04 gennaio, 2009

Wash? Dish?

Sono entrata nel tunnel. O meglio, mi sono concessa il lusso di entrarci, in questi ultimi giorni di quiete. Ho scoperto i dishcloths. E anche i washcloths. Volgarmente chiamate spugne, delle quali fanno guisa, siano esse per i piatti o per se stessi medesimi, sotto la doccia, per insaponarvisi per bene alla bisogna. Sono quadrati di cotone fatti a mano, coi disegnini più disparati, cuori, babbinatali, fiocchidineve, cuoricini, stelleestrisce, tazzine fumanti, e quel che la fantasia, anche la più scellerata, suggerisce. Sono fatte di un cotone speciale, e perciò specialmente per me acquistato in quel di Philadelphia dalla mia amica Clarissa In Fuga, che mi ha così innocentemente traviato e ha schiuso per me un mondo che credevo non potesse altresì esistere. Si fanno in un'oretta scarsa, se ne possono ragalare in quantità industriale, in nuance di colore o in coscienza di argomento, che so, con la scritta 2009, con l'iniziale della destinataria e anche de destinatario, perchè no. Sono morbidissimi, è il cotone Peaches & Cream la vera discriminante, in gran voga negli States, hanno conquistato il mio povero cuore in questi albori del nuovo anno. Domani, spedizione per trovare un cotone che si confà. E poi, via coi dishcloths, washcloths o come diavolo si vogliono chiamare. Come dice? Lei usa ancora la spugna Vileda del super? Continuiamo così. Facciamoci del male.

Holiday blanket.

Massì, facciamo pure la fotografia un pò sfocatina, un pò decadente, un pò malinconica, che va bene così. Questo è quanto prodotto nelle vacanze di Natale. O meglio, un regalo su richiesta, del mio figliolo Liceale, che desiderava una coperta personale, dove avvolgervisi durante le interminabili sedute di ripasso de I Promessi Sposi ( sono una ventina di capitoli, non propriamente una passeggiata). Così, l'ho acontentato. E tra una citazione e l'altra, ho messo in piedi questo progetto. Una serie di colori improbabili, che non stanno bene nè insieme nè da soli, ma in fondo non ha mica tutta quell'importanza. Si comincia, un punto dietro l'altro, in tutta scioltezza, chiacchierando anche, guardando film ( ne ho visti 5 durante le vacanze), spiegando la figura dell'Innominato, ridendo di gusto o custodendo un magone, pensando e ripensando. Finivo un filo, ne aggiungevo un altro, così, senza soluzione di continuità, senza uno studio preciso ( e si vede anche), senza chiedermi, sta bene o sta male? e fermandomi solo a gomitoli improbabili terminati. Il risultato è questo qua. Bruttina come colpo d'occhio, sembra in effetti la coperta di Nonna Papera, ma è caldissima e morbidissima, il Liceale è soddisfatto e io mi sono tolta di torno tutti quei fili che non sapevo come impiegare altrimenti. E quando fra mille anni la ritroverò nel cassetto, ricorderò alla perfezione come e dove, e quando e con chi. Tiffany appena arrivata, un Natale fin troppo tranquillo, il freddo e il gelo. E, com'è ovvio, la sventurata rispose. Ma questo, e chi se lo dimentica?

02 gennaio, 2009

Gennaio lieve.

