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29 settembre, 2014

Piovigginando, sale.

Non si è fatta aspettare.
E' arrivata, di già.
Eppure, sono stati giorni di sole bello, con le foglie d'oro per terra, intorno alle panchine del Lingotto o lì vicino, sole chiaro che ti faceva dire che sì, forse era ancora un pochino estate, non certo luglio ma insomma, così.

La nebbia, alla fine, arriva sempre. 
A ridosso del mio compleanno, per questo mi piace sempre, anche se quest'anno è un compleanno un pò strano, ma sempre compleanno è.

Mi piace la nebbia perchè è mistero e meraviglia e sopra, attorno, dietro e in fondo puoi immaginarci quello che vuoi, farti dei viaggioni, come dicono i miei figli, inventare cose che vere non lo saranno mai, ma alla fine a chi importa, se anche solo a pensarle ti fanno stare bene.

Mi piace la nebbia perchè nasconde le cose che non vorrei vedere, qualche cattiveria, qualche delusione, e invece avvolge e fa più belle cose semplicissime, quelle che mi piacerà tenere vicino, che non smarrirò, che terrò sul comodino insieme all'acqua, alla sveglia ferma, ai libri, ai sogni spiegazzati, ai pensieri del mattino presto quando guardo fuori e non so mai se girarmi e ridormire o se stare lì a guardare la nebbia, il soffice che entrerebbe dalla finestra se solo avessi cuore di aprire, se solo avessi cuore di alzarmi da qui che fa già freddo e ci vuole forse una coperta leggera.

Di solito verso metà mattina il sole vince sulla nebbia, e il cielo che è rimasto nascosto fino ad ora, salta fuori in tutta la sua maestosa azzurrità.

Serviranno forza e vitamine, respiri lunghi e scrollate di spalle, di magoni non ne ho più voglia, ho mille cose da fare e col magone non si va lontano, si cerca ogni occasione per stare bene anche solo un pò, le foglie accartocciate che fanno quel bel rumore quando ci corri sopra, la luna di ieri sera che era una ciglia rosa su un foglio nero, sarà il mio compleanno per giorni e giorni, un pò qui e un pò lontano da qui, che bello sarà arrivare.

Intanto, aspetto il sole, che alla fine arriva, lo so, tra poco più di mezz'ora, minuto più, minuto meno, e piovigginando salirà, ma è nebbia secca questa qui e non pioviggina nemmeno, sale  e basta.
L'avrà vinta il sole.

e poi, la nebbia è un pò innamorata del sole, lo sanno tutti.
Per questo gli lascia fare sempre quello che vuole.









10 marzo, 2010

Neve di Marzo.

E' neve di marzo. Inconsueta, annunciata, certo, ma fa sempre un bell'effetto. Si sbuffa, ogni tanto e si dice, Noooo, di nuovo, eppure, la neve mette allegria, a me almeno. Ne ho bisogno, sono stati giorni da cancellare, il cuore pesante, la mente ferma, la faccia grigia e gli occhi spenti, no, non ero certo un bello spettacolo, nemmeno per me. La neve di oggi mi piace, mi fa stare in pace, barricata lassù nella Casa in Collina, più in disordine del solito, in verità, ma chi se ne importa, magari oggi avrò anche il tempo di renderla più umana, alla fine. Nevica di polvere, a fiocchi leggeri e disordinati, un pò di qua e un pò di là, ma viene giù a nastro, sottile sottile, implacabile, meravigliosa. E' un giorno tutto da scrivere, oggi non si metterà il naso fuori dalla porta, se non per una passeggiata un pò da matti, fare a palle di neve è terapeutico certe volte, me lo prescrivo da me, sono io il luminare di questi stati emotivi che ho qualche volta, so bene quel che è bene (!) e quel che è male. Intanto, un caffelatte silenzioso, a guardar fuori dalla finestra della cucina, quanta ce ne sarà, non sono brava con metri e centimetri, facciamo che ne è venuta un botto e non se ne parli più, e che bello è vedere il Candido Gatto mimetizzato che fa gli agguati ai pettirossi, e questa polverina che vien giù e vien giù, le sveglie staccate, una giornata in regalo, è neve di marzo, paura non fa.

09 luglio, 2009

Amore, in greco.

Giorni di qualche piccola preoccupazione, fra l'equipaggio sperso nel greco mar. Oggi, finalmente, allarmi rientrati tutti insieme. La meccanica del vascello, i telefoni che hanno ripreso a funzionare, interrotti solo e soltanto da un'incuria di un figliolo, echessaramai, che ha rischiato grosso, grossissimo, dacchè il Capitano è stato trattenuto dall'abbandonarlo proprio qui, a Milòs, sull'isola di Afrodite. Rincuoro e rassicuro la folta schiera di chi segue tale Straordinaria Avventura, e che lo fa col cuore, così come io col cuore la scrivo e la racconto, e anche la vivo, che bella storia, fortunata sì, mi avete detto, la sono, lo siamo, e raccogliamo questi momenti come sassolini, li mettiamo in un vaso e li teniamo lì, felici anche di condividerli, spezzarli a metà come si fa con i panini nei picnic, con le merende fra fratelli, con le fette di torta, è troppa, ne vuoi un pò? con le gomme Brooklyn quando ne avanza una sola, quelle a confetti no, non si può fare, ci proverò. Sono giorni di una lentezza meravigliosa, mai provata prima, non così. Si imparano cose, se ne scoprono altre, anche di se stessi, una specie di viaggio mica solo al di fuori, anche al di dentro, un pò. Si raccoglie quel che servirà per i giorni che verranno, si fa il pieno di questo biancoeblù, di questo origano venduto a mazzi dall'omino con la carriola, si fa il pieno anche di amore, perchè no, a carezzare teste e dare baci e stringere, e a salutare, anche, il Figliolo che riede dal Suo Biondo Amore, perchè la sua strada è quella lì. L'Amore, quello vero, muove le onde e il vento, e passa veloce sugli scogli e sulle spiagge e racconta le storie meravigliose di questa terra misteriosa e bellissima, di oracoli e déi, Itaca e ciclòpi, Apollo e Zeus. Io leggo ogni cosa, entro nelle chiese in punta di piedi per non far rumore, e ringrazio e penso a quanto belli sono questi giorni perfetti di una semplicità devastante, e mi piace da morire questo bizzarro equipaggio e questa vacanza che ho vinto dopo un inverno complicato che ho quasi dimenticato, e se mai tornerà sarò pronta, perchè avrò avuto questo mare e questa sabbia impertinente, e questo origano, anche, e questo Amore, che non so come si dice in greco ma so che è tutte queste cose messe insieme.

