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04 marzo, 2014

StellaLucente.


Sei stella lucente, per me.
Sei il mare e la luna e il sole e tutto il mondo
Lucente e perfetto, mai in disordine come qualche volta la tua stanza, mai triste come qualche volta tu.
Sei la parte di me che vedo, la sintesi perfetta delle cose belle, il garbo, la dolcezza,  sei bella perfino quando piangi, quando ti scontri con quel fratello grande che ti adora, quando guardi i film, somigli a me e piangi per nulla, lo so.

Ho cercato di insegnarti delle cose, sembrava le sapessi di già e mi meraviglia ogni volta vedere te che fai me,  non solo perché spesso hai i miei anelli e le mie borse  e i miei occhiali e ti dico Ti chiamano Laura Oggi? E tu ridi, ridi come me  e scuoti quei capelli di seta che hanno cambiato diciotto colori dal rosa al blu.

Sei la me che avrei voluto essere alla tua età, e che non sono stata.
Alla tua età, figlia, la vita mi ha chiesto di  smetterla con le cose da nulla e mi ha tolto tanto, portato via per sempre, e per sempre è mai, e mai è mai più e dai mai più non si torna indietro.

Hai giorni bellissimi e intatti davanti a te, in questi diciassette anni che fai oggi e che ho quel tuo faccino dolcissimo della prima volta che ti ho visto vicinissima e che mi hai sorriso, lo sai? e che è iniziato con te il mio viaggio di mamma di femmina, dopo tanti maschiacci meravigliosi.

La principessa di questa casa, la dolcezza , quella che canta e corre per le scale, che mi incanta con quei suoi occhi di mare, lo stesso mare che vorrei regalarti oggi, adesso, qui, anima piccola che mi stai nella mano, cuore dolcissimo grande come il cielo, che il mondo sia per te tutta la bellezza, tutta la musica, tutta le cose belle del mondo,  il mondo bello come te, figlia uguale, parte di me, stella lucente. 


23 gennaio, 2014

La Sera della Luna Gigante.

Era gigante sì.
Mai vista una luna del genere. E sì che di lune ne aveva viste tante, in collina, sul mare, nel deserto, perfino dall'altra parte del mondo. Questa qui era una luna speciale, grande quanto un mappamondo, un'enorme frittata, una specie di grande, grandissima palla dorata.

La strada di casa era così illuminata, da dietro i prati grandi e le colline, e i tetti delle case quel giallo bello rassicurante, con una luna così hai come la sensazione che tutto sia bello e perfetto, stirato e in ordine. Sorveglia dal suo cielo i sonni di tutti, le strade, i sentieri, i palazzi e i monumenti, sorveglia il tuo cuore. Sorveglia te.

Non era tardi, non aveva sonno, aveva in sè l'agitazione che ti resta dopo un esame, la sera del matrimonio, quella stanchezza felice che non vuoi assecondare per paura che svanisca tutto, come le bolle di sapone che guardi sì, ma che hai paura che fra un attimo, puff! colori e meraviglia diventan goccioline e niente.

Era stata una giornata fuori dall'ordinario, le luci rosa, i fiori e tanta gente, e abbracci e lucciconi, e lacrime di felicità, càpita così poco nella vita, di piangere ma di gioia.

Quella sera, la luna aveva deciso a modo suo di farle un sorriso, di abbracciarla un pò anche lei, che la guardava sempre, che la raccontava sempre. Facendosi grande nel cielo di quella sera senza nebbia, la luna aveva voluto dirle che sì, era stata brava, e che era giusto che fosse contenta, contenta di sè, per una volta, che riconoscesse il proprio impegno e tutto il lavoro e la fatica, e i giorni e le delusioni, anche. E tutto il bel lavoro che sarebbe venuto.
Quella sera era per lei.
Perciò, la luna si scrisse addosso un messaggio, così che lei potesse leggerlo tornando a casa, solo alzando gli occhi.

Era la Sera della Luna Gigante.
Una sera profumata e senza nebbia.
Fra le mani un mazzo enorme di rose e foglie grandi.

Guardando la luna vide scritto BELLA LI'.
Mai la strada verso casa le sembrò più luminosa.





23 dicembre, 2013

I giorni prima di Natale.

Che belli sono.
Cioè, dipende.
I giorni prima di Natale sono quelli che prepari tutto, che ti svegli presto per stirare quei millecinquecento tovaglioli che serviranno, che sono quelli rossi e a disegnini, quelli che hai trovato al mercato e che staranno un amore con la tovaglia bianca e le lucine e i melograni da centrotavola.

I giorni prima di Natale sono pienissimi di cose da fare, ma tu devi knittare a velocità supersonica un maglione a trecce azzurro polvere e incartarlo con la carta da pacco e lo spago e metterci un cuoricino di legno e scriverci a pennarello Enrico, che tutti gli altri li hai già fatti e sono già lì e questo è l'ultimo e ce la farai, ti manca una manica ma ormai è fatta. Gli piacerà.

I giorni prima di Natale sono quelli delle pulizie mondiali, compreso il dannato lampadario della cucina, di quelli che pulirli è un delirio vero, tutto gocce e cristalli e riflessi, che se c'è una macchiolina invisibile si vede subito, qualcuno giura di aver visto nei giorni scorsi pure una ragnatelina impercettibile, rimossa velocemente e al suo posto una ghirlanda di cuori e fragole ricevuta in dono. Si sa, le ghirlande di cuori e fragole sono fatte apposta per correre in soccorso di casalinghe assurde che non c'hanno sbatti di pulire il lampadario. Non alla perfezione, almeno.
I giorni prima di Natale sono quelli che ti vengono in mente tante cose, tradizioni di una famiglia disintegrata, la sera delle 7 cene, che è stasera, dove si devono mangiare 7 cose, chissà perchè. L'insalata russa di mia nonna, gli zii di Genova in visita che dormivano in salone, l'albero di Natale vero e profumato che veniva poi piantato nel giardino, in quel praticino perfetto di erba piccola e muschio, mia mamma lo chiamava così, praticino, alberino, usa sempre i diminutivi, mia mamma.

I giorni prima di Natale sono quelli che ti prende a tratti una malinconia piccola, che sembra nascosta dalle palline rosse e invece ogni tanto eccola lì, ti prende quando non sai, mentre sei lì a guardare una tazza buffa da regalare a non sai chi, davanti a una vetrina dove compreresti tutto, mentre guardi gli astici rassegnati al banco del pesce.

La malinconia di Natale, ho scoperto, si combatte con gli abbracci.
Quelli veri, delle persone che sono vicine a te tutto l'anno e di più a Natale, di quelle che non hanno bisogno di tante menate, di quelle che sanno e lo sanno bene, di quelle che sono nel posto giusto al momento giusto, sempre, e a Natale sono sempre al loro posto, che è quello più prossimo, più vicino a te.

