11 aprile, 2007

Stagione di vento.

...mentre la Luna è prossima a le soglie cerule
e par che innanzi a sè distenda un velo
ove il nostro sogno giace
e par che la campagna già si senta
da lei sommersa nel notturno gelo
e da lei beva la sperata pace
senza vederla.

Gabriele D'Annunzio



Pillow in progress.

Non si fa molto, in realtà. Si progetta, e tanto. E ci si ispira, qualche volta. Soprattutto, si fan cose inutili, superflue, che a casa, forse, vien difficile portare a termine. Questo è un cuscinetto, per esempio. Di quelli totalmente inutili, superflui, come vuole la tradizione, di quelli che non servono a quasi niente, se non a ben augurarti un qualche cosa. Questo Bonne Chance, la dice lunghissima. Fatto in due pomeriggi di vento sulla spiaggia piena di kitesurf, pochissimi umani, perlopiù tedeschi. Un cuscino superfluo per un sogno che non lo è. Ci siamo fatti prendere un pò tutti, ognuno a modo suo, e non vediamo l'ora, in realtà, di vederlo da vicino, scoprire l'effetto che fa. Senza nessuno che ti dica, vedi, è così, te l'avevo detto, lo sapevo già. Nessun sogno è uguale a un altro. Averne pochi è una follia, averne molti un lusso vero. I sogni, signora mia, sono come i cuscini: superflui non lo sono mai. Proprio mai.

Fuori dal mondo.


Come si riesca a trovare affascinante una mattinata nebbiosetta e frescolina, è presto detto. Basta avere davanti un'immagine così, un pò verdissima e un pò celeste, il cielo un pò violetto e un pò turchese. Sono giorni un pò fuori dal mondo, senza quotidiani, nemmeno quelli on line, pochissime notizie, qualche lavoro di giardinaggio, molte passeggiate sulla spiaggia, l'acqua ghiacciata e un vento discreto. A giorni così, si può pure perdonare che il collegamento internet funzioni a singhiozzo, che domani finalmente metteranno l'ADSL, che ho fatto una quantità di fotografie che non riesco a scaricare perchè la periferica non ne vuole sapere. Rimedierò. Per il momento, mi accontento di questo niente perfetto, i progetti che ho in mente, le cose che farò. E' quasi tutto pronto per quest'estate. Ancora qualche giorno e poi, si torna a casa. Ora, lasciatemi qui. Per il delirio, c'è tempo.

07 aprile, 2007

Sally, la tartarughina.


L'abbiamo trovata ai piedi delle rocce. Era lì, immobile e tranquilla, grande come un mandarino. Probabilmente si era già accorta di noi, in fondo non poteva essere altrimenti. Un' orda non proprio silenziosa di sette persone che arriva all'alba in un villaggio semi deserto e semi addormentato non è proprio che passi inosservata, ecco. Ma siamo arrivati fin qui. Sally forse ci aspettava. Ha un musetto non proprio bellissimo, somiglia vagamente a Rosy Bindi, ma l'ho chiamata Sally come la canzone di Vasco. Perchè cammina per la sterpaglia senza avere fretta, ha il guscio ancora lucido e chiaro ed è così carina. La famiglia al super completo, come sempre a Natale e Pasqua. Lì, c'è il mare. Non ho fatto valigie. Ho cacciato alla rinfusa qualche maglia in una sacca, avevo voglia di improvvisazione, non so, e non è che le mie partenze abbiano molto da improvvisare in realtà. Anzi, sono costellate da bigliettini e promemoria, fare questo, non scordare quello e cose così. Starò qui, a guardare il mare, a ubriacarmi di questa famiglia chiassosa e invincibile, mi vestirò come capita e se, maglie a strati, jeans e occhiali Chanel. Leggerò se ne avrò voglia, a starò lì, a guardare in sù, la musica nelle orecchie e nessun pensiero a graffiarmi il cuore, nessuna ansia che mi squassi, niente di niente. Farò come Sally. Andrò lenta per la mia strada, fra i rovi e gli sterpi e quando avrò paura tirerò la testa dentro al guscio, finchè mi passa. "..forse era giusto così. Forse, ma forse, ma sì".


05 aprile, 2007

Oh quante belle figlie...


