27 agosto, 2006

L'onda.


Forte e prepotente, di schiuma e di sale, di mare mosso e di maestrale, facciamo 30 nodi. L’onda che ti squassa, che si schianta con forza sugli scogli di Capo Testa, che ti sembra un documentario di National Geographic e invece ce l’hai proprio lì, davanti agli occhi, bella e dispettosa, che non dà il tempo allo scoglio di asciugare. A un’onda così, maestosa eppure così semplice, elegante eppure così selvaggia, nulla si può chiedere. O forse sì. Che lavi. Via da me quella paura assurda che ho qualche volta e che porti via le ansie, le notti che dormi male o non dormi affatto, che guardi fuori e aspetti che il tempo passi, che la luce arrivi, il sole anche. Che sciolga, nella sua schiuma bianchissima tutte le lacrime e i magoni, tutti i nodi in gola, tutti i buchi nello stomaco e più giù, in fondo all’anima, vicino al cuore. Porta via con te, onda che spazzi gli scogli, le volte che mi nasconderei per non farmi trovare da nessuno, le volte che mi sembra di non parlare la mia lingua, le volte che resto un pò incredula, stupita dalla gente, dal mondo, anche da me, qualche volta. Porta con te i giorni sprecati, le parole grosse, le offese fatte senza volerlo, i consigli che non ho dato, le mani che non ho stretto, gli abbracci che non ho ascoltato, le preghiere che ho scordato. Lava via tutto e fammi bella, intatta e trasparente, come sei tu. E lascia un po’ di te su questo sasso liscio, perché possa ricordarmi che sei passata e che tornerai. Tornerò a guardarti ogni volta, con questo mare e questo vento. Ti riconoscerò, sarai la più bella e la più bianca, quella che fa fare un ooohhhh di meraviglia, la più villana, anche, quella che non dà il tempo allo scoglio di asciugare.

La protesta.

Sospettoso, lo è di natura. Un pò selvatico, ma dolcissimo, intelligente, fashion addicted e assolutamente zen. Sue le ciotole a forma di Ying e Yang, una per il latte, l'altra per il patè. Và in giro per il villaggio con un collarino turchese, fatto a mano dalla scrivente, per ben distinguersi dai gatti indigeni. In queste vacanze si è divertito un sacco. Superata la piccola crisi di identità di metà giugno, quando abbiamo ahimè scoperto che quella che credevamo una deliziosa, candida gattina, era in realtà un candido maschietto, direi che il suo soggiorno in Costa si possa definire soddisfacente. Ha rincorso cinghiali nel cuore della notte, coraggioso e buffissimo, la coda grossa, messo di traverso per fare più paura. Un cartone animato. Ha catturato lucertole, gechi e libellule, giocato con farfalle e falene, rospetti e piccoli lombrichi. Ha divorato patè di salmone per gatti, ma di una certa marca, si intenda bene, e snobbato con altezzosa noncuranza i croccantini del discount. Ha ripulito per bene vaschette di gelato e barattolini di yogurt alla ciliegia. Si può definire un Gatto Felice. Ma stamattina, visti i figlioli grandi che armeggiavano per riporre le vele dei surf per l'inverno, ha sentito aria di dismissione e ha pensato Qui Marca Male. E ha messo in atto la sua personalissima, felina protesta. Non me ne voglio andare dall'Isola, non ancora almeno. Barricandosi nella dispensa, acquattato nello scatolone del latte, acccanto ai succhi di frutta, con quella sua aria spaurita e minacciosa, Philadelphia, il nostro Phil, ci ha comunicato a modo suo che è stata una bella vacanza e che, per il momento, non aveva intenzione alcuna di interromperla. Diavolo d'un gatto.Ma per piacere, non chiamatelo Sottiletta.

E scusate se è poco.


