15 dicembre, 2006

Lo sfavillio.


Mi piacerebbe fare il pubblicitario. Avere tutta quella fantasia, quell'estro e quella genialità, che mi fa alzare la testa, qualsiasi cosa stia facendo, per vedere il bimbetto che prepara il panettone nel camino, tranquillizzando Babbo Natale sulla morbidezza del panettone medesimo, incoraggiandolo a buttarsi. Bellino. Non mieloso e patetico, semplice e d'effetto. Si fa guardare e ricordare. Ieri un giro milanese, un pò di cultura che male non fa mai, un pò di design, se ci vai con l'architetto del tuo cuore ( niente di torbido, per carità), la tua Amica e tuo marito, la giornata sa proprio di gita scolastica e che sia Natale o no, non fa proprio differenza. Ognuno dia a questi giorni sfavillanti il significato che vuole, uno per giorno, una specie di calendario dell'Avvento, ogni giorno una motivazione diversa, una frase da rileggere e tenere, da pensarci un pò sù. Il mio Natale di oggi ha due significati. Sono gli alberelli e le palline nere come l'inchiostro che ho attaccato questa mattina, che ho cercato tanto e che ho trovato, finalmente, ieri. Vacuità terrena, sciocchezze da vanesia quale sono. Il secondo, invece, è quello che più mi ha scaldato, che più mi ha fatto bene, che più mi ha dato speranza, e voglia di non ascoltare tutte le chiacchiere da mercato e le frasi di circostanza che si sentono, da qualche tempo in qua. Ho ricevuto gli auguri di una persona, Faccia Buon Natale, Signora, Ci Vedremo Nell'anno Nuovo. E' stato un regalo prezioso, un cucchiaio di miele, una coperta calda. Che c'è di strano, anche la cassiera al supermercato fa gli auguri, e mi stia bene, e Buon Natale a lei e famiglia. Questo è diverso. Questo augurio era da parte di un ragazzo musulmano. E mi ha fatto venire i lucciconi e sentire onorata e orgogliosa, e rasserenata, in un certo senso, felice, del suo Natale e del mio. Diversi, certo, ma luccicanti uguale.

13 dicembre, 2006

Al mio segnale...


...scatenate l'inferno. E via, con la danza dei regali e del traffico e del parcheggio che non esiste e della voglia che in fondo, tutto passi prima ancora di cominciare, se non fosse per i bambini, già, i bambini, anche quelli più cresciuti, che ai piccoli c'è già qualcuno non autorizzato che dice che Babbo Natale non esiste. Scatenate l'orda incontrollata di renne e zampognari, e suonatori di strada e mendicanti e furti e signorine in tailleur a far pacchetti d'artista e vetrine precise, con la neve e i fiocchi e nessun simbolo, per carità. Scatenate i vostri ricordi più segreti. Quando i doni li portava un Gesù Bambino biondo e scalzo, con la vestina candida e i ricciolini. Quando l'albero di Natale dell'8 dicembre era vero e profumava di pigne e di umido, e aveva la punta rossa e le palline di vetro, che si si disintegravano se cadevano. Quando la Vigilia si andava a messa a mezzanotte, il freddo polare e tu, bimbetta, stranita di vedere la piazza e la chiesa e tutta la gente ad un'ora così insolita, per te. Quando si invitavano gli zii da Genova, i cugini e tutti a tavola a fare festa, l'arrosto e l'insalata russa, e quel panettone conservato come una reliquia fino a quel giorno. Ora è tutto consumato più di fretta. Volendo, però, si può continuare a rispettare le tradizioni. Con qualche piccola differenza, ahimè. Il calendario dell'Avvento si compra da Muji, e dentro ci si mettono le frasi delle canzoni che ci piacciono di più. E il panettone, beh, si fa fatica a non comprarlo, dato che si avvista nei negozi già dalla fine di ottobre. Sforziamoci di fare le cose più semplici che si può, di non spendere cifre ingenti in assurdità, di guardare e non toccare, per non essere anche noi catturati dall'ingorgo, dall'inferno che si scatena ogni anno, nostro malgrado. Riproporre un Natale come i nostri, quelli che vivevamo da piccoli, potrebbe essere una soluzione. Farò così. Tutto il più semplice possibile, normale, sentito, se si può. E se proprio vorrò scatenare l'inferno, stasera, Il Gladiatore è alla Tv. Non male come programmazione, la sera di Santa Lucia. Ma io, chevvelodicoaffare, stasera, sarò al corso di cucina. E l'inferno, cara la mia signora, lo scatenerò laggiù.

11 dicembre, 2006

La luna è un sofficino.



Che strana forma, la luna, ieri sera. Ci ha seguito in autostrada, fino a casa, in una sera spazzata da un vento discreto, le stelle d'inverno, i paesini illuminati come manciate di porporina sul velluto nero. Che bella la luna, ieri sera. Un sofficino gigante, sembrava stesse per cadere, a pancia in giù, e ti veniva voglia di raccoglierla, fare una conca con le mani come quando si beve nei ruscelli, per non farla cascare. Amo la luna, lo sanno tutti, oramai. Mi incanto spesso, la fisso, la studio, ci parlo, qualche volta. E' bella ed elegante, furba e maliziosa. Guarda, luna, i miei giorni di adesso che vorrei fermare. Ascolta, luna, i miei segreti e le mie preghiere, le filastrocche a memoria e le canzoni sbagliate. Raccontami, luna, le cose che sai, i misteri del mondo e le cose che vedi. Farò lo stesso io. Guarderò la tua forma cambiare, mi mancherai quando non ci sarai e ti accoglierò felice, quando ti vedrò spuntare, di nuovo, una lunetta d'oro che si vede appena. Ascolterò, le parole che sai dire anche stando ferma lì, non so se hai dei segreti ma certamente ne custodisci molti e allora tienili e non dirli a nessuno, nemmeno a me. Ti terrò vicina nei viaggi come ieri sera, servirà a illuminare la strada troppo buia, a sentirsi più al sicuro, più sereni e meno soli. Che bella luna, ieri sera. Una luna perfetta e a metà, di una forma strana e di un colore dorato e magnifico, una luna così carina e buona che nemmeno si offende se le dico che somiglia a un sofficino.

10 dicembre, 2006

La patente.


Ho promesso a me stessa che il prossimo Babbo Natale che vedo arrampicarsi ad una finestra, penzolare mestamente da un balcone o intento a fare free climbing in una vetrina, giuro, lo libero. Presidentessa ad honorem del CLBN, Comitato Liberazione Babbi Natale. Li trovo tristi, scontati, e decisamente, troppi. Visti dovunque, in questo primo assaggio di vacanze natalizie, il ponte dell'Immacolata, quando si comincia un breve giro di ricognizione in centro, per vedere le lucine, le vetrine tirate a lucido e per immergersi un pochino in un'atmosfera natalizia, come da tradizione. Almeno, si tenta. Personalmente, quest'anno regali in controtendenza, tutti home made, o quasi. Ovvio che non posso svelare l'arcano, molti destinatari dei suddetti pensieri leggono qui, e allora addio sorpresa. Eletta per un giorno Gran Visir delle Feste Natalizie, oltre a slegare tutti i Babbi rampicanti, sottoporrei i cittadini ad un piccolo Esame di Addobbo. Chi non ha i requisiti, metta unicamente la scopettina scacciaguai alla porta, e fine. Ma a quel signore che in giardino ha messo due renne luminose, tre angioletti con la tromba, l'albero intermittente, la slitta, due campane e sei comete, consiglierei in bel modo di ripassare il manuale. Poco, elegante, discreto. Magari un pò zen. E se poi devo anche spiegargli cosa significa zen, siamo propio malmessi, signora mia.

07 dicembre, 2006

Cooooosa?????


Son strani giorni. Si incontra un sacco di gente a zonzo per la città, quelli che non vedi mai o quasi. Ci si sente in dovere di chiedere come stai, come va, tutto bene, a casa, i ragazzi, insomma, quel rosario di domande che non aspettano necessariamente una risposta, ma che van fatte, si sa. Chi mi conosce almeno un pochino sa che non son usa a questo tipo di finte domande, men che meno alla finte risposte. E questo, non me lo si perdona. Oggi mi è quasi preso un colpo. Non mi hanno fatto la solita solfa di domande avulse, ma una sola, più subdola, un tantino sadica, a parer mio. "Sopravvivete?" Che cosa? Sopravvivere a che? Le mie non rudimentali nozioni di lessico mi fan ben intendere che si sopravviva alle carestie, alle guerre, alle inondazioni, alle epidemie di colera, di spagnola e di peste bubbonica. Star zitta non so. E sfoderando il migliore dei miei sorrisi, quello che mette così bene in evidenza i miei denti un pò storti ma così carini (!), mi sono guadagnata da questo personaggio un abbonamento alla dannazione eterna, una maledizione così su due piedi, un panettone farcito di invidia cosmica, spiegando in tutta scioltezza che non sopravvivo affatto ma vivo, splendidamente e felicemente, e sorrido e canto e ballo se mi va, e parlo con gli sconosciuti alla Posta, e mi complimento per il foulard a pois dell'impiegata, che non prendo l'ombrello perchè mi piace la pioggerellina sottile che sembra un pò nebbia e un pò neve, perchè faccio una marea di cose che mi piacciono e che è il segreto della felicità, che sono stata contenta che oggi, tornando a casa, mio marito aveva finalmente sistemato il camino e me lo sono abbracciato da fargli male in ingresso, perchè mi fa felice sentire quel profumo di legno e di fuliggine che solo i camini danno alle case, e che oggi aspetterò mia figlia e mi farò aiutare a fare l'albero e a mettere in giro per la casa una quantità assurda di renne e candele, che ho visto da lontano la mia casa con le tendine di stelle illuminate e mi sono intenerita a pensare a chi c'è dentro. Ci sono giorni in cui non gira, in cui vorrei essere mille miglia lontano, e giorni, come questo, che farei capriole e giravolte, con le persone che mi amano e che amo, che tutto mi sembra bello e semplice e ne farò scorta per quando mi servirà. Io vivo, bellezza, io cammino con le cose che ho, le tengo vicine, mi lamento poco, invento molto, amo da morire, piango tanto e non rinuncio mai. E' il mio segreto. La mia strada nel bosco. Il mio faro nel mare. A sopravvivere, grazie altrettanto, proprio non ci sono portata.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...