14 settembre, 2006

La nomination.


Potrei dire che non me ne importa nulla. Potrei avere un'aria di sufficienza e scuotere la testa e dire che no, non sono interessata, non mi riguarda, insomma. E invece, mi riguarda eccome, accidenti e mi piacerebbe tanto e sarei contenta e bla e bla e bla. Certo, non si vince niente, nè chi vota nè chi vince, e certo non vincerei di sicuro ma una nominescioncina sarebbe un regalo pari a un solitario, per me. Perciò, ai mille che mi leggono e anche quelli che mi criticano, perchè no, chiedo, votate. E vado a ben meglio esplicare. Sì insomma, si votano i blog. Su Macchianera, se avete dieci minuti di tempo, spendeteli per bene a votare e votate tutte le sezioni (erotica compresa, gulp!) mi raccomando, altrimenti la scheda non è valida. Certo, non voterete me, ma almeno mi nominerete. Non si deve far altro che segnalare il mio indirizzo sul modulo da scaricare, compilare e inviare. Non è difficile.Nominatemi, cortesemente. So che fa tanto Isola dei Famosi, ma per una volta, fatemi sentire come AlBano. In cambio, potrei cantarvi Felicità. E senza Romina, che è già un regalo, di per sè.

Indoor Tulips.

Nel dubbio, portiamoci avanti. Tulipani veraci olandesi viola, cocca, mica bruscolini. Arrivati qualche giorno fa, un regalo dalla mia Amica che non si è fatta mancare un romanticissimo giretto ad Amsterdam. Certo, bisogna un pò aspettare. Sistemarli con grazia nella terra acclusa alla confezione, conservarli per dodici settimane, cioè a dire 3 mesi secchi, accidenti, al buio e al fresco, e poi, dopo altre 4 settimane inizieranno a germogliare. Ho fatto tutto per bene e nonstante il mio pollice non proprio verdissimo, confido nella Provvidenza. Fra qualche tempo, avrò un vaso rigogliosissimo di tulipani vellutati. E con la pioggia di oggi, direi che è una promessa.

13 settembre, 2006

Uno spargizucchero per Afef.

Fa parte di quella categoria di oggetti, deliziosi e totalmente inutili, con cui sono usa riempire il carrello e/o la scomodissima borsa gialla, ogniqualvolta mi reco all’Ikea, sia essa ubicata a Genova, Milano o Torino. Pur gravitando senza abitarvi nella città più brutta d’Europa, mi trovo ad essere nel bel mezzo del triangolo industriale, equidistante dal mare, da Montenapoleone e dal Museo Egizio. Il che ha i suoi bei vantaggi. Lo spargizucchero è uno strano oggettino. Non averlo nel cassetto della propria cucina ti fa sentire troppo tagliata fuori. Si individuerà il luogo dove reperirlo anche soltanto a sentire il rumore di ferraglia che il suo impiego produce. Già, perché ogni umano che si avvicini al bancone dove Esso fa bella mostra di sé, si ritiene autorizzato, pur non acquistandolo, a provarne di nascosto l’effetto che fa. Sarà quel suo clang clang che manda in visibilio, ma vien da dire Mai Più Senza. Per imbiancare il prossimo pandoro, per ornare la torta Paradiso che senza zucchero a velo, signora mia, ma mi vuole dire che torta Paradiso è?, per dare agli umili dolcetti di corn flakes un tocco di eleganza, lo spargizucchero si deve comprare, e non se ne parli più. Gira però una voce insistente. Si dice che Afef, nel silenzio della sua cucina e di nascosto dai domestici, stia preparando una tonnellata di dolcetti per risollevare l’umor nero del suo illustre Sposo che oggi ha avuto una giornataccia e che ha lavorato fino a tardi, povero diavolo di un Tronchetti. Ma, pare, utilizzando per lo zucchero a velo la obsoleta tecnica del colino appena scosso da un cucchiaio di legno. Quasi quasi gli mando uno spargizucchero nuovo di zecca. Ma prima, le telefono. Dal fisso, s’intende

12 settembre, 2006

Cos'è.