Frescolino, niente spiaggia ieri, solo il ciondolare di qua e di là, la casa strapiena di ragazzi vocianti e casinari, gatti avulsi, amici cari, gente che passava di qui solo per salutare, ci imbarchiamo stasera, la cena pronta, che è tutto il pomeriggio che spignatto e che sono contenta del risultato. Ho apparecchiato con cura, i piatti di Ikea e i bicchieri di design. C’è un aria tranquilla di fine vacanza, il vento è calato, si vedono già laggiù le lucine di Maddalena. Un arrosto alla salsa di soia, che ho dovuto comprare un tegame consono allo sbrano che vige in questa casa, invitati amici, figli, amici dei figli. Ma prima, questo riso, menta, piselli, feta, pollo allo zafferano e lime. Una robina semplice ma di grandissimo effetto, soprattutto per quell’impertinente grappolino di ribes che ci ho posato sopra con grazia sottile. Certo, ho faticato a recuperare il lime. Le Maghe della Pignatta lo ben sanno che è un orrore mai visto sostituire il lime con il più semplice limone. Confesso in ginocchio che per un attimo ci ho pensato. Con quella sequoia di limone che mi ritrovo non mi sembrava il caso, ecco. Così, timidamente, dal fruttivendolo di fronte al porto, ribattezzato, chissà perché, Bulgari, ho fatto la mia bella figura annunciando impettita Mi Servono 2 Lime e sono tornata a casa, trionfante con il mio pacchettino, 2 simil limoncini verdini e rotondi. Che ho spremuto di nascosto, per non farmi vedere dal Mio Limone. Che si sa, ha un caratteraccio.

26 agosto, 2006

L'energia.


Quella che viene dopo un momento, come dire, impegnativo? Quella che ti fa alzare con la voglia, che ne so, di lavare i vetri o di farti una maglia, o cambiare occhiali, magari, o di andare in giro, senza meta, solo per dire si va. E cosa importa se ci sono dei nuvoloni grossi così, e che stanotte ha piovuto così tanto ma così tanto e il maestrale così forte che ti sei detta, ok, adesso il vento porterà via la casa. E pensare che, pur essendoci tutt’intorno una specie di aria di dismissione, molti sono già partiti, finalmente e la sera, un golfino male non ci sta, arriverà l’autunno e non mi spiace, in fondo ho voglia di maglioni, stivali e sciarpe e della mia vita di sempre. Con le persone che ho qui, i miei figli, ovvio, e Lui, l'uomo della vita, nonostante le litigate scellerate, quelle Marca Leone, quelle da far tremare i vetri, gli stessi che volevi lavare ennedierre, che ti fanno venir voglia in un secondo di mandare tutto all’aria come un castello di carte, ma è solo un attimo, e allora ti fai una passeggiata al buio fra ulivi, cinghiali e fichi d’india, che sei uscita sbattendo la porta e che molte volte lui comprende quel tuo altezzoso stato di insopportabilità e allora tu, per questa volta fai lo stesso con lui, perchè sai che è lui e lui soltanto, e non glielo dici da un po’. Ma sai che sa.

23 agosto, 2006

Lo stazzo.

Andava scritto con la C. Ma con questa storia della verifica parole, forse, i signori di Blogger mi avrebbero un pò tirato le orecchie. Dicesi stazzo la tipica costruzione rurale, bassa e allungata, delle zone del gallurese. Dicesi quell'altra cosa, invece, un momento di totale confusione, meglio se familiare, molto nervosismo, un incidente in fondo di poco conto, ma che ha causato alla famiglia tutta una bella nottata di spavento e/o insonnia. Tutto è bene quel che finisce bene, non si dice così? Ma ne avrei fatto a meno. Rimedi che mi vengano in mente, così, al momento, quasi nessuno, siano essi omeopatici o Fiori di Bach. E se provassi il Biancospino? L'aspetto più sconvolgente dell'ansia non è tanto quel suo bloccarti ogni genere di entusiasmo e voglia di cose, ma quel suo renderti insopportabile, e non soltanto agli astanti, si badi bene, ma anche a sè medesimi. Concetto forse da rivedere nella sintassi, ma piuttosto chiaro nel contenuto, direi. Che fare? Ah, saperlo. Forse basterebbe, che so, un giretto in barca a vela e una spiaggia deserta che in questi giorni vale tutto l'oro del mondo. Ma l'ansia è una losca faccenda, non si manda via così, in quattro e quattr'otto. Meglio archiviare le ultime 48 ore nello scaffale dei Giorni Persi, augurandosi che non lascino troppo il segno, tirare un bel respiro, di quelli che ti salgono da chissà dove e dirsi che sì, è passato, non facciamola tanto lunga, abbiamo del sonno arretrato, dormiamoci sù che è meglio. E infatti, mi sa che, nonostante sia l'ora nota planetariamente come l'Ora della Galline, e che andare a letto alle 10, in Costa, è poco meno che un sacrilegio, mi sa che andrò a dormire. Rossella O'Hara direbbe Domani è Un Altro Giorno. Ma io, che sono più educata e non ho Clark Gable alle costole, dico solo buonanotte a tutti e me ne vado. E senza Biancospino. Qualcuno ha una Valeriana?

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...