17 luglio, 2006

Il pareo.


Sembra che esistano 101 modi per annodare un pareo. Ne conosco due o tre, impararli tutti non è impresa che mi attira. Il pareo fa il suo ingresso negli armadi delle donne di età compresa tra i 9 e i 75 anni, diciamo verso la fine di maggio. Dopodichè, fino ai primi di settembre non si abbandona più o quasi. Il pareo abbatte in modo deciso la differenza tra l'essere vestita e non esserlo, tra il composto e il discinto. Risolve, ecco. Nasconde rotondità da occultare al popolo del bagnasciuga, fa sentire a posto nel breve o meno breve tragitto che separa il nostro asciugamano, lettino o scoglio selvaggio, dal più vicino luogo di ristorazione. Dona insospettata eleganza alla mamma che, a pagina 3 del suo nuovo romanzo, viene interrotta dall'infante piagnucoloso che ha smarrito la paletta. Soccorre, se la giornata al mare viene conclusa con una semplice pizza senza nemmeno passare da casa per una doccia, giusto il tempo per guardare il tramonto sulla spiaggia ormai deserta. Basterà tenerlo un pò più lungo e annodarlo con discrezione. Sembrerà una gonna. Il cassetto dei parei deve essere, per forza di cose, disordinato. Si sceglierà, in assoluta nuance con il costume del giorno e in base al meteo, mi sembra ovvio. Maestralata? Colori decisi. Brezza leggera e mare calmissimo? Il bianco, in assoluto. Qualche nuvola? Puntate sul fior di loto. Il mio pareo preferito è viola, ma pensa un pò, e con tanti gechi disegnati. E' un regalo, da Formentera. E ha fatto la sua bella figura in più di un'occasione. Ad ogni fine estate, lavandoli e riponendoli, i parei vi riparleranno dei luoghi dove li avete sfoggiati, lo scoglio sul quale lo avete steso, quella volta che vi era volato via, e quella invece che avete quasi pianto, pensando di averlo macchiato di olio solare. L'estate starà chiusa nel cassetto insieme a loro, fino al prossimo sole, al prossimo mare, al prossimo tramonto. Il pareo non dimentica. Quasi mai.

16 luglio, 2006

Fragole in panciolle.

Mah. Da fare non c'è molto in realtà. Altrimenti, che vacanze sarebbero? E vivere questo privilegio dorato di un'estate intera di vacanza e di puro scialo, mi fa sentire davvero una specie in via d'estinzione. Sono contenta. Certo, forse non ho molto tempo di aggiornare con nuove e succose puntate questa creatura. Ma il bello è proprio lì, scrivere solo quando ho qualcosa di interessante, spiritoso, profondo o totalmente inutile. Ebbene, non ho nulla del genere, al momento. La mia estate è siffatta, sole, mare, mare, sole, cene, cucinare per undici, dodici, qualche volta quindici. Ho comprato deliziosi tovagliolini di carta con coralli e conchiglie, vivo perennemente in pareo, rarissime volte mi infilo un pantalone minimal e una maglietta non troppo vistosa. Capelli, allo stato brado, ma curatissimi di balsamo e di olio per il vento. Gioielli nessunissimo, se non un anello di conchiglia e due turchesi alle orecchie. Fitness? Nuoto e passeggiate sulla spiaggia. Trucco inesistente, vita sociale ridotta al minimerrimo e con le persone che mi vanno. Letture, qualcuna, i quotidiani sempre, qualche buon libro. Televisione, niente, nemmeno uno straccio di telegiornale dopo i Mondiali. Cellulare? Lo dimentico, lo perdo, lo lascio suonare senza nemmeno guardare chi sarà mai. Una vera conquista. Almeno così non corro il rischio di essere intercettata. Son soddisfazioni. Piccole vittorie dopo un inverno tirato al massimo. L'ozio, signora mia, è quanto di più sublime possa esserci. Basta avere la capacità di praticarlo, non è mica semplice come sembra. Tengonsi corsi accelerati, prezzi modici, si rilascia attestato di frequenza.

12 luglio, 2006

Stavolta, Tahiti.

La vera bellezza. Ingredienti. Si prende un'isola, meglio se di un nome affascinante e misterioso, tipo Caprera. Si sceglie una spiaggia, di quelle con la sabbia bianca e il mare turchese, che ancora ti chiedi perchè mai uno debba farsi quattordici ore di aereo per recarsi ai Caraibi o dove diavolo. Meglio se selvaggia, che mai rastrello o ruspa ci sia passato neppure per sbaglio. Con le alghe, quindi, i tronchi arrivati con le mareggiate, magari qualche bottiglia vuota, ma fa parte del pacchetto. Lì vicino, una boscaglia discreta, gli scogli piatti dove stendersi a leggere, a pensare, a dormire, magari, di quel sonno leggero ed improvviso che prende quando tutto lì intorno non potrebbe essere diverso da come è. La spiaggia si chiamerà, manco a dirlo, Tahiti. Garibaldi, ben lo si sa, era un tour operator. E di quelli coi fiocchi.

10 luglio, 2006

09 luglio, 2006

Era l'anno dei Mondiali...


...quelli dell'82, però. L'anno del mio esame di maturità. Non un grande momento, per me. In una città che ancora non amavo e che vedevo troppo grande ed ostile, con compagni che non mi amavano e che non mi avrebbero amato mai. Per loro, ero soltanto una sciocca provinciale, con tutte le E larghe, tranne quella di verde. Non ne ricordo nessuno o quasi e sono certa che nessuno di loro si ricorda di me. Avevo troppa confusione, troppa solitudine e troppo dolore da mangiare. A diciannove anni, non è un granchè. Ma ricordo, lucida quella sera di luglio. Venticinquemila lire per il biglietto dei Rolling Stones. Ho gli orali il giorno dopo, ma posso mancare? Ho i capelli legati con un nastrino tricolore che ho preso dal fioraio, ho sempre avuto la mania dei nastrini. Ci vado con la mia compagna di banco e due amici del mare. Saremo lì dalle 3 del pomeriggio, farà un caldo infernale e ci bagneranno con gli elicotteri. Mi porto gli appunti di economia, e provo anche a ripassare. Non servirà. Avrò 5 di economia e 9 di italiano. Forse, ho sbagliato qualcosa nella scegliere un istituto tecnico, lo dicevo io, ma non l'ho scelto, purtroppo. Forse, una secondogenita senza papà ha mai fatto un liceo? Alle 9 arriva Mick Jagger, ha la maglia degli azzurri e lo stadio insorge. E'stata una sera speciale, di confusione e di bandiere, di quelle sere che non scordi, e che ancora racconti, dopo anni, ventiquattro, appena ieri. Quell'anno, abbiamo vinto i Mondiali. Dopodomani i Rolling Stones saranno a Milano. Non dico nulla. Non ho mai imparato l'economia, cito Dante a memoria e ho sempre la mania dei nastrini. Mia figlia sta infilando da stamattina braccialettini tricolori per tutti. Per una sera che sarà speciale. Forse, un pò di più.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...