Gli abbracci di Natale sono quelli che ti fanno dire che bei giorni questi qui, che ti fanno pensare che hai voglia di festa e di luccichii e di un vestito rosso e di ballerine dorate, di cose belle e di pacchettini, non da scartare ma da far trovare, inaspettati, sorprese lucide, le migliori, le più luminose.


Abbracciate molto, questo Natale.
E' l'unico modo che si ha per cambiare le cose, per farne capire altre, per scacciarne altre ancora.

Sarà un bel Natale rosso e brillante, semplice e bellissimo, il lampadario non sarà pulitissimo, la tovaglia non sarà stiratissima, ma auguro a tutti le cose più belle, un pacchettino minuscolo e praticini di muschio con alberi veri, ritorni a casa, vestiti rossi, ballerine dorate e un cuore che balla.



05 novembre, 2013

Bonjour.

Ma che lo sia davvero.
E' arrivata la nebbia ghiaccia lassù, nella Casa in Collina.
Casa ove non si ha voglia di grandi manovre, di grandi eventi. si è passata una giornatina ieri di quelle da segnare sul calendario della cucina, quello che quando una cosa la scrivi lì è come scolpita nella pietra, ecco, uguale. Ieri lo classificherei alla voce Giornate di Merd@, con licenza parlando, che non c'è un altro modo per, un altro modo di, son così e basta.
Si ha voglia di altro.
Un nuovo paio di scarpe, di quelle improponibili e costosissime, da guardare sognanti dalla vetrina, Holly Golightly non da Tiffany ma da Louboutin, bisognerebbe essere a Parigi, però.



Ci si consolerà con uno smalto che sa già di festa, rosso peccato con un velo di perla, giusto perchè non faccia troppo effetto bordello,  noi qui facciamo sogni in grande e poi ci si sveglia subito, però felici. Nessun uomo al mondo conosce l'impercettibile piacere, il terapeutico effetto, la sottile beatitudine del passaggio di un pennellino che rilascia vernice colorata su unghie pallide. La giornata ti cambia da così a colà.

Oggi è un giorno sciallo. Forse un pomeriggio con le Amiche, se non si sarà ancora ostaggio dell'asse da stiro, cose semplici e chiacchiere rilassate, senza tante menate, c'è qualche ragnatela e Halloween è già passato, la guardo ogni volta che ci passo accanto, la guardo e dico, Toh, Una Ragnatela, e non c'ho il minimo desiderio di tirarla via, è una questione di combinazione, quando ho la scopa in mano non sono lì e quando sono lì non ho la scopa in mano, la rimozione delle ragnatele è un progetto ambizioso e come tale va studiato, con gli elementi giusti e con gli strumenti giusti,  non è operazione che si possa fare alla leggera, che male fa alla fine.

E' una mattina tranquilla e frivola, ho già parlato di fiori e rossetti con la mia Amica al telefono, rossetti sì, alle 9 del mattino sì, perchè se ognuna di noi si mette a dire quel che le pesa, dei sassi che ha sul cuore e in tasca e tutt' intorno, di cosa piove dal cielo insieme ai mattoni, non la finiamo più.

Perciò, mi dedico alla mia mattina frivola, alle scarpe inarrivabili e allo smalto invece arrivabilissimo, a una colazione sontuosa con la tazza di Clarissa coi gomitoli, ho tre progetti sui ferri e non so a quale lavorare prima perchè mi piacciono tutti e così tanto, certo, ho da stirare una stanza intera, andrò nell'orto a cogliere Regi Cavoli per il pranzo, ce ne sono altri 4, meravigliosi nonostante la Lumaca Lia, e li guardo come le scarpe di Louboutin davanti alla vetrina, chissà se anche lì ci sono le ragnatele come sulla mia scala. 
Ma chi se ne importa, per dire.

24 settembre, 2013

L'avventuroso viaggio della Lumaca Lia.

Non era quel che si dice una bellezza.
Anzi, a guardarla bene faceva anche un pò schifo, con licenza parlando.
Lunga, marroncina, molliccia e lucida, con le sue cornine grigiastre,  la lumaca Lia abitava da qualche settimana il Regio Orto lassù, nella Casa in Collina.
Si poteva scorgere fra le foglie rattrappite dei pomodori, oppure a sorpresa, posata a oziare su una foglia di cavolo.
Non era quel che si dice un ospite gradito.
La Lumaca Lia aveva preso possesso di quella parte di orto dove poteva agire non vista, farsi scorpacciate di cavolo o di insalata e poi riposarsi all'ombra, non importa se sulla terra o dietro la staccionata, in santa pace.
Non piaceva a nessuno.
La Princi Liceale, inviata speciale una sera al crepuscolo a controllare lo stato di maturazione delle zucchine, rientrò con un'espressione tra il disgustato e il terrorizzato, al pari avesse visto, che so, uno pterodattilo in mezzo alla lattuga.
Ma la Scrivente sapeva.
Avevo infatti adocchiato da giorni la Lumaca Lia nel regio Orto e non ne avevo fatto parola con nessuno.
L'avevo presa con delicatezza e posata oltre la siepe,  sono maschiaccio in queste cose e a prendere lumache e lucertole, seppur con smalto Mysterious Chanel n. 601 non mi fa nè caldo nè freddo. 
Ma la Lumaca Lia amava il regio Orto ed era tornata.
Non solo, si era portata una serie di amiche sue, fors'anche un fidanzato rimediato lì per lì, e l'allegra combriccola banchettava allegra nel fogliame.
Ben comprendo che le lumache sono calamità per orti casalinghi, ancorchè appena insediati.
Mi era stato suggerito di ubriacarle con la birra ed eliminarle tutte in un colpo solo, ma non ho avuto cuore di attuare una tale carneficina.
E poi, le foglie del cavolo avevano dei bei ghirigori, tanti buchini delicati che davano al regio orto un'aria retrò, come centrini al chiacchierino, quelli che si mettevano sul televisore sotto alla gondola recante la scritta Saluti da Venezia.
La Lumaca Lia può stare nel Regio Orto quanto vuole, se vuole. Lei e le sue ancelle. 
E andare e tornare, andare e tornare, dalla siepe all'Orto, ogni volta che vuole, coi suoi tempi, si capisce.
Che non se ne accorga lo Sposo, però.
Dalle urla di quest'oggi a pranzo, per tutt'altra vicenda, s'intenda bene, ma sempre di urla si tratta, Egli potrebbe decretare lo sterminio delle lumache in meno di un secondo, magari con un potentissimo battericida a base di soda caustica o di qualche altro intruglio malefico, come per la talpa, per dire.
Non è periodo questo di sottoporre all'attenzione dell'Illustrissimo la pratica Lumache nell'Orto.

Nasconderò la Lumaca Lia, cercherò di portarla fuori dal Regio Orto ogni volta che la incontro.
In cambio, lei ricamerà per me eleganti centrini per il mio centrotavola.

