18 febbraio, 2009

Le rose bianche.

Di quelle senza pretese. Comprate al volo da un ambulante, che camminava sorridente e abbracciato al suo secchio colorato. Che bello è un viso che sorride in mezzo ai grugni della mattina, signori in grisaglia con l'aria rassegnata, donne con la spesa e le calze coprenti, baby sitter che spingono non convinte preziosi passeggini, fanciulli fuori scuola, chissà perchè, spazzini, nullafacenti, vigili, gente e gente, varia umanità e stessa faccia triste. Così, le ho comprate. Ho sottratto da quel mazzo vivace le rose più discrete, le più belle, ho tirato un pò sul prezzo ma tanto non sono capace a contrattare e poi nemmeno mi va. Ma belle, che sono. Le ho portate a casa trionfante, insieme al pacco della tintoria, alla focaccia per i figlioli, al Giardino dei Finzi-Contini che il Liceale deve leggere in una settimana, e ce l'avevo sì, l'ho letto tre volte, ma vallo a trovare nei meandri di questa casa, forse l'ho prestato e non è più tornato, che brutto quando perdi i libri così, sarebbe meglio dimenticarli in treno o su una panchina e immaginare per loro un viaggio fantastico, molte mani a sfogliarli, invece di saperli per certo ammuffire fermi in una mensola stantia. Le mie rose ora mi guardano, bianche d'avorio dai petali perfetti, profumate, ma pochissimo. Discrete. Le ho sistemate nel vaso bello, quello che se si rompe sbatto la testa contro il muro, quello che non permetto a nessuno di toccare e maneggiare e lavare, solo spolverare con grande, grandissima cura. Lo tocco io e io soltanto, è un regalo del matrimonio, e come, se no, di quegli oggetti che mai e poi mai ti compreresti da sola, ci sono apposta i matrimoni, per questo. Sono semplici rose bianche di un candore che disarma, ho comprato insieme a loro un pò di leggerezza, un'eleganza semplice sul tavolo della cucina, una carezza, impercettibile, se vi si posano gli occhi, e un profumo di bello, di calmo, di buono, che si sente appena, le rose bianche son così, profumate, ma pochissimo.

17 febbraio, 2009

La scorta.

Oh, yesssss,stamattina s'è fatta una giratina. Biella, per cominciare. E un sacco enorme di lana, per finire. Si è attesa l'ora giusta, si è sbrigato qualche faccenda, e con l'Amica delle Perle ci si è avventurate sù per i bricchi, alla ricerca. Comprato molto, ricevuto in dono, anche. Il risvolto gradevole di tutta la questione è che si chiacchiera amabilmente, ci si ferma per la strada a rifocillarsi, si ride come oche giulive perchè nonostante cartelli e navigatore ci si infila non si sa nè perchè, nè percome, in una specie di sentierino strettissimo e senza uscita. Il delirio. La missione si è compiuta con grande professionalità e morigeratezza, compunte e distinte, educate e rispettose. Ora, non resta che fare una tonnellata di gomitoli.E tutto ciò che ne consegue. Si prescrivono gite di tale portata una volta alla settimana, meglio se dopo un periodo immagonato e tristanzuolo. Esse portano una serenità diffusa, una bella pace dell'anima, un bel momento di inimmaginabile tranquillità e svago. Senza avere fretta, preparando teglie da scaldare nel microonde, organizzando con precisione chirurgica figlioli e consorti, senza dare orari, a dire Torno Alle. Si dice Torno Verso Sera. E' così che và il mondo.

15 febbraio, 2009

La mia compagna di banco.


Non l'ho mica riconosciuta subito. Una bella voce squillante, da bimbetta, la sua, quella che ha avuto sempre. Ho fatto un salto sulla sedia, che stavo litigando con un pattern in inglese, ma neanche inglese, in greco antico, mi sa che non ci ho capito una beata e che invece di una scarpetta ci salterà fuori una presina. Mi ha chiamato la mia compagna di banco. Quella che ha fatto con me, prima che andassi via, quattro anni delle superiori, un pò davanti, un pò dietro, spesso alla destra o alla sinistra, i banchi erano da tre, mica da due, e potevi averne anche due di vicine di banco, una cosa furba, un lusso in un certo senso. Ci siamo divertite tanto, abbiamo litigato tanto, abbiamo fatto gite e canti sguaiati e pianti nei cessi, e abbiamo ripassato febbrilmente, ci siamo passate compiti, io la brava di italiano, lei e la Manu le brave di matematica, e bigliettini e scritte sul banco, e assemblee, e scioperi, e giustificazioni e cuori trafitti e cineforum e merende divise e alzate di mano, e discussioni. Mi ha chiamato la mia compagna di banco e mi ha fatto venire un magone che mi piace, e mi sono stupita che non mi abbia chiesto i compiti che ci sono domani. Ha figli lei, ho figli io, è passato un secolo, ma oggi ho sedici anni, ho qualcuno che non mi ha scordato e che non ho scordato mai, e ho un cuore felice che balla e sorride.

14 febbraio, 2009

Gelosissima....



Di quel pacchettino che ho trovato ieri, nella cassetta della posta. Gelosissima di quel cuscinetto meraviglioso che questo donnino qui ha confezionato con le sue mani per la piccolina di casa. Gelosissima lei, la piccolina di casa, del suo cuscinetto personale, che ho anche faticato a toglierlo dalle grinfie, sennò, quel bel nastrino vellutato color viola-di-sentiero, emmarameo che ci rimaneva attaccato. Gelosissima l'altra cagnona, che si è vista arrivare come regalo di Natale, tra capo e collo, questo scricciolo tutto baci e vitalità e dolcezze e frignatine se viene lasciata sola per più di cinque minuti. Gelosissima io del bigliettino in bella grafia, dedicato a lei sola e a lei soltanto. Sob. Ma felice, felicissima, felicerrima che la piccola Tiffy abbia fan in tutta Italia. Quasi quasi faccio un gruppo su Facebook.
E a quel bel donnino di Roma, voglio dire un grazie grosso come una casa, e dirle che la stimo e che so come fa le cose e con che cuore e so che lo sa anche lei e allora va bene.


Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...