13 aprile, 2010

Vota Antonio.



Beh, lo vuoi sapere?
Che cosa?
La sorpresa di oggi, cioè non proprio di oggi, sarà il 27 aprile.
Ah.
Uhm.
Un dialogo tra sordi.
Tu vota, intanto.
Che cosa?
Quello che ti è piaciuto di più.
Sì, ma di che cosa!
Il post più bello. Il post delle Fragole che ti piace di più.
Sì, certo, sono 4 anni che scrivi e scrivi e...
4 anni? QUATTRO ANNI?
eh sì, bellezza, se non lo sai tu che scrivi, devo essere io a dirtelo? Hai scritto il primo post il 5 marzo del duemilasei, sai contare a mente o ti faccio un disegno con le mele?
4 anni....
vabbè, tu intanto vota. Poi si vedrà. Scrivi nei commenti il post che ti è piaciuto di più.
e poi il 27 aprile....
4 anni...ma davvero...4 anni...
"... non ci posso pensare, 4 anni..."

12 aprile, 2010

Ode alla bici nuova.

Come si cambia, come ci cambiano i primi giorni di sole, di fresco vento, i bei giorni di una stagione cui non dare troppa confidenza, ci si studia un pò, che faccio, maglioncino leggero o ancora la sciarpa, uhm, meglio non fidarsi, e scema che sono stata a fidarmi io, che stamattina all'alba ero moribonda e febbricitante nel mio umile pagliericcio, in preda a laceranti sofferenze, sì, un pò di raffreddore, grazie, alla fine, una bomba di vitamine e intrugli misti gusto fragola e ben pimpante mi sono avviata ad iniziare la settimana. Che di per sè, è già cominciata strabene. E' finalmente arrivata la bicicletta, ma non una bici qualsiasi, una pieghevole, nemmeno tanto piccola e non con le ruotine, nera, elegantissima, che si può piegare in scioltezza e sistemare nel baule dell'automobile, in mongolfiera, in treno, tenerla sotto il letto, una bici da passeggio in città, per non girare e girare in cerca di parcheggi, per star dietro ad Afef quando viene al mercato, insomma, una bici da cinema. Mi sono cimentata con brugole e cacciaviti, confesso che mi ha pure aiutata il Liceale, e poi mi sono fatta un giro intorno al tavolo, così, per festeggiare. Vi ho già apportato una serie di piccole, deliziose modifiche, vi ho installato un cestino in vimini, staccato una serie di inutili adesivi, messo un antifurto color prugna che è un amore. Domani verrà inaugurata in pieno centro, già mi vedo a scorrazzare sù e giù per le vie cittadine, e la cosa mi piace. I bei giorni di sole ti cambiano, è vero, ti regalano piccoli piaceri insperati che l'inverno sotterra nel gelo e nella nebbia, ti fanno guardare con occhi golosi i cespugli dei fiori, ti fanno venir voglia di un gelato, di una chiacchiera su una panchina, sedute di sbieco a gambe incrociate, di stendere fuori, per dire, di metterti i sandali, una cesta di paglia, un foulard. Laudati siano i giorni così chiari, così normali, così di sole speciale, così di venticello, di fiorellini villani cresciuti nei fossi, di gerani da piantare, e il raffreddore è uno sciocco malanno di stagione, di bella stagione e allora, laudata sia, essa pure.

10 aprile, 2010

Bei giorni.

Il sole non scalda tantissimo, o forse sì, se ti metti proprio lì, nel pratino, alle 2, lo senti eccome, ti ci puoi anche abbronzare, se vuoi. Oppure, in un giorno così, puoi chiamare Afef e dire, perchè non vieni fin quassù, che sola sei, tapina e solinga nella tua sterminata magione, vieni che giust'appunto c'ho un lavorino per le mani, quelle scatole, famose scatole di legno che regalato c'hanno, e che trasformar desidero in packaging di lusso per CdM. Così, armate di pennelli e pennellesse, stucchi, spatole di ogni forma, colori a manciate, ecco qua, nell'angolo del terrazzo che tanto che c'importa se lo sporchiamo, martedì prossimo verrà rimesso tutto a nuovo, ci possiamo disegnare anche sopra, per dire. 
Di pasticci ne abbiamo fatti eccome, cani che andavano e venivano, figlioli, innaffiatoi, cose e cose, cartavetro, ma come, scartavetri ingioiellata, ma non si fa, e poi il danno, senza la beffa, abbiamo usato una vernice beffardissima, che ha disintegrato il bicchierino di carta dov'io ignara l'aveo riposta, e così, santapace, vernice dovunque, e allora giù di solvente, e la mia Regia Vicina che si sporge un pochino e dice, Chessuccede, e noi lì, indefesse, a pitturare, scartavetrare, c'è presa secca, colorare, ma che bello questo rosa, mi ci farei lo smalto.
Afef pittura e pittura, docente di Stuccatura su Legno, io brillante allieva di Casini con Stucco su Legno, viene uno schifo, lo stucco ne devi mettere pochissimo, mica è un panino con la Nutella, che devi essere generosissima, qui un velo ne basta, come non lo sai? Adesso lo so. Le nostre scatole per Cuore di Maglia sono lì, tutte in fila, stuccate e qualcuna perfino pitturata. 

Bei giorni, alla fine, un bel week end pieno di cose e di sole, di prati e di chiacchiere, e di bei pensieri. Stucca e pittura, pasticcia e rovescia, alla fine, qualcosa di buono ci esce. Si dice così.

08 aprile, 2010

L'argenteria.


