale, nessuno nel globo terracqueo credo che annusi il temporale, io sì.

Il temporale dura poco, fa spavento prima che arrivi, fa bellezza quando c'è, si fa mancare quando va via, e senti i tuoni in lontananza e dici E' Passato e sembrano tanti saluti lontani, come quelli che facevi dal retro del pullman in gita scolastica, CiaoCiao, ridevi certo, ma c'era sempre un pò di malinconia, c'è sempre malinconia nei saluti fatti con la mano da un finestrino qualsiasi.
CiaoCiao Temporale d'estate, torna presto fra queste colline, e grazie per lasciarmi in regalo un sole più lucido e chiaro

Del temporale, la cosa che mi piace di più, è il sole che c'è ora.

06 agosto, 2013

La Mancata Fioritura dei Gerani



Ci si era messa d'impegno.
Aveva scelto con cura maniacale tra le piantine del vivaio e del mercato, quelle con la sfumatura giusta, dal bianco al viola intenso, passando per il fucsia e il rosso acceso.
Li aveva sistemati sul davanzale, annaffiati con cura, sorvegliati, ne aveva tolto i fiori rovinati con un gesto deciso come le aveva insegnato sua nonna, alla base del gambo, così.
I gerani sono fiori grati a chi li cura bene e danno il meglio di loro stessi con sole, acqua, acqua, sole. Null'altro.
I gerani le piacevano.  Ne aveva trasportato uno dalla montagna al mare pur di tenerlo con sè, dandogli  perfino un nome, Felice.
Era convinta che i gerani avessero molte potenzialità, non soltanto quella di stare imbambolati sui davanzali.
Si chiedeva perchemmai non si avesse notizia di qualcuno che avesse donato un mazzo di gerani. Eppure, mica era vietato.
Da qualche tempo però, i gerani del suo davanzale non c'erano più.
O meglio c'erano, ma soltanto le foglie.
Nessuno dei vasi aveva più un solo fiore, e tutto quel gran lavoro di cromia e di sfumature non era servito proprio a nulla.
Si fece qualche domanda.
Li aveva innaffiati sempre? Si disse di sì.
Li aveva liberati dai fiori rovinati? Si disse di sì.
Li aveva forse trascurati per qualche altro fiore? Si disse di no.
Li aveva soffocati forse con il fertilizzante, come quella volta delle ortensie? Si disse di no.
La faccenda si faceva complicata.

Poi, le venne in mente di quella volta, qualche settimana fa, che le punse vaghezza di svolgere la tenda a rigoni, invisa a tutta la famiglia, uguale a quella di tutte le altre case, che se ne stava sempre arrotolata su se stessa. E che diamine, mormorò fra sè e sè, se non la svolgiamo d'estate, quando mai? Nessuno amava quella tenda, qualcuno aveva anche proposto di toglierla, tanto non si utilizzava mai ed era così triste, a righe grosse bianche e marroni, ma Ella decise ugualmente di farla entrare in funzione, non che ce ne fosse bisogno, ma così, per provare.

Da lì, l'illuminazione.
La tenda aveva tolto ai gerani il sole necessario, tutta la luce bella che faceva fiorire i fiori rossi, e fucsia, e bianchi e rosa pallido e bianchi e viola.
Se ne rese conto un mattino, riavvolse la tenda triste a rigoni ed aspettò.
Non passò molto tempo, e i bocciolini di geranio cominciarono a spuntare tra le foglie verdissime.

Era così anche per lei
Si rese conto di avere qualche volta una tenda sulla testa che le impediva di essere quella che era per davvero, facendo di lei solo un fascio di foglie verdi e tristi e senza colori.
il sole non passa attraverso le tende a righe bianche e marroni.
i gerani non fioriscono se tenuti all'ombra
il cuore fa uguale

mai come quel giorno si sentì così geranio
bastava solo attendere la fioritura, quella nuova.

con la tenda a righe bianche e marroni ci fece un falò.










05 agosto, 2013

Invisibili cicale.



Non so nemmeno che faccia abbiano. Non le saprei disegnare. Non come l'ape o la formica, io le cicale non so proprio come sono fatte. Ma le amo. Mi piace il suono monotono, il concerto che mettono in piedi ad un certo punto della giornata, mi piace immaginarle ben disposte, tutte in ordine, con una cicala direttore d'orchestra, e tutte le altre intorno, senza spartito, magari in frac. 
A loro modo, ogni giorno raccontano una storia diversa, un capitolo nuovo, anche se è sempre lo stesso motivo, la stessa nota ripetuta miliardi e miliardi di volte.

Ascoltava le cicale.
E a loro affidava i suoi pensieri e il suo sentire, quei piccoli pesi, i macigni e i sassolini, le brezze leggere  e i ventacci, gli smeraldi e le bottiglie rotte e tutto quello che faceva di quella estate la sua estate.
Ci provò una volta, a raccontare qualcosa di bello alle cicale.
Fu un mattino presto, l'Orchestra Invisibile aveva già iniziato la sua romanza, si schiarì la voce ed iniziò, C'era Una Volta, ma le cicale no, suonavano e suonavano, la solita musica, le solite note.
Poi, ci fu una pausa.
Allora, prese coraggio e nel silenzio  del sole d'agosto, quello immobile e caldissimo, iniziò a raccontare una storia alle cicale del Pratino, che forse nemmeno erano nel Pratino ma nella siepe grande, o chissà.
e raccontò una storia vera, o forse vera per metà, di un viaggio bellissimo sotto il mare, fra conchiglie e stelle marine, e raccontava e raccontava nel silenzio del sole d'agosto.
Sembrava che finalmente le cicale la ascoltassero, che avessero sospeso il loro concerto per sentire la sua storia.
ma ad un tratto, una cicala, una sola, intonò una nota e subito dopo le altre, e le altre e le altre ancora, nella completezza della più grande delle orchestre sinfoniche.
Ancora una volta non l'avevano ascoltata e la storia del viaggio in fondo al mare rimase a metà.

Le cicale non ne vogliono sapere di stelle marine e pesci colorati.
a loro, basta il fieno, i campi di grano tagliato, le vigne acerbe e le siepi di rovi, con le more quasi mature.
Loro raccontano di colline verdissime e campanili e lucertole immobili e siepi di ortensie da tuffarcisi dentro. A loro, non importa nulla della tua storia.

Le cicale non ascoltano, cantano e basta, e non sapranno mai le meraviglie del fondo del mare, non capiranno mai la danza delle stelle marine e i misteri delle conchiglie, che se sei fortunato ci puoi pure trovare una perla dentro.

Vàllo a spiegare alle cicale.

31 luglio, 2013

#mystrangesummer

 ::::sento il mare dentro una conchiglia
estate
l'eternità è un battito di ciglia::::
Le capitava di cantava sottovoce quella canzone così estiva, così da ghiacciolo, così da chiosco sulla spiaggia che non importava molto se si trovava, dal mare, così lontana.
Quell'anno, il mare non lo avrebbe visto, o almeno non il mare che amava, non il suo.
Del resto, forse le importava meno di quello che voleva raccontarsi. Che anime bizzarre le donne, dalle infinite risorse, dai repentini cambiamenti di rotta, dalle improvvise variazioni non solo di programmi ma di strade, sentieri, financo sensazioni.
:::sento il mare dentro una conchiglia::::
di quella strana estate ne aveva fatto un quaderno bianco, un blocco per gli appunti dove scrivere tante cose, i progetti, le idee, perfino le invenzioni. Ne aveva parlato a tavola Ho Inventato Un Innaffiatoio, ma nessuno le dette tanto peso, intenti com'erano a dosare la giusta quantità di feta nell'insalata greca, vero piatto forte di quell'anno, in attesa dei pomodorini del Regio Orto che si sa, hanno tutto un altro sapore.
:::sento il mare dentro una conchiglia::::
di quell'estate, piena di cose inusuali, ne aveva perfino fatto un hashtag, checccoooooooosa? sì, un argomento, ecco, una cosa per chi ci è rimasto sotto.
Le vacanze iniziavano, o continuavano, oppure dovevano ancora venire chi lo sa.
Una sorta di lussuosa incertezza, di leggerezza, di probabilità, l'eventuale, purchessia.

Era l'estate del duemilatredici, c'erano cose che erano cambiate e cose che invece erano rimaste sempre le stesse, sotto il sole di agosto, le cicale e le mille cose che si riuscivano a fare in una giornata, leggere e scrivere, perfino inventare un innaffiatoio, forse una gita al fiume chissà, a cercare ciottoli bianchi sulla riva, l'acqua gelata, i moscerini, il picnic nel cestino, quanti misteri mai racconta l'acqua del fiume, quante canzoni sa, l'acqua del fiume là dove è più trasparente, gliene insegnò una nuova ::::sento il mare dentro una conchiglia:::: ma nessun fiume al mondo mai sa una conchiglia che cosa sia.


:::e tutto il mondo è la mia famiglia::::


29 luglio, 2013

Tornò col diluvio.

Nessuna estate poteva dirsi tale se non portava con sè almeno un paio di diluvi, una manciata di lampi e tuoni, fantastiliardi di goccioloni.
Nemmeno quella estate si discostò dalle altre, e regalò al mondo il primo vero diluvio della stagione.

