11 ottobre, 2007

Quiero volar.


Non è importante la meta. La stessa che dice la signorina chiusa dentro il navigatore, svoltare a sinistra, è la meta. Chi l'ha detto che ce n'è una, in verità. Si vola con poco, se solo si vuole, senza annusare niente, senza fare grandi sforzi. In giorni come questo, si volerebbe dovunque. Quando ci si vede una faccia che non ci piace neanche un pò, i capelli spenti e gli occhi pure, si è cucinato come ossessi per due ore, sono così contenti i figlioli quando cucino, si sentono più coccolati, più al sicuro, non lo so. Volerei. Sopra i tetti delle case a guardare giù, a sputare sulle finestre di quelli che assaggiano l'uva al supermercato, di quelli che fanno pisciare il cane per la strada, di quelli che non ti fanno passare sulle striscie, di quelli in bici contromano. Volerei. In momenti in cui non si sopporta nessuno, non si vuole nessuno, che già il look extra dark del mattino la diceva lunghissima, eppure Halloween è tra un bel pò, nessuno se non gli abitanti di questa confusionata casa, animali compresi. Così, volo qui. Volo lo stesso, c'è spazio abbastanza per non pensare a quella delusione sottile, a quella macchiolina stupida che certo non è importante ma c'è, come qundo ti macchi di olio al ristorante, non sai come e non sai dove, eppure c'eri stata attenta ed eccola lì, una macchiolina invisibile ma visibilissima, tondissima e perfetta sulla camicia immacolata. Volo qui dentro, a scegliere una tavola impeccabile per la cena di ieri sera, tovaglia a ricami e tovaglioli veri, mica i pacconi dell'Ikea, e con il loro bravo portatovagliolo tricot, a roselline, che ho comprato dalla mia Amica Silvia, una delle 6, quella dei fiori, accidenti, proprio lei, così un pò mi perdona. La Biondina Presto col Carrè era qui ieri sera, che bello vedere il Liceale Maturando che le versava l'acqua, ma come, LUI, che versa l'acqua? Volo, nei miei pensieri più belli, in un autunno che sembra non arrivare mai, volo e me ne frego, con licenza parlando, di tutto quello che c'è fuori. Volo fra i miei fogli, i miei scritti, i miei articoli, già, il meme delle 8 cose, Iaia, mica me ne sono dimenticata, sai? C'è anche del bello, in realtà, ma oggi non mi sembra tanto e allora sto qui, rintanata, un pò in letargo, a mettere ordine nell'armadio dell'ingresso e un pò dentro di me, a cantare a squarciagola: e ogni volta che non sono coerente e ogni volta che non è importante, ogni volta che qualcuno si preoccupa per meeeeeeeee. Così, quiero volar. Mi sa che ci riesco.

10 ottobre, 2007

Riedo.


Verso casa. Anzi, a casa, oramai. La brevissima parentesi romana ahimè conclusa, affascinata come sempre da questa città, che ti dici non è possibile, che sembra fatta di cartone, un set cinematografico, un pezzo di storia recente o lontanissima ad ogni passo che fai. Ma si abituano i romani a spalancare le finestre e a dire, beh, c'è il sole oggi e vedersi lì sotto le rovine romane, così, per caso? Chi lo sa. Roma è caos, è sampietrini che ti squassano i tacchi, è il mercato sotto casa, sono le moto, gli eserciti di turisti, le chiese silenziose. Riedo, al superlativo assoluto da ripassare con la PrinciProfumoDiCocco davanti alla scuola, riedo alle cose da fare segnate su un bigliettino, riedo, colma di reali e leccornie: la confettura di visciole per fare quella torta kosher che mi ha regalato la mia Amica, la stessa che ci ha accompagnato in visita al Ghetto di Roma, che volevo vedere da molto, e dove c'è un'aria di eterno e di malinconico e di fermo, anche, perchè tutto è rimasto com'era, e la gente si saluta sorridendo e le botteghe hanno le porte piccole e gli scaffali strapieni, e pochissime insegne, e c'è profumo di pane e di malinconia, un pochino. Sono rimasta folgorata. Mi piacciono le cose che parlano da sole, la storia di tutti, mi piacciono i romani che ti guardano negli occhi, mi piacciono le drogherie dove ti senti Anna Magnani, mi piacciono le case con le persiane aperte per metà, i portoni, le scale dei palazzi, le cassette della posta e quelle per le offerte agli orfani. E fantastico di storie impossibili, avrei voluto sedermi in una panchina e scrivere e scrivere. Riedo, con biscotti comprati al forno, avvolti in sacchetti bianchi senza scritte, riedo con le matite dell'albergo, con un regalo di mio marito, la cena ai Fori Imperiali, Ricucci che andava a giocare a tennis. Oggi giornatina niente male, giusto per non perdere il vizio. Incasinatissima. Confusionatissima. Impegnatissima. Superlativo assoluto. Assolutissimo.

06 ottobre, 2007

...nun fà la stupida.

Le previsioni parlavano di caldo africano. Trenta gradi o giù di lì. Ma domani, a Roma, dove mi recherò in mini viaggio, per lavoro e per diletto, sono previsti temporali e nubi sparse. Solo in Via Condotti splenderà un sole accecante. Perchè non approfittarne?

Il tesoretto.


Non c'è proprio niente di male. Ad avere voglia di nuovo, voglia di sentirsi a posto, in ordine, quasi perfette. Perciò, in questi giorni, m'è punta vaghezza di cominciare dalle mani. Non sono una fanatica dello smalto o almeno, non fisso appuntamenti settimanali per limare o accorciare o lucidare. D'altra parte, non è che conduca una vita tutta fotoromanzi e telenovelas, e mi viene difficile mantenere uno smalto immacolato per più di giorni due, quando va bene. Così, ho ripreso una tattica prettamente autunnale. Sulle mie povere mani, provatissime da un'estate tutta cazzate e lascate ( e che bisogna stare attenti con questi termini, un'estate piena di cazzate può avere più d'una interpretazione letterale), ho deciso di regalarmi una manicure piuccheperfetta e che piuccheperfetta resterà per settimane tre. Niente di fuori dal normale, nessun uovo fuori dal cesto, è vero, nasco barocca, ma su di me sono in genere molto rigorosa, nessun fronzolo, nessuna french manicure, nessuna decalcomania, niente o quasi. Mi aveva un pò stufata, ma in realtà è l'unico modo per avere mani da regina. Mani perfette, luciderrime, lunghezza giusta che non mi impedisca di scrivere, ricamare, dare carezze e arruffare riccioli, fare a maglia e lavare i piatti. Già, i piatti. L'ancella autrice dell'opera che porto alle mani mi ha assolutamente sconsigliato di usare detersivi senza guanti. Santissima donna. Non sa che, nel silenzio della mia umile cucina, spesso la lavastoviglie è ingombra, il tavolo pure e l'acquaio anch'esso. Così, mi tocca andare di Svelto. Lo farò con assoluta eleganza, indossando non già i volgarissimi guanti usa e getta, ma quelli di gomma, lilla e rosa, così cool al momento. La mia manicure piuccheperfetta lo resterà per molto. In effetti, và salvaguardata. Assicurata. Protetta. Dichiarata patrimonio dell'umanità. Come dire, un piccolo capitale sulla punta della dita. Massì, signora mia, la vita è così breve!

05 ottobre, 2007

Cercasi Silvia disperatamente.


Quasi certamente ho ben fatto la figura della maleducata, sciagurata, cafona, machimicredodiessere. Non ho ringraziato. E questo non si fa. Si riceve un bel mazzo di fiori, colorato, con gigli e rose color crema, si cerca il bigliettino nella carta crepitante, trasparente che ci mettono i fiorai e che io abolirei, dà un'aria così triste e imprigiona l'allegria che con sè porta un' esplosione di colori e di profumi di siffatta beltade. Si legge la frase e si memorizza la firma. SILVIA. Bene, ne conosco 6. A nulla serve l'accanimento mentale, il pensare e ripensare per non far brutte figure, grazie per i Fiori, Ma quale Fiori, Non Sono Mica Stata Io! E tutto ciò per 6 volte. Non la mia Amica fin dai tempi delle medie, non la moglie di Serpico, non l'Avvocata, non quella che aspetta Alice, non la moglie di Eugenio, non la Milanese. Nessuna Silvia mi ha mandato dei fiori. E allora? La questione si fa spinosa. I miei figli sostengono che il fioraio stordito abbia scritto il nome sbagliato e io ho un bel lambiccarmi le meningi, non la troverò mai. Unico indizio, è che il mazzo è stato inviato con l'Interflora, quindi da un'altra città. Il Fioraio Stordito, che in realtà è fioraia e non mi sembra affatto stordita, dice che nemmeno lei può risalire al mittente, in quanto sconosciuto. E quinci e quindi? Mi tengo il mio dubbio. Salvo ringraziare, mestamente e sommessamente dalle pagine delle Fragole, caso mai, la Silvia in questione si riconoscesse, giustamente offesa dal fatto che io, scellerata e sciagurata, non la abbia inserita nella rosa delle 6. Chiedo perdono. Impensierita anche dal fatto che il mio Capitano è convinto che sia tutta una sceneggiata e che il mazzo incriminato sia stato inviato da uno spasimante segreto che si è firmato con un nome di fantasia. Gia. A questo non avevo pensato....Beh, niente male, no?