Come, foglie di cavolo per centrotavola? Perchè no, alla fine.
Senza gondola, però. Quella mi manca.


30 agosto, 2013

Anime Lucide.

    ph.by HelenaWantsMore Tumblr


Di gente ne conosco tanta.
Ma proprio tanta tanta.
Già sono una che parla pure con il Folletto, per dire
Ma poi, le cose della mia vita, le mie passioni, il mio aver cambiato diverse città, il mio avere tanti figli, beh, tutto fa.
ognuna di esse mi ha dato qualcosa, anzi molte di esse, non tutte. Ci sono persone che non ne sono proprio capaci, non è colpa loro, proprio non ce la fanno e basta.
Sono tutte un io, io, io, mio, mio, mio e a me proprio non mi van giù.
con qualcuna ci ho litigato pesante e l'ho cancellata dalla mia vita
con qualcuna ci ho litigato pesante e poi ci siamo abbracciate
qualcuna ha cancellato me, ma pazienza, succede.
con tutte le altre ho avuto cose alterne, situazioni belle e meno belle, abbiamo parlato di tante cose, anche di politica, e pazienza se la pensavamo diversamente, mica è la guerra che devi essere uguale a me se no t'ammazzo. Con qualcuna di loro ci ho fatto viaggi, shopping, sono andata al cinema, in montagna, al mare, mi hanno accompagnato nei luoghi più diversi, ci ho preso un gelato, molti caffè, qualche colazione, ci ho fatto la spesa, molte cene, sono andata a rosari e funerali, anche a matrimoni, certo, e qualche volta il matrimonio era proprio il loro. Ho passato ore al telefono, a chiacchierare fittissimo, ho scambiato opinioni, gossip, confessioni, battutacce da osteria, parolacce. Con qualcuna ci ho corso, andata in vela, in bicicletta, in moto, in aereo, anche in treno, la nave, in mongolfiera invece no. Mai stata.
con tante di loro ci ho fatto la maglia, uh, ma quante. Mi sono scambiata libri, vestiti, borse e scarpe, ci siamo regalate marmellate e scialli e penne e smalti e gomitoli, ma tanti tanti.

Le persone che conosco sono molto diverse tra di loro, sono le genti strane, diverse sì, ma forse le lega un filo così sottile e tra loro in fondo, un pochino si somigliano.
Anzi, si somigliano proprio tanto.

Sono anime buone, anime che qualcuno ha messo sulla tua strada senza un motivo apparente, ma che se cerchi bene, ecco, lo trovi.
Le anime lucide sono solo dentro alle persone che ti guardano in un certo modo, che ti parlano e ti ascoltano in un certo modo, che non è che fan finta di ascoltarti e pensano a tutt'altro e dicono ok solo per farti contenta, no, loro ti ascoltano sul serio e si capisce.
e si raccontano.
e ascoltano te che ti racconti

Delle Anime Lucide è pieno il mondo, basta riuscire a scovarle là dove sono.
Una volta che le hai trovate, vedi di non fartele scappare, che è vero che sono tante ma non è così semplice individuarle.
certo, le Anime Lucide son Genti Strane anche loro.
Son capaci di farsi dei chilometri solo per stare insieme un pochino
o mandarti una foto in piena notte con l'immagine di una borsa, La Compro o No, così, per saperlo
e poi ti confessano cose più grandi di loro che non ne hanno parlato a nessuno e tu sei la prima e questo ti fa sentire orgogliosi a e spaventata, ma più orgogliosa che spaventata, alla fine
Le Anime Lucide scrivono delle belle poesie che tieni sul comodino e sanno parlare e sanno tacere e sanno gridare o sussurrare, esattamente nel momento in cui si deve parlare e tacere e gridare e sussurrare
Le Anime Lucide ti scrivono dall'altra parte del mondo, e sembra che siano lì, sono quelle che ti abbracciano stretta quando ti incontrano, quelle che ti dicono CheBellaCheSei anche se quel giorno ti senti un rifiuto radioattivo altamente tossico.
Le Anime Lucide ti sono vicine anche quando non le vedi, sono quelle che quando le incontri ti presentano come LaMiaAmicaDelCuore e sorridono tanto, sorridono sempre, anche se in quel momento  hanno il cuore più pesante del tuo. Ma sanno, e questo basta già.

Ho incontrato un'Anima Lucida che mi legge da tempo immemore, che sa tanto di me e lo sapeva ancora prima di sapere la mia faccia, per dire.
E' un'anima bella, che conosce a memoria i migliori Tumblr di fotografie, e mi dice, Mi Ci Perdo Ogni Volta, a guardare le foto dei fiori e delle case e l'altro giorno mi son persa nella foto di un caffelatte, ma così bella, ma così bella e per un pò ho pensato ad altro, a vedere le foto in questo Tumblr e soprattutto quella del caffelatte.

Se vi perdete nella foto di un caffelatte, forse anzi di sicuro siete un'Anima Lucida.
esattamente come lei.

Grazie, Brunella, per la bella mattina.
Spero che la foto del caffelatte sia questa qua.



17 agosto, 2013

L'efferato attacco della Talpa Rosita.

L'estate, la strana estate del duemilatredici, lassù nella Casa in Collina procedeva senza grossi intoppi.
Era un'estate fresca, in un certo senso delicata, costellata da piccoli e grandi avvenimenti, i compleanni, per esempio, una serie, da festeggiare in semplicità e  graziadiddio. Si stava bene.
Quel mattino, ella si attardava con pigra beatitudine nel suo letto, indecisa se leggere le notizie o continuare a fissare il vaso delle surfinie sul davanzale, che sì, forse avrebbero avuto bisogno di un pò di acqua, seguendo il filo dei suoi pensieri, per una volta gradevoli.
Lo udì all'improvviso.
La voce del suo Sposo Illustrissimo le arrivò, decisa e niente affatto rassicurante.
Si chiese con chi potesse mai avercela così, di primissimo mattino, in un sabato ferragostano dove tutto o quasi sembrava aver preso la piega giusta. La figliolanza presente dormiva ancora di gusto, si domandò se per caso avesse combinato un qualche guaio Lei Medesima. Si rispose di no, ma i suoi pensieri vennero interrotti da una parola proferita tra tante, ma udita distintamente. VELENO.
Non vi era tempo da perdere, si disse che le surfinie potevano aspettare e si fiondò fuori dal letto, scarmigliata e lievemente preoccupata.
Il suo Sposo era lì, che trafficava in giardino in un avanti e indietro poco rassicurante. Non la degnò di uno sguardo, continuando ad imprecare.
E quale non fu il suo sollievo nel verificare che il veleno di cui parlava l'Illustrissimo non fosse per Lei Medesima.

Rosita, la talpa, aveva deciso di far visita al Regio Orto.

