07 giugno, 2011

Gli Infiniti Giorni.



Infiniti erano i giorni che passavano sotto le porte socchiuse, dentro l'acqua del pozzo e nei giardini silenziosi, cicale e foglie nuove, insetti curiosi e niente. Pioveva da giorni, e i pensieri avevano strane forme bislacche, di quelle che fai con le mani sul muro, è un cane o sono soltanto le mie dita a giocare con la luce. Guarda meglio, si disse, fuori il fradicio dell'acqua piovana, dentro due rose sfiorite che non hai cuore di buttare, che burla l'acqua fresca sotto alle rose sfiorite, del tutto inutile, oramai.  Le cose le si accartocciavano intorno, foglie secche che fan rumore o forse foglie macilente, sotto il noce del sentiero, il fango non va mai via in quella parte della strada, d'inverno è impossibile e d'estate neppure, rimane solo una piccola pozzanghera, ma c'è, il segno del trattore e l'erba schiacciata. Infiniti i giorni che dovrebbero esserlo davvero, da tante cose vuoi fare, da tante ce n'è. Infiniti, come l'orizzonte che guardi di sbieco, che non ricordi se non sai, che non rammenti se non vedi, che non comprendi fino in fondo eppure è lì. A pensarci bene, è tutto un gran teatro, chi recita e chi applaude, chi strappa i biglietti e chi vende i popcorn, chi scopa la sala dopo, di malavoglia e imprecando, le cartacce e i bastoncini dei ghiaccioli, e anche i popcorn, quelli sempre. I giorni infiniti sono quelli che odi e ami, che attiri e respingi, nell'ineluttabile gioco del Sotto a Chi Tocca, del Chiama quando Arrivi, del Vorrei ma Non Posso.

E lo so che non si capisce niente, ma oggi va così, poteva essere l'inizio di un bel libro, magari lo è, chi lo sa.

Dedicato a chi come me, oggi vorrebbe essere al di là dell'orizzonte, e di giorni infiniti ne vorrebbe una decina,  lontano dal fango, dalle rose sfiorite e anche dai popcorn.

05 giugno, 2011

Se di domenica.

Ci sono dei lavori e delle questioni e delle situazioni che si possono solo affrontare di domenica, e di domenica soltanto. Che la domenica in fondo è bella perchè già dal venerdì tu sei lì che dici, Ecco, Magari lo faccio Domenica che Ho Tempo, ma non è sicuro che lo farai la domenica successiva, quella cosa che ti eri messa in mente di fare, può essere una domenica a caso, anche nei prossimi trent'anni, per dire. Accantonata l'idea di stendere, e meno male dacchè quassù in collina diluvia a nastro, è ancora troppo presto per cucinare e non so nemmeno in quanti siamo, indi perciò, ci si dedica con noncuranza ai lavori della domenica. Essi possono essere catalogati come lavoretti di poco conto, all'apparenza, ma che si rivelano di grandissima utilità a lungo termine. Per esempio, sono circa diciotto volte che mi dico, Sistemerò l'Astuccio Dei Ferri da Maglia, e per diciotto volte ho rimandato. Oggi, invece. Oggi che c'è il temporale e di far cose outdoor non ci si pensa nemmeno, anzichè bighellonare per casa si impegna il proprio prezioso tempo in lavori di questo tipo. Che poi, e che ve lo dico a fare, i lavori di sistemazione, come quello dei cucchiaini, per esempio, hanno comunque il loro bel risvolto psicologico. L'impegno mentale, il dover separare, appaiare, distinguere, ha fatto in modo che si accantonassero per un pò pensieri noiosi, squarci di spavento di prima mattina quando non si è realizzato subito che il Liceale stava fuori stanotte, ospite da un amico, e lo sapevamo anche, ma il fatto di non vederlo lì, nel suo lindo lettino mi ha procurato un lunghissimo secondo di purissima angoscia, di quella che ti gela e ti fa bollente in un attimo, non so se mi spiego. Così, sistemare il Prezioso Astuccio mi ha rincuorata, già che il mio cuore ultimamente sbatte forte contro la mia testa e si burla di me, e mi fa state immobile e muta, certe volte e agitata e rumorosa certe altre, e di starsene buono non ne vuol sapere, e batte forte contro le lenzuola prima di dormire, e respiro profondo e cerco di raccontarmela e dire che è tutto ok, ma proprio a volte non mi riesce, e se fosse domenica e se avessi astucci e cassetti da riordinare, allora sì, saprei come fare.