04 ottobre, 2007

La legge.

Va bene. Va bene così. Va bene che dormirei sempre. Avrei bisogno di vitamine. per capirci qualcosa. Ho un miraggio di vita semplice. Amish style. Vorrei poche, semplici cose. Vorrei imparare. Che le persone riservano sorprese e conigli nei cilindri e mantelli che rendono invisibili. O meglio, che li fanno sparire, puff! sparire da dentro, che è il posto più difficile da raggiungere e il più semplice da lasciare. Dura lex. Vorrei giorni scorrevoli, e pieni di quiete accesa e fantasia. Di campanelli, di violini, di rock e di gazzosa. E' l'autunno che mi fa essere così, sdolcinata e un pò melassa, e un pò mou sciolta dentro una tasca, o appiccicata ai denti, o un boero a luglio, quelli con la carta rossa da strappare dalla bacchetta nei bar. E un pò BigBubble sotto le scarpe, meglio se coi gommini, così ti fa un disastro nelle Car Shoes doratine, molto milanesi, molto cool, molto un cavolo, con la BigBubble sotto sono solo molto da buttare. Sono queste goccine che trovi di sorpresa sul terrazzo, lentiggini, quasi, ma come, sono uscita un attimo fa e c'era il sole, ho guardato per bene le foglie rosse della collina e mi sembrava che facesse così caldo, mi sono detta, che bello, ancora senza calze e anche un pò mi dispiace per quel cappottino bon ton che ho comprato e che ancora non metterò, ma insomma, va bene. Sono da odore di naftalina, sono da coperta, sono da divano e cioccolata, in questi giorni, sono di libro e thè zuccherato, con uno zucchero speciale, che lo Zefiro non basta più, ci vuole l'eccellenza anche nelle cose più semplici. Voglio gomitoli e confidenze, voglio nuovi pensieri con gli amici di sempre, e anche amici nuovi nuovi,ancora da scartare. Voglio sentirmi in pace, raccontarmi una storia, pensare che tutto quello che desidero è qui. E ho la smodata, assoluta presunzione di volere essere felice, felice, felice ad ogni costo, felice nonostante, felice e basta. Scomoda, troppo sorridente, troppo entusiasta, troppo atteggiata, troppo agghindata, troppo di tutto. Ma che m'importa, in fondo. La mia legge non permette scivoloni. Molto dò e molto pretendo. E a chi molto sorride, molti sorridono, ci avete mai fatto caso? Lo so, non sono di facile interpretazione. Sed lex.

03 ottobre, 2007

CIN-QUE-CEN-TO!!!!!!


Le belle statuine
d'oro e d'argento
che valgon.....CINQUECENTO!!!
Al mio cinquecentesimo post, un augurio speciale. Certo non bello come quelli di ieri, una macchina fotografica color ciliegia, che a guardarla bene sembra color fragola, nuova di zecca, signora cara, così magari, sarà la volta buona che imparerò a fare fotografie decenti, sa? E poi un cuscino magnifico, da un Bell'Acquisto, o una Bella Scoperta, e questo, lo si badi benissimo, indipendentissimamente da tutto il contorno di zuccheri e panna e bignè e boccoli e caschi. E fiori, fiori a fascine, rose e gigli e gerbere, le mie preferite. Beh, fascine forse è esagerato, vale anche il mazzo di tulipani che mi sono comprata da sola all'Esselunga? E poi, signora, lo so benissimo che è più curiosa di una gazza ladra e allora le dico che no, il mio regalo cioè il Suo, non è stato affatto uno scatolino piccolo e di velluto, e nemmeno una scatolona di media grandezza con nastro di stoffa bianco e blù. Un tavolo, signora, un tavolo di vetro bellissimo, sì, un tavolo è fatto come un tavolo, non è che ci voglia tanta fantasia, ma quello che c'è scritto sopra, in tutte le lingue, è la parola più bella che si possa pronunciare mai nei secoli dei secoli. La stessa che mi ha fatto piagnucolare come da copione leggendo il Suo sms del mattino alle 7, e leggere il Loro biglietto scritto a tre mani, un pezzettino per uno, con le grafie diversissime ma così uguali a dirmi quanto bene volevano a questa mamma che vola, che gioca e che canta e che scrive e che sgrida e si arrabbia, ma che ieri ha compiuto 44 anni e che impressione fa scriverlo se ti senti ferma a 25. Come dice? Cosa c'e scritto sul tavolo? Amore, signora mia, A-MO-RE!!! Glielo devo ripetere cinquecento volte?

