Non sono una tifosa. O meglio, non nel senso letterale del termine. Subisco mio malgrado dozzine di partite, partitelle, amichevoli, campionati, tornei, partite ammogliati/scapoli (già, ma i separati, conviventi, plurimaritati, dove giocheranno mai?) e cose del genere. Non ho dimestichezza con 4.4.2, fuorigioco, punizioni e calci d’angolo. Quest’ultimo, no, invece, sì che lo so, è quando tirano da quella bella bandierina di un bel giallo acceso. Devo aver già avuto modo di spiegare che allo stadio o alla tv, guardo il folklore, i tatuaggi, gli striscioni, le smorfie, le proteste, e, lasciatemelo dire,il sedere dei calciatori. Faccio parte di quel plotone di femmine che ieri sera ha urlato, sbraitato, con grazia, per carità, detto qualche parolaccia, abbracciato saltando mio marito dopo il gol di Del Piero. E’ stata una bella partita, una bella serata. Amici, bambini, in una deliziosa confusione familiare, sembrava uno squarcio di vita anni 60, quando ci si ritrovava a casa di qualcuno a vedere la televisione. Il Caressa Incipit, mantra e poesia, recitava che, essere italiani, ieri sera contava di più. Che peccato però. Che non insegnino più a scuola l’Educazione Civica, il senso del Paese, l’appartenenza. Ricordo che la mia maestra delle elementari spolverava ogni lunedì mattina la foto di Giovanni Leone appesa lì, accanto a quella di Paolo VI. E che ci aveva insegnato l’Inno di Mameli scrivendolo alla lavagna. E i segnali stradali, e a non buttare la carta per strada. Già, ma allora alla maestra (una soltanto) si dava del lei, avevamo il grembiule nero e il fiocco rosa, lo scudetto con la classe a numeri romani sul braccio, i calzettoni e la cartella. Ora, io non so bene quanto anni abbia Marcello Lippi. Qualcuno più di me, mi sa. Lui, l’Educazione Civica l’ha studiata di sicuro. E’ sempre stato campione di diplomazia, autocontrollo ed educazione, riuscendo persino ad essere spesso molto antipatico. Ma quel vaffan in mondovisione, dopo la traversa o il palo di non so chi, ce l’ha, in qualche modo restituito. Umano. Rimandato in Educazione Civica ma promossissimo, a pieni voti, nel cuore di ogni italiano che stamattina si sveglierà con la voce rauca dal tanto urlare. L’Italia, chiamò.
Nessun commento:
Posta un commento