08 aprile, 2010

L'argenteria.


Le faccende domestiche hanno nel loro intrinseco senso logico, il loro perchè. Non sto a spiegare nè il come nè il dove, ma sono certa di aver messo a punto, in questa mattinata di mezza vacanza, una mia personalissima teoria. Si fa quel che si vorrebbe fare, in similitudine, metaforicamente, ecco come. Ben so che il concetto è nebuloso, ma mi accingo testè a spiegare. Esistono, e già enunciai in passato, una serie di faccende domestiche che hanno un che di terapeutico. Sistemare le posate, sgranare i piselli, stirare (ussignur!), pulire i fagiolini e ben lo sa la mia Amica Bolognese, e una miriade di altre incombenze. Rendono riflessivi più del solito, o rilassano più del solito. Da qui partendo, ecco la teoria nata quest'oggi. Pulire l'argenteria. E' la libidine massima. Minimo sforzo , massimo risultato. Una passata e via. Non che possieda una sterminata collezione di pezzi in argento, anche se alla bisogna, la mia Amica della Perle saprebbe ben, invero, come aiutarmi. Sono pezzi di famiglia, salvati dalle grinfie dei ladruncoli che ad anni alterni hanno fatto visita alla mia magione. E poi, bombonierine piccolissime, un segnalibro con un orsetto, un pupazzo di neve e una teiera. Null'altro. Niente per cui valga la pena di scassinare una finestra, ecco. Stamattina, dopo una colazione burrascosa, non proprio da spot, m'è punta vaghezza di buttarmi anima e corpo nei lavori domestici, per infliggermi una punizione corporale, come dice la mia Amica delle Lampadine, per cercare di non pensare, dico io. Ciascuno di noi c'ha i suoi cazzi e i suoi mazzi, signora mia, mi permetta la finezza. E in questi casi, chessifà? Ci si dà d'argenteria, per sentirsi utili e magnifici, un pò magici, persino. Si prende l'oggetto, si spruzza un liquidino portentoso, si dà una passatina, si sciacqua. Voilà. L'incantesimo si è compiuto. Qull'orrendissimo pupazzo di neve che guai a buttarlo o obnubilarlo dentro una credenza, che solo un attimo fa era neronerissimo e dava il peggio di sè, a guardarlo adesso, ooohhhhh, è lucidolucidissimo e non sembra nemmeno lo stesso e perchè obnubilarlo, poverino, alla fine ha persino una faccia buffa. Peccato. Peccatissimo che il liquidino portentoso funzioni solo e soltanto sull'argenteria, per pochissima che sia. Me ne servirebbe un cargo, per spruzzare sulle cose opache e senza luce, persino su di me, per le volte in cui tutto mi sembra così nero e sporchissimo, e sì, certo, dovrei fregare e fregare, e lavorarci giù di gomito, sbuffando e imprecando, e invece no, basterebbe uno spruzzino e un minuto scarso di impegno ed ecco tutto splendere come alla corte del Re. Pulire l'argenteria: operazione consigliata quando ci si sente buoni a nulla, quando il mondo ti vorrebbe bionica e onnipotente e invece non ce n'è. Giuro, funziona.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

confermo, ci si sente zen e sontuosi allo stesso tempo...

Anonimo ha detto...

Ma tutti quelli che ricoprono il mondo di fotovoltaico hanno mai letto l'ode all'argentil??? ESILERANTE!!!!

perec ha detto...

dimmi del liquidino. mi serve, decisamente. argento opaco, ecco.

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