Fu così che tornò.
Fu quella mattina che decise che il tempo della riflessione e del volontario esilio e del mese sabbatico lontano dalle sue pagine era terminato.
tornò perchè era il momento
perchè era ora
perchè c'erano state volte in cui scrivere e scrivere le era mancato così tanto da levarle il respiro, e sì che scriveva da un'altra parte ma non era la stessa cosa, no.
Era una strana estate quella.
I mesi pieni di sabbia e mare e vento si erano trasformati in mesi di casa, di giardino e quell'anno pure di orto, la vera novità. Perfino i compleanni estivi della figliolanza avevano un sapore diverso, festeggiati a casa e non da qualche parte in Costa, in mezzo al mare, così.
Tornò perchè le sembrava che il tempo fosse arrivato.
tornò perchè aveva cose da dire
tornò perchè un'anima squassata ogni tanto ha bisogno di respirare, è il gioco che si fa da piccoli al mare, nell'acqua dove si tocca, si va sotto e si viene fuori, sotto e fuori, si respira e ancora sotto, alternando il rumore della spiaggia al gorgoglio dell'acqua nelle orecchie, il mondo fuori al mondo sommerso, non sapendo decidere quale piace di più, se quello vero del mare di sopra  o lo sconfinato mistero del mare di sotto.
tornò perchè ne aveva voglia
tornò perchè qualche volta era così difficile tirarsi fuori, così complicato, così incredibilmente doloroso, e scrivere e scrivere le faceva così bene, le faceva credere che tutto sarebbe cambiato o sarebbe rimasto così com'era, a giorni alterni. E in ogni caso, andava bene così.
tornò per chi le scriveva
per chi le chiedeva Dove Diavolo Ti Sei Cacciata
tornò perchè Sara potesse ritrovare il pratino, Lo Sai, le aveva detto, Mi Sembra Di Esserci Stata, su Quel Pratino.
tornò perchè pioveva
e la pioggia d'estate ha un profumo meraviglioso che non va bene tenere per sè, che è peccato mortalissimo non condividere con chi ti vuole bene e te lo dice e te lo dimostra, in tutti i modi possibili.
Quello fu il primo diluvio di una strana, stranissima estate lassù, nella Casa in Collina.
E mai diluvio fu più belo di quello, prima d'allora.







08 luglio, 2013

L'estate Leggera.


L'inizio di questo mese di luglio verrà ricordato negli annali e catalogato alla voce: riordinare.
Ho riordinato di tutto.
Armadi, Di abiti, di lenzuola, di asciugamani. Armadietti di lavanderie, la scatola del cucito, perfino il cestino delle collane, dove ho rinvenuto cimeli che avevo perso di vista da mesi. E il cassetto dei rossetti.

Ho fatto ordine, suddiviso. Asciugamani piccoli, da spiaggia, viso, mani, ospite, ricamate, rovinate, eliminate quelle vecchie e stinte che tenevo per ricordo, ma de che. E lenzuola, una piazza, due piazze, una piazza e mezza, sopra con angoli, sotto senza angoli, matrimoniali con angoli ma con gli elastici rotti e quindi, buoni solo per lavare i vetri.

ho messo in ordine la qualsiasi.
la mia estate è così, per ora, e mi piace un sacco perdermi in qualche cassetto, in casa mia ce ne sono parecchi di cassetti dimenticati, una vera e propria scoperta.
Ho eliminato abiti e tailleur gessati da Credito Italiano, come dico sempre, che tenevo per decenza, per averli pagati una sassata ma che non mi appartengono più. Ho riscoperto jeans che credevo smarriti, camiciole a fiorellini relegate in una scatola e colà dimenticate, pantaloni leggeri che pensavo in qualche altra casa. Ritrovarli è stato bello.
Come bello è stato ritrovare quel vestitino a quadretti, largo e con le papere, che ha aspettato insieme a me i miei bambini...
Ho buttato via molto, ho passato giorni appollaiata sulla scala, in un sù e giù preciso e razionale, questo tengo, questo butto, spietata, come solo le donne sanno essere.
E mi sento leggera.

così sarà la mia estate. Leggera. Leggera e lontana. Zero social, che non se ne può più, qualche foto per non perdere l'abitudine. Lontana anche da qui, per un pò.

Mi prendo una vacanza dalle grane e dai magoni, negli ultimi giorni mi hanno pesato discussioni e cattiverie, cose di poco conto, certo,  ma nemmeno quelle voglio più. Sto lontana dalle chiacchiere da pollaio, dalle frasi fatte, dalle cose che sembrano in un modo e invece sono tutto il contrario, anche dalle persone, qualche volta e quante, quante ce n'è.
Ho avuto due giorni bellissimi in una montagna vicina, e amici, amici veri, cari come solo loro sanno essere da ventidue anni in qua, quelli che aiuti ad apparecchiare aprendo i cassetti come fossero tuoi, non lo puoi mica fare a casa di tutti, ecco, da loro sì. Loro, amici di mare, di monti,  di barca e della terraferma, sempre ai compleanni, alle cerimonie, sempre loro, così vicini che basta anche non parlare e sanno già, quelli che hanno le foto dei tuoi figli, e anche le tue, in mostra nel salone, Ti Ricordi Dove Eravamo Qui? e tu lo sai, eccome se ti ricordi, perchè la tua storia è un pò la loro, e loro ci sono da sempre. E sempre.

e' l'estate leggera, questa qui.
Sorveglio le piante di pomodori, ce n'è una quantità tale che forse davvero un'insalata ci viene. E un'insalata per casa mia, non so se mi spiego.
Cambierò colore alle pareti di una stanza, ricamerò delle tendine chic per un bagno blu notte, butterò via il superfluo, le cose pesanti, tengo i biglietti di auguri ma lascio senza nostalgia le cose che mi hanno fatto del male. E le persone, anche, che me ne hanno fatto e non lo sanno, e allora ma vaffanculo, se nemmeno ti accorgi non è roba per me.
Mi sa che con le mie Amiche organizzeremo un picnic al fiume, e un Marmellata Day nella mia cucina, basta solo decidere di cosa, è un attimo, barattoli ne ho un sacco, metteremo questa estate sottovetro e la consumeremo piano, nell'inverno che verrà.