Ormai, è fatta. La Princi ha cominciato a prendere lezioni di pianoforte, giusto così, per non far mancare niente, nè a lei, nè a noi. L'impegno è superlativo, precisina com'è, ma chissà da chi avrà preso, si esercita per ore sui pezzi che porterà al saggio di fine aprile. Non esageriamo, ancora non siamo su Chopin o Mozart, considerando che ha iniziato davvero da poco. Siamo su...autore anonimo, diciamo. La Princi, infatti, ha sul suo bel piano nuovo di zecca, regalo anticipato della Prima Comunione (e sì, signora cara, in questa casa si fa così, ogni regalo deve avere la sua bella ricorrenza, se no mi vuol dire dove andiamo a finire?)lo spartito di Madama Dorè. Così, tutti ci ritroviamo a canticchiarla, preparando la caffettiera o le valigie, accidenti, che domani si parte, al gran completo. Son giorni calmi e sereni, che la calma pasquale si posi quieta anche sulle cose mie, e sul ciliegio del giardino che, se guardi bene, ha già tutti i fiori pronti a sbocciare. Che Cosa Ne Vuoi Fare, Madama Dorè. E vai a spiegare al liceale che non è La Voglio Strangolare. Ma, creatura, alla cinquecentesima replica, abbiamo tutti il diritto di storpiarla un pochino, no?

02 aprile, 2007

L'idea malsana 2. Il ritorno.

Ce n'era già stata una, di idea malsana. Ma qui, signora mia, proprio non ci si fa mancare niente. La Princi riceverà la Prima Comunione a fine maggio? Ma via. c'è tutto il tempo per ricamarle una sessantina di scatoline porta...porta...già, porta che cosa?ad uso bomboniera, a perenne ricordo di questa festosa giornata. Lo so che è delirante. Ma mi piace. E poi, lo faccio per me, insomma, mi serve. A non ascoltare più quel diabolico gomitolo che per tutto il fine settimana ha rotolato su e giù, dalla gola allo stomaco, quel batticuore insolente e irragionevole, quell'ansia strisciante e beffarda, quelle lacrime cretine che mi sono scese ieri a pranzo per una banalissima discussione col mio sposo, e tutti a guardare nel piatto, ma come, la mamma piange per una scemenza del genere? e quando la mamma piange sono tutti increduli e straniti, come se io non potessi, e no, la mamma non piange mai, non ce l'ha lei il sacchettino delle lacrime. E invece ce l'ho, ce l'ho eccome, e quanto vorrei usarlo solo quando non mi vedete, quando vostro padre non c'è, che anche lui ieri mi guardava colpevole, come a dirmi, ma che succede, per così poco, ma da quando? Scema che sono, ogni tanto. Così, mi sono rimbambita a ritagliare rettangolini 35 quadretti per 65, e sforzarmi di tagliare dritto, se no poi, chi la sente Caterina che mi fa le scatoline di cartone. Ne ho tagliate 52, e dopo circa un'ora e mezza mi sono fermata ad ascoltare. Il gomitolo non c'era quasi più. Qualche volta, c'è da dirlo, le idee malsane aiutano.

31 marzo, 2007

L'idea malsana 2.


La tosatura.

Càpita di rado. Anzi, non mi era proprio mai capitato di imbattermi in uno sterminato gregge di pecore. E, men che meno, che i pastori fossero impegnati nella tosatura. Me lo avevo detto il pastore, ieri sera, quando mi sono fermata col mio figliolo mediano a guardare curiosa questa gigantesca distesa di occhi e di zampe, di beeeee e di corna. Insolito, appunto. Se Vuole Passare, dice il pastore, Domattina le Tosiamo. Così, con la picci, la mia Informatica Vicina e i suoi bambini, ci siamo recate. Infangate fino agli occhi, armate di macchina fotografica per paparazzare meglio di Corona questo mondanissimo evento, nelle colline intorno a casa mia, dove non succede mai nulla o quasi. I bambini, curiosi e stupiti. La Princi in lacrime, e io a spiegarle che non facevano del male, che loro, le pecore, erano pure contente di farsi togliere tutta quella lana. Ma il suo cuore di burro non sentiva ragioni, ha accarezzato gli agnellini, Non Li Mangeranno, vero Mamma? Certo che no, PrinciDiZucchero, queste pecore fanno solo la lana. Si può mentire a una dolcezza così innocente?