16 ottobre, 2008

Il restyling.

Ma sì, che ogni tanto ci vuole, c'è da rinnovarsi, cambiare un pochino. Non troppo, quel tanto che basta per respirare cose nuove e lasciare tutto come sta. Si può cominciare un pò dove si vuole, se da noi stessi propri medesimi o se da ciò che circonda noi stessi propri medesimi. Noi qui, si è cominciato da lì, è già l'incipit di questo scritto la dice lunga sul come sarà. Si è cominciato a rinnovare un pò casa, si sposta questo da sù a giù, mentre ciò che era sù lo si mette giù. Poi si cambia colore a questo qui, poi si crea un angolo intimo e accogliente un pò più in là. Le tende non so, quel quadro lì mi ha stufato lì dov'è, non si potrebbe mettere là? Si prova, si studia, ci si consulta, persino il talamo nuziale verrà cambiato, che indecisi siam su un letto serissimo e uno con la faccia di Diabolik e Eva Kant, non so proprio se riesco a spiegarmi per bene. Dopo aver approntato le modifiche alla casa ecco che ci si appresta alle modifiche personali. Non si cambierà colore, non si sposteranno le cose da sù a giù, non si creerà un angolo accogliente (!) ma ci si limiterà, con eleganza, a un taglio di capelli un pò diverso, sempre lunghissimi ma con qualche modifica, un massaggio rilassante, magari, un fard illuminante, al rossetto abbiamo già pensato, insomma, qualcosa che faccia subito novità. Il restyling personale è quanto di più consigliato e consigliabile possa esserci mai. Fa bene al cuore e allo spirito, all'anima e all'intelletto. Non ci trasformerà, ma almeno ci darà un pò di brio, una scossa leggera, una spintarella verso il meglio, verso un semplice benessere, una lieve sensazione di serenità. E se poi non assomigliamo per niente ad Eva Kant, beh, fa niente, dai. Gli uomini, si sa, preferiscono le brune.

24 settembre, 2008

Baci.


Si fanno o si dànno? Con schiocco o senza, leggeri, a raffica, a stampo, come i ragazzini, distratti come gli amanti stanchi. Un bacio, buongiorno, frizzante d'energia, e un bacio, buonanotte, dolcissimo, lasciato sul cuscino perchè ti faccia compagnia. Baci di mamma. A dirvi che belli che siete, anche se pungete ogni tanto, anche se vi scansate qualche volta, Ma Mamma! Baci. Per dirvi son qui, e non è niente, passerà, e ti ho perdonato, e fai attenzione e torna presto e non fare stupidaggini. Baci. Buttati dalla finestra, lanciati davanti scuola, che ti giri mille volte che sei già grande, e lo so, accidenti se lo so, non sarà troppo? Baci trattenuti, che le delusioni e le arrabbiature dei ragazzi mica si curano coi baci, ma che voglia certe volte, di dire, vedrai che si aggiusta tutto, vedrai, che non voleva dire quello che ha detto, vedrai che poi lo trovi, vedrai che poi fate pace, vedrai che non è così, vedrai che andrà bene, vedrai che sarà facile, vedrai che non fa male. Vedrai. Vedrai che la vita che hai in mano sarà come tu l'hai disegnata, che non è vero che il mondo è così brutto come dicono, devi amare tanto e un pò soffrire e molto ridere e molto piangere, ma alla fine, figlio mio, la tua vita sarà stellata e luminosa, hai un libriccino in fondo al cuore con la lista di quel che si fa e quello che no, l'abbiamo scritta per te. I sentimenti, quelli veri, quelli forti, quelli che ti sfamano, che ti scaldano, che ti riparano dalla pioggia, che ti proteggono e difendono, sono le cose che più contano, lo sai? E se ti sembrerà non farcela proprio, se avrai paura o ti sentirai ingannato, se ti sbuccerai le ginocchia, il cuore e l'anima, vieni qui, che ti dò un bacio. Lo vedi? E' già passato.

24 settembre, 2013

L'avventuroso viaggio della Lumaca Lia.

Non era quel che si dice una bellezza.
Anzi, a guardarla bene faceva anche un pò schifo, con licenza parlando.
Lunga, marroncina, molliccia e lucida, con le sue cornine grigiastre,  la lumaca Lia abitava da qualche settimana il Regio Orto lassù, nella Casa in Collina.
Si poteva scorgere fra le foglie rattrappite dei pomodori, oppure a sorpresa, posata a oziare su una foglia di cavolo.
Non era quel che si dice un ospite gradito.
La Lumaca Lia aveva preso possesso di quella parte di orto dove poteva agire non vista, farsi scorpacciate di cavolo o di insalata e poi riposarsi all'ombra, non importa se sulla terra o dietro la staccionata, in santa pace.
Non piaceva a nessuno.
La Princi Liceale, inviata speciale una sera al crepuscolo a controllare lo stato di maturazione delle zucchine, rientrò con un'espressione tra il disgustato e il terrorizzato, al pari avesse visto, che so, uno pterodattilo in mezzo alla lattuga.
Ma la Scrivente sapeva.
Avevo infatti adocchiato da giorni la Lumaca Lia nel regio Orto e non ne avevo fatto parola con nessuno.
L'avevo presa con delicatezza e posata oltre la siepe,  sono maschiaccio in queste cose e a prendere lumache e lucertole, seppur con smalto Mysterious Chanel n. 601 non mi fa nè caldo nè freddo. 
Ma la Lumaca Lia amava il regio Orto ed era tornata.
Non solo, si era portata una serie di amiche sue, fors'anche un fidanzato rimediato lì per lì, e l'allegra combriccola banchettava allegra nel fogliame.
Ben comprendo che le lumache sono calamità per orti casalinghi, ancorchè appena insediati.
Mi era stato suggerito di ubriacarle con la birra ed eliminarle tutte in un colpo solo, ma non ho avuto cuore di attuare una tale carneficina.
E poi, le foglie del cavolo avevano dei bei ghirigori, tanti buchini delicati che davano al regio orto un'aria retrò, come centrini al chiacchierino, quelli che si mettevano sul televisore sotto alla gondola recante la scritta Saluti da Venezia.
La Lumaca Lia può stare nel Regio Orto quanto vuole, se vuole. Lei e le sue ancelle. 
E andare e tornare, andare e tornare, dalla siepe all'Orto, ogni volta che vuole, coi suoi tempi, si capisce.
Che non se ne accorga lo Sposo, però.
Dalle urla di quest'oggi a pranzo, per tutt'altra vicenda, s'intenda bene, ma sempre di urla si tratta, Egli potrebbe decretare lo sterminio delle lumache in meno di un secondo, magari con un potentissimo battericida a base di soda caustica o di qualche altro intruglio malefico, come per la talpa, per dire.
Non è periodo questo di sottoporre all'attenzione dell'Illustrissimo la pratica Lumache nell'Orto.