L'estate leggera passerà in fretta, ma sarà piena di cose e di persone, di eventi e di chiacchiere, di progetti e cose belle. 
tornerò presto, quando avrò qualcosa da raccontare, un mese forse, forse meno, quando proprio non ce la farò più e mi scapperà di dire qualcosa da queste pagine che amano così tanti, che leggono così tanti che nemmeno me ne rendo conto, che mi chiedono Ma Dove Sei dall'altra parte del globo terracqueo, ma come, mi leggete anche da lì?

Ho un'estate da vivere come forse non ne ho mai vissuta nessuna.
L'Estate Leggera, è così che si chiama.




27 giugno, 2013

Le infinite volte.

Che ho letto un libro in un giorno solo. Mangiato, perlopiù.
Che sono uscita scalza a cercare il gatto.
Che sono rimasta a guardare fuori dalla finestra.
Che sono caduta per terra e mi sono rialzata, spolverandomi le ginocchia e dicendo Non Mi Sono Fatta Niente. Qualche volta non era vero.

L'estate è qui, un'estate verde anzichè blu, anzichè corallo, anzichè turchese, e tutti i colori che ha quel mare.
La collina è così generosa, così bella, così piena di cose.
Mi curo.
Curo le cose che ho, un orto improvvisato, un giardino strapieno di fiori che ti vien voglia di fare una festa, e quante feste i giorni scorsi, compleanni, anniversari e anche niente, Cosa Festeggiamo? Festeggio Te.

Mi verrà voglia di lavanda e marmellate, e pomeriggi con le miei Amiche, e sere tardi a chiacchierare coi miei figli, a identificare i rumori del buio, cicale, i grilli, una civetta che alla fine mi è diventata simpatica, il cucù.
Curo queste cose piccolissime e preziose, diamanti rari, curo me e i miei pensieri scompigliati, disordinati, così crudeli da farti soffocare certe volte, da farti come annegare, annaspi annaspi e non riesci a tornar sù, nemmeno seguendo le bollicine, è seguendo loro che si esce dall'acqua dopo un tuffo, come, non lo sai?

Ho centinaia di barattoli di vetro da riempire di qualcosa, o rivestire con il pizzo come fa la mia amica Rossella, che cuce cose così belle da perderci la testa, che mi insegna, spesso, tanto, ma non a cucire.

Ho scoperto che alla fine riesco sempre a tornare sù, qualche volta vado più a fondo, qualche volta ci metto di più, ma non è importante. E' mestiere che entra, e dovrei essere docente, ormai, di Risalite, di Rialzamenti dopo Cadute, ma forse non sto abbastanza attenta, non prendo appunti ed ogni volta affogo quasi, ogni volta casco.
Casco e mi rialzo, come facevo da piccola, per non preoccupare mia madre che vigilava su di me da sotto la pianta, la seggiolina arancione e il lavoro a maglia, la vicina Mariuccia sempre accanto, Consigli Pratici da sfogliare e risate semplici.

Casco e mi rialzo, spolverandomi le ginocchia appena appena, controllando che non sia troppo sbucciato, ma i graffi e i lividi non si vedono mai subito, spuntano sempre il giorno dopo. Ho imparato a gestire anche quelli.

Le infinite volte che ancora cadrò, e come allora  dirò Non Mi Sono Fatta Niente.
Non sarà vero, ma non lo saprà nessuno.
So mantenere i segreti.






18 giugno, 2013

Furbo Tiglio.

Sì, lo adoro.
Il profumo del tiglio ha uno strano effetto su di me.
Su di me che non mi riconosco, nemmeno mi assomiglio, su una me che non sono io.
chissà chi sono, poi.
Il profumo del tiglio che sento a zaffate girando per la città, mi fa beata fra le beate, calma fra le calme, e nessuno sa invece che generi di tumulti e menate, e magoni, magoni grossi come nespole da mandare giù, tutti interi, così, magoni inutili di una me noiosa e impacciata, di una me che non sono io, l'ho detto un attimo fa.

Il tiglio ha un profumo che mi devasta dalla bellezza, dal buono, dalla meraviglia.
Un pò calmante un pò eccitante, Mi Senti? Sono il tiglio. Che faccia c'hai da due giorni in qua, che smorfie fai, dov'è che guardi quando ti fermi a guardare fuori dalla finestra, non nel pratino, non la siepe, e dove allora. Che cos'hai, quando ti fermi a pensare, cosa ti passa per quella mente contorta e slavata, non un'idea folgorante, di quelle che devi subito raccontare a qualcuno, non un progetto da fare, il nulla sul nulla, il caldo, l'erba tagliata da portare via, è senza senso l'erba dimenticata, verde smeraldo sul pratino e poi giallastra e secca, promette e non mantiene, un pò come te.
Mi senti, sono il tiglio, un tiglio qualunque, un tiglio del viale, o della piazzetta della scuola elementare, ti ho vista passare oggi, non ti vedevo da un pò, o forse ti vedevo ma non eri tu, non sei la stessa che conosco, quella che so io è tutta un sorriso e un chiacchierare, questa qui è una donna stupida e col muso, che ne ha sempre una che non va, che si lamenta spesso, ma da quando poi.
Lo vedi, non sei tu.
Mi senti, sono il tiglio.

sì ero io
il tiglio non lo inganni
il tiglio ne sa.