Le faccende domestiche hanno nel loro intrinseco senso logico, il loro perchè. Non sto a spiegare nè il come nè il dove, ma sono certa di aver messo a punto, in questa mattinata di mezza vacanza, una mia personalissima teoria. Si fa quel che si vorrebbe fare, in similitudine, metaforicamente, ecco come. Ben so che il concetto è nebuloso, ma mi accingo testè a spiegare. Esistono, e già enunciai in passato, una serie di faccende domestiche che hanno un che di terapeutico. Sistemare le posate, sgranare i piselli, stirare (ussignur!), pulire i fagiolini e ben lo sa la mia Amica Bolognese, e una miriade di altre incombenze. Rendono riflessivi più del solito, o rilassano più del solito. Da qui partendo, ecco la teoria nata quest'oggi. Pulire l'argenteria. E' la libidine massima. Minimo sforzo , massimo risultato. Una passata e via. Non che possieda una sterminata collezione di pezzi in argento, anche se alla bisogna, la mia Amica della Perle saprebbe ben, invero, come aiutarmi. Sono pezzi di famiglia, salvati dalle grinfie dei ladruncoli che ad anni alterni hanno fatto visita alla mia magione. E poi, bombonierine piccolissime, un segnalibro con un orsetto, un pupazzo di neve e una teiera. Null'altro. Niente per cui valga la pena di scassinare una finestra, ecco. Stamattina, dopo una colazione burrascosa, non proprio da spot, m'è punta vaghezza di buttarmi anima e corpo nei lavori domestici, per infliggermi una punizione corporale, come dice la mia Amica delle Lampadine, per cercare di non pensare, dico io. Ciascuno di noi c'ha i suoi cazzi e i suoi mazzi, signora mia, mi permetta la finezza. E in questi casi, chessifà? Ci si dà d'argenteria, per sentirsi utili e magnifici, un pò magici, persino. Si prende l'oggetto, si spruzza un liquidino portentoso, si dà una passatina, si sciacqua. Voilà. L'incantesimo si è compiuto. Qull'orrendissimo pupazzo di neve che guai a buttarlo o obnubilarlo dentro una credenza, che solo un attimo fa era neronerissimo e dava il peggio di sè, a guardarlo adesso, ooohhhhh, è lucidolucidissimo e non sembra nemmeno lo stesso e perchè obnubilarlo, poverino, alla fine ha persino una faccia buffa. Peccato. Peccatissimo che il liquidino portentoso funzioni solo e soltanto sull'argenteria, per pochissima che sia. Me ne servirebbe un cargo, per spruzzare sulle cose opache e senza luce, persino su di me, per le volte in cui tutto mi sembra così nero e sporchissimo, e sì, certo, dovrei fregare e fregare, e lavorarci giù di gomito, sbuffando e imprecando, e invece no, basterebbe uno spruzzino e un minuto scarso di impegno ed ecco tutto splendere come alla corte del Re. Pulire l'argenteria: operazione consigliata quando ci si sente buoni a nulla, quando il mondo ti vorrebbe bionica e onnipotente e invece non ce n'è. Giuro, funziona.

07 aprile, 2010

Restyling.

Si ha voglia di cose nuove, o se non nuove del negozio, nuove nella forma, ritrovate, cambiate ma sempre uguali, come dire. Si prescinde dal fatto che Blogger fa un pò come gli pare e scrive piccolo ma che c'importa, si prende anche questa come una bella novità primaverile, a cambiare l'armadio non ci si pensa ancora, è bello vedere insieme magliettine di cotone e golfini pesanti, tempo ci sarà per quello e poi, chi l'ha detto che bisogna farlo per forza, non si può tenere tutto insieme? Alla PrinciPallavolista, che si allena e si allena e si sfonda di vasche e pallonate, e a me, che mi sfondo di stendere fuori che mi piace un sacco, di leggere, ma pochissimo, non come d'inverno, di preparare questo Camp di  Cuore di Maglia che il G8 in confronto era una merenda in oratorio, a noi due, c'è presa di pitturare. Forse contagiate dall'Amica della Collina, ecco che ci siamo improvvisate Extreme Makeover Home Edition, ma degli uccellini che popolano il nostro giardino. E giù di smalto e cuoricini e prima scartavetra per bene, bambina, devi imparare a fare molte cose, mica solo i biscotti e la riga del rossetto, ti serviranno di sicuro, vuoi mettere la grazia di una donna che scartavetra con cognizione di causa? Così, non le abbiamo nemmeno dato il tempo di asciugare per bene, alla casina, e l'abbiamo appesa nel sole, vicino alla siepe del caprifoglio che ancora prima di fiorire ce ne vorrà. Ora, il nostro giardino è quasi finito. E dico quasi. Manca ancora qualche vaso qua e là, ma avevo voglia di fiori bianchi e di petunie, ecco, forse le petunie bianche sarebbero una soluzione, disse fra sè e sè, meravigliata dal fatto di non averci pensato prima.
La cosa che mi rende in assoluto più fiera è la parte delle erbe aromatiche, piantate di fresco dal Supremo Capitano. La delizia vera, nell'intimità della mia umile cucina, è dirsi Mi Serve L'Origano, voilà, uscire  e trovarlo, cercarlo nel frigo o nella credenza son capaci tutti. Lo vedi? Si pittura, si usa il piegaciglia con rara maestria, si fa a maglia, si smonta la lavatrice, si cucina da cinque stelle, si coltiva l'origano in giardino. E si scartavetra pure! Impara, bambina, impara.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...