Ma anche il pastore l'ha rassicurata. Gli agnellini staranno accanto alle loro mamme, perciò li avevano contrassegnati con un simbolo uguale, in modo che nessun agnellino si smarrisse, o perdesse la sua mamma. Così, andava meglio. Ecco quello che succede in una mattina di fine marzo in un paesino nel Monferrato. La mia bambina, che usa con scioltezza le email, che fa le ricerche su Wikipedia e conosce le operazioni di base di Word, non aveva mai assistitito alla tosatura di una pecora. Certo, non è fondamentale, ma forse quando sarà grande se ne ricorderà.




E dal vostro inviato in Monferrato, per oggi, è tutto.

Indoleeza.


Cheggiornata. Che splendida giornata di nulla. Sarà stato il clima, freddo a onor del vero, sarà che domani è il primo aprile e lo scherzo me lo volevo fare da sola, sarà che il mio sposo è ancora per mare e io coi figlioli a casa mi permetto uno scialo, un disordine accennato, senza regole ed orari, si ha fame, si mangia, si ha sonno, si dorme, la cucina sempre aperta per un thè, una spremuta o una cioccolata. In beatitudine assoluta, il liceale riederà allo scoccare della mezzanotte, giacchè il suo pullman si trasformerà in una zucca, col suo bagaglio di souvenir berlinesi, che per me significa un paio di lavatrici, ma che fa. L'indolenza di quest'oggi mi ha preparato per domani e la domenica lavanderina non mi spaventa affatto. Ho preparato dei toast per pranzo, ognuno poteva chiederli come voleva, e magari prepararseli da sè. Ho letto, guardato fuori, ricamato, letto e dormicchiato, letto e progettato le bomboniere per la Princineve, con la quale ho avuto il mio culmine di mondanità nell'eccezionale evento di questa mattina, di cui parlo qui. Un sabato indolente e meraviglioso, i pensieri tristi e ansiogeni allontanati per un pò, i dolori, signora mia, sono come sassolini, pensi di esserteli tolti scrollando per bene la scarpa e invece no, eccoli lì, di nuovo, a disturbarti improvvisamente, a farsi sentire quando meno te li aspetti. Ma poichè non sono l'Esercito della Salvezza, i sassolini questa volta farò finta di non sentirli. E di chiamarmi Indoleeza Rice, per un sabato pomeriggio, di pioggerellina e di niente fare, per una volta, mi spetta di diritto. Sacrosanto.

29 marzo, 2007

A mille ce n'è.


Avevo un mangiadischi rosso. Una cosa che, una volta che uno dei miei figli ne ha adocchiato uno da un rigattiere, mi ha chiesto se fosse per fare hamburger giganti. Beata innocenza. Ma loro, del mangiadischi, ma che ne sanno. E dei 45 giri, ma che ne sanno. E delle Fiabe Sonore...no, di questo ne sanno, perchè li ho sfiniti fin dalla tenera età con una canzoncina tratta da una di queste fiabe, ripubblicate da non molto da Fratelli Fabbri Editore. Sfortunatamente non mi ricordavo il titolo, per cui non era possibile risalire alla fiaba se non telefonando direttamente alla segretaria dei Fratelli Grimm. Ma il Cielo mi è venuto in soccorso. Chiacchierando amabilmente in piscina giorni fa, mentre i fanciulli je davano di delfino e farfalla ( e signora mia, qualcuno dovrà pure sostituire la Pellegrini, no?) una mia recente amica mi ha candidamente comunicato il nome di tale favola, così, come se mi dicesse che ne so, sono le 6. Lei la possedeva, anzi, la possiede. In 45 giri, ma che importa. Con le moderne tecnologie si fa presto a dire fiaba. Si fa presto a ricordarsi di quei pomeriggi, delle persone che avevo con me, dei miei sandalini rossi, della babbucce di lana che mettevo per dormire, della colazione nella tazzona bianca, della cartella della scuola, terza elementare, del sussidiario e delle palline in fondo alle trecce. E stamattina, portando a scuola la Princineve, l'abbiamo ascoltata. E l'ho riavuta per me, dopo trentotto anni, signora, trentotto, mica pasta e ceci. Si fa presto a dire felicità. Grazie, Meggy, per quel titolo, La Casa Nella Foresta.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...