Un clic per Cuore di Maglia.


Forse non tutti sanno che cosa sia Cuore di Maglia.
E' una mia idea, un'invenzione, quella di riunire un bel pò di donne appassionate di maglia e di fare tante scarpine, cuffiette e copertine per i bambini prematuri delle Terapie Intensive Neonatali.
Non solo, Cuore di Maglia collabora con case famiglia e Centri di Aiuto alla Vita.
Cuore di Maglia nasce nel 2008, e da allora, per vestire i piccolissimi ed essere vicino alle loro mamme,  di strada ne ha fatta tanta.
In macchina, in treno, a settembre prenderà anche un aereo.

Citroen Italia ha lanciato un concorso, Citroen Women Edition.
Con un clic, si dà la possibilità a 3 associazioni vicini alle donne di vincere un'automobile.
Che ci farebbe davvero molto comodo.
Ci vedo già il cuore sulla portiera...

Cuore di Maglia al momento è al sesto posto.
Basta un clic a costo zero e con un balzo in avanti di sole 3 posizioni, riusciremmo a vincere una C1, che è una macchina piccola ma con un bel bagagliaio, da riempire di corredini e cose belle.

Sono a chiedervi un clic.
Da voi e dai vostri contatti.
Da Facebook si vota cliccando qui.
Dal sito si vota cliccando qui.
Ma affrettatevi, il concorso scade il 30 giugno, che è vicinissimo.

Cuore di Maglia e Citroen.
La strada da fare è ancora tanta. Ce la regalate, una C1?


15 giugno, 2013

La Filosofia dell' Aspro Ribes.

Come ogni estate, lassù, nella casa in collina, ecco spuntare il ribes.
La Raccolta del Ribes, descritta qui, segna senza ombra di dubbio l'inizio di un nuovo periodo, di nuovi giorni tranquilli e senza grandi orari, senza grandissimi impegni, se non quelli piacevoli, ai quali, accidenti, oggi si deve giocoforza rinunciare, come il decennale di UnFiloDi, al quale tenevo molto ma che alla fine non si può e allora smetti di frignare, fine.

Quest'anno, il ribes della siepe è esploso in tutta la sua magnificenza regale, i rami piegati dal carico di tante gemme preziose, piccoli globi trasparenti e perfetti, incantevoli nel loro rosso rubino. Abbiamo dovuto metterci un nastrino, per dargli una mano a sorreggere tanta meraviglia.
Stamattina, ne ho trovato un mini grappolo accanto alla tazza della colazione, gesto amorevole del mio Illustrissimo Sposo, che sa da quanti giorni sorvegli non vista la siepe di fuori, e che non mi sono persa neppure un passaggio, dal verde deciso, al rosa, al rosso chiaro.
Ieri, la maturazione, complice il sole forte, il caldo, le giornate belle.

Il ribes è uno strano frutto, è così bello da vedere, fa capolino tra foglie che sembrano piccole foglie di vite, rami riccioluti e abbarbicati alla siepe del bosso, lo abbiamo piantato distrattamente anni fa, ignorato per un pò e adesso guardalo, splendido nel suo bel rosso.

Il ribes costa una sassata, ben disteso nelle vaschette blu dell'Esselunga e  sono fiera di averne una siepe tutta per me, da guardare quando voglio, da mangiare senza nemmeno lavarlo direttamente dalla siepe, e qualche volta senza nemmeno dividerlo acino per acino, dal grappolo, così.

Il Ribes insegna.
A capire di più. A concentrarsi più sulla  bellezza che sull'aspro dei suoi frutti.
A goderne della sua vista, più che della sua quantità, l'idea era di farne una marmellatina, ma forse non ce n'è abbastanza, forse un vasetto, forse meno.
Il Ribes è bello da guardare, e se ad un primo assaggio può sembrare aspro e nemico, sarà al secondo acino, e poi al terzo, al quinto, al millesimo, che ci si abituerà al suo gusto vivace e inusuale, apprezzando quel retrogusto di vaniglia, inaspettato, perlopiù.

Sarà un'estate perfetta, la mia, finchè troverò grappolini di ribes accanto alla mia tazza della colazione.

10 giugno, 2013

Giugno a stento.

Sarà l'aria ferma, il sole nascosto, il niente.
Che giugno è questo mai.
giugno è Vespa, è borse di vimini, è correre agli argini. Giugno è ciliegie nell'Albero Grande del Prato Grande, è grano quasi giallo, è profumo di tutto, di quasi tutto, quest'anno all'infinita lista dei profumi, al basilico, ai fiori, al pulito, si depenna quello del mare, della sabbia, i profumi che hanno certi porti della Grecia, l'odore del maestrale, si tira una riga sopra, zero.
Giugno a stento per gli ultimi giorni di scuola, il tiglio nemmeno, il profumo dico, i quaderni finiti, la sveglia muta.
Ma di tutto questo ancora nulla, non la voglia di correre agli argini, ancora troppa pioggia e pozzanghere e fango, e zero ciliegie e nemmeno il cestino, la Vespa poi.

