29 maggio, 2006

Se telefonando.


Fate cognome e nome di chi ha detto Le Sorprese Sono il Sale della Vita: gli mando un mazzo di fiori. O un vassoio di paste. Lo stesso, figurato, certo, che ho ricevuto io questa mattina, intorno alle 10. Una caramellina dopo un trito di aglio. Una perla fra i sassi. Una pesca vellutata in un cesto di patate. Inaspettata, senza fronzoli, senza richieste specifiche, solo a dire, ho capito, sono qui, qualora.
Da adorare, lì per lì.

Must have.


E' vero, fa un pò spiaggia. Ma è il vero messaggio che serve, questa mattina. La sporta di paglia è da sempre il simbolo della bella stagione. Da ragazzina era un vero e proprio rito: ogni anno, si sceglieva il primo mercoledì di vacanza per un giro al mercato, a scegliere il cestino che avrebbe accompagnato la nostra estate quindicenne o giù di lì, lungo un fitto calendario di pomeriggi in piscina, a prendere il sole in campagna, sui greti del fiume, alla feste in collina. Da esibire, appeso al gancio del Ciao. Non è cambiato molto, nel contenuto. La borsa di una donna la dice lunghissima sulla donna medesima. Soldi e documenti, beh, ovvio. E poi, via alle scelleratezze. Fazzoletti di carta colorati,magari in un bella bustina tricot. Burrocacao dal gusto esotico, una scatola di Nivea, tonda e piatta, non il flacone, per carità. Aggiungerei un pareo colorato, l'Olio di Carita, abbronzante, protettivo, brillantinoso e profumatissimo, l'iPod e un libro nuovo. Può bastare. E vale per tutto. Per la spiaggia e per la panchina in città, sorvegliando un figliolo ai giardini o aspettando l'autobus. Stamattina, lunedì, giorno di mercato. Un cestino sciccoso è quello che ci vuole.

Reset.


Avrei una serie infinita di leggi da proporre al nuovo governo. Tralascerei l'obbligo, pena multe salatissime, di ogni cittadino italiano a lavarsi i piedi prima di sfoggiare calzature estive, che sembra un'ovvietà ma basta che vi guardiate per una mezz'ora intorno e capirete che di ovvio non c'è niente. Inoltre, suggerirei uno slittamento dell'inizio della settimana lavorativa intorno alle 10 del lunedì. Le 2 ore guadagnate potranno servire a fare il punto dela situazione, a vederci chiaro, a pianificare nel dettaglio la settimana. Le prime ore del lunedì mattina sono infatti le più odiose. Le cancellerei, semplicemente. Inoltre, introdurrei un bonus per chi ha passato un week end da paura, nel senso negativo dell'espressione: oggi, dedicatevi a ciò che più vi piace, giusto per rifarvi dalle 48 ore appena passate. Sarebbe bello. Questa che va ad iniziare è una settimana anomala, in realtà, con un ponte tra poco, e per chi come la scrivente bazzica per interposta persona ogni scuola di ordine e grado, direi che le vacanze sono praticamente già qui. Resta la fatica. Di tirarsi fuori, di programmarsi un'ora di palestra, per esempio, o anche solo di uscire di casa. Si comincia dalle piccole cose. Cambiando lo sfondo del deskstop, per esempio, e confidando che, la pace perfetta di un tramonto sul mare possa rispecchiarsi nella propria anima e resettare tutto il sistema. Funzionerà?

28 maggio, 2006

...è sempre domenica.

Poco impegnativa e nemmeno tanto bella a vedersi. Questa specie di assurda crostata all'arancia è tutto quello che sono riuscita a produrre ieri pomeriggio, con la ferma intenzione di farmi andare via quel peso sul cuore, quel tremare sordo, quella sorta di strabiompo che si forma proprio lì, come un bicchiere di acqua gelata dopo una caramella di menta. Difficile da spiegare. Ad ogni buon conto, cucinare male non fa. Toast per l'Universitario in pausa studio, pane e Nutella per un piccolo esercito di calciatori affamati e questa insignificante torta con la sfoglia pronta, mi hanno un pochino aiutato. Oggi non è che sia meglio. Ripeterò l'operazione. Lasagne al forno e melanzane, vediamo se cambiando gli ingredienti funziona meglio. E alla larga dalle caramelle di menta. Che non mi sono mai piaciute, da sempre.

26 maggio, 2006

Diavolo di una scopa.

Come tutti, ho i miei feticci. I miei riti. La mie piccole manie, o grandi non so. Per esempio, ci sono giornate in cui mi rifiuto di avviare il cervello, perchè non voglio ascoltare le cose che ha da dirmi, vuoi perchè non ho soluzioni a riguardo, vuoi perchè troppe sono le questioni, vuoi che non ne ho voglia punto e basta. Giornate così non sono frequenti, fortunatamente, ma stamattina, modestia a parte, era una di quelle. Inutile cercare di combattere, sarebbe fatica sprecata. Meglio assecondare, docili e mansuete. Così, scatta l'operazione Stand By, per la quale non occorre pensare. Vado ad illustrare, nientemeno. Si deve cercare in qualche modo di avere un'ora o due assolutamente libere. Meglio se con il telefono staccato. Le più esperte possono anche lasciarlo suonare senza nemmeno guardare chi è, ma siamo già alla fase avanzata. Si scelga una strada, non troppo centrale, non troppo trafficata. SI inzia dal civico 1 e si arriva fino alla fine, o al contrario, come si gradisce. E via. Senza neppure saltare una vetrina che sia una. Macellerie, tintorie, tappezzieri, farmacie e parafarmacie non avranno più segreti. Potrete ammirare varie foggie di pane, pentole, stampelle, vernici, offerte immobiliari, calzolai, fruttivendoli, Money Transfer, tabaccherie, orologi, giornalai, cineserie, brocantage e ferramenta. Senza avere il minimo pensiero. Scollegate, semplicemente. Le vostre gambe vi guideranno, il vostro cervello avrà tempo di resettare e la vostra anima di tranquillizzarsi. Non importa COSA, importa QUANTO. Sarei quasi tentata di brevettare questa terapia della cui efficacia io sono testimonial. Dopo, si sta meglio. Soprattutto se, alla fine di questo Tour del Nulla, ci si imbatte in un oggettino di rara bellezza. Investire una piccola cifra e portarsi a casa una scopa sciccosissima sarà la dimostrazione che la terapia ha funzionato. Attenzione, però. Con Pasquale Bruni non va bene. E' l'unica lacuna. Dovrò lavorarci, mi sa.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...