12 luglio, 2006

Stavolta, Tahiti.

La vera bellezza. Ingredienti. Si prende un'isola, meglio se di un nome affascinante e misterioso, tipo Caprera. Si sceglie una spiaggia, di quelle con la sabbia bianca e il mare turchese, che ancora ti chiedi perchè mai uno debba farsi quattordici ore di aereo per recarsi ai Caraibi o dove diavolo. Meglio se selvaggia, che mai rastrello o ruspa ci sia passato neppure per sbaglio. Con le alghe, quindi, i tronchi arrivati con le mareggiate, magari qualche bottiglia vuota, ma fa parte del pacchetto. Lì vicino, una boscaglia discreta, gli scogli piatti dove stendersi a leggere, a pensare, a dormire, magari, di quel sonno leggero ed improvviso che prende quando tutto lì intorno non potrebbe essere diverso da come è. La spiaggia si chiamerà, manco a dirlo, Tahiti. Garibaldi, ben lo si sa, era un tour operator. E di quelli coi fiocchi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Buone vacanze... allora! (bel posto, però...)

Anonimo ha detto...

Laura!
Ti ho trovata!
Sono Calligramma, Valentina, insomma, io!!
Come stai?
Che bello ritrovarti, rileggerti, sapere come/dove stai!!!

Corro a mandarti ANCHE una mail!!
Ti abbraccio!!!!!!

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...