Nottetempo, dopo una breve riunione con Orazio, suo marito, Rosita era addivenuta alla conclusione che sì, quell'orticello minuscolo e perfetto poteva essere la sede di un Resort per Talpe, e aveva cominciato a costruire tane, mono e bilocali, per sè e per un nutrito gruppo di amici suoi.
Ma non aveva fatto i conti con il Regio Ing., proprietario e designer del Regio Orto.
Rosita, che da quando aveva scoperto di essere omonima della gallina di Banderas si dava un sacco di arie, aveva preso di mira la zona dedicata ai cavoli viola, di cui le talpe sono ghiottissime, che ora si presentava tutta a mucchietti ben definiti, graziosi alla fine. 

Non per l'Ing.

Egli infatti meditava vendetta, tremenda vendetta.

Sulle prime pensò al veleno, ma fu un attimo. In una casa dove nemmeno i ragni vengono schiacciati, ma accompagnati con grazia verso l'uscita, dove vivono in beatitudine due cani e un gatto, dove sono passati conigli, grilliricci, pipistrelli e ogni genere di altro animale, il solo pensiero di poter far male alla talpa e a tutta la sua famiglia lo fece rabbrividire. Si documentò quindi per un rimedio naturale, ultrasuoni, una specie di vapore dall'odore sgradevole, financo una musica soffusa che potesse far allontanare Rosita e i suoi dalla Zona Cavoli del Regio Orto senza far loro alcun male.

La Scrivente tirò un sospiro di sollievo. Nessun veleno sarebbe stato preparato nè per Lei nè per Rosita.
Ma da quel giorno, si ripromise di stare più attenta, più gentile e accomodante col Regio Sposo.
Non avrebbe mai voluto ritrovarsi a colazione un muffin al cianuro, o alla cicuta, per dire.
Certo, lei non era mica una talpa, ma le precauzioni non erano mai troppe e sentire il suo sposo parlare di veleno la mattina presto non è roba da tutti i giorni.

Rosita la Talpa, ti parlo col cuore in mano, ben meglio sarà che tu ed Orazio scegliate un altro orto dove costruire il vostro Resort, sennò saranno cavoli.
Beh, cos'ho detto di male?



06 agosto, 2013

La Mancata Fioritura dei Gerani



Ci si era messa d'impegno.
Aveva scelto con cura maniacale tra le piantine del vivaio e del mercato, quelle con la sfumatura giusta, dal bianco al viola intenso, passando per il fucsia e il rosso acceso.
Li aveva sistemati sul davanzale, annaffiati con cura, sorvegliati, ne aveva tolto i fiori rovinati con un gesto deciso come le aveva insegnato sua nonna, alla base del gambo, così.
I gerani sono fiori grati a chi li cura bene e danno il meglio di loro stessi con sole, acqua, acqua, sole. Null'altro.
I gerani le piacevano.  Ne aveva trasportato uno dalla montagna al mare pur di tenerlo con sè, dandogli  perfino un nome, Felice.
Era convinta che i gerani avessero molte potenzialità, non soltanto quella di stare imbambolati sui davanzali.
Si chiedeva perchemmai non si avesse notizia di qualcuno che avesse donato un mazzo di gerani. Eppure, mica era vietato.
Da qualche tempo però, i gerani del suo davanzale non c'erano più.
O meglio c'erano, ma soltanto le foglie.
Nessuno dei vasi aveva più un solo fiore, e tutto quel gran lavoro di cromia e di sfumature non era servito proprio a nulla.
Si fece qualche domanda.
Li aveva innaffiati sempre? Si disse di sì.
Li aveva liberati dai fiori rovinati? Si disse di sì.
Li aveva forse trascurati per qualche altro fiore? Si disse di no.
Li aveva soffocati forse con il fertilizzante, come quella volta delle ortensie? Si disse di no.
La faccenda si faceva complicata.

Poi, le venne in mente di quella volta, qualche settimana fa, che le punse vaghezza di svolgere la tenda a rigoni, invisa a tutta la famiglia, uguale a quella di tutte le altre case, che se ne stava sempre arrotolata su se stessa. E che diamine, mormorò fra sè e sè, se non la svolgiamo d'estate, quando mai? Nessuno amava quella tenda, qualcuno aveva anche proposto di toglierla, tanto non si utilizzava mai ed era così triste, a righe grosse bianche e marroni, ma Ella decise ugualmente di farla entrare in funzione, non che ce ne fosse bisogno, ma così, per provare.

Da lì, l'illuminazione.
La tenda aveva tolto ai gerani il sole necessario, tutta la luce bella che faceva fiorire i fiori rossi, e fucsia, e bianchi e rosa pallido e bianchi e viola.
Se ne rese conto un mattino, riavvolse la tenda triste a rigoni ed aspettò.
Non passò molto tempo, e i bocciolini di geranio cominciarono a spuntare tra le foglie verdissime.

Era così anche per lei
Si rese conto di avere qualche volta una tenda sulla testa che le impediva di essere quella che era per davvero, facendo di lei solo un fascio di foglie verdi e tristi e senza colori.
il sole non passa attraverso le tende a righe bianche e marroni.
i gerani non fioriscono se tenuti all'ombra
il cuore fa uguale

mai come quel giorno si sentì così geranio
bastava solo attendere la fioritura, quella nuova.

con la tenda a righe bianche e marroni ci fece un falò.










07 maggio, 2013

La Mala Pianta.



Ci sono leggi non scritte lassù, nella Casa in Collina.
Regole che nessuno ha mai deciso, che nessuno ha mai discusso, ma che si osservano con scrupolosa diligenza e guai a sgarrare.
Oltre a Chi Apparecchia Non Sparecchia, che pare essere stata adottata in più di una famiglia, e quella della rimozione della differenziata, carta alla Princi, vetro ai figlioli maschi, plastica alla scrivente, lo Sposo, Egli, è esonerato, esiste la regola del primo taglio del pratino. Ecco, quello spetta a me.

In realtà, il taglio del pratino è stato fatto qualche giorno fa, in un intervallo dalle piogge incessanti degli ultimi tempi, è una noia vera, il prato era una giungla disordinata, stremata, confusa, e il fatto di vederlo tagliato e liscio dava la speranza che in fondo, avrebbe piovuto di meno. Balle.

Tagliare il prato è una roba che mi piace. Mia nonna direbbe L'è un Mastè Da Om, simultanea  per i non lombardi,  E' Un Mestiere da Uomo, ma a me piace. Mia nonna perderebbe la speranza, quel maschiaccio di nipotina che fischiava, giocava agli indiani e catturava lucertole, ora in effetti fa cose da uomo, tipo guidare per ore o tagliare il prato. Ma ricamo, cucino e faccio la maglia, forse mi sono salvata, o persa, chissà.