Confusa, confuse le parole i pensieri le cose, confusi i progetti, confuse le idee, una stanchezza insolita, io che stanca non la sono mai, ma mai, ma proprio mai, che nemmeno la parola mi piace, è una parola triste, lo senti che suono che fa? stanca, non ha colore, non ha carattere, non ha doppie.
Confusa sì, che raccoglierei tutto quello che mi passa e lo scriverei qui, lascerei andare tutto quello che voglio, senza punti o virgole e nemmeno la maiuscole, già che ci sono, giugno a stento,senza ciliegie e senza grano  ma a stento sono anche io, come sospesa, come sollevata, non saprei, come appesa da qualche parte, ma non a volare, solo a guardare giù.

Giugno a stento, c'è aria di inizio e di fine, di cambiamenti epocali e di nessunissimo conto, dipende da che parte li guardi.
Il mio giugno ancora non lo so, non lo conosco, piacere, mi chiamo Laura e tu sei il mio giugno, ne compro uno, ne voglio uno bello come i miei giugni soliti, è il mese più bello per me, più di maggio, più di tutti.
Scelgo un giugno semplice, questo qui col fiocco lilla, un giugno pieno di cose belle, di silenzio, di pace, scelgo un giugno senza menate, con un cestino di vimini al posto della borsa, con i giri in bici e le corse agli argini, i bar coi tavolini fuori, le mie amiche,  voglio un giugno  coi suoi colori, che sia buono con me, voglio un giugno di quelli dolci, quelli che cogli il ribes, quelli che leggi in giardino e senti le api, quelli che non ci sono orari, che si apparecchia in terrazza e si fanno feste quasi ogni sera, invitati noi e pochi altri, voglio un giugno calmo, dimenticarmi di tanto, nascondere l'inverno e i pensieri e i magoni sotto la siepe e lì dimenticarmeli, i fiori del plumbago nuovissimo faranno la guardia e non li faranno scappare più, un giugno di quelli belli, normali e accecanti di sole e di storie e  di musica, un giugno purchessia, qualsiasi cosa, tutto fuorchè a stento.

Grazie, Pietro, per avermi suggerito un titolo così bello.

05 giugno, 2013

Il respiro delle case.


Ci sono sere che non dormi.
Sere che a tenerti sveglia è forse il profumo del caprifoglio esploso con le rose in tutta la sua bellezza e romanticheria, il caprifoglio romantico lo è sul serio, corteggia le rose dell'aiuola e fonde il suo profumo con il loro, tanto che non capisci più se è profumo di rose, caprifoglio o chissà.
Sere che a tenerti sveglia è il silenzio, la casa che dorme e respira piano, in armonia coi suoi abitanti.
Le case respirano, lo sanno tutti. vivono in sintonia con le persone che occupano le loro stanze, quelle che chiacchierano in cucina, che guardano film dell'orrore con le mani sugli occhi tutto il tempo, che si addormentano secche sul divano con un cane vicinissimo a far la guardia, che si attardano sul terrazzo di sera , scuotendo la tovaglia nel pratino, che scendono le scale di corsa avvolte in profumo di vaniglia i capelli ancora umidi di doccia, i libri in mano, qualche volta uno skateboard, con la maglia dei Celtics, con la camicia delle occasioni, con i jeans strappati, lo zaino strapieno, con le gonne corte, i quaderni per finire i compiti in giardino, col gatto in braccio, con fidanzate al seguito, con cesti di biancheria da sistemare, con chiavi inglesi per aggiustare il rubinetto, e ancora e ancora.

Le case respirano silenziose a notte fonda, quando tutti dormono persi nei loro sogni più belli, e tu che sei sveglia e guardi fuori respiri insieme a lei e forse nemmeno ti dispiace di non aver sonno, la notte porta con sè sentimenti e sensazioni che di giorno non si vivono e allora qualche volta stare svegli per un pò non è poi così male.

Il respiro della mia casa questa notte era un respiro tranquillo, stremata dall'andirivieni degli operai sul tetto che hanno finito il loro lavoro alle dieci di sera, la mia casa si è addormentata e per una volta sono stata io a vegliare su di lei.
Custodisce quello che ho di più caro al mondo, le case di ognuno sono piccoli paradisi inviolabili, fatti dalle mille storie di ogni giorno, dalla vita di ogni giorno, dalle piccole, grandi cose che ci succedono, le urla, ogni tanto, qualche lacrima e tante risate, abbracci e baci, piatti che volano, ansie, felicità, delusioni e vittorie.

La sera quando non dormi pensi tanto.
Perciò, anche se so che non puoi ascoltarmi, ho un messaggio per te.
Per te che sei lì, a metà strada fra la terra e il Cielo, che guardi ma non vedi o forse sì, che ti parlo e non mi senti ma forse sì, che non ti muovi, che non fai nulla ma che sei lì.
Torna giù, torna, amica di una vita fa, torna qui, amica dei miei anni più perfetti e tremendi, torna di nuovo a ridere con me, torna di nuovo nel banco dietro al mio, ti passerò i compiti di inglese, ti terrò la porta del bagno, dividerò con te la focaccia immangiabile di quel bidello matto, ti manderò ancora fiori da sposa, sorriderò al tuo bambino nel passeggino, la prima di noi a diventare madre, la più alta di noi, la più fuori, la più forte di noi.
Torna da lì dove sei, in qualunque posto tu sia e qualunque cose tu veda,. Torna agli amori della tua vita, alla tua casa, torna a noi, amiche di quella vita lontana ma presente e preziosa.
Adesso, Grazia a  metà fra terra e Cielo, scegli la strada per tornare giù.