Nasconderò la Lumaca Lia, cercherò di portarla fuori dal Regio Orto ogni volta che la incontro.
In cambio, lei ricamerà per me eleganti centrini per il mio centrotavola.

Come, foglie di cavolo per centrotavola? Perchè no, alla fine.
Senza gondola, però. Quella mi manca.


17 ottobre, 2012

Le belle sere.

Le belle sere càpitano, qualche volta, quando non te l'aspetti, o magari te lo immagini ma non osi pensare che possa essere  proprio così. Ogni tanto, ci si prende dei piccoli lussi, una specie di piccola festa privata dopo una giornata pesante e bellissima. Qualcuno ha organizzato per me una sera bellissima, di quelle che non si dimenticano, di quelle che quando sei lì ti fanno sentire beata, privilegiata, fortunata, e tutte le questioni le hai chiuse lì, fuori dalla porta a vetri, sulla ghiaia del cortile, tutti i pensieri li lasci infradiciare sotto la pioggia battente e tu te la scialli, felice. Ho passato una sera speciale con persone che vedevo per la prima volta ma che sapevano così tanto di me che in fondo, forse, eravamo un pò cugine. Sono persone che leggono qui le cose che mi passano per la testa, un pezzo della mia vita, il pezzo che racconto che è la buona parte, leggendo qui si capisce benissimo se sono felice o se ho la luna storta, se sono in pace col mondo o se mi sento soffocare. Che bella sera. Che belle cose che succedono qualche volta, che bel parlare, che bei momenti perfetti di chiacchiere e condivisione, che regali della vita sono questi. La cosa straordinaria è che loro sono proprio come me. Hanno figli coi quali si confrontano, coi quali urlano senza convinzione, hanno magoni grossi come macigni che ogni tanto saltano fuori, hanno questioni e risate, sono belle nel cuore, di quella bellezza chiara e luminosa, sorridono come sorride la gente buona, ti guardano per capirti, ridono delle stesse cose che fan ridere me, hanno gli stessi gesti, gli stessi atteggiamenti,perfino lo stesso modo di ascoltare, di vedere il mondo, la stessa ostinata forza per non farsi schiacciare, per nuotare e nuotare fino a sfinirsi, tanto sanno che l'abbraccio di un'amica renderà il loro cuore ancora leggero, perfetto, come prima, fino alla prossima nuotata. Che belle  sono le mie Amiche delle Fragole, che trovano un pò di loro stesse nelle parole che rovescio qui per stare a galla, per non farmi prendere dai magoni, per continuare a nuotare. A Sabrina, Michela e Anna Paola, per la bella sera che è stata l'altra sera, per quelle lacrime nemmeno tanto nascoste di una di loro, per quell'abbraccio forte che mi ha detto tante cose, per quella loro emozione che era come la mia, che bello emozionarsi ancora così nonostante le cose della vita ti allenino ad essere cinica e distaccata, che bello quel ridere di gusto, come a scuola, come in chiesa quando ridere non si può, che belle quelle scemenze e quelle cose tremende dette con lo stesso vigore,la stessa forza, la stessa dignità che solo le persone speciali hanno e solo pochi capiscono davvero. Grazie a voi tre, di questa festa che mi avete regalato, di questo sapere un pò della mia vita e farla un pò vostra, perchè la vostra è così simile alla mia e, ne sono certa, simile a quella di altra centinaia di donna che ogni giorno passano di qui. Non è molto, per qualcuno non sarà niente. Per me, è il regalo più bello del mondo, una carezza che non ti aspetti, l'inusuale certezza di non essere soli, il piacere sottile di stare con Genti Strane come me, che non è cosa di tutti i giorni. A voi, un bene speciale che non si spiega, un pò sopra e un pò di lato alle cose, che non in molti han la fortuna di provare,  che non in molti capiranno, ma sono sicura che voi invece sì.

29 gennaio, 2019

Come cipria.

Siediti qui che ti racconto delle cose che non sai.
Hai la voce stanca, chiudi gli occhi e non pensare a niente.
Ma pensare a niente non si può. Lo sanno anche i sassi, lo dico sempre, ci sono espressioni che ti porti dietro da anni, o che impari. Anche Zero in Cassa, o Chiusa la Genova Nizza, o quel mio Veramente? 

Ci sono momenti ai quali non sai dare un nome, che scendono piano su di te come neve gelata, qualche volta, o pioggia battente, o dolci come zucchero a velo o belli e lucenti come cipria scintillante, come brillantini a Natale.
Momenti che sembrano perfetti e di fatto lo sono, e non fa niente se fa troppo freddo o troppo caldo e forse nemmeno lo senti, anzi di sicuro. E parlo, parlo tanto e tu non senti, oppure fai finta, lo so che fai finta certe volte, perchè non scappa niente nemmeno a te, e guardi di sottecchi, un pò di lato, un pò di storto e allora so che hai sentito e ascoltato che no, non è la stessa cosa.

Ci si regala momenti di pura follia, di calma accesa, di quiete che non è quiete ma tempesta perfetta, si trasformano minuti in ore infinite e ore infinite in lampi veloci, navicelle spaziali per attraversare galassie e mondi invisibili, e  Mondi Giusti e Mondi Sotterranei. E mondi Belli.

Piove bellezza su questi giorni, gennaio è un mese con millecinquecento giorni, ognuno fa piovere quello che vuole, quello che gli piace di più, se rubini o petali, o neve o grandine, o sassi verdi trovati al mare o biglie di vetro da strofinare per esprimere desideri. Non si avverano mai, ma è un gesto che fa bene al cuore, che bello è quando ti dicono Chiudi Gli Occhi e Ed Esprimi Un Desiderio e in quel momento, in quell'istante preciso sei padrona del mondo e puoi decidere tutto, nessuno saprà mai il tuo desiderio o se hai barato come fanno tutti e di desideri ne esprimi sei, sette, cosa credi, che non lo sappia nessuno?

Piove neve domani, così dicono  sarà tutto bianco e silenzioso, e ci si sentirà un pò in vacanza, un pò in pace, un pò Vorrei ma Come Faccio che Nevica, e dentro di noi, un sorriso grande come una casa.

