15 luglio, 2009

L'avaria.

Cronaca di un'avaria annunciata. Funziona sì, funziona no, non si gioca con questi orpelli, soprattutto in mezzo al mare, per bello che sia, per calmo che sia, per blu dei blu che sia. L'avaria arriva che sai che arriva, non è mica una sorpresa, e ingloba tante, troppe cose, meccaniche e non, che si aggiustano e non, dove c'è rimedio e dove invece no. Ho collezionato momenti lucidi e perfetti da pensare in momenti così, dove sono calma, di una calma preoccupante, e dove a tratti divento disperata, a tratti angosciata, a tratti invece penso che andrà tutto come dovrà andare e che non mi spertico in pensieri filosofici sulla vita e sul destino e sull'ordine delle cose e quel che sarà, sarà alla fine. Quel che so è che non è proprio tutto a posto ma stiamo lavorando per mettercelo e che certamente, chi sibilava anonimo nei commenti Ma Come Sei Fortunata, adesso certo si fregherà le mani. Magra, magrissima soddisfazione.

14 luglio, 2009

Joe, il Tonno.

Immortalati qui, Lo Scavezzacollo, amico del Liceale, e la sua preda, Joe il Tonno. Alla fine, dopo un mese di tentativi, se tentativi si possono chiamare il solo fatto di metter fuori la canna da pesca e lasciarla lì, alla fine, dicevo, il tonno è stato preso. Accantonato il discorso ambiental-animalista, solo per oggi e per oggi soltanto, direi che è stata una bella esperienza, mai provata prima. Attimi di vera, palpabile concitazione a bordo. E prendi il filo e lascia il filo, e tira sù e metti giù, e sbrigati di qui e sbigati di là, e molla qui e molla là, e prendi il retino e lascia il retino, più sù, più giù, e smettila e tacete una buona volta, e povero tonno, speriamo che scappi. Tiffany guaiva e non capiva molto bene cosa stesse succedendo. Quanto al tonno, credo che si sia chiesto Ma Proprio con Questi Qui Dovevo Finire? Come dargli tonno, ops!, come dargli torto? Sushi divino, stasera a bordo. Ma quanto a sensi di colpa, beh, meglio quello dell'Esselunga.



Kalamàta.

Undici ore, ed eccoci qui. A riportare i due scavezzacollo che già sono partiti per altri lidi. Che strana, serena, inconsueta, avventurosa vacanza è questa qua. Per me, poi, che com'è noto non sono proprio una di quelle sfegatate, ho il gusto dell'avventura di un vaso di gerani, che sempre stanno lì, fermi e immobili, a guardar giù dai balconi. Eccèrto che mi piace andare in giro, che scoperta, ma in questi giorni, qualche volta, mi sono sorpresa a desiderare di essere sul mio divano a guardare la tv, o in un lettino bordo piscina, al San Pietro di Positano, chessoio, indecisa se farmi un massaggio o una doccia tiepida. Il fascino di questi giorni si apprezza poco alla volta, quando si esulta nel sapere che nel prossimo porto ci sarà una lavatrice, quando dopo la doccia si riesce a fare un impacco di balsamo a capelli indisciplinati,chissà che direbbe il Regio Parrucchiere. E poi c'è la gente. La gente che trovi in viaggi come questi hanno tutti un pò del matto, ma di quel matto sano, buono, di spessore, non lo so. Ci si aiuta molto, ci si confronta, ci si copia un pochino, vengo a vedere la tua àncora, che meteo usi, e con l'eolico, che fai? Si divide quello che si ha, soprattutto in questi giorni di sosta forzata per questo mare rabbioso, e si scopre di sè aspetti che non credevi, non pensavi, chi lo sa. Ho preparato una banale pasta per tre signori spagnoli gia in età, arrivati stremati a Kythira dopo 6 ore di burrasca. Mi sembrava il minimo. Oggi, reincontrati a Kalamàta, mi hanno regalato un ventaglio e detto Il Nostro Cuore è Con Voi. Questo, mi sa che a Positano non succede. Succede altro, certo, ma questo proprio no.

12 luglio, 2009

Ode al Freddoccino.

E' si sicuro la colonna portante di questa scombinata vacanza. Un rito. Di più, un'icona. Irrinunciabile scoperta freschissima di queste isole greche. Prima, nessuno di noi ne conosceva l'esistenza. Non è un frullato, nemmeno un frappè. Non è il caffè shakerato, non è un gelato, non è una granita, e non è neppure uno shake. E' solo e soltanto il Freddoccino. Ghiacciatissimo, lo puoi gustare in ogni taverna all'aperto, in ogni caffè lungo la spiaggia. Sa di caffè, che scoperta. Ma anche un pochino di cappuccino e di caramello. E' dissetante, rinfresca anche il più torrido dei pomeriggi, verso le tre quando in giro non c'è un cavolo di nessuno, e allora che c'è di meglio che sceglersi il bar più colorato e buttarsi lì, sparsi fra i cuscini, un freddoccino, please, e alla modica cifra di euro 3 ti portano un bicchierone stracolmo di ambrosia e di pura libidine. Da sorseggiare con golosa voluttà, avendo cura di fare il verso sscrscsrscsscsrssc alla fine, con la doppia cannuccia. Maleducata? No, beata, è diverso.

Il mercato di Potamòs.

E un qualche cosa bisogna pur fare, signora mia, dacchè il mare di ieri, che Dio l'abbia il Gloria, ci costringe a stare fermi, beh, fermi è una parola grossa. Riassunto delle puntate precedenti. Il mare è troppo mosso per mettersi in viaggio verso Kalamàta, perciò si sta ancorati in banchina e si organizzano eventi ricreativi. Fine del riassunto. Ieri sera seratona coi vicini di barca, ci siamo impossessati delle sedie del bar aperto soltanto 3 ore al giorno e abbiamo fatto tardi a bere ouzo e a chiacchierare. Oggi, domenica, il mercato di Potamòs, così diverso dall'altro mercato dell'estate, così semplice, così antico. Olive, lavanda, olio venduto nelle bottiglie dell'acqua private dell'etichetta, basilico, fiorellini gialli e piantine grasse. Nient'altro. Ho comprato del pane rotondo e una specie di crema di formaggio da una vecchina simpatica, le dita nodose a indicarmi vasetti di vetro pieni di origano. E' stato il nostro pranzo, più tardi. E' una vacanza lenta, da assaporare, dove anche l'annoiarsi non è male, dove è bello anche aspettare in porto il momento propizio per continuare il viaggio. Dove anche un mercato da dopoguerra, affascinante nel suo niente che c'è, bellissimo nei suoi colori passati, nei visi che ci incontri, nella straordinaria rudezza dei banchetti e delle tende scolorite, dove anche il sentirsi fuori dal mondo e parte di esso fa parte del copione. Scritto da chi, non si sa.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...