29 maggio, 2013

La gradita visita del Riccio Beniamino.


Gran trambusto, qualche sera fa, a Villa Villacolle.
S'era verso l'ora tarda, intorno a mezzanotte, l'ora in cui tutte le principesse riedono dalle feste, appena prima che la loro carrozza si trasformi in una zucca. Il compito del cocchiere, questa volta, era toccato in sorte al mio Sposo. Me ne stavo bella scialla nel mio giaciglio, pregustando la domenica di niente fare, in quella beatitudine tipica del sabato sera, quando la mia Figliola, StavoltaCoiCapelliBlù, entra in punta di piedi e...Guarda.
Stringeva a sè un fagottino dal colore indefinito, una palla non di pelo ma di spine, un agglomerato indistinto di foglioline e rametti, senza muso, tutto appallottolato su se stesso. Era lui, il Riccio Beniamino.

Il Riccio Beniamino vive da sempre con la sua famiglia in fondo al vialetto, tra la siepe delle rose e il Pino Piccolo. E' un riccio elegante, di buon carattere, riservato ma cordiale, non come tanti amici suoi.
Il Riccio Beniamino ama la compagnia degli umani, soprattutto delle Figliole Biondine un pò Blù che abitano vicino alla sua tana. Con loro, il Riccio Beniamino ama guardare la televisione, passeggiare un pochino sul divano, giocare con prudenza con gli altri animali che abitano Villa Villacolle. 
Ora, un riccio in casa non è roba da tutti i giorni. la Princi, benchè sedicenne e quindi in un'età non consona al capriccio, non ne voleva sapere di riportarlo testè alla sua casetta. Nè io, madre scellerata, gliel'ho ordinato. fatto sta che il riccio Beniamino è stato con noi un paio d'ore, ha dormicchiato beato sul cuscino, russando persino un pò, ha evitato gli attacchi del gatto facendosi palla di aculei e ha giocato a nascondino con il cane più piccolo di questa casa, dacchè la grande, saggia, dopo un'annusatina di circostanza, ha considerato l'intera faccenda con una certa sufficienza e se ne è tornata a dormire senza fare una piega.
Nessuno riusciva a tornare a dormire, men che meno quando a rientrare sono stati i Figlioli Maschi, sorpresi di trovare un ospite di tale calibro sotto il loro stesso tetto.

Il Riccio Beniamino è un vero filosofo.
Non si scompone, non si àltera. Se qualcosa non gli va, si fa palla, si nasconde al sicuro, e finchè tutto non gli sembra tornato normale non mostra il suo musetto a punta e quel grazioso nasino a forma di Zigulì.
Il Riccio Beniamino ama la solitudine ma non disdegna una botta di vita in case scellerate e un pò strane, momenti di sciallo in camerette colorate, dove può trovare carezze sugli aculei, parole dolcissime e una quantità di coccole mai vista.
Verso le 3, ormai sapevamo tutto sui ricci e sulle loro abitudini, e tutti si faceva congetture, seduti sul tappeto, in pigiama e scarruffati, Teniamolo in Giardino, Facciamogli Fare i Piccoli (sic!), Diamogli un Pò di Insalata.
Ma la decisione più saggia, seppur a malincuore, fu di riportarlo al suo posto, dove era stato trovato, in modo che potesse raggiungere nel più breve tempo possibile la sua casa e i suoi cari.
Ciao Ciao Riccio Beniamino, è stato bello passare un pò del sabato sera con te. Ogni tanto torneremo a cercarti, sei quello col musetto furbino e gli occhi dolci, noi tutti qui ci siamo innamorati del tuo incedere buffo e di quelle spine che nemmeno pungono, alla fine.
Torna quando vuoi, fatti trovare sulla strada tra il pino e la siepe delle rose rosse.
E scrivici, ogni tanto, una cartolina.






24 maggio, 2013

Le cose della vita.

Ai giorni che scivolano via non saprei tanto cosa dire.
La scuola sembra  iniziata circa due mesi fa e fra tre settimane sarà finita, anzi meno, non ho guardato ma mi sembra.
Sono giorni che rotolano giù da una discesa, non si capisce bene come sia il selciato, se sconnesso a buchi e pozzanghere o se soffice di erba finissima, appena tagliata, qualche fiorellino, le api.
Fatto sta ed è, che rotolano, scivolano via, veloci, velocissimi, senza nemmeno darti il tempo di fare loro un saluto, farci due chiacchiere, come va.
Le cose della vita, della mia almeno, in questi ultimi giorni sono tante e diversissime, alcune bellissime, alcune tremendissime, e questo sciupìo di superlativi assoluti rende l'idea, non si tratta di giorni normali ma costellati di cose e di cose e di altre cose ancora.
Ho un'amica che si è fatta un giro in cielo ed è ritornata giù. E a lei vorrei chiedere Ma Dimmi, Oca d'Un'Oca, che Cosa Ci sei Andata a Fare...se solo mi sentisse, se solo mi vedesse.
E c'è una rete di compagni di scuola e di amici di sempre che si scambia messaggi e bollettini medici, come a scuola le frasi di inglese, un pezzo del tema.