Com'è, come non è, l'altro giorno mi accingevo a debellare la giungla del pratino antistante, che bella parola desueta, antistante, comunque antistante casa mia. O retrostante, a secondo di come la guardi, casa mia.

Erano giorni che la osservavo. Un'erbaccia di quelle cattive, da estirpare appena spunta, si era sviluppata a tal punto che era diventata una bella siepina, un bel ciusco, simultaneo per i non lombardi, una piccolo mazzo ma con le radici, ciusco, appunto.
Tra le fogli, qualche fiorino giallo ormai sfiorito, qualche soffione, e lunghe, lunghissime foglie puntute, rigogliosissime, di un bel verde scuro, lucide e perfetto.


Non ho avuto cuore di tagliarla.
Ho girato torno torno con il tosaerba, ho avuto cura di non rovinare le foglie che stavano alla base di questo cespuglio inatteso e l'ho lasciato lì, come la più rara delle piante, Altro non è che un'erbaccia, andrebbe eliminata col napalm, mi sa, ma adesso, non proprio al centro ma un pò discosta, diciamo che fa la sua bella figura, perfino lo Studente di Design, sorseggiando un bicchier d'acqua e osservandola con fare critico ha sentenziato Ci Sta, con quella sua S adorabile.

Ora, la Mala Pianta è lì.
Sono giorni di felicità spicciola e semplice, senza un motivo vero e apparente, come senza un motivo vero e apparente sono i giorni in cui  si sente tutto il peso del mondo dentro alle tasche e ferri da stiro sul cuore.


La Mala Pianta mi guarda dal pratino tagliato di fresco, forse mi ringrazia per non averla ranzata senza pietà, come forse avrebbe fatto un uomo.
Ho aggirato l'ostacolo, di erbacce ne son pieni i pratini e le vite, basta solo guardarle con altri occhi e altri sentimenti.
E anche se ho fatto un mestiere da uomo, mia nonna mi sa che è contenta.






07 febbraio, 2013

Le cose quadrate.

Stirare non è pratica affascinante, questo si sa.
Ma qualche volta, aiuta.
Una specie di esercizio di meditazione zen, una specie di yoga, gesti ripetuti e sempre uguali, un sapiente gioco di spruzzini, appretti e tasto del vapore fissato su High.
Le cose quadrate fanno il resto.
Le cose quadrate sono quelle che stiri quando non c'hai sbatti, quando devi stirare ma non hai voglia di impegnarti, e allora scegli con cura le tovaglie, le lenzuola, i fazzoletti, gli asciugapiatti e vai di ferro, senza troppo pensare a qual che fai, tanto, a stirar cose quadrate mica ci vuole mestiere, solo pazienza e metodo.
Nel frattempo, puoi fare ciò che vuoi, Buttare un occhio a una replica di Masterchef, per esempio, che a Cracco, si sa, una stiratina gliela darebbero in molte, con o senza appretto, non fa differenza. Le cose quadrate ti danno la possibilità di avere il massimo risultato con il minimo impegno, mentre puoi pensare a centomila cose insieme ma anche a nessuna, non importerà se il lenzuolo immacolato avrà una piegolina, non è una tragedia. I pensieri che vengono stirando le cose quadrate sono quadrati anch'essi, semplici, gradevoli, quasi  piacevoli, in verità. I pensieri quadrati sono quelli che pensi volentieri, quelli che ti fanno perfino un pò sorridere, non vista, mentre sei all'undicesimo tovagliolo e il dodicesimo chissà che fine ha fatto, ma come, non erano solo i calzini a sparire? I pensieri quadrati sono quelli che si appianano anche solo a pensarli, non sono grane, non sono guai, non sono dolori o malinconie. Sono piuttosto cose belle che farai o ti piacerebbe fare, un piccolo viaggio, quel fine settimana, e quella volta che, sono quelle piccolissime frivolezze che non fanno male a nessuno, che smalto andrà questa primavera, che colore farò il prossimo maglione e a quale figlio, che giro in collina farò domani, se non c'è il gelo più gelo. I pensieri quadrati fanno bene al cuore, di solito arrivano dopo giorni di pensieri triangolari, trapezoidali e ottagonali, di quelli che non sai da che parte prendere, di quelli che ti pesano sull'anima come scogli appuntiti, come sassolini fastidiosi, come la scheggia che hai preso mettendo la legna nel camino. Auguro a tutti una giornata di pensieri quadrati e morbidi, lineari e graditi, semplici da stirare, piegare e mettere via, come i fazzoletti coi pnguini, come gli strofinacci con le frasi, come le lenzuola col glicine. E se nei pensieri quadrati rientrano anche pensieri torbidi su Cracco, mentre sfiletta magistralmente un salmone, beh, non è un problema. Che male si fa, alla fine? 


22 dicembre, 2012

La Fine del Mondo.

Alla fine la fine non c'è stata.
Il ventuno dicembre duemiladodici  verrà ricordato come quel giorno che avrebbe dovuto finire il mondo e invece un bel niente. La fine del mondo per il momento non ci sarà, a meno che qualcuno non si inventi qualche altra idea balzana, giusto per far festa o seminare il panico, a seconda.
La fine del mondo, svolgimento.
La fine del mondo per me sarebbe che arrivo a casa e non trovo più nessuno.
La fine del mondo per me è l budino al cioccolato della Lidl, quello che ne compri una vagonata e finisce subito, prima ancora di quello alla vaniglia.
La fine del mondo per me sono gli smalti che mi sono arrivati in dono stamattina dalla mia amica Cristina, che sì che era un regalo ma mi è arrivato tutto schiacciato e ciancicato perchè li ha messi in valigia sotto una tonnellata di altra roba, e lei ha cercato di sistemare il fiocchetto e la velina, ma il packaging era un delirio e il suo contenuto pure, e allora machissenefrega del pacco.
La fine del mondo per me sarebbe se un'amica mi tradisse.
Peggio che peggio mio marito.
La fine del mondo per me sarebbe scoprire che uno dei miei figli è infelice e io non me ne accorgo.
La fine del mondo è l'arrosto che preparerò a Natale, la tavola perfetta piena di stelline e bacche, i pacchettini sotto l'albero zen e la tombola, forse.

Se poi i miei inviti passano come l'acqua fresca, non è la fine del mondo.
Se poi quel che resta della mia famiglia di origine sarà un pezzo di qui e un pezzo di là, non è la fine del mondo.
Se poi gli auguri ci si fanno dopo Natale, e nessun pacchetto, nessun pensiero mai per te nè per nessuno, non è mica la fine del mondo.

Niente è finito.
E' tutto come ieri, e l'altroieri, e l'altroieri ancora.

La mia fine del mondo sarà qui, fra qualche giorno, con il mio Sposo che straluna gli occhi alla decima musica natalizia, con tutta la figliolanza e la Fidanzata Ufficiale, stavolta, come nelle famiglie di una volta, Si Sono Fidanzati In Casa. 
La mia fine del mondo è che stamattina farò un giro sul corso per gli ultimi regali, e poi mi chiuderò in casa a finire quelli che mi ostino a fare io, come ogni anno, che knitto come una pazza furiosa per quei guantini lilla che mica mi sono dimenticata, sai, Silvana?

