25 gennaio, 2010

La neve non bagna.

Nevica zucchero o cosa? La chiesa è quella del centro, farò un pò di strada a piedi, è così bello camminare sotto la neve, ho un cappello calcato sulla testa, non mi bagnerò, la neve non bagna, men che meno questa qua. Siamo in anticipo, c'è il Liceale con me, e alcuni dei suoi amici scapestrati, ma dolcissimi, un pò spersi, preoccupati su cosa dire e cosa fare. Suo marito arriva subito, lo vedo in mezzo a tutti, sorride e sorride, abbraccia e abbraccia, bacia e bacia. Sono Contento di Vederti, e si stringe a me, un pò si aggrappa, come. Balbetto qualcosa, io non sento mai che cosa dico in questi casi, può anche darsi che sia stata zitta, non lo so. I figli no, non me la sono sentita. Lei è alta e sottile, bionda come lei, lui un pò più piccino, ancora di più stasera, biondo come lei. In chiesa c'è il mondo, si dice così, ci conosciamo un pò tutti in questa città, anche io che son foresta. Trovo i genitori di qualche asilo e di qualche elementare, abbiamo passato anni ad aspettarli fuori, condiviso gite, settimane bianche, pidocchi, recite, lamentele, mandiamo una pianta alla maestra. Hanno tutti gli occhi lucidi e un pò di neve addosso, questa neve che non bagna e non si scioglie. Che scomode le panche della chiesa, sto in piedi che è meglio, ho in tasca il Rosario che ho comprato a Parigi, lo sgranerò per lei. Non stacco gli occhi da quel banco. Che se ne fanno, dell'incenso e di quei mazzi di fiori, che se fanno dei Coraggio, delle pacche sulle spalle, delle carezze, degli sguardi di pietà, ma di quella vera, ho pietà per te, bambino biondo, perchè mi han detto che ancora non ci credi che la tua mamma sia volata via. Che se ne fa lui, di quel libro delle firme dove non firmo mai perchè mi fa orrore, e lei, bellissima, coi capelli pulitissimi e quel fermaglio vezzoso, la borsa a tracolla e lo sguardo fermo, altero, asciutto. Ha solo 17 anni. Anche lei. Ricordo. So. Ricordo e so. Dura poco, questa preghiera, a fatica si esce uno per volta da una porticina stretta, fuori, nel buio della strada, le macchine che passano e non sanno, il vigile, altri abbracci e altre mani, baci, occhi lucidi, civediamosempreinquesteoccasioniqui e la neve, ancora la neve, quella neve di zucchero che non bagna e non si scioglie. Ciao, Anna.

24 gennaio, 2010

Viscidi...ma saporiti!


Beh, il titolo lo capiranno in pochi, mi sa. E so anche chi. Anzi, sarei pronta a scommettere che la mia Amica delle Provette e anche quella del 12, son già lì che se la ridono, al riguardo. Ecco la produzione del sabato pomeriggio più pigro, freddo, meraviglioso e nebbiosetto del duemiladieci. Il modello è di CreativeYarn, tradotti dalla solerte Beads & Tricks, dalla quale li ho scopiazzati, morbidissimi nel loro cashmerino color pervinca, non sono guanti, nel senso che non è che scaldino così tanto. Strani ma belli, viscidi ma saporiti, appunto. E soprattutto, non rientrano nella categoria Metti e Togli. Li tieni e basta. Ci puoi guidare, telefonare, pagare il parcheggio con le monetine, soffiarti il naso e fare il bancomat senza toglierli. Son cose. Ora, so che perverranno una quantità di richieste, ma chi sa di knitting anche le cose più semplici è certamente in grado di farli da sè. Nemmeno un gomitolo e nemmeno due ore, per questi gioiellini, un pò fetish un pò Piccola Fiammiferaia. Ora, ne farò un paio rosso ciliegia, in tinta con lo smalto. Va bene che non tengano caldo, ma che almeno siano il massimo del cool. E ci farò una treccia. Dai buchini, si sa, entrano certi spifferi.

22 gennaio, 2010

Bell'e sversa.

Con licenza parlando. Il termine sversa puà avere una serie di interpretazioni, può essere usato per descrivere uno stato d'animo o una posizione. Si è sversi quando non si è di buonissimo umore, Oggi Sono Sversa, che poi altro non è che la forma dialettale in inversa, Inversa come Po, ma quello si dice solo nella Bassa Padana, da dove io provengo, e perciò qui, nel Basso Monferrato è usato poco. Ma la frase Sono Sversa Sul Letto barra (brrrr) Divano, merita un'attenta analisi. Non necessariamente un tipo sverso sul divano in senso di stato in luogo deve essere per forza di cose sverso anche di stato d'animo. Anzi, mi sentirei proprio di affermare il contrario, che un individuo sverso sul divano è, nella stragrande maggioranza dei casi, tutt'altro che sverso, ma beato, godereccio, in pace col l'umanità tutta. Ciò detto, tutt'altro che sversa, nel senso che oggi, nonostante il color totano di fuori, il mondo mi sorride, mi accingo ad iniziare questo congelato week end, che prima inzia e meglio è. Purtuttavia sbrigando una serie di faccende telematiche, scrivere cose e tradurne altre, organizzare cose e metterne insieme altre. E tutto ciò, meraviglia delle meraviglie, ben sversa sul divano, abbigliata come si conviene in situazioni come questa, comoda ma non sciatta, quel trasandato chic, quel finto disordinato, quell'attentissimo stile Vengo Così Come Mi Trovo. Pura bellezza. Un pantalone di felpa, un golf con qualche brillo sparso, una sciarpa leggerissima, giusto così, per vezzo. A essere bell'e sversi ci va stile. A portare i figlioli a scuola, invece, si và in pigiama, Adidas e cappottone. Che chic, signora mia, che chic.