Sono giorni che rotolano giù da una discesa.
ci si prende piccole rivincite, piccolissime soddisfazioni, grandissime se si pensa a TriesteSi comincia a collezionare una serie di scialli colorati per l'estate che verrà, si è orientati sui colori dei fiori, e non del mare, un lilla chiaro, un geranio acceso, un brillante fucsia.

Rotolano sì.
E ci si nutre di cucchiaini di benessere e ben stare, le Amiche del Giovedì a chiacchierare fitto, a giocare un pò in quella casa che è di tutte, a far vetrine di negozi, pulire e fare ordine, in previsione dell'Open Day di sabato, diluvierà, si dice, ma verranno in tanti e la festa è pronta per avere inizio.

Rotolano, e già.
Sgomitano fra loro per passare per primi, passo io, no prima io, no, io.
E se spesso rotolano su sassi appuntiti e vetri rotti, mi piace pensare che la più parte di essi scivoli dolce su un prato di erba nuova, senza erbacce o ortiche, e qualora perchè no, le erbacce non si estirpano, se hanno una bella forma e belle foglie.

Lascio i miei giorni rotolare giù dalla discesa.
Vadano dove vogliono, ho spalle forti abbastanza per farmi scivolare le cose addosso, ho imparato cosa mi faccia bene e cosa no, evito accuratamente quello che mi disturba, se posso, e se non posso pazienza, la prendo con una filosofia da quattrosoldi che mi sono inventata lì per lì ma che funziona. Compro per me solo cose belle, cose che non costano, mi compro un pomeriggio di libertà, un giro sulle colline, mi compro le mie Amiche che sanno e che sanno che so, che bella definizione, mi piace, dove da sapere sono i guai, le piccole gioie, le storie torbide, magari, le confessioni, le malinconie.

Sorveglio il ribes della siepe come si fa con i bambini, conservo le cassettine delle fragole perchè hanno scritto il nome di mia mamma, pianto il basilico nel vaso e mi compro le rose all'Esselunga aspettando le mie.

E a te che hai fatto un giro in cielo e sei tornata giù, regalo un pò del mio respiro, una battuta per farti ridere, un bigliettino scritto col Tratto Pen, ti lascio il mio diario sotto al cuscino perchè tu lo possa leggere, ti racconto ancora di quella gita a Firenze. Se solo potessi sentirmi, se solo potessi vedermi.







14 maggio, 2013

La mattine di maggio.



Sono quelle che profumano di più.
Soprattutto queste, che insieme ai fiori sanno ancora di acqua e di nuvole, che nessun profumo al mondo mai sa di acqua e di nuvole, chi l'ha mai annusata una nuvola, forse l'acqua, magari, ma le nuvole proprio mai.
Le mattine di maggio sono le mattine che preferisco, abito in un posto dove a volte, con le condizioni giuste che non so quali siano, si sente anche l'odore del mare. Che non è molto lontano da qui, un'ora scarsa e ci sei, nel mare vicino intendo.
In mattine come questa dove l'azzurro del cielo è di un azzurro mai visto, s comincia stendendo di fuori, sul terrazzo e anche su quel filo tirato tra il ciliegio e il cancello, provvisorio sì, inviso allo Sposo che vorrebbe tutto ordinato, ma a me i panni stesi sul filo mi fanno un'allegria e poi quando sono asciutti sanno di sole e di vento, mica come quelli in terrazza, per dire, lo stendino non fa sventolare le cose, il filo sì ed è vero che fa un pò disordine, ma chi se ne importa alla fine, mica viene Ville e Casali a fotografarmi il giardino.
Le mattine di maggio si capisce che sono di maggio perchè devono iniziare con l'innaffiare i vasi del davanzale, che sono lì da ieri, gerani bianchi e rosa in sfumatura fino al rosso acceso, quest'anno andrà così, ogni anno i colori del davanzale cambiano e anche i fiori, e ieri al mercato ho faticato non poco a sceglierli, li avrei voluti tutti bianchi ma poi non ho resistito agli altri e allora.
La mia mattina di maggio, forse la prima che si possa davvero chiamare così, col sole, il profumo e il cielo bello, inizia che ho ancora una piccola valigia da disfare, uno scialle color glicine da risciacquare e nessun pensiero da pensare. 
Tutto questo mi fa leggera, forse ho imparato la regola del qui e ora, forse ho dato l'esame per essere finalmente in pace con il cosmo intero, ho preso la patente per stare bene, so la tecnica per allontanare con forza ogni pensiero che mi fa male e che mi rende stupida, che mi fa arrotolare su me stessa come un serpente nel cestino.
Fuori, la mattina di maggio è appena iniziata, col sole che sorride e fiori e foglie e erba nuova e cose belle.
Laverò la Vespa, i vetri, toglierò piumoni e coperte pesanti, metterò fiori un pò ovunque, e un pò ovunque colori e bellezza. Siamo di  maggio, è così che funziona.


Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...