01 giugno, 2011

Cosa c'è.



Lo sai cosa c'è di più buono del profumo del tiglio?
No.
Il profumo del Tiglio Bagnato.
Ma dai.
Già.
A passare dal viale non ci si crede di quanto buono sia, davvero, non puoi capire. 
Esagerata.
Ma no, invece. Il profumo del viale è già forte da solo, ma è un forte che ti avvolge e ti culla, è un profumo che ti entra in testa e se ci pensi te lo ricordi bene, non è mica semplice ricordarsi di un profumo, non è una poesia o una canzone, o il nome di una via, che se ci pensi un attimo dici, ecco, quello lì. No, a pensare a un profumo non è facile, provo a ricordare uno di quei profumi che andavano tanto quando ero una ragazzina delle medie, Charlie, credo che si chiamasse, erano tutte impazzite per quel profumo, a me faceva vomitare, e se ci penso credo che sia l'unico dei profumi che mi ricordo a memoria. Il tiglio è uguale, potrei ricordarmelo anche in mezzo al deserto, per dire, dove di tigli nemmeno il sentimento, o in cima a un monumento, o pensarci mentre passo davanti a una rosticceria cinese. Ecco, il profumo del tiglio io  lo so. E lo amo di un amore semplice e assoluto, perchè mi ricorda una casa che avevo, i miei figli maschi piccini, la strada di ghiaia, le nocciole, il pergolato e le rose, il pozzo, Torino all'orizzonte, gli scuri alle finestre e i miei bambini biondissimi.
E poi, se a questo ci mescoli l'odore dell'acqua, del temporale, delle foglie bagnate, dei fiorellini di tiglio inzuppati, delle foglie che ci crescono in fondo, alla base, hai mai visto quante foglioline nuove ha un tiglio tutt'intorno, una specie di piccola aiuola personale, se la fa da solo, mica nessuno gliela fa un'aiuola, a un tiglio.
E' un albero buono, il tiglio, romantico, un pò demodè, decadente, in tutti villoni vecchi e un pò scrostati c'è un tiglio, una palma,  un glicine, qualche volta un cedro del Libano. Non so perchè, ma è vero, è così. Nessuno pianta più tigli nei giardini. E' imponente ma discreto, e si fa ricordare per quel suo odore rilassante e frizzante che ti fa dire che è estate, che finisce la scuola, che si è già un pò in vacanza. Il viale dei Tigli che faccio ogni giorno, oggi era di straordinaria bellezza e profumo, l'essenza stessa delle calma e del verde, e del lucido e dell'acqua.
Se rinasco albero, vorrò essere un tiglio.



Ma come.


Ma come. Non doveva essere giugno, la falce in pugno? Non si doveva scegliere dall'armadio l'outfit più consono, sì perchè adesso, con questa invasione di fescion blogger che dà alla testa, non ci si chiede più CosaTiMetti, ma Quale.Outfit.Indossi, cerchiamo di impararle le cose, eccheccavolo. Comunque, l'outfit doveva essere in bilico tra una camiciola scollacciata e un vestitino a balze di pizzo e rose, che detto così fa torta di matrimonio ma che è l'ultimo delizioso e scellerato arrivo nel mio armadio. E invece, quello che mi viene meglio mettere, o a farmi restare addosso guardando di fuori, è il pigiama. Qui piove e piove,ripiove e strapiove. La biancheria è stata miseramente dimenticata fuori, ed ora è lì, mesta, che mi guarda dall'Abiurato Stendino, senti, bella, io sono ancora in pigiama, mica posso rischiare la polmonite per venirti a ritirare, tanto, bagnata sei e bagnata rimani, vorrà dire che un altro giretto in lavatrice nessuno te lo leverà, ma adesso resti lì, bambina, non ho alcuna intenzione. E' il primo giugno e, nella fattispecie,  si sarebbe dovuto  studiare il caso di un picnic a casa della mia Amica delle Provette, forse un aperitivo, forse una merenda, di quelle da fare così, come dice lei, CheSiMangiaLaQualunque, dal dolce al salato senza soluzione di continuità, dove ognuno porta qualcosa e si chiacchiera e si sta zitti e si guarda lontano, beati. Un bellissimo niente, invece.
 Si cerca di dare un senso a tutto quanto, i figlioli ci son tutti, almeno a pernottare, che con feste e inaugurazioni e aperitivi e cose del genