Un camposanto, in generale, non è meta da includersi negli itinerari vacanzieri di chicchessia. Ma questo, arroccato proprio lì, tra le rocce e la spiaggia dell'isola di Lavezzi, volevo vederlo da molto. Ci sono arrivata attraversando, scalza, un sentiero sabbioso e pieno di rovi e di sterpi. Mi sentivo inadeguata, in realtà, diciamo non proprio abbigliata in modo consono all'evento. Ma mi sono rincuorata. Nessuno, mi sa, raggiunge l'isola di Lavezzi in taillerino blu. Sono entrata in punta di piedi, con circospezione, emozionata, anche, da quel silenzio bianchissimo, da quelle erbacce, da quella fila di lapidi tutte uguali, modeste e dignitose. Riporto testualmente la triste storia della Semillante, naufragata a Lavezzi nel 1855. Se mai passaste per puro caso di lì, trovate il tempo, anche sottovoce, anche velocemente, per una preghiera. Sarà sufficiente.
"Il 14 Febbraio 1855 la fregata di prima classe della Marina Militare Francese Sémillante, agli ordini del comandante Gabriel Auguste Jugan, partiva da Tolone alla volta della Crimea, per approvvigionare le truppe li impegnate di viveri, armi e rinforzi. La fregata contava 292 uomini d'equipaggio oltre allo stato maggiore composto dai tenenti di vascello J.J. Bernard e J.L. Denans, , dai guardiamarina F.E. Lapraire e E.A. Lahalle, dall'aspirante audiliario di i classe E.J. Michel, il sotto commissario E.H. Le Noble, gli ufficiali medici J.M.T. Le Bos e E. Berthon e il cappellano militare J. Carrieres e imbarcava 393 militari di fanteria e artiglieria comandati dal tenente A.A. Maisonneuve e dal tenente P.A. Bolzinger.
La rotta più diretta da Tolone al Mare Egeo passa per il Sud della Sardegna ma il forte vento da Ovest e poi da Ovest-Sud-Ovest fece decidere il capitano Jugan per attraversare le Bocche di Bonifacio e proseguire quindi verso sud al riparo della costa della Sardegna.Il 15 Febbraio, alle ore 11, la fregata doppiava Capo Testa e quindi proseguiva per imboccare il canale tra gli scogli dei Lavezzi e l'Arcipelago della Maddalena. La furia senza precedenti dell'uragano sollevava dal mare tale e tanta schiuma che perfino a terra era difficile riuscire a distinguere il paesaggio. Le Bocche di Bonifacio erano né più né meno che un torrente in piena che scorreva inarrestabile da Ovest a Est. Il vento scoperchiò i tetti delle case e sradico alberi secolari.
Il guardiano del faro di Capo Testa raccontò che la Sémillante ingovernabile sembrava destinata a naufragare sulla spiaggia di Reina Maggiore quando, issando la vela di trinchetta, la fregata riusciva ad evitare gli scogli e proseguiva verso Nord Ovest.Un'ora dopo, verso mezzogiorno de 15 Febbraio, la Sémillante naufragava contro la Punta de l'Acciarino, a Sud Ovest di Lavezzi.Né dal faro di Razzoli né dalla Maddalena si vide passare la fregata, ma solo dopo 24 ore, quando il vento si fu calmato, i primi soccorsi raggiunsero il luogo del naufragio.Il primo cadavere fu rinvenuto solo il 18 di Febbraio, incastrato tra le rocce a più di un miglio dal luogo del naufragio.Su 695 vittime il mare rese 592 corpi, tra cui quello del comandante Jugan. "
6 commenti:
la storia è molto triste. ma questi posti. capo testa. lavezzi. bonifacio. maddalena. sigh. mi viene un brivido di malinconia. anche pensando che sono qui in ufficio a combattere il caldo e l'aria condizionata..
Spezzo una lancia per quelle erbacce che custodicono il riposo dei naufraghi della Sèmillante. Erbe che resistono tutto l'anno al maestrale, che li spruzza con acqua salsa, al bruciare del sole ed anche ormai al calpestio di migliaia di turisti. Erbacce che durante tutto l'anno sono solo un groviglio di foglie contorte, rinsecchite...che coprono il terreno con il nero dei loro semi che sembrano carbone. Erbe che tutta via in agosto fanno rivivere il candore delle anime dei naufraghi, forse anch'esse sbiancate dal mare, e trasformano i cimiteri di lavezzi in candide distese di fragili gigli di mare.
era il 1963 quando approdai la prima volta a lavezzi.era una magia...stupendo...deserto...c'era solo il guardiano del faro che viveva solo con un gatto e un asinello.i due cimiteri delle vittime del naufragio invitavano al raccoglimento anche se nella chiesetta del cimitero degli ufficiali sostava stabilmente l'asinello per ripararsi dal sole implacabile.....sembrava quasi far parte del paeseggio. la chiesetta era perfettamente arredata,completa di tutti gli strumentu per il culto...messale,,,candelieri...abbigliamento sacro e sopra l'altare una targa in bronzo raccontava del naufragio. nel 65 mi sono trasferito stabilmente dalla liguria in sardegna e ogni anno più volte all'anno venivo qui a lavezzi. ebbene,la prima cosa che sparì dalla chiesetta fu la targa in bronzo e poi via via,ogni volta che tornavo mancava qualcosa finchè la chiesetta fu completamente depredata..... l'ultima volta che passai (ormai sono passati vent'anni) nella chiesetta era rimasto il solo lampadario perchè appeso in alto era irraggiungibile .....io sono da sempre un diportista e forse in fondo all'animo mi vergogno di appartenere alla categoria che ha perpetrato queste profanazioni,,,,ma mi consola pensare che alla fine non siamo
tutti così. giancarlo buraggi
Vivo a La Maddalena, dalla nascita,ho 50 anni quindi non ho avuto la fortuna di Giancarlo di vedere la chiesetta completa di tutti gli oggetti che servono per il culto religioso, a Lavezzi ci vado spesso, sono anche io un diportista, quindi ci vado sia per visita di piacere nei periodi estivi che per pescare nei periodi invernali,quando scendo "in terra" non manco mai di farmi la passeggiata che da un cimitero porta all'altro,e sono sempre stato affascinato dalla tragica fine che hanno fatto l'equipaggio della Semillante il 15 febbraio 1855 a causa del naufragio nelle secche poco distanti alla punta dell'acciarino,ho cercato di documentarmi con i mezzi messi a disposizione ora da Internet ma prima da libri o anche da racconti che si sono tramandati da padre in figlio nell'ambienti della marineria locale,ed in molti testi, mettendoli a confronto, tante notizie sono discordanti fra loro, a cominciare dal numero delle vittime (per alcuni testi 770 per altri 658) a terminare con la lunghezza della nave, che per alcuni era un veliero di 54 metri con 2200 tsl e circa 14 di larghezza (wikipedia riporta le misure invertite della lunghezza con la larghezza)una cosa è certa ed uguale per tutti, e cioè la data della tragedia, e che quel giorno la tempesta era di straordinaria potenza,piuttosto un uragano.Vivendo quà ho assistito del corso della mia vita a varie tempeste,alcune veramente notevoli ma mai come quella di oltre 150 anni fà.
Alcuni dimenticano di dire che circa la metà dei militari,era scampato al pericolo del naufragio un anno prima nello stesso tratto di mare,e che ritornati in patria sono stati imbarcati sulla semillante (che portassero sfiga? ...o che al destino non si sfugge? )comunque resta un isola con un certo fascino,e avvolta da un certo mistero,perchè cosa accadde veramente quel giorno ...i pochi testimoni purtroppo non sono stati capaci di dirlo con assoluta certezza. Ciao a tutti Antonello.A.
ho dimenticato di dire che la foto del mio profilo, è un tratto di mare dell'isola di lavezzi,fotografata in inverno,
praticamente la caletta a nord dell'isola,vicino al passo della chiesa (22 /2/2005)
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