Auguro a tutti la fine del mondo che più gli aggrada, un anello per la promessa, una coperta calda che scaldi il cuore, l'anima e i pensieri, una piantina vera da crescere, sorvegliare e innaffiare ogni giorno, magari parlandoci un pochino, le piantine si sa, amano il gossip.

Auguro momenti di tenerezza, complicità e pace.
E giochi e risate, e piccolissime sorprese, cioccolata, un libro bellissimo che non puoi non leggere, una tazza a maglia che non puoi non avere, perchè in tempi così freddi ci vuole pochissimo a bruciarsi o congelare, i Maya hanno sbagliato, ho lucidato lo scudo termico e ci ho fatto un fiocco rossissimo, niente è finito, niente finirà, semmai, inizia.

28 novembre, 2012

La Pioggia d'Oro.

Quella sera piovve molto.
Scrosci mai sentiti, che battevano sui vetri, con quel rumore sinistro ma un pò gradevole, il rumore della pioggia è un rumore amico, se sei a casa, un pò meno se sei in giro.
Piovve molto.
E capitò di svegliarsi anche nel cuore della notte, e rimanere immobili a sentire, piove o no?, sì piove, anche senza guardare sta piovendo ancora.
Si sapeva già, le previsioni lo avevano azzeccato, questa volta, pioggia e pioggia per giorni.
Quello che non si sapeva, era che anzichè acqua, dal cielo, quella sera, piovve oro.

Oro sulle foglie ai lati delle strade, oro nei viali, oro sul salice piangente della curva, che si pavoneggiava come mai in vita sua, il salice piangente ha sempre quell'aspetto triste e dimesso, il destino nel nome, ma quella mattina dorato e lucido era una delle piante più belle del villaggio.
Oro sulla vigna, oro sul pratino, che aveva preso in prestito le foglie dall'acero, un pò rosse e un pò oro, appunto.
Oro sui vasi dei davanzali, oro sul prato grande di sotto, oro sul nocciòlo, oro più carico sulla pianta di cachi,  solo i pini resistevano a quella pioggia dorata, e lucidi sì, ma verdi, ancora verdi, sempre verdi, per forza, il destino nel nome, anche qui.
La pioggia d'oro era caduta per tutta la notte, preparando uno spettacolo inconsueto da non perdere. 

Piove oro sui pensieri, oro sui dubbi e sulle grane, oro sulle mattine piene di cose, oro sulle telefonate sgradite, oro sulle malinconie.
Oro a cambiare le cose, oro a manifestare davanti alla scuola, oro sulle risate al telefono con Cristiana la mattina presto, oro sul caffè in centro con un uomo innamorato, oro alle piccolissime cose di ogni giorno, il disordine, le briciole, una calza a righe rosa dimenticata sul divano, oro sulla ricetta dei biscotti, sulla quiete accesa, sulla soddisfazione di un bel modo di stare, di sentirsi forti, o semplicemente calmi, pronti, un pò sereni.

L'oro di una mattina qualunque che la pioggia ha mandato giù dal cielo, non per caso, non per nulla.
Si cerca dentro sè e si trova sempre un bel regalo, la frase di una canzone da cantare sottovoce, una cosa da inventare, un progetto, un'amica nuova e così uguale, un libro che affascina e insegna, la voglia di fare e di non stare fermi lì a guardare la pioggia e a non dire niente, non dirsi niente, la pioggia vista da fermi è sporca e umida e fa male. Voglio pioggia che scalda, che consola, che diverte e sorride, voglio pioggia che canta per cantare con lei, scelgo pioggia frizzante, la sola che amo, non la pioggia che schiaccia e sotterra. ma la pioggia che cade anche ora, che vedo da qui, la pioggia che è oro.


05 novembre, 2012

I Grandi Progetti.

Con i cambi di stagione cambiano i gusti un pò per tutto. Cambiano le abitudini, le preferenze, le voglie. Anche nelle passioni, il knitting i particolare, succede che si cambino i propri obiettivi, i propri progetti. Quando non si knittano a oltranza sacchi nanna e micro scarpine per Cuore di Maglia, ecco che ci si dedica a progetti personali, per questo e quel figliolo, per questa o quell'amica, e ovviamente per sè stessi medesimi. D'estate ci si sdilinquisce in scialli di ogni colore, filato, misura e foggia, di seta, ortica o bambù, quelli che li inizi una sera  e due sere dopo li hai già finiti o quasi,  e tre sere dopo sono già pronti da sfoggiare, pronti per essere sfilati dal tuo collo e avvolti intorno al collo della prima amica che ti dice Ma Che Bello, succede spesso, almeno a me, perchè mi piace vedere l'espressione degli occhi, lo stupore che fanno, nessun ti regala più niente e se qualcuno lo fa lo guardi un pò come un marziano, a me capita spesso, faccio parte di quelle Genti Strane che hanno scatenato un delirio di mail nella mia casella di posta, che meraviglia. Comunque d'estate si fa presto, si ha voglia di cose veloci, di cambiare spesso, di progetti da poche ore. Succede che invece d'inverno, no. Succede che invece d'inverno si ha voglia di progetti più lunghi, più complicati, non so come dire, più da ritrovare. Le proprietà terapeutiche del lavorare a maglia sono risapute, Knitting Is The New Yoga, ho letto da qualche parte ed è vero. Ma il fatto di intrecciare i propri pensieri con il filo, di lasciare il progetto lì per un pò, riprenderlo e ritrovare gli  stessi pensieri, non so agli altri, ma a me dà un senso di sicurezza, di calore, come se nascondessi fra diritto e rovescio la formula magica per il benessere, una tazza di tisana bollente che ti mette a posto, come diceva mia nonna, secondo lei la camomilla  metteva a posto lo stomaco, non ho mai capito cosa significasse, pensavo che la camomilla facesse dormire e invece no, secondo lei era la medicina per tutto e da allora, quando ho qualcosa che non va e mi sento in disordine mi faccio una camomilla o qualcosa di caldo, per vedere se il disordine va a posto e qualche volta ci va. I progetti lunghi di knitting ti danno la possibilità di pensare a quel che ti va. di seguire con un occhio il film, i figlioli, lo Sposo, e intanto continuare per la tua strada, sul sentiero tortuoso dell'immaginazione. Un progetto lungo ha in sè anche l'effetto sorpresa, puoi fantasticare su come verrà, come e quando sarà indossato e con cosa, quanto scalderà. Certo, non è una medicina universale, non è che si sta meglio da subito, non è che che il fatto di lavorare a un progetto importante e che ti occuperà molte sere risolve ogni questione, certo che no. Intanto comincia a farti stare bene e a pensare con calma. Per tutto il resto, c'è la camomilla.
Nella foto, in progress, Corallo di Emma Fassio, disponibile qui.

