29 luglio, 2008

Prego.


Sottovoce. Di sbieco. Prego che non so. Prego veloce, sgrano quel rosario che porto sempre con me, quello per cui le mie amiche mi prendono in giro, ma come, giri col rosario nella borsa, sei scema? Prego e basta. Prego coi lucciconi. Prego con un nodo qui che è da ieri sera. Prego senza smettere nemmeno per soffiarmi il naso. Prego. Perchè è l'unica cosa che posso fare. Ma tu, non mollare. Andrea, non mollare.

Istantanee.












Quiete.

Così, si sta. Siamo una specie di carovana, un gruppone di famiglie rom che se ne va di qua e di là, una comunità marina che si sposta in massa, ora a casa di uno, ora a casa dell'altro, si hanno programmi?, non proprio, cominciamo col passare da te per un caffè e da lì, muoveremo. Loro sono i miei Amici, la mia memoria storica, che basta dire Ti Ricordi' e loro Sì, C'Ero Anche Io. Loro ci sono sempre, ci sono sempre stati, a ridere a piangere, a discutere il giusto, a rispettarci, a divertirci, a volerci quel bene raro e limpido che diventa di cristallo temperato antisfondamento man mano che il tempo passa. Che vacanze selvagge e semplici, ragazzi, figlioli, bimbetti in ogni dove, qualche fidanzata che passa per di qua, la nuova entrata di questa estate bizzarra, fidanzata al figliolo degli Amici, il Principe, così simile al Giovane Holden che a volte non so bene dove finisce uno e dove inizia l'altro. Lei, la Promessa, bruna e sottile, di un'educazione d'altri tempi e di un sorriso contagioso, si è subito innamorata di questa chiassosa famigliona allargatissima, delle cene per ventisettemila, del mio pane al rosmarino, di questo modo di far vacanza lussuosamente semplice, di quest'acqua turchese, di questo gatto feroce e dolcissimo. Noi si è così. Un pò terroni, nel senso più nobile del termine, come nobili sanno essere solo le famiglie del sud, noi abbiamo un modo tutto nostro di stare insieme, e stare bene. Si ricorderanno i figli di queste vacanze confusionarie e così belle? L'estate sta passando così, col sugo di pomodoro fatto incasa e lo struscio in Costa, appena appena. Con le lezioni di uncinetto e le recensioni letterarie. Di base, c'è solo un grande affetto, una stima profonda, un bene prezioso. Basterà?

24 luglio, 2008

Il mercato di San Pantaleo.


Merita un giro. Di sera o di mattina, sotto il sole cocente o con le stelle, shopping o aperitivo, case di pietra e oleandri, vetrai, antiquari, pittori, collanine perle e corda, t-shirt, gonnine, borse di stoffa, vecchi copriletti tricot provenienti da chissà quale corredo, scatole giapponesi, coltelli di Pattada, formaggi e verdure dell'orto. Fateci un pensiero, il prossimo giovedì.

La Lotteria della Mutanda.

Voleva essere una fotografia artistica, avente per sfondo il tronco recuperato a Spargi, che aveva viaggiato nel mare di dentro e nel mare di fuori, e chissà quale tempesta, buriana, mareggiata o burrasca aveva portato fin lì, ma ben si sa, nessuna foto è artistica se il soggetto son mutande, con licenza parlando. Sissignori, di mutande si tratta, ben piegate, ben appiattite con le mani, dacchè il ferro da stiro, signora mia, ma glielo devo spiegare, si usa solo in casi estremi, da queste parti. Niente di straordinario, dunque, una pila di mutande variegate, maschili, modello boxer che va con tutto. La cosa che le rende speciali è che questo lotto è stato oggetto di una specie di asta, una vendita all'incanto, e non ve lo dò per dieci e non ve lo dò per nove. Sempre più la mia casa si và trasformando in un ostello della gioventù, un luogo ameno dove ogni giovane errabondo, amico dei miei figli, può trovare un piatto di minestra calda e un giaciglio dove far riposare le stanche membra. Ben perciò, datosi che l'ostello offre anche il servizio di lavanderia e in grazia di Dio non ho ancora avuto la malsana idea di apporrre a ciascuna mutanda le cifre rosse con le iniziali, tipiche delle colonie elioterapiche del Ventennio, come diavolo posso fare a risalire al legittimo proprietario di tale pila di indumenti? Così, improvviso. Rastrellati tutti i figlioli e presentati al mio cospetto, affido la mutanda al figliolo giusto. Di chi è mai questa rosa coi conigli e le carote? E questa di Superman? E questa a tuoni e fulmini? e quest'altra con le fragole (sfacciati!)? e questa a melanzane? E le fatine? e chi è questo insolente che ha sulla patta una medaglia d'oro? Detto, fatto. Ogni mutanda al posto giusto, sul sedere giusto, nel cassetto giusto. Diabolica imbonitrice.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...