24 settembre, 2010

HermésCestino.

Come si dice in questi casi, coi dishcloths prima e con gli scialli poi,  M'è Presa Secca.  Sarà che piacciono così tanto, sarà perchè è così divertente farli, sarà che Manualmente è vicino e  con esso l'ansia da prestazione,  e non è che a un evento del genere si possa tanto farsi trovare impreparate. Perciò, testè mi accingo a presentarvi l'ultima creazione, la penultima, in verità, l'Hermés Cestino. Esso deve il suo nome non solo al color tortora-cappuccino-biscotto tanto caro alla maison francese, ma anche e soprattutto ai nastrini di recupero tutt'intorno con mestiere annodati. E cosa dire poi, dei maxi bottoni vintage, veri e propri gioielli di raso e perline, fatti a mano essi pure?
In variante Chanel,  il CocoCestino. Perle a biglia grosse come albicocche, bottoni vintage anche qui, ma di strass e perline. I cestini sono una grande invenzione. Rendono la vostra bicicletta unica nel suo genere, riconoscibilissima anche a km di distanza, ti fa dire Questa Qui è Lei, se la vedi appoggiata con grazia a qualche muro o legata a qualche palo. Senza contare poi, l'aspetto pratico di tutta la questione, Chi mai potrebbe rubare una bicicletta con un cestino così appariscente? 

23 settembre, 2010

Beato Giovedì.

Si capisce che è giovedì. Non so bene da che cosa, ma si sa. Il giovedì è da sempre un giorno molto citato, nella tradizione popolare. Giovedì è giornata di gnocchi, si dice. Oppure, Sei Sempre In Mezzo Come il Giovedì, si apostrofa dalle mie parti oltrepadane chi ti sta sempre intorno e che si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma oggi, di posto giusto ve n'è uno soltanto, il BioCafè di Vicolo dell'Erba, e il momento non poteva essere più gradevole, mi aiuti a dire. Si knitta il giovedì, come, non lo sapeva ancora? I giorni dopo l'estate sono zeppi di progetti e di cose, non si vede l'ora di lavorare la lana, mi farò una maglia, io un cappello Slouchy per l'inverno inoltrato, io invece scialli, scialli, scialli in quantità. E' un bel momento. Ci si prende qualche ora, al massimo 3, si fanno salti carpiati con triplo avvitamento per non arrivare troppo tardi, trafelate, perlopiù, coi  ferri in borsa, uno schema ostico o  una roba inventata non fa differenza. Oggi, nella fattispecie medesima, si parlerà di Manualmente, dove saremo, allo spazio Cuore di Maglia, per il terzo anno consecutivo. Inutile dire che colà vi si aspetta. Sia oggi al knit che a Manualmente, da giovedì prossimo, 30 settembre a domenica 3 ottobre. Ora che ci penso, manca solo una settimana, il Salone del Lingotto è già giovedì prossimo. Lo dicevo io, le cose migliori succedono di giovedì. E a pranzo, gnocchi. Mi sembra il minimo.

22 settembre, 2010

Brilla la brina.