Piove cipria sulle cose di adesso, leggera, opalescente, che fa belli musi color seppia e occhi pesti, cipria che fissa risate belle a ridere di niente, ridere di niente è un privilegio, non lo sanno fare tutti, e spesso è una fortuna, qualche volta qualcosa in più.

Soffio cipria sottile sulle cose più belle, le illumino e le tengo per quando farà troppo buio e mancherà la luce, e si camminerà a tentoni per trovare l'interruttore o la candela, che ne ho mille e quando servono non le trovo mai.

La pace e l'allegria sottile meritano un posto preciso nella vita di ognuno. E' un esercizio di stile, ogni giorno che nasce merita una piccola festa, ogni alba, ogni tramonto d'inverno che ti lascia senza parole, e allora, se non si sa dove andare si va verso di lì, dove il sole è una frittata luminosa e ti fa dire Ma Che Meraviglia E', e tutto prende senso, il sole, la cipria, lo sanno anche i sassi.

ora, lo sai anche tu.


19 luglio, 2012

L'estate lenta.

Mai avrei immaginato un'estate senza mare, senza il mio mare, ma forse a dar le cose per scontate ti fa perdere il valore, l'abitudine ammazza anche il più grande degli amori, anche quello per quel mare e quel profumo che mi tengo lì e che avrò tutto per me a settembre, forse, chissà. L'estate lenta della città è una cosa da scoprire, ci sono angoli che mai avresti detto che, mai avresti immaginato che. Mi piace l'andare lento di queste sere, i tavolini dei bar, gli aperitivi lunghissimi, i negozi aperti anche dopo cena, la gente che non ha fretta, che non scivola via, ma che si ferma con te a chiacchierare in piazzetta, magari in bici, Ancora in Città? Sì. Scopri angoli di casa tua che non conoscevi, in assetto di vacanza. Scopri che i gerani del terrazzo devo ritornare al loro posto, perchè lì il sole non arriva per bene e hanno un sacco di foglie, sì, ma i fiori forse hanno sofferto un pochino e allora è meglio che li riporti dov'erano. Scopri che le gite con le Amiche, le cene sotto i pergolati, le chiacchiere fitte fino a sera tardi hanno un bel sapore di fresco, la menta del vaso dà il meglio di sè dopo una certa ora, non è mai troppo tardi per andare a dormire, domani tanto si potrà dormire anche fino alle 8, volendo, o rimanere stesi a contemplare il cielo azzurrissimo che si vede dalla finestra. L'estate lenta è così, ci prova ogni tanto a portare pensieri  spigolosi e pungenti, di quelli che ti si piantano sul cuore e non ne vogliono sapere. Ma ci sono tanti colori, l'erba verdissima del pratino, la certezza che il mio mare mi aspetterà, e questo profumo della menta del vaso, nessun pensiero che fa male ha mai avuto la meglio, sul profumo della menta.

05 settembre, 2010

Dimanche.

Ancora pigri e indolenti, lassù, nella casa in collina. Indolenti neanche tanto, vista la quantità di cose che si riesce a fare, svuotare armadi, far progetti, andar per case da studenti, verificare che forse si hanno troppi servizi di piatti e meglio sarebbe contattare un rigattiere, chi lo sa, o regalarli a qualcuno, ma non ci si separa mai volentieri dalle cose di casa, da quel primo servizio da 6 che adesso è forse da 3, ed è spaiato e sbeccato, ma si è comprato emozionatissime da Croff in via Roma, quando Croff c'era ancora ed era in via Roma, per dire, e non ci si capacitava del fatto che sì, eravamo noi, ero io, a scegliere quei piatti a fiorini rosellini, per una casa provvisoria, per una storia che provvisoria non è stata mai dal primo primissimo secondo che. Sono una donna all'antica, credo, mi attacco alle cose, agli oggetti, ho dei coltelli con i manici a verdura, dozzinali e un pò kitch, che hanno attraversato insieme a me tutti i traslochi della mia vita, valore effettivo credo tre euro complessivi, forse meno, per me più della corona dello Zar. Così, si inizia. La scuola ancora lontana, un sapore di vacanza lenta e tranquilla, forse un ospite perugino tra qualche giorno, uno del 12, stavolta il passare il muretto è un pò più lungo, ma che importa, in fondo. Domenica settembrina, la vendemmia iniziata, un invito a pranzo nella famiglia più allargata del mondo, dove le parentele si inventano lì per lì, a piacer nostro, che non è la legge ma il cuore a dire chi siamo davvero. Domenica di semplicità estrema, un pacco di cannoli da plotone riposa in frigo pronto per essere consegnato e divorato, un classico, la domenica si va a pranzo con le paste, si sta in terrazza, si chiacchiera di cose e si sta in pace. La vita ti riserva delle sorprese amarissime e dolcissime, basta saperle assaggiare tutte e essere pronti, elastici e scattanti, mai mesti o rassegnati, mai troppo sicuri di sè medesimi, mai troppo chiassosi. Le cose importanti, quelle vere e degne, succedono sempre un pò per caso, ci si tengano strette le cose care che son pochissime, a guardare bene, che sono i piatti sbeccati coi fiorini rosellini, che sono i coltelli col manico a verdura, che son le persone che dormono beate sotto questo tetto, quelle che passano di qua, quelle che ci piace vedere, quelle che cugini e zii, sì, che non la legge ma il cuore.

23 febbraio, 2012

Certe volte.

Certe volte ho paura. Certe altre volte invece no. Certe volte mi sento così forte che potrei scaricare un camion di mattoni e poi andare a ballare, e poi. Certe volte mi sento così scema che il camion di mattoni sembra che me lo abbiano rovesciato addosso, e poi non contenti mi siano passati sopra col camion medesimo e che poi abbiano lanciato dal finestrino l'ultimo mattone rimasto e proprio quel mattone me lo prendo sulla testa. Non saprei dire in quale giorno sono oggi, se capra o fata, se stella o sasso, se seta o fango. Quel che so è che son confusa, ma và? , che non trovo il capo di questo gomitolo, e che è tutto lì, arruffato e aggrovigliato in un angolo, in attesa che lo si dipani per bene e che se ne facciano tanti gomitolini piccini, di quelli con la forma bella, a farli tondi son capaci tutti, ma nemmeno questo è vero, a fare i gomitoli ci vuole mestiere, ci vuole sapienza. Io sapienza non ce n'ho, mestiere men che meno, forse a far gomitoli di lana quello sì, ma a dipanare le mille cose della mia vita, che non è che sia una vita speciale che di gomitoli da smazzarsi ce ne abbiamo tutti, non è vero signora cara?, le genti tutti c'hanno le proprie, l'ho sentito una volta alla posta. Farò mia questa filosofia spicciola, qualche volta mi sorprendo a sentire i discorsi degli altri, ti annoi a morte se no, sei lì con le tue cose in mano alla posta, il tuo numerino e ascoltare le genti è il minimo che si possa fare. Deciderò man mano che modalità dare a questo giorno, che di per sè sembra un giorno perfetto,stamattina al Bar del Ciliegio una combriccola di pettirossi si era data appuntamento per la colazione, ed è una giornata senza troppe incombenze invero, la figliolanza è sparsa e nemmeno riederà per pranzo, quest'oggi un solo figliolo al desco, che farà il figlio unico, un vero lusso da queste parti e lo Sposo che, miracolo, sarà presente anch'esso medesimo stesso. E poi, non è forse giovedì quest'oggi e si sa da sempre che il giovedì non ci sono per nessuno al mondo e che con me non ci sono per nessuno al mondo le mie Amiche del Cuore in tutti i sensi e allora e perciò questa volta è una volta è speciale perchè vengono da Torino Cristiana e anche Rosy e allora, quale occasione migliore per fare una cosa bella, non sono stati giorni semplici per Biancaneve, e allora dai, dai che le si fa una festicciola, è già tutto organizzato, l'Amica delle Perle ha provveduto già, quella delle Provette lo saprà ora, con rapida mossa sfilerà il camice e arriverà puntualissima, Afef, beh, Afef lo saprà all'ultimo, come al solito. A far gomitoli ci vuol sapienza e mestiere. A cambiare il corso di una giornata, lo stesso. So per certo che nessuno, oggi, mi tirerà mattoni sulla testa. Son soddisfazioni.

06 agosto, 2013

La Mancata Fioritura dei Gerani



Ci si era messa d'impegno.
Aveva scelto con cura maniacale tra le piantine del vivaio e del mercato, quelle con la sfumatura giusta, dal bianco al viola intenso, passando per il fucsia e il rosso acceso.
Li aveva sistemati sul davanzale, annaffiati con cura, sorvegliati, ne aveva tolto i fiori rovinati con un gesto deciso come le aveva insegnato sua nonna, alla base del gambo, così.
I gerani sono fiori grati a chi li cura bene e danno il meglio di loro stessi con sole, acqua, acqua, sole. Null'altro.
I gerani le piacevano.  Ne aveva trasportato uno dalla montagna al mare pur di tenerlo con sè, dandogli  perfino un nome, Felice.
Era convinta che i gerani avessero molte potenzialità, non soltanto quella di stare imbambolati sui davanzali.
Si chiedeva perchemmai non si avesse notizia di qualcuno che avesse donato un mazzo di gerani. Eppure, mica era vietato.
Da qualche tempo però, i gerani del suo davanzale non c'erano più.
O meglio c'erano, ma soltanto le foglie.
Nessuno dei vasi aveva più un solo fiore, e tutto quel gran lavoro di cromia e di sfumature non era servito proprio a nulla.
Si fece qualche domanda.
Li aveva innaffiati sempre? Si disse di sì.
Li aveva liberati dai fiori rovinati? Si disse di sì.
Li aveva forse trascurati per qualche altro fiore? Si disse di no.
Li aveva soffocati forse con il fertilizzante, come quella volta delle ortensie? Si disse di no.
La faccenda si faceva complicata.

Poi, le venne in mente di quella volta, qualche settimana fa, che le punse vaghezza di svolgere la tenda a rigoni, invisa a tutta la famiglia, uguale a quella di tutte le altre case, che se ne stava sempre arrotolata su se stessa. E che diamine, mormorò fra sè e sè, se non la svolgiamo d'estate, quando mai? Nessuno amava quella tenda, qualcuno aveva anche proposto di toglierla, tanto non si utilizzava mai ed era così triste, a righe grosse bianche e marroni, ma Ella decise ugualmente di farla entrare in funzione, non che ce ne fosse bisogno, ma così, per provare.

Da lì, l'illuminazione.
La tenda aveva tolto ai gerani il sole necessario, tutta la luce bella che faceva fiorire i fiori rossi, e fucsia, e bianchi e rosa pallido e bianchi e viola.
Se ne rese conto un mattino, riavvolse la tenda triste a rigoni ed aspettò.
Non passò molto tempo, e i bocciolini di geranio cominciarono a spuntare tra le foglie verdissime.

Era così anche per lei
Si rese conto di avere qualche volta una tenda sulla testa che le impediva di essere quella che era per davvero, facendo di lei solo un fascio di foglie verdi e tristi e senza colori.
il sole non passa attraverso le tende a righe bianche e marroni.
i gerani non fioriscono se tenuti all'ombra
il cuore fa uguale

mai come quel giorno si sentì così geranio
bastava solo attendere la fioritura, quella nuova.

con la tenda a righe bianche e marroni ci fece un falò.










30 luglio, 2008

Knit Therapy.

Buone notizie. O almeno, migliori di quella che ci ha raggiunto come una mina vagante lunedì sera, quella che ha fatto scoppiare in lacrime il mio figlio grande, a singhiozzi forti, come di rado mi è toccato di vedere, quel Pietro ombroso, un pò sfacciato, un pò insolente, un pò egoista, ma di una dolcezza cremosa e di una sensibilità che la puoi toccare. Piange, per quel suo Amico del Cuore che deve affrontare una prova così grande, Parto, Mamma, Vado da Lui, e invece non si può, che deve curarsi per guarire, per stare bene e dimenticare, dimenticare, dimenticare la paura e l'ospedale. Ce la farà. Sarà dura, ma riuscirà. In questo contesto di cristallo, in questa teca di acqua limpida e di caldo torrido, la scrivente cerca un modo per districare nodi, ansie e lacrime, a tenere a bada i pensieri più tremendi. Il fare a maglia, l'ho pure letto da qualche parte, è quanto di più rilassante e terapeutico, ma che ve lo dico a fare. Esso permette di far luce su questo o quello, di pensare con calma, di non agitarsi, di non farsi, insomma, prendere dagli eventi. Poichè d'estate siam, noi si sarebbe scelto un cotonino leggero, di un violarosaverzolino mélange, il colore dei sorbetti per intenderci e si è messo sù dei punti a casaccio senza aver ben chiaro a cosa avrebbero dato origine. A metà più o meno, scartato un soprabitino per il gatto e una tovaglietta per la colazione, quale non fu la mia genialata nel voler dare a ciò che avevo in mano la guisa di un gonnino semplicissimo, vuoi copricostume, vuoi minigonna mozzafiato concessa solo nelle serate marine. Voilà. Il cotonino violarosaeccetera diventerà ciò. Scopiazzata la tecnica dei buchini ogni tanto, dalle copertine di Ursula e dell'Amica delle Perle, tornata quest'ultima, ahimè in continente, ecco che la gonna avrà un effetto colabrodo da non sottovalutare, un TiVedoeNonTiVedo che non solo ha il suo Perchè, ma pure il suo Quantunque. Morbidissima, colorata e versatile, da casa e da spiaggia, da bosco e da riviera. E poi, venga pure come vuole, l'importante è che mi calmi, punto dopo punto, pensiero dopo pensiero, preghiera dopo preghiera, magone dopo magone. Speranza dopo speranza. Oca soltanto laddove necessita.