Che fa dormire agitati e sognare di vincere, cos'è che fa staccare dai baci e volar via i palloncini, e bruciare le pentole, e sparire le nuvole. Cos'è che non fa sentir soli, che fa scrivere i libri, e guardare i bambini, e fa chiudere gli occhi e sentirsi invincibili e solo un attimo dopo incapaci e un pò stupidi. Cos'è che fa guardare la luna, sorridere ai cani, cos'è che fa inciampare per strada e pestare le gomme, cos'è che fa l'erba bagnata, e scuotere i dadi e mischiare le carte, e comprare le fragole e giocar con le bambole. Cos'è che fa iniziare una storia, e che c'era una volta, e muovere i rami e ascoltare la musica. Cos'è che ci fa cambiar strada, che ci fa scegliere un disco, e sbagliare il casello, e trovare un centesimo, e staccare il telefono. Cos'è che ci fa dire sto male, cos'è che fa niente, che è passato già un secolo, e ti chiamo tra un attimo. Cos'è che non prendo sul serio, che ancora un momento, che ripasso domani, che non so se ci sono e che ci vuole del tempo. E le scale di corsa e una torta nel forno e il mio cuore, che bravo, ha saltato un ostacolo. Non so che cos'è. So che sto bene, ma certo, lo so, e che il risciacquo di ieri è già superato, e che il sole e l'autunno e le foglie che cadono. So che è un bel pomeriggio, che i miei figli di sopra, con il gatto che dorme e una tazza sul tavolo, e che tutto quest'oggi mi sembra perfetto, e le ultime rose e qualcosa da scrivere. Non importa che cosa. Allora, cos'è.

11 settembre, 2006

Risciacquata.


Non ce la si fa. Non ce la si può fare. Non così, almeno, non ancora. Forse è troppo presto, o troppo tardi, magari. La mente non risponde ancora o non risponde più. E’ come se le informazioni date e ricevute galleggiassero e vagassero senza meta all’interno della scatola cranica. La mia, nella fattispecie. Non sono collegata. Dimentico le cose, confondo, non capisco. E giuro che in condizioni normali sono un tantino meglio di così. Faccio fatica ad organizzarmi, a riprendere, persino a segnarmi le cose da non scordare, tutto mi sembra di una fatica ciclopica anche se di una banalità disarmante. Devo aver letto da qualche parte che si chiama Sindrome da Ripresa, e come succede sempre, una volta identificati i sintomi me li sono ritrovati tutti, stile ginocchio della lavandaia, per capirci. Arranco, balbetto anche, non mi vengono le parole, ostento una sicurezza che non ho, sono come appena sveglia, peccato che lo sono dalle 7 di stamattina e sono quasi le 23. E’ come se qualcuno avesse preso il mio cervello, lo avesse lavato per bene, come quando le magliette si macchiano di ciliegia, o di gelato, lo avesse candeggiato per toglierne ogni residuo di pensiero intelligente, di voglia di qualcosa, di entusiasmo e di qualsivoglia attività. Passerà? E chi può dirlo? Le cose da fare sono molte e qualcuna parecchio importante, per giunta. Devo solo abbandonare questa aria da Alice nel Paese delle Meraviglie, sforzarmi di stare attenta, concentrarmi. Devo solo ritrovare i miei pensieri, la mia strada, il sentiero del faro, che mi sa che è mancata la luce e mi son persa per davvero. Ma l’immagine della testa risciacquata rimane lì, perché è l’unica definizione calzante che mi viene, al momento. E per una mente risciacquata direi che è già più che sufficiente. Speriamo però che a nessuno venga in mente di premere il tasto Centrifuga. Sarebbero guai seri.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...