Pigri giorni di vacanza nella casa sulla collina. Che tanto casa non sembra, in queste ultime ore, con transumanze varie verso monti e mari per Capodanno, ma c'è da sperare che nel pomeriggio, verso merenda, si ritorni ad una quieta, affollata, calda normalità. Trasformata in un bed & breakfast, laddove il breakfast aveva luogo intorno le 3 più o meno, riprenderà testè i ritmi normali, da molle vacanza, da caldo divano, da film a raffica, avvoltolati in una coperta nuova di zecca, di quelle fatte con gli avanzi che diventano vere e proprie opere d'arte, uniche nel loro genere e cosa importa se i colori non sono proprio una meraviglia. Ho pensieri confusi, sparsi come il mangime dei pettirossi, congelati, come a dire, un pò fermi. progetti ancora nessuno, o forse tanti, anzi, certo che sì, ma un attimo ancora, che non è tempo di metter cose sul tavolo, si lasciano lì, ancora per un pò. Si apre un cassetto e lo si richiude in fretta, ok, tempo ci sarà. Ancora qualche giorno di nulla sicuro, di orari dilatati, faccio questo? mannò, posso leggere un pò, se voglio, posso stare a chiacchierare o fare la maglia con una bella musica, c'è ancora nell'aria quella semi incoscienza dei giorni di festa, qualcuno ha fame?, che dopo giorni di capponi e torroni, di datteri e mazzancolle, si ha solo voglia di un brodo leggero e un mandarino, quand'anche. Si inizia con grazia, con consapevole lentezza, con pigrissima, celebrata indolenza. L'albero zen è ancora lì, intonso e fiero, i regali scartati, la scatola capovolta per contenere il pandoro a metà, nastrini e carte bel ripiegate, i rami candidi alle finestre. E' ancora festa. Finchè dura.

01 gennaio, 2009

Duemilanove.

Possa la strada alzarsi per venirti incontro,
possa il vento soffiare sempre alle tue spalle,
possa il sole splendere caldo sul tuo viso,
e la pioggia cadere soffice sul tuo giardino,
E fino a che non ci incontreremo di nuovo
possa Dio tenerti nel palmo della sua mano.

Benedizione irlandese.

...il più bel messaggio che ho ricevuto ieri sera.
Grazie Elisa.

28 dicembre, 2008

Tengo il segno.


Così, col dito. Per non perdere la riga dove sono arrivata, per non smarrirmi, per sapere bene da dove ricominciare. Sono giorni di una tranquillità devastante, di piccoli lavori di casa rimandati da mesi, riordinare l'armadio delle lenzuola, per esempio, che quella federa raminga a pallini non ne vuole sapere di sottomersi al suo mesto destino e cerca invano la sua compagna. Non solo le calze, in questa casa l'Anonima Sequestri si occupa anche di felpe, federe, canovacci da cucina, tovaglioli pizzosi. Un servizio da 18 diventato da 16, quel delizioso strofinaccio di Natale coi babbini e pinguini, che a ricamarlo mi ci sono giocata gli occhi, di lino, signora mia, mica di cotonaccio, coi buchi larghi così, quel lino da delirio, che più è stropicciato e più è bello, quello per i giorni di festa, sparito, nei meandri dei cassetti, degli armadi, dal su e giù, dalla lavatrice al posto suo. Pazienza, mi dico, lo troverò quando non lo cerco più, è una filosofia di vita. Si trovano le cose che non si cercano e non si sente la mancanza delle cose che non ci sono state mai. Confuso e nebuloso ragionamento, ma verrà fuori, prima o poi, studiando e applicandocisi, come a ripetere i personaggi dei Promessi Sposi al Liceale indietro di venti capitoli. Lo capirò, prima o poi, non mi smarrirò tra le pagine, si fa poco per volta e non dovrò perdere tempo, sfogliare avanti e poi indietro, troverò subito dove sono arrivata se tengo il segno.

Senza parole.

25 dicembre, 2008

Quasi.

...E come dice il mio Illustrissimo Sposo...
"Anche questo Natale ce lo siamo tolto...di torno, diciamo."

Tortellini e sushi.