20 febbraio, 2012

La Pioggia Scordata.

Pioverà per giorni. Settimane, forse. Alla fine, ci si era un pò dimenticati della pioggia, il cielo sembrava averne finito le scorte. Solo Neve, Mi Dispiace. E invece no. Piove e piove d qualche ora, e forse è un bene, la neve del pratino si scioglierà più in fretta, dal tetto cadono  cumuli di neve ghiacciata che è lì da chissà quanto, c'è da stare attenti. Il cibo dei pettirossi, attaccato al ramo con una reticella delle arance è quasi finito, inzuppato perlopiù.  E' un lunedì come tanti, anzi non proprio, nessuno è andato a scuola per le vacanze di carnevale, carnevale? ma noi si andava a scuola sempre, altro che giorni e giorni di vacanza, e poi il carnevale a me non è mai piaciuto, o forse anni fa, ma da un pò i carri, le feste a tema, i travestimenti in genere mi mettono una tristezza infinita. Chissà. Pioverà e pioverà, e non resta che organizzarsi per bene, fare le cose con calma, metterle in fila su un foglio e cancellarle una ad una, quelle gradevoli e quelle meno, farsi un bel foglio colorato e dire ok, comincio da qui. Io ho cominciato da sabato sera, una festa a sorpresa per il compleanno di una delle mie Amiche Storiche, e che bello è stato incontrarsi tutti, proprio tutti, quelli di quei giorni là, il primo lavoro vero, un amore a settimana, non importa se corrisposto o meno, anche la mia amica di scuola, l'unica che avesse detto a quella nuova, che ero io, di andare a sedersi nel banco accanto a lei. Che bella festa, che bei sorrisi, che belle facce, cambiate sì, ma nemmeno tanto, il cuore non trova differenze mai, e le  persone che hanno fatto con te un pezzo di strada le riconosci dall'odore di buono, da quel loro guardarti, dal loro parlare che credevi di aver perso e invece eccolo lì, ancora intatto, la risata uguale come quella volta che, le complicità non svaniscono, rimangono lì, nascoste per anni e poi, proprio quando credevi di non averle più, eccole qui, eccoci qui a raccontarsi delle cose e a ridere di quegli amori là e di quei giorni e di quel viaggio e di quella volta. Che bello ritrovare le cose, che bel sentire, che straordinaria ricchezza ti fa capire di avere, se ritrovi affetto, calore e vicinanza anche dopo tanto tempo, che a sentirti così ti fa sembrare bella anche la pioggia, che credevi di aver scordato e invece, invece no.

07 maggio, 2013

La Mala Pianta.



Ci sono leggi non scritte lassù, nella Casa in Collina.
Regole che nessuno ha mai deciso, che nessuno ha mai discusso, ma che si osservano con scrupolosa diligenza e guai a sgarrare.
Oltre a Chi Apparecchia Non Sparecchia, che pare essere stata adottata in più di una famiglia, e quella della rimozione della differenziata, carta alla Princi, vetro ai figlioli maschi, plastica alla scrivente, lo Sposo, Egli, è esonerato, esiste la regola del primo taglio del pratino. Ecco, quello spetta a me.

In realtà, il taglio del pratino è stato fatto qualche giorno fa, in un intervallo dalle piogge incessanti degli ultimi tempi, è una noia vera, il prato era una giungla disordinata, stremata, confusa, e il fatto di vederlo tagliato e liscio dava la speranza che in fondo, avrebbe piovuto di meno. Balle.

Tagliare il prato è una roba che mi piace. Mia nonna direbbe L'è un Mastè Da Om, simultanea  per i non lombardi,  E' Un Mestiere da Uomo, ma a me piace. Mia nonna perderebbe la speranza, quel maschiaccio di nipotina che fischiava, giocava agli indiani e catturava lucertole, ora in effetti fa cose da uomo, tipo guidare per ore o tagliare il prato. Ma ricamo, cucino e faccio la maglia, forse mi sono salvata, o persa, chissà.

Com'è, come non è, l'altro giorno mi accingevo a debellare la giungla del pratino antistante, che bella parola desueta, antistante, comunque antistante casa mia. O retrostante, a secondo di come la guardi, casa mia.

Erano giorni che la osservavo. Un'erbaccia di quelle cattive, da estirpare appena spunta, si era sviluppata a tal punto che era diventata una bella siepina, un bel ciusco, simultaneo per i non lombardi, una piccolo mazzo ma con le radici, ciusco, appunto.
Tra le fogli, qualche fiorino giallo ormai sfiorito, qualche soffione, e lunghe, lunghissime foglie puntute, rigogliosissime, di un bel verde scuro, lucide e perfetto.


Non ho avuto cuore di tagliarla.
Ho girato torno torno con il tosaerba, ho avuto cura di non rovinare le foglie che stavano alla base di questo cespuglio inatteso e l'ho lasciato lì, come la più rara delle piante, Altro non è che un'erbaccia, andrebbe eliminata col napalm, mi sa, ma adesso, non proprio al centro ma un pò discosta, diciamo che fa la sua bella figura, perfino lo Studente di Design, sorseggiando un bicchier d'acqua e osservandola con fare critico ha sentenziato Ci Sta, con quella sua S adorabile.

Ora, la Mala Pianta è lì.
Sono giorni di felicità spicciola e semplice, senza un motivo vero e apparente, come senza un motivo vero e apparente sono i giorni in cui  si sente tutto il peso del mondo dentro alle tasche e ferri da stiro sul cuore.