E sempre così bello far colazione guardando fuori. In realtà, la mia colazione è divisa in tre, la prima coniugale, nel senso che siamo soli, il mio Sposo ed io, la seconda coi figlioli che si avvicendano in cucina, e la terza privata, privatissima, solo mia. Questa terza è la più calma, la più meditabonda, la più silenziosa. Silenziosa si fa per dire, ci sono tutti i rumori del pratino e della collina, e poi i colori e le foglie e i buchi della talpa che il giardiniere le dà la caccia ma io gli ho già detto di lasciarla in pace, che non mi importa di avere il pratino smosso, anzi, mi piace, e mica ci devo giocare a golf, che per quello c'è la mia Amica delle Lampadine, che sa ben lei dove si deve andare, non certo qui. E poi, stamattina, lo spettacolo della brina, che mi affascina da sempre, ghirigori luminosi non proprio ghiacciati, è solo autunno, alla fine, ma tante goccioline messe in fila sulle foglie, sulle ragnatele del Ragno Ingegnere che abita il ciliegio, e che fa ogni volta dei veri capolavori di precisione da fare invidia alla mia Amica dei Ponti, lei sì che li sa fare bene. E' una bella mattina, so che la sarà, ho un sottoscala da mettere a posto, alla ricerca di un servizio di tazze colorate che voglio affidare al Giurisprudente per la sua casa da universitario, e so che sono lì, dietro un migliaio di altre cose, e mi piace di ficcarci il naso, perchè so che lì dentro c'è tutto quel che c'era in un'altra casa, quelle cose che quando cambi gusti e arredamento metti via e dici, Mi Serviranno Più In Là, ma che non butteresti per niente al mondo mai, e che ti fa piacere ritrovare ogni tanto. Mattinata di casa, a stendere una tonnellata di cose più o meno, distratta dal gatto, dalla salvia da innaffiare e da questi gioielli privati, messi a caso sulla siepe, tra il ciliegio e l'acero, tra il rosmarino e le ortensie, gioielli preziosi di lucida brina, fili sottili di millemila goccioline perfette, l'autunno è così da queste parti, brilla di brina e fa l'animo sereno. Non male. 
Ph. Francesco Galifi.com

20 settembre, 2010

Che mondo vuoi.

Ti studio da giorni, sei materia difficile, incomprensibile, parli pochissimo, non sorridi mai o quasi, ed è così strano per te, luminoso come sei. Sembra che tutto il mondo si sia seduto sulle tue spalle, un mondo che non sai, che non ti assomiglia, che ti fa male. Che mondo vuoi, figlio del mio universo, gemma della mia collana più preziosa, che mondo sei, dietro quegli occhi sgranati e quello sguardo che rapisce, che mondo hai, dentro quel cuore trasparente, quell’anima bella che mi scivola di mano, che non so più leggere,  che non so.  TI vedo così, silenzioso e assente, strano e lontano, certe volte, Ma Cosa C’è, ti chiedo, Ma Niente Mamma ma quel niente mi sembra così tanto e schiaccia il mio cuore che ti vorrebbe ancora appiccicato a sé, e invece non si deve, il mio cuore che vorrebbe sapere a memoria le cose che fai e dici e pensi ma che non è possibile, è la legge della vita e del tempo, il mio cuore, che vorrebbe sapere tutto sempre e avere rimedi per tutto, sempre, e sapere cosa dirti per farti stare meglio, sempre. Il sempre non esiste, non con la vita né coi figli, sempre è un avverbio di tempo, che è uguale a spesso e a mai e che ha un significato relativo,se ci pensi bene. Che vita vuoi, che vita immagini,  quali grandi sogni si nascondono sotto il tuo cuscino, quali giorni ti aspetti, quali gioie e quali delusioni e quali progetti e quali lotte e quali ideali.  A crescere si fa così, ci si sente un giorno invincibili e il giorno dopo impossibili, e i figli maschi non raccontano niente alle madri ansiosissime e preoccupate, e le lasciano lì, a scrutare di nascosto se un po’ sorridi e ti è passata, ma sappi che sempre, sempre, sempre avrò per te un amore sconfinato e lucido, struggente e meraviglioso da regalarti  ogni giorno, anche se non è il tuo compleanno, e sempre, sempre, sempre sarò qui a studiarti e a volerti, più di ogni cosa al mondo, felice delle tue scelte, dei tuoi pensieri e della vita che ti ho dato. Perché sempre, in questo caso non è solo un avverbio di tempo. 

19 settembre, 2010

Domenica.