26 ottobre, 2012

Calma.

E' quel che ci vuole per una giornata come questa. Calma, che tanto è venerdì, che ci sono tutti i figlioli a casa, che tanto domani c'è una bella festa a Cuore di Maglia, che poi c'è la domenica e si può scegliere di fare quel che si vuole, anche stare in pigiama tutto il giorno e magari uscirci anche, a buttare l'umido, a cogliere le ultime rose, il pigiama è una libertà che non ha eguali, è una ricchezza che non si smette mai di apprezzare. Calma, che oggi si ha già l'ansia di buon mattino, non sarà nulla di grave, è un controllo e basta, che si deve fare e basta, come il vaccino, come l'antitetanica, come la filaria ai cani di casa, sì, tutto vero ma non è che ce n'ho tutta 'sta voglia. Calma, oggi arriverà il freddo siberiano, almeno così si legge sul giornale, emmenomale, non mi piaceva il fatto che facesse ancora così caldo, è strano eh? 26 gradi, a fine ottobre si deve andare in giro con le sciarpe di lana e magari anche i guanti, di quelli così belli come ha fatto Afef, con le stelle, ma senza dita, che sciccheria, in modo che si possano sfoggiare i colori più belli di smalto, i rossi accesi, i ciliegioni scurissimi, perfino quelli pitonati per mani da gara. Calma, magari oggi arriveranno quelle scarpe che si aspettano da oltreoceano, le porterà il corriere e ti farà firmare su quel tablet con la penna di plastica, oppure se non ti trova le lascerà sul pianerottolo e le troverai quando ritorni a casa. Calma, è un fine settimana che inizia adesso, in questo istante preciso, le cose si fanno sempre con calma e controllo, inutile che ti faccia girare la testa, inutile che ti faccia prendere dal panico, è cosa da nulla, si deve fare e si fa. Bonjour, è ottobre inoltrato, qui si gira ancora senza calze, si parla di smalti, di scarpe, di niente, perfino del tempo,  per far passare la paura.

23 ottobre, 2012

La luna mi guarda.

Di solito leggo dei libri prima di dormire Stasera invece no. Stasera avevo ancora i giornali da leggere, stamattina non ce l'ho fatta, ed è così strano leggere i giornali la sera, è come se leggessi qualcosa di già passato, anche se li leggi sul web, per dire. Poi ho alzato gli occhi un secondo. La luna mi guardava, da dietro gli alberi, fuori dalla mia finestra, dal pezzo di cielo che vedo da qui, appena prima di dormire. La luna mi guarda, trova il modo per dirmi tante cose, è stata una bella giornata, come le vorrei sempre, è scivolata via come la sabbia nella clessidra, io ne avevo una di clessidra, una volta, con la sabbietta rosa che scendeva piano, era quella della scatola del Rischiatutto, lo avevo trovato sotto l'albero a Natale, in realtà il regalo era più per mio fratello, il filosofo di casa è sempre stato lui, a me quel Natale avevano regalato una bambola, ma guarda un pò, una bambola normale, invece io volevo la Michela La bambola Che Cammina, e mai, mai, mai che me l'abbiano regalata, quando hai uno zio che ha una fabbrica di bambole non è che stanno lì a comprarti la Michela. La luna mi guarda, in questa sera che mi vengono in mente delle cose così strane, ma belle, in questa sera che chiude una giornata normale e speciale, dove tutto è andato liscio, dove le cose hanno presa la piega che dovevano prendere, l'ho detto poco fa, inutile che tu ti sbatta, succede sempre quel che vuole, alla fine. Così, la filosofia spicciola di una sera in pigiama, che un pò filosofa la sono anche io e non soltanto mio fratello, che domani non ho grandissime cose da fare se non le solite di sempre ed è già un lusso. Starò così, come oggi, a ridere come una scema con le mie amiche, a spiegare a mia figlia chi è Bob Dylan, a cantarle Mr. Tambourine Man e a scoprire che ancora la so a memoria. Se è stata una bella giornata, sarà una bella notte, di quelle che ancora non si arrendono all'autunno, stasera faceva un tiepido gradevole fuori in giardino, sarà una notte calma e farò dei sogni chiari, non schiaccerò il mio cuore sul cuscino ma  mi addormenterò sorridendo se la luna mi guarda.

17 ottobre, 2012

Le belle sere.

Le belle sere càpitano, qualche volta, quando non te l'aspetti, o magari te lo immagini ma non osi pensare che possa essere  proprio così. Ogni tanto, ci si prende dei piccoli lussi, una specie di piccola festa privata dopo una giornata pesante e bellissima. Qualcuno ha organizzato per me una sera bellissima, di quelle che non si dimenticano, di quelle che quando sei lì ti fanno sentire beata, privilegiata, fortunata, e tutte le questioni le hai chiuse lì, fuori dalla porta a vetri, sulla ghiaia del cortile, tutti i pensieri li lasci infradiciare sotto la pioggia battente e tu te la scialli, felice. Ho passato una sera speciale con persone che vedevo per la prima volta ma che sapevano così tanto di me che in fondo, forse, eravamo un pò cugine. Sono persone che leggono qui le cose che mi passano per la testa, un pezzo della mia vita, il pezzo che racconto che è la buona parte, leggendo qui si capisce benissimo se sono felice o se ho la luna storta, se sono in pace col mondo o se mi sento soffocare. Che bella sera. Che belle cose che succedono qualche volta, che bel parlare, che bei momenti perfetti di chiacchiere e condivisione, che regali della vita sono questi. La cosa straordinaria è che loro sono proprio come me. Hanno figli coi quali si confrontano, coi quali urlano senza convinzione, hanno magoni grossi come macigni che ogni tanto saltano fuori, hanno questioni e risate, sono belle nel cuore, di quella bellezza chiara e luminosa, sorridono come sorride la gente buona, ti guardano per capirti, ridono delle stesse cose che fan ridere me, hanno gli stessi gesti, gli stessi atteggiamenti,perfino lo stesso modo di ascoltare, di vedere il mondo, la stessa ostinata forza per non farsi schiacciare, per nuotare e nuotare fino a sfinirsi, tanto sanno che l'abbraccio di un'amica renderà il loro cuore ancora leggero, perfetto, come prima, fino alla prossima nuotata. Che belle  sono le mie Amiche delle Fragole, che trovano un pò di loro stesse nelle parole che rovescio qui per stare a galla, per non farmi prendere dai magoni, per continuare a nuotare. A Sabrina, Michela e Anna Paola, per la bella sera che è stata l'altra sera, per quelle lacrime nemmeno tanto nascoste di una di loro, per quell'abbraccio forte che mi ha detto tante cose, per quella loro emozione che era come la mia, che bello emozionarsi ancora così nonostante le cose della vita ti allenino ad essere cinica e distaccata, che bello quel ridere di gusto, come a scuola, come in chiesa quando ridere non si può, che belle quelle scemenze e quelle cose tremende dette con lo stesso vigore,la stessa forza, la stessa dignità che solo le persone speciali hanno e solo pochi capiscono davvero. Grazie a voi tre, di questa festa che mi avete regalato, di questo sapere un pò della mia vita e farla un pò vostra, perchè la vostra è così simile alla mia e, ne sono certa, simile a quella di altra centinaia di donna che ogni giorno passano di qui. Non è molto, per qualcuno non sarà niente. Per me, è il regalo più bello del mondo, una carezza che non ti aspetti, l'inusuale certezza di non essere soli, il piacere sottile di stare con Genti Strane come me, che non è cosa di tutti i giorni. A voi, un bene speciale che non si spiega, un pò sopra e un pò di lato alle cose, che non in molti han la fortuna di provare,  che non in molti capiranno, ma sono sicura che voi invece sì.