02 ottobre, 2007

E buon.



Buoni giorni d'autunno e di inverno, con la fronte appiccicata ai vetri a veder fuori che freddo che fa, perchè il freddo si vede, anche. E buone notti, di stelle lontane e di lune, rosse o bianche, che giocano con la luce dei lampioni sulla piazza. buone colazioni, di pigiami scompagnati o di camicie da notte morbidissime e sottovesti sottili e trasparenti. E buone torte bruciacchiate e pani insipidi e paste scotte e buone spese, buone file alla Posta, buone camminate lungo il corso, in equilibrio quasi, che i tacchi nel selciato fanno una brutta fine. Buone chiacchiere tranquille, di quelle con le amiche, senza fretta, appena appena, che ancora i figli non escono da scuola e di tempo ancora ce n'è. E buoni sorrisi e buone risate, di quelle che scaldano e ti fanno d'argento, e buoni magoni e buone lacrime, già che ci siamo, per non farci mancare niente, che le lacrime meglio di no, ma poi all'improvviso arrivano lì, e salgono, salgono e ti pungono gli occhi e tu mandi giù, ancora e ancora, ma niente da fare, perciò, meglio essere preparate. E buoni, sabati e domeniche, e anche venerdì, che nessuno mai ne parla, ma che è il più bello di tutti. E buone stagioni e buon vento e buon mare e buona neve e buon sole, di quello a picco, verticale, bianco e salato, ecco, quello lì. Buoni figli, da guardare diventare quello che sono e pensare a come saranno, che non so se li vorrei uguali a me o no, ma forse già lo sono e allora non vale, buone urla sulle scale, buone firme da fare, buone vitamine e citrosodine e tachipirine, e spremute e creme per le storte e shampoo alla vaniglia, buoni messaggi sulla lavagna. Buone mele sbucciate e arance a metà per la spremuta, buoni toast per la merenda, buoni pane e nutella, buoni castighi senza convinzione, buoni baci di sfuggita, buoni sguardi d'intesa, e di perdono e di Ti Voglio Bene Novantanove Universi Staccati. Buon amore, buon risveglio e lui e lì, buone risate, buone litigate furibonde e buone complicità, ogni volta più forti, ogni volta più sorprendenti, che ti sposo ancora domani, se me lo chiedi. Buoni fiori. Buoni sogni. Buoni progetti. Buoni biscotti. Buone amiche. Buone sorprese. Buone lavatrici. Buoni baci. Buon viaggio. Buon... buon...buon...beh, mi sa che ho scordato qualcosa.

01 ottobre, 2007

Ottobre.

Ho da sempre la mania del primo del mese. Non so, è come se iniziasse qualcosa di nuovo ogni volta, che settembre ci aveva già così stufato, se non altro per le chiacchiere del niente, Non so Più Come Vestirmi, con la Maglia Ho Caldo e Senza Ho Freddo, alla gente, bisognerebbe avere il coraggio di dire, Ok, Ma Chi Te Lo Ha Chiesto? Il primo del mese, di qualsiasi, schiude per me un pacchettino di cose nuove, buoni propositi, magari, tornare in palestra, bleah, riordinare i cassetti, doppio bleah, finire finalmente il maglioncino celeste della Princi, che già ho una lista di richieste di sciarpe e golfini che nemmeno Missoni. Già, a Villa Villacolle, sono iniziate in questi giorni le Grandi Manovre, facciamo così, qui mettiamo un divano, lì un tavolino, qui spostiamo. Io mi limito al software: acquisto poltroncine ai mercati e magari qualche vaso. L'Ingegneristico Consorte, invece, passa all'hardware. Sì, ma se sfondiamo questa parete qua, e poi cartongessiamo di là, e poi buttiamo giù questa e la facciamo più bassa....Forse abbiamo voglia di cambiamenti, un pochino, mica tanto, e magari basta una passata di colore alle pareti, delle fodere nuove per le centinaia di cuscini, un candelabro di design, una vecchia foto color seppia sul camino. Ottobre porta grandi novità, questo non è mistero per nessuno. Porta funghi e cstagne e maglioni che pizzicano. E odore di naftalina, un pò. Non è triste come novembre e non è caotico e ingordo come dicembre. Ottobre è il mese mio. Sì, perchè insieme alla polenta e alle foglie che scricchiolano e alla nebbia e alla pioggerellina e ai piumoni, porta in dono una candelina sulla mia torta. Domani, però. Oggi mi godo in santa pace questa vigilia, che è il giorno di San Remigio, che una volta era il primo di scuola. E mi guardo, un pò soddisfatta e un pò preoccupata, questa casa che un pò si trasforma. Chi è che diceva La felicità è fatta di piccole cose ? Ecco, uguale.