La Mala Pianta mi guarda dal pratino tagliato di fresco, forse mi ringrazia per non averla ranzata senza pietà, come forse avrebbe fatto un uomo.
Ho aggirato l'ostacolo, di erbacce ne son pieni i pratini e le vite, basta solo guardarle con altri occhi e altri sentimenti.
E anche se ho fatto un mestiere da uomo, mia nonna mi sa che è contenta.






11 luglio, 2007

Ingestibile.


Lo sapevo. L'avevo detto, io. Me lo aspettavo. Sono espressioni che non sopporto, ma mai come in questo caso sono efficaci e veritiere. Dura la convivenza con il Liceale. Passa dallo stato di euforia a quello della più greve delle tristezze catartiche. Vive, in simbiosi col computer e il telefono. Si apparta, mesto, in una nicchia di casa, le cuffie nelle orecchie, i ricci scomposti, lo sguardo vacuo. Se potesse, inalbererebbe un cartello, di quelli da corteo: non rompetemi i.... E noi, la sua affettuosa famigliola, che non sappiamo bene che cosa fare, ci inventiamo pozioni magiche, atteggiamenti da tenere, ci riuniamo la sera, a dirci, meglio farlo parlare, no, meglio lasciarlo in pace, no, meglio che faccia quel che vuole. Ma quel che vuole lo sappiamo, o meglio chi, e per il momento, le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi, non si avvistano all'orizzonte. Per qualche giorno ancora. Nel frattempo, ci si sopporta. Lui noi, noi lui. Sopportiamo i suoi scazzi, i suoi scatti di ira furibonda, i suoi silenzi musoni nel ristorante che gli piace tanto, è entrato e uscito venticinque volte, suo padre mi guardava, con sguardo fra l'interrogativo e il furibondo.. Qualcuno giura di averlo visto sorridere, una volta. La Princi, di aver visto i suoi occhi di bosco brillare, leggendo una lettera scritta in fuscia, con la grafia tonda e da fumetto che hanno le fanciulle. Io, osservo. E cullo questo suo male d'amore, nessuno al mondo sarà mai più come questo, tondo e infinito, così dolce e così struggente. Quando è accanto a me, sento il suo cuore che batte nel mio e vorrei stringerlo forte e dirgli tieni stretta questa malinconia e questo amore acerbo e sterminato, cucitelo addosso e tienilo lì, ci penserai per tutta la vita, ancora e ancora e mai si staccherà da te, nemmeno quando altri amori e altre dolcezze ci saranno. Cùralo, come si fa con le piantine, con i micetti che trovi per la strada, ascolta questa solitudine che ti sembra insopportabile e fanne tesoro. E quando rivedrai la tua Fanciulla, fa che possa sentire, abbracciandoti, tutte le notti che l'hai sognata, tutte le volte che avresti voluto essere con lei e del cielo stellato, della spiaggia bianchissima, della luna e del mare turchese, financo di Cannavaro a 2 cm, non te ne importava un accidente. Per fortuna, fra pochi giorni, la Fanciulla dei Sogni arriverà, bionda e lucente, in qualche parte dell'Isola. Nel frattempo, noi qui si sopporta, si fa finta di nulla e un pò si invidia tanto amore, tanti sms a cuori e stelle e tanta splendida mancanza. Ma non ditelo all'Orlando Innamorato. Diventerebbe, in men che non si dica, Furioso.

22 dicembre, 2012

La Fine del Mondo.

Alla fine la fine non c'è stata.
Il ventuno dicembre duemiladodici  verrà ricordato come quel giorno che avrebbe dovuto finire il mondo e invece un bel niente. La fine del mondo per il momento non ci sarà, a meno che qualcuno non si inventi qualche altra idea balzana, giusto per far festa o seminare il panico, a seconda.
La fine del mondo, svolgimento.
La fine del mondo per me sarebbe che arrivo a casa e non trovo più nessuno.
La fine del mondo per me è l budino al cioccolato della Lidl, quello che ne compri una vagonata e finisce subito, prima ancora di quello alla vaniglia.
La fine del mondo per me sono gli smalti che mi sono arrivati in dono stamattina dalla mia amica Cristina, che sì che era un regalo ma mi è arrivato tutto schiacciato e ciancicato perchè li ha messi in valigia sotto una tonnellata di altra roba, e lei ha cercato di sistemare il fiocchetto e la velina, ma il packaging era un delirio e il suo contenuto pure, e allora machissenefrega del pacco.
La fine del mondo per me sarebbe se un'amica mi tradisse.
Peggio che peggio mio marito.
La fine del mondo per me sarebbe scoprire che uno dei miei figli è infelice e io non me ne accorgo.
La fine del mondo è l'arrosto che preparerò a Natale, la tavola perfetta piena di stelline e bacche, i pacchettini sotto l'albero zen e la tombola, forse.

Se poi i miei inviti passano come l'acqua fresca, non è la fine del mondo.
Se poi quel che resta della mia famiglia di origine sarà un pezzo di qui e un pezzo di là, non è la fine del mondo.
Se poi gli auguri ci si fanno dopo Natale, e nessun pacchetto, nessun pensiero mai per te nè per nessuno, non è mica la fine del mondo.

Niente è finito.
E' tutto come ieri, e l'altroieri, e l'altroieri ancora.

La mia fine del mondo sarà qui, fra qualche giorno, con il mio Sposo che straluna gli occhi alla decima musica natalizia, con tutta la figliolanza e la Fidanzata Ufficiale, stavolta, come nelle famiglie di una volta, Si Sono Fidanzati In Casa. 
La mia fine del mondo è che stamattina farò un giro sul corso per gli ultimi regali, e poi mi chiuderò in casa a finire quelli che mi ostino a fare io, come ogni anno, che knitto come una pazza furiosa per quei guantini lilla che mica mi sono dimenticata, sai, Silvana?

Auguro a tutti la fine del mondo che più gli aggrada, un anello per la promessa, una coperta calda che scaldi il cuore, l'anima e i pensieri, una piantina vera da crescere, sorvegliare e innaffiare ogni giorno, magari parlandoci un pochino, le piantine si sa, amano il gossip.

Auguro momenti di tenerezza, complicità e pace.
E giochi e risate, e piccolissime sorprese, cioccolata, un libro bellissimo che non puoi non leggere, una tazza a maglia che non puoi non avere, perchè in tempi così freddi ci vuole pochissimo a bruciarsi o congelare, i Maya hanno sbagliato, ho lucidato lo scudo termico e ci ho fatto un fiocco rossissimo, niente è finito, niente finirà, semmai, inizia.

02 febbraio, 2008

Just relax.