Ma come. Davano pioggia. Ma chi dava, e soprattutto a chi. E' che si dice così, quando si sente che farà belo o brutto o così così. C'è il sole, mi sa che non dura. Finchè c'è, però, meglio bearsene, il sole d'autunno è molto speciale, nessuno ha ancora voglia di castagne e camini, e questo interregno tra l'infradito e la sciarpa di lana ci piace eccome. La domenica è iniziata da poco lassù, nella Casa in Collina, è la prima domenica seria, per dire, la prima dell'anno scolastico, anche se si fa tutti finta di niente, si fa ancora tardi come se fosse vacanza, come un giorno qualunque, così. Si cerca però di riprendere qualche abitudine un pò invernale, con scarsi risultati, invero, ho bruciato i mini cake alla marmellata di fragole, non trovo una tovaglia che mi piace tanto, e altre gravissime questioni da scema. E' domenica di sole a sorpresa, posso organizzare un viaggio a piedi fino in paese, passando dal sentiero, per vedere che cosa ha combinato la pioggia di ieri nei campi, sembrava una roba da niente, e invece no, ha piovuto a stecca, ci sarà fango, forse. Posso leggere fino alla nausea, cucinare per un plotone, anche se non è domenica senza il QuasiVeroIng. che sarà  a pranzo, suppongo, a Buckingham Palace. Posso stirare fino alle convulsioni, stare sul divano fino a perdere conoscenza, scendere in città alla festa della birra e tornarne sversa. Intanto, mentre decido, provo a rifare i cake alla marmellata di fragole, e mentre ci sono, a decifrare questa inquietudine sommessa, questa specie di calma accesa, che nemmeno mi dispiace, che nemmeno si sta male, in fondo, e che alla fine, magari, troverò pure la tovaglia.

17 settembre, 2010

L'invasione dei Grilli.

Se ne trovavano un pò dovunque. Sul tappetto, negli angoli, sui gradini delle scale. Qualcuno aveva perfino organizzato un rave party nel lavandino. Da dove venissero, nessuno lo sapeva. Nè dove andassero. Certo, in una casa in collina, non era raro trovare qualche ospite non umano, ragni e coccinelle e api e lucertoline. Ma i grilli, questa volta, avevano fatto un piano, decisi ad invadere con grande spiegamento di forze la Casa Lassù. Non erano fastidiosi. Li trovavi, dicevi, toh guarda, eccone un altro, e la faccenda finiva lì. Non erano pericolosi, nemmeno brutti, alla fine. DI ucciderli, proprio nessuno se la sentiva. Ma la domanda era Perchè Così Tanti? Difficile dirlo. Ma ciascuno degli abitanti la Casa, aveva una sua personalissima teoria. I maschi dicevano essere creature aliene, che ce lo si doveva aspettare prima o poi, e che il 2012 era vicino e bla e bla, terrorrizzando la Candida Princi, un pò per vero un pò per finta. Il Capitano non aveva opinioni a rigaurdo, anzi, non che gliene importasse granchè alla fine, lui nel tempo libero divide le acque e moltiplica pani, che vuoi che gli cambi   una manciata di grilli sparsi per casa  Ma c'era chi si faceva domande più mirate, chi aveva messo a punto una personalissima teoria. Nascosto fra tutti i comuni i grilli di casa ve n'era uno speciale, proprio Lui, il Grillo Parlante, che era venuto in visita alla Scrivente. Non che se ne sentisse il bisogno, ma il buon Grillo aveva visto da dentro il Libro che qualcosa non funzionava a dovere, e in men che non si dica era scivolato fuori, salito le scale davanti alla lavanderia e si era appostato, pronto per affrontare la Scrivente e finalmente parlarle. Cosa avrebbe mai da dirmi un Grillo Parlante, in cosa sono mendace, quale colpa ha la mia povera coscienza, da cosa mai dovrò essere salvata o messa in guardia. Non lo so. So soltanto che a me, 'sta storia dei grilli che mi girano per casa non mi piace nemmeno un pò, e ci ho provato a vederci il bello, la natura e robe del genere, ma mi sa che domani prendo il Folletto e li aspiro tutti, e se il Grillo parlante c'ha qualcosa da dirmi, bene, che lo faccia ora, che domani, caro il mio Grillo, è troppo tardi.

16 settembre, 2010

Son soddisfazioni.

