25 marzo, 2006

Ci siamo, dottore.


Prima ci sono i pensieri. Di quelli fatti sottovoce, un pò per gioco, un pò sul serio. E poi i sogni, detti piano, perchè, lo sanno tutti ormai, se si sogna ad alta voce non è detto che poi tutto vada per il verso giusto. E, in letteratura, molti sono i sogni svaniti perchè troppo urlati. I sogni van coccolati. Scaldati, anche. In qualche caso, coperti bene e accarezzati. Come gattini. Improvvisamente, il sogno prende forma, si alza e vola, e bisogna stare attenti a non farlo scappare di mano, sarebbe un attimo.
I sogni veri stanno lì, a metà strada, così importanti che tolgono il sonno, così leggeri che si toccano appena. Si deve aspettare, farsi coraggio, superare le ansie e andare avanti. E quando tutto sembra impervio e difficile e assurdo e faticosissimo, ecco che un omino semplice ci dice che sì, il nostro sogno è lì, che non è volato via e che siamo stati bravi, così bravi che sarà nostro per sempre.
Ci siamo, dottore.
Stavolta, sì.

Sa d'estate.


E' il profumo dell'estate. Sa di mare, anche. Freschissimo, misterioso il giusto, persistente e leggero. Da usare quando si ha voglia di vacanza e di niente e di sole e di sabbia. E di mare, appunto.
Lo so, lo so. Se uno guarda fuori si deprime eccome, certo, estate non è.
Ma i tre spruzzi di Pamplelune di questa mattina sono stati il mio modo di celebrare che sì, in fondo farà freddo e il cielo è color pentola, ma da stasera c'è l'ora legale, alla fine Ulisse tornerà (!!!), e il sole, prima o poi, arriverà.
Troppi futuri, ma rende l'idea.

24 marzo, 2006

A letto dopo Carosello.


Senza parole.

C'era.


Era splendido. Su una strada che faccio raramente, in realtà. Ma a maggio, ogni scusa era buona per inventarmi un piccolo viaggio che mi facesse passare di lì.
Enorme, se ne stava lì, lungo la cancellata di un vecchio edificio completamente abbandonato, come a dire, sì lo so, non ci viene nessuno da anni, ma nessuno mi vieta di continuare a fiorire e fiorire, ogni anno, ogni primavera, per nascondere l'orrendo che c'è qua dietro e per farmi guardare, un minuto scarso, dai curiosi come te. Fioriva e fioriva, con quei suoi fiori profumati di fresco, di lenzuola pulite, di tiepido. Il glicine è uno strano fiore. Si guarda e basta. Non si compra da nessun fioraio, non si può tenere in casa dentro un vaso, e neppure si può cogliere, se non sfidando plotoni di calabroni. Chissà perchè, il calabrone adora il glicine.
Mi piaceva. Lo trovavo affascinante, inquietante, anche, una simile meraviglia che incorniciava un enorme, vecchio stabilimento fatiscente.
Beh, non c'è più.
Stamattina, passando di là, ho visto i suoi tronchi tagliati, i rami, già con le gemme, ci posso scommettere, affastellati nel cortile, lungo la cancellata.
Mi ha rattristato. Ho pensato che forse, alla nuova destinazione dello zuccherificio, un glicine non sarebbe servito a nulla. E' un fiore di tempi passati, di ville decadenti, di campagna. E' troppo semplice, inusuale, antico. Ma a me resta nel cuore. Dove nessuno lo taglierà mai, dove potrò guardarlo ogni volta che voglio, sentire il ronzare dei calabroni che ci abitano, e dove potrà continuare, lucido, a fiorire e fiorire.

La pioggia agli irti colli.


Non è proprio che piovigginando salga. Piuttosto pioviggina e basta. Cionondimeno, diluvia. Quel che vedo dalla mia finestra è quel che si potrebbe definire una sorta di condanna: pozzangherine di un bel colore fanghiglia pestata, cielo color schifido, e se non esiste non importa, alberi inzuppati, più del savoiardo nel tiramisù. Ci si ostina però a non rimettere il piumino, a girare senza calze, a dare un'occhiata alle magliettine colorate, a fare incetta di canottiere e di jeans con tutto un ramage di orchidee ricamatovi sopra, testè. L'esperimento riuscirà. Se non fuori dalla finestra, avremo la primavera dentro un cassetto, e la vedremo, splendente, socchiudendo appena appena la porta dell'armadio.
Coraggio, spioverà.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...