Ossì che ci vuole. Il sabato in questa casa è certamente il giorno che mi piace di più, forse anche il venerdì, è una bella gara, ma di sabato tutto acquista una sana mollitudine che non so spiegare, una lentezza che scalda, un dire, Ma sì, lo Faccio Dopo, o Non Lo Faccio Proprio, e non ci sono orari se non quello moooooolto elastico del catechismo della Princess, che magari per la prima volta quest'oggi andrà anche al cinema pomeridiano con le sue amiche. Qualche figliolo a scuola, qualcuno a casa, qualcuno che riederà dal Politecnico in giornata, mi pare, ma niente è sicuro, abbiamo notizie nebulose dal Giovane Holden, faccia un pò quel che ne ha voglia. La grande magia del sabato mattina, intorno alle 10, è che questo fine settimana si può programmare al secondo o non programmare affatto, dire, possiamo andare al mare o stare sul divano a guardare in sù, possiamo cucinare un pranzo a 8 stelle o fare i toast o scongelare una pizza, magari, un hamburger al volo, un'insalatina velocissima o fare gli gnocchi. E poi, possiamo truccarci come la Callas o stare in camicia da notte fino a quando ci va. Possiamo leggere quel libro o ricamare cuori o preparare una torta. Ci si sente liberi, padroni in un certo senso di questa giornata speciale, ecco, decido io tutto, se togliere le tazze o lasciarle lì, se accarezzare il gatto o guardare fuori o cambiare il colore della cucina. Si assapora ogni secondo, di questo ozio dorato, di questo niente che è quasi tutto, in fondo, che permette di dare uno stop alla frenesia della settimana, ai pensieri, ai pesi sulle spalle che qualche volta ti sembra proprio di avere una decina di Castiglioni Mariotti proprio lì, sparsi addosso, un pò sul collo e un pò sul cuore, e non hai mica tempo di scrollarteli, nemmeno la forza, se ne stanno lì, impilati e pesantissimi. Oggi si avrà tempo di tirarli via, di spolverarli magari, di toglierseli di dosso e di metterli, per un pò, nel mobile basso accanto al divano, sotto il tavolo, nasconderli sotto i cuscini o la coperta fatta da te, coi ferri n.25 che hai comprato a Londra, che è pesantissima e se ce li metti nemmeno si vedono, o fuori, sul terrazzo, che tanto pioviggina e un pò si sgualciranno e poi qualcuno, magari, nella notte passerà e li ruberà, così lunedì mattina, toh guarda, non ci saranno più.

19 gennaio, 2009

Dentro l'ostrica.

Ci si trova dentro all'ostrica all'improvviso. Appena lasciati gli ultimi palazzi della città e imboccato il ponte. Dove siamo, mi chiedo. La strada che si compie ogni giorno quattrovolte almeno, e sù e giù, ad un tratto sparisce e si viene ighiottiti da una specie di enorme, inimmaginabile ostrica gigante. Il fiume è scomparso, eppure era lì anche stamattina, com'era quella storia delle anatre, che andavano al fiume a nuotare e poi una notte il fiume è gelato e loro sono volate via, portando il fiume con sè, e adesso quel fiume è da qualche parte in Arkansas. Insomma, non c'è. Al suo posto, una strana caligine grigiastra, non bella soffice come la nebbia, di un colore di seppia, indefinito, biancogrigio, grigiobianco, chi lo sa. Color ostrica, ecco, mi sembra calzante. Ci si infila in quel tunnel di sfumature, non si vede un bel nulla, e la strada la fai perchè la sai a memoria. Dentro l'ostrica si cammina, non si guardano neppure le vetrine, anche i rumori arrivano come da lontano, e in macchina è pure peggio, ci si sente atronauti, marziani improvvisati, extraterrestri di un mondo conosciuto. Non bella a vedersi, non bella a viversi,dentro l'ostrica si sta come rattrappiti, prigionieri, relegati: il grigio che c'è qui è pesante e difficile, e devi andare in fretta a casa, rintanarti al caldo delle cose tue, chiudere la neve sporca e la nebbia e le pozzanghere fuori dalla porta a doppia mandata e farti un thè al mandarino per scaldarti un pò, e non darla vinta allo sporco e all'opaco, al nero e alla fuliggine, e mai sia che intacchi il lucido perfetto di un cuore semplice che sogna.

23 ottobre, 2012

La luna mi guarda.

Di solito leggo dei libri prima di dormire Stasera invece no. Stasera avevo ancora i giornali da leggere, stamattina non ce l'ho fatta, ed è così strano leggere i giornali la sera, è come se leggessi qualcosa di già passato, anche se li leggi sul web, per dire. Poi ho alzato gli occhi un secondo. La luna mi guardava, da dietro gli alberi, fuori dalla mia finestra, dal pezzo di cielo che vedo da qui, appena prima di dormire. La luna mi guarda, trova il modo per dirmi tante cose, è stata una bella giornata, come le vorrei sempre, è scivolata via come la sabbia nella clessidra, io ne avevo una di clessidra, una volta, con la sabbietta rosa che scendeva piano, era quella della scatola del Rischiatutto, lo avevo trovato sotto l'albero a Natale, in realtà il regalo era più per mio fratello, il filosofo di casa è sempre stato lui, a me quel Natale avevano regalato una bambola, ma guarda un pò, una bambola normale, invece io volevo la Michela La bambola Che Cammina, e mai, mai, mai che me l'abbiano regalata, quando hai uno zio che ha una fabbrica di bambole non è che stanno lì a comprarti la Michela. La luna mi guarda, in questa sera che mi vengono in mente delle cose così strane, ma belle, in questa sera che chiude una giornata normale e speciale, dove tutto è andato liscio, dove le cose hanno presa la piega che dovevano prendere, l'ho detto poco fa, inutile che tu ti sbatta, succede sempre quel che vuole, alla fine. Così, la filosofia spicciola di una sera in pigiama, che un pò filosofa la sono anche io e non soltanto mio fratello, che domani non ho grandissime cose da fare se non le solite di sempre ed è già un lusso. Starò così, come oggi, a ridere come una scema con le mie amiche, a spiegare a mia figlia chi è Bob Dylan, a cantarle Mr. Tambourine Man e a scoprire che ancora la so a memoria. Se è stata una bella giornata, sarà una bella notte, di quelle che ancora non si arrendono all'autunno, stasera faceva un tiepido gradevole fuori in giardino, sarà una notte calma e farò dei sogni chiari, non schiaccerò il mio cuore sul cuscino ma  mi addormenterò sorridendo se la luna mi guarda.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...