 Questa è una vetrina. E questa è una bicicletta. E fin qui. La cosa che rende la faccenda lievemente diversa è che, primo, la vetrina è di un negozio del centro e, secondo,  la bicicletta è il premio di un concorso. Prego però concentrare l'attenzione sul cestino. Che l'ho inventato io. Che l'ho fatto io. E che altri e altri me ne han chiesti. E che altri e altri ne farò.
E nonostante oggi sia stato un bel pomeriggio impegnativo, cara la mia signora, questa qui è una bella fetta di soddisfazione. E in tempi come questi, mi aiuti a dire, meglio una soddisfazione in mano che cento che volano. Licenza Poetica, và.

15 settembre, 2010

La Bici e il Microscopio.

Ho fatto un viaggio ieri, un viaggio a capirci qualche cosa, mi sono decisa alla fine, tra quelli che mi dicevano non è niente e quelli che invece è meglio che ci vada. E' così strano dover farsi dire dagli altri come stai, tu che lo sai benissimo come stai certe volte e allora, che te lo fai spiegare a fare. Solo che c'è chi lo sa dire meglio di te, che ti fa dire le cose che non sai, o meglio, sai ma che non sai come tirare fuori, mettere a fuoco, da piccola avevo un microscopio, mio fratello ci guadava di tutto, il guscio dell'uovo, le formiche, io non ci vedevo mai niente, solo annebbiato, Ma Come Fai A Non Vedere! e toglievo gli occhiali e strizzavo gli occhi e giravo e giravo la rotellina della messa a fuoco, ma niente, solo ombre finchè alla fine lui si stancava e mi diceva Va Bè, Fai Un Altro Gioco. Io non so guardare col microscopio, so solo andare in bicicletta e giocare a nascondino, ora come allora, e forse la bicicletta mi servirà per fare questo viaggio meglio e più veloce, e riuscire a capire qualcosa, se sto bene o se sto male, ma male no, non ho male da nessuna parte, ma forse qualche volta sono i dolori che non senti sul serio a farti ancora più male, sono quelli che ti porti dietro e a fianco, le valigie pesanti, i chiodi sul cuore e la bicicletta quando è bucata, che a salirci si rovina e a portarsela così, di lato, è faticoso e la casa ancora lontana, il sentiero pieno di sassi e fra poco pioverà. A guardarsi dentro si hanno sorprese bellissime, qualche volta, si scoprono cose che credevi di aver perso, e trovi un sacco di risorse per uscire dalle situazioni e dalle cose, e forse sto solo diventando più saggia o più incosciente  e non so che differenza c'è, o forse ho soltanto imparato a girare la rotellina del microscopio.

14 settembre, 2010

Il cielo è rosa.

O almeno lo era, mezz'ora fa, forse di più, forse anche meno, non ho mica guardato l'orologio, guardavo fuori,  al di là degli alberi, oltre la siepe, là in fondo. Il cielo è rosa se guardi bene, quasi uguale all'alba o quando il sole va giù, cambia solo la prospettiva,le situazioni, le cose. Il cielo è rosa, colorato a pastelli, che sembra così leggero a vederlo da qui, così semplice, chi avrà messo quel colore nel cielo, questa mattina di metà esatta di settembre, no, la metà esatta sarà domani, ma che bei giorni di sole fresco sono questi qua, la scuola iniziata ieri, il Liceale che sta meglio e si rifiuta di tagliarsi i capelli, e io che non insisto, è così bello a riccioloni sfatti, anche se è magromagro dopo tutta quella febbre. Il cielo rosa fa di questa mattina una mattina quieta, alla fine, dove l'essere contenti non è fondamentale ma aiuta, dove si inventa un gioco da fare con se stessi, gioca a non trovare niente che ti scalfsca, a non cercare ad ogni costo qualcosa per cui stare male, gioca a nasconderti dai magoni e da quel peso sul cuore e sullo stomaco, non vedi che bel cielo che c'è, che da rosa è diventato turchese, e allora e perciò, decidi che oggi starai benebenissimo, che i magoni lo sai, sono strane creature, non sono nemmeno troppo furbi, se ti nascondi bene non ti troveranno mai.