28 settembre, 2007

Sono.


Voglio un foglio per scrivere e un cremino da sciogliere e un amore da stringere e una somma da vincere. Voglio un giorno da vivere e un bicchiere da rompere, una strada per correre e una rotta da scegliere. Ed un figlio da crescere, e le ruote che girano e gli aerei che partono. Le minestre che scottano, le coperte che pungono e le ortiche che pizzicano. E se niente significa non è poi così male, son parole che corrono, son pensieri che giocano, son folletti di neve in una sera che è buia, son sorrisi brillanti in un giorno di pioggia. Son dispetti e sorprese, un po’ veri un po’ no, esercizi di stile in un niente perfetto. Son racconti, allusioni, illusioni e misfatti e se anche nessuno li ha mai raccontati, son raccolti, per bene e per nulla schiacciati, incartati, con fiocco, biglietto e nastrino. Son regali, stavolta, che ho un po’ sonno e un po’ sete, son giocattoli rotti, sono cani che scappano, sono prose e poesie, sono vite qualunque, sono amori ridicoli ed elastici rotti, sono panna, rabarbaro, maghi e balene. Son follie, miei signori, sono assurde canzoni, sono storie di un attimo che durano un secolo, sono vetri appannati e pastiglie e confetti, medicine e spremute, gianduiotti e soufflè. Sono Fragole, in scrigno, in pacchetti da dieci, sono frutti inconsueti, uno a me e uno a te. Sono il sogno più bello, un tesoro nascosto, una sfida, una spada, il mantello del Re.

27 settembre, 2007

Piove.


Di una pioggina noiosa e a filini, di quella che sì, basta una passata de tergicristallo e và via, non di quei goccioloni che fanno le bolle sul terrazzo. Piove, di quella pioggia che devi guardare per bene, ma piove o no? fuori dalla finestra, che apri in camicia da notte sperando che non faccia ancora freddo. Piove, sui piumini che hai tirato fuori dall'armadio, legati come sacchi a pelo coi nastri rossi, e infilata dentro una bustina di deodorante, muschio e vaniglia, una specie di odore dell'inverno che verrà. Piove sugli sbadigli, sulla colazione con la luce accesa, sulla zero voglia. E piove, sulle rose dell'aiuola, maleducate, loro continuano a fiorire, con i loro colori dei gelati, crema, mirtillo, fior di latte. Non ho rose rosse, me ne sono accorta solo stamattina. E piove e piove, sulla bicicletta della Princi, sulla moto del Liceale, lasciati ancora fuori nella speranza di poterli usare ancora, lei per andare avanti e indietro, lui per raggiungere la Biondina Lisciata Sabato Sera. Piove su una macchinina e sui disegni col gesso fatti dai piccoli del villaggio, sugli aghi dei pini che il vento di stanotte ha buttato giù. Piove anche su di me. Odio gli ombrelli di ogni forma e colore, li uso solo quando diluvia a stecca (a stecca?), piove sulla mia gonna di Zara da professoressa di matematica, zitella, inacidita e con le calze riposanti, la crocchia e gli occhiali spessi. Piove, sul portachiavi a stella marina che mi ha regalato il mio sposo, forse per lasciarmi ancora un pò d'estate tra le mani. Ma in fondo che importa se piove e pioverà. Noi si sta, belli tranquilli, a fare le cose di sempre, in questa quiete accesa di cose e di progetti e di giri e di questioni, anche, e di parole e di abbracci, e di magoni e di sorrisi. E per ben iniziare, si imita Il Vate e si scrive, scrive e scrive. L'unico modo che so per darmi il buongiorno, per trovare deliziosa anche la pioggia che dai, se guardi meglio, tra poco smetterà.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...