Ma che bel Natale, signora cara, non ne ha idea. Certo, così inusuale, così strano, eravamo noi, lo sa? come ogni domenica, come sempre, solo, con più candele e più agrifoglio, e più palline bianche, trasparenti, con dentro il polistirolo, bellissime, lo sa, e attaccate al lampadario. Noi noi, noi davvero, noi, la falange armata, che per una volta hanno aiutato tutti a mettere i piatti, persino il Giurisprudente, l'avrebbe mai detto? sveglio da pochissimo, a dire auguri sottovoce e a ripiegare i tovaglioli rossissimi, dopo tanto bianco un tocco di colore, ci voleva proprio. Il menù, inusuale, anche, che li ho accontentati tutti, da brivido, tortellini e sushi, raccapricciante per certi versi, ma chi può dirlo, in fondo, e poi eravamo noi soli, veniva mica Nobu a controllare, no? Bello, tranquillo, che ci siamo sfondati di film in dolby surround, che tanto i vicini se ne sono partiti in montagna e poi sono così pazienti e certo non avrebbero battuto sui muri. Che bel Natale, signora, io e la Princi vestite quasi uguali, i fuseaux coi brilli e le pantofoline rosse, di velluto, che più Natale di così, ma lo sa che ha quasi il mio numero, la piccola di casa? La giornata è scivolata via così,come il miele giù dal cucchiaio, limpida e trasparente, pigra e lenta, noi e basta, noi e noi. baci, abbracci stretti, coccole calde che sanno di amore grandissimo e vero. I miei pensieri li tengo per me, in una scatola di latta, li lascio sotto l'albero, li butto nel camino, li getto nel sacchetto dell'umido o nell'indifferenziata, ma che bel Natale è stato, che dolcezza il regalo dei miei figli col nastro arancione, non siamo soli, noi abbiamo noi, lo sappiamo così bene, e mi viene da pensare che chi non c'era forse non era attratto dal menù, bleah!, tortellini e sushi, ma che razza di pranzo di Natale sarà mai.

23 dicembre, 2008

Cicciona.

E' il delirio. Tutti in casa abbiamo perso la testa per lei, per quelle sue orecchie interno radica, per il nasino di liquirizia, per quei dentini affilatissimi che hanno già rosicchiato nell'ordine le cuffie dell'iPod, un libro sotto l'albero, un numero imprecisato di pupazzini gentilmente offerti dalla Princi. Tutti tranne Lei. Che è altezzosa e spocchiosa, gelosissima fino alla nausea, palesemente indispettita da questo inaspettato arrivo carico di energia. Che fare? Passerà, mi dico. In fondo, ho gestito arrivi ben più complicati, quelli degli umani, intendo, che fra fratelli e sorelle di arrivi ne abbiamo avuti più d'uno, mi aiuti a dire. Nel frattempo, tutto procede con calma surreale nella casa in collina, ove ci si accinge in grazia, letizia e concordia a celebrare il Sanitissimo Natale. Vacanze iniziate, odore di pino, finto, lo sa? mi hanno regalato uno spruzzino che sparge odore di abete, dacchè il mio albero, lei lo sa, è vero sì, ma non è mica un pino, Colazioni protratte, film alla tv, calate cittadine per sbrigare le ultime faccende natalizie, consegnare gli ultimi regali quelli trasportati per giorni nella borsa, e cosa importa se il nastrino è un pò sceso, basta il pensiero, non è vero? Così, in questa immensità di renne e mangiatoie, di luminarie e bancarelle, zampognari e babbinatali, si procede con ordinata lentezza verso il 25. E la prossima volta che sento Irene Grandi che miagola Coooool bianco tuo candoooor, giuro, spacco la radio a martellate. Con l'approvazione delle renne che nemmeno loro ne possono più.

21 dicembre, 2008

Il bastone e la carota.