24 settembre, 2012

Le Genti Strane.

Che son strana me lo sento dire da un bel pò. Forse non ho ancora capito bene se è un'offesa o un complimento. Diciamo però che esser strana mi piace. Che poi, cosa voglia dire non so. Stamattina, ho avuto modo di pensarci, o meglio, me ne hanno dato modo. E che bello è stato pensarci un pò. Le genti che son stranI sono quelli che parlano anche coi muri, che sorridono anche ai cani, che guardano con nostalgia i bambini nei passeggini e fanno loro le smorfie e puoi capire se la loro madre è strana o meno dal modo in cui ti guarda: se ti strafulmina non è strana per niente, se invece sorride è un pò strana anche lei. Le genti che son strane hanno sempre un momento per te, non rispondono mai Vado di Corsa, ma si fermano anche a costo di correre e correre, dopo. Le genti che son strane le puoi vedere la mattina presto, vestite metà di pigiama, spesso la parte di sopra, qualche volta la parte di sotto, quasi mai tutt'e due. Oppure vestite di puntissimo per il compleanno di un'Amica. Le genti che son strane hanno il cuore colorato, questo non è sempre un bene, anzi non lo è mai: esse si prendono certe lorde in piena faccia, figurate, s'intenda bene, ma che fanno male come e più di quelle vere. Le Genti Strane leggono molto, imparano a memoria canzoni e poesie, conservano dei fiori seccati fra le pagine dei libri, ascoltano molto, parlano molto, sorridono molto. Le Genti Strane saccheggiano le bancarelle dei gioielli del mercato, e quel ciondolo che può sembrare un cuore preziosissimo è in realtà un cuore farlocco di latta purissima, il cui valore non supera i 4 euro. Ma luccica tanto, è un cuore che sa, è un cuore che riflette il sorriso di chi lo guarda e che dice Ma Che Bello. Le Genti Strane non piacciono a tutti, piacciono solo ad altre Genti Strane, che capiscono, che comprendono benissimo e sanno, sanno già tutto. Le Genti Strane trovano raramente altre Genti Strane, circondate come sono da Genti Normali, di quelle un pò finte, che se la credono e che te la spiegano. Quando una Gente Strana incontra un'altra Gente Strana è proprio bello, perchè ti dicono Ma Sei Tu Quella Delle Fragole e tu ti illumini e dici Massì che Sono Io, e forse come le fragole diventi rossa ma è una sensazione così perfetta anche se dura pochissimo che ti fa dire che forse tanto strana non sei se le cose che pensi e che scrivi gli altri ti dicono Uguale a Me. Quando una Gente Strana incontra un'altra Gente Strana, la giornata è diversa e più morbida, e allora sei contenta di così poco che però è tantissimo, e allora corri a lucidare quel ciondolo a cuore di latta farlocca, perchè la prossima volta, luccichi di più.
Grazie, Raffaella, per il tuo saluto di stamattina. 

18 settembre, 2012

Nel cuore no.

Nasco disordinata. Approssimativa. Sparsa. Ho cose dovunque, siano esse vestiti, matite, trucchi, orecchini, ricevute, medicine. Trovo cose che credevo perse da anni in posti che mai avrei immaginato e che certamente sono stata io a mettere lì, ad appoggiare un attimo, magari a nascondere, l'anello di mia nonna con l'ametista non lo trovo da 5 anni ma so che è qui e che prima o poi salterà fuori, l'ho nascosto così bene. Ora, mi è venuta voglia di ordine. Di pulizia, non nel senso detergente della parola, ma di essenziale, chiaro, sgombro. E' cosa ben difficile in una casa come questa, dove si è sempre un numero imprecisato, almeno 3, qualche volta 11, al completo 7, una volta 19. E non parlo di feste o pranzi speciali, era un giorno qualunque, amici di amici, così. Oggi, ho deciso di dedicarmi all'ordine, di togliere finalmente la pila di libri accanto al divano, e sul comodino e la fila di scarpe davanti allo specchio, a me le scarpe piace vederle, non ne ho nessuna nelle scatole, sarò malata, chissà. E metto in ordine l'armadio delle lenzuola e quello delle coperte, dividendo quelle che ho fatto io da quelle di pile dell'Ikea, quelle natalizie da quelle comuni, per così dire. Sgombro la poltrona dal mucchio di vestiti che ci butto distratta, prendo un cestino e ci raccolgo  le collane e tutti quei braccialetti e gli anelli per niente preziosi ma che fanno così scena, e le monetine e le chiavi al loro posto, ma che posto hanno le chiavi non si sa. Stamattina è la mattina dell'ordine, delle cose pulite, ci ho provato tante volte, ed è preoccupante quanta meticolosità ci metta a riordinare e in quanto tempo tutto ritorni come prima o quasi, un giorno e mezzo, forse due. Vale la pena di provare. Devo aver letto da qualche parte che si mette ordine fuori per aver ordine dentro di sè, e chissà quanto ci metterò con la baraonda assoluta che mi trovo ad avere da qualche tempo in qua, in testa, addosso. Nel cuore no. Nel cuore non ho confusione e disordine. Nel mio cuore tutto è allineato e perfetto, ognuno ha il suo posto, il letto ben rifatto, gli scaffali spolverati, c'è perfino una musica di sottofondo, un buon profumo. Il mio cuore, nonostante il rumore di ferraglia e traffico che c'è fuori, nonostante il buio e i tuoni e gli uragani, e la gente  che urla e si incattivisce, se ne sta tranquillo, lindo e pulito, con tutte le persone e le cose ben al sicuro al suo interno. Fuori, succeda quel che vuole succedere, ci sia pure ogni tipo di rivoluzione e di casino, ci sia polvere e confusione, spine e fuoco. Nel cuore, nel mio cuore, no.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...