21 gennaio, 2010

Le lucciole nel bicchiere.


Non è stagione, certo. Le lucciole arrivano d'estate, e non dappertutto, solo in certi boschi, in certe colline, in certi prati. Da sempre mi affascinano, e come tutti, da bambina ho sempre provato a rincorrerle, a prenderle anche solo per un pò, con il vasetto vuoto della marmellata, tenerle lì e guardarle, qualche minuto, non di più, e poi liberarle, farle volare via, vederle splendere nel buio, lampadine meravigliose, inspiegabili alla me di allora e alla me di adesso, quante volte i miei figli mi hanno chiesto, Ma Come Fanno, Mamma, già, e come fanno che non lo so, a brillare così come le luci di Natale, un pò sì, un pò no, ma senza filo e senza spina, come faranno mai. Non è stagione, certo, ma stamattina mi piace pensare che ognuno di noi, in fondo, ha le sue lucciole da guardare. Si tengono da parte, si guardano nel buio, quando non si ha niente di più efficace per farsi una carezza, per regalarsi un minuscolo momento di gioia semplice, di semplicissima serenità, di calma, apparente e fugace, purchessia. Le mie lucciole bucano la nebbia, non temono il freddo, luccicano e luccicano anche nell'inverno più rigido. Sono i bei pensieri, le parole più dolci, i regali inaspettati, le sorprese e gli abbracci che non credevi che. Il buio non è mai per sempre, succede, certo, che non sai da che parte cominciare, in che cartina guardare per trovare la strada, e guardi, di qui e di là come prima di attraversare e non sai in che direzione andare ed è tutto confusione e malinconia. Bene, è il momento. Gira il coperchio e falle volare, sono un piccolo sciame di esserini un pò magici, loro ti guideranno fuori di qui, conoscono i segreti del bosco e ti illumineranno il sentiero, e poco importa se non ti spieghi come funzionano, loro, le lucciole, vogliono solo riportarti a casa e nemmeno si arrabbiano se per un pò le hai tenute chiuse dentro al bicchiere.

19 gennaio, 2010

...frivolafrivolafrivola...

Direi che ci vuole, anzi ci vorrà. Come ho ripetuto fino alla nausea, non è stato un inizio d'anno così luminoso e meraviglioso, direi ombroso e noioso e direi anche merdoso, chi viene, l'Accademia della Crusca a farmi sciacquar la bocca col sapone? Devo avere anche letto da qualche parte che ieri , credo il secondo lunedì di ogni gennaio, è il giorno in cui per forza di cose l'umanità tutta si sente depressa, triste, angosciata e malinconica. Una mera questione di bioritmi, le feste passate, il clima, la primavera lontana, malanni e cose così. Insomma, un giorno da cancellare dal calendario, potendo. Ma c'è altro di molto più semplice, che si può fare, voilà, con uno schiocco di dita. In realtà, un 'Anima Pia m'è venuta in soccorso e mi ha testè proposto, Deh, Che sei Tristanzuola, perchemmai Non Ti Rechi Meco a Saccheggiar Leggiadra Qualche Negozio Della Mia Città Natia? E che, me lo faccio ripetere due volte? Stufa, stufa, arcistufa di magoni, lacrimucce e affini, ne ho fin qui di pensieri pesanti e bui, di tachicardie e di zero sonno. Domani, eccheccavolo, mi regalo una giornata di libertà non ci sono per nessuno, porto i figlioli a scuola e via, non mi troverete mai, o almeno non prima di sera, m’incontro con la mia Amica della Moda, che lei di queste cose ne capisce, spengo tutto, anche il cervello, laddove necessita, e mi beo di questo giorno di frivolitudine maxima, di beato niente, di superfluo, effimero e assolutamente irresistibile. Prometto di essere più che morigerata. Un gonnino smilzo, un abitino bon ton, un tailleurino bcbg, un maglioncino a collo alto. Il Sommo Sposo, ignaro di tutto, sarà messo al corrente solo a fatto compiuto, anche se temo per la mia incolumità. “ E tutta questa roba, da dove arriva?” La sventurata non rispose.

millecentoundici cioè 1111 post. M'è presa secca la mania dei numeri?
.tumblr.la douleur exquise.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...