11 settembre, 2010

Si guarda avanti.

Si guarda avanti che è meglio.
Si prepara Manualmente.
Dove ci sarà Cuore di Maglia.
Che sarà dal 30 settembre al 3 ottobre.
Che come al solito sarà a Torino, al Lingotto Fiere.
Che come sempre ci sarà di mezzo il mio compleanno.
Che come di consueto sarà un delirio allestire e un delirio sbaraccare, ma sai il divertimento.
Che ci saranno corsi di scialli e di cose.
E il Knit Cafè tutti i pomeriggi.
E un sacco di chiacchiere.
E un sacco di gente da incontrare, da ritrovare, da riabbracciare.
Che presidieremo Cristiana, Emma ed io sempre, ma che tante, tantissime di noi passeranno di lì, anche per un saluto al volo, lo hanno promesso.
Che anche da Roma e da Firenze e da Milano e da Genova e da Bologna eccetera.
Che siamo sempre al nostro solito, bellissimo, luminoso posto, proprio davanti al bar.
Che così quando siamo sfatte, ci guardiamo e ci diciamo, Dai, Un Caffè Ci Vuole.
Che ChiSoIo porterà la torta come ogni anno, e questo è il terzo, accidenti, il terzo.
Che mi piacerebbe che tutte le persone che leggono passassero di lì a dirmi SeiTu? come l'anno scorso.
Che poi alla sera, è vero che si è bell'e stravolte ma che è una meraviglia di stravolgimento, non so come dire.
Che poi, allora, coraggio, non siate timide, noi colà saremo e colà vi si aspetta, come al solito, come sempre.
Manualmente
Lingotto Fiere Torino
Dal 30 settembre al 3 ottobre
dalle 9,30 alle 19,30
Il calendario dei corsi lo trovate qui.

10 settembre, 2010

GrigioSfiga Shawl.

Recita un antico adagio "Se non sai le cose, sàlle". Sappi che le grane non vengono mai in numero minore di quattro o suoi multipli, che la tabellina del quattro, grazie a Dio, la so. Sappi che alla voce Grane vengono catalogate una serie di cose, mai troppo gravi, mai irrimediabili, ma che alla fine, messe una sull'altra fanno una grana di dimensioni giganti, perchè è la somma che fa il totale e anche questa la so. Sappi altresì che di solito le Grane arrivano proprio nel momento in cui ti rialzavi un attimo, uscivi il capino fuori dalle sabbie mobili, per dirla sgrammaticata ma con eleganza estrema, nel precisissimo istante in cui stavi per prendere un bel respiro e dire, pfui, anche questa è passata. Non ci facciamo mancare niente, una gita all'Ospedale che male non fa mai, come con chi, col Liceale, manco a dirlo, che ha deciso di farsi venire qualcosa che sembrava grave e invece grazie al Cielo non lo è, ma chi lo dice che poi una pleurite sia cosa da nulla, e sì che avrebbe dovuto saperlo che con la tosse da orso non si scorrazza in moto sù e giù per le colline e non si esce fradici dal calcetto, che la tosse sennò decide che si trova così bene e non lo molla più. Detto, fatto. Inizia la suonata di antibiotici e tachipirine, eppure mi sembrava che il lunedì che viene avesse un impegno, ah già, la scuola, come no. Fatto sta ed è che un altro pensiero oscuro si somma agli altri pensieri oscuri, così tanti che mi ci faccio una collana, un mantello, una tovaglia per il picnic. Avevo messo sù questo scialle, che non proprio di scialle trattàvasi ma di stola semplice, di un colore avulso, lo so, ma di una morbidezza inaspettata. E' Triste, Mamma,squittì la Princi. Tra le mille cose da sapere, alla voce SeNonSaiLeCoseSàlle, c'è anche questa. Non iniziare un lavoro di un colore triste che va da sè che te tu ti porti sfiga da sola medesima solinga. Lo terrò presente. Echeppalle, però.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...