E non ci pensare. Non è mica niente, in fondo, Ma come, ancora non ti ci sei abituata? Sù, sù, via quella faccia da tonno in scatola, via quella'espressione da medusa, ma dove ce l'hanno gli occhi le meduse, qualcuno glieli ha mai visti? E' domenica pomeriggio, che siamo tutti qui e tutti insieme, dacchè il JuniorIng. è rientrato nella casa paterna dopo una mini vacanza di scialo con la sua IngegneraFrescaDiLaurea. Coraggio, coraggio, c'è la partita alla tv, le scuole chiuse e nessun compito per domani, è già vacanza di Natale, tra poco ti chiederanno una merenda, una cioccolata, forse, non fare quelle spalle curve e quel muso da scema, se proprio vuoi, puoi aprire un regalo, quello lì col fiocco bianco, viene mica Babbo Natale a controllare, no? E poi puoi sempre dire a tua discolpa, vedi, BabboNatale, avevo bisogno di tirarmi un pò sù non sapevo bene se ero arrabbiatissima o tristissima o immagonitissima o tutto insieme, e allora, lo so bene che si aspetta il 24, ma dai, non ho fatto nulla di male in fondo. Ma no che non ci si abitua, no che non serve a dire, Ma è Sempre Così, e allora smettila, smettila MaSmettila! come ti dice la tua Amica delle Perle, smettila di correre dietro, smettila di scodinzolare, smettila con questo entusiasmo scemo, smettila di aver già organizzato in 8 minuti una pranzo per 10 che non ci sarà, rimarremo noi, solo noi, noi e basta, che è meglio così, ma tu smettila, smettila, smettila. Ora, fatti una doccia, magari un bel thè con quella bella teiera a fiorellini viola che è un regalo di Natale e che ha resistito anche troppo sotto l'albero zen, che tanto si sapeva, che tanto è sempre così, e che giuro che non verso una lacrima, giuro che mi ci sono fatta una corrazza che lucido per bene ogni sera, e non pensate più a me, e fatte finta che sia sparita e con me tutti i miei, e allora e perciò, andate un pò tutti a farvi friggere. Meduse comprese.

19 dicembre, 2008

Grand soirée.

Esco pochissimo da sola. Nel senso, con le amiche. Pensavo che fosse un pò patetico, non so, una specie di fuga, io sto bene a casa, perchè dovrei uscire. Mi ricredo immediatamente. Seratona ieri sera, a festeggiare l'ultimo Knit Cafè del 2008, noi, il gruppo storico, socie fondatrici, tesoriere, segretarie, presidentesse, tutto insieme. Così, tra un gossip e un magone, il racconto di un viaggio avventuroso e qualche immancabile, innocentissima, elegantissima volgarità, si è dipanata con grazia la nostra serata di follie. I figli piazzati con i rispettivi Sposi, la Biondina e il Giurisprudente, manco a dirlo, insieme, con la segreta speranza che a nessuno dei due venisse in mente di ripetere l'esperimento Sciogliere il Cioccolato a Fuoco Lento, che di danni, così narra la mia Amica delle Perle, ne hanno fatti a sufficienza già ieri, quando per merenda, hanno sciolto un blocco marmoreo di cioccolato Novi e c'è chi giura di averne visto qualche schizzo anche sulla facciata del Duomo. Facessero un pò quello che volevano, ieri sera proprio non ci riguardava. Da rifare, assolutamente. Che di risate così le fai soltanto con chi ti conosce davvero, non importa se da un anno o da dieci, sono le affinità, le cose uguali, gli stessi sentimenti, lo stesso modo di intendere le questioni della vita. Con loro, puoi anche permetterti di stare zitta ed ascoltare, di fare una battutaccia da osteria, di cogliere quel magone furtivo negli occhi dell'Amica delle Provette, di invidiare la precisa calma di Biancaneve, di sperare che Afef rieda sana e salva da quel viaggio NonSoDove, e dire all'AdP che questo nuovo look le sta a pennello e che le dà un'aria sofisticata ed elegante. Ma la prossima volta, mie amiche carissime, vediamo di fare le cose un pò più in grande. E va bene che teniamo famiglia, e va bene che siamo mogli e madri esemplari e bla e bla, va bene che le nostre giornate non è che siano proprio noiose, ma che siamo rientrate alle 21,25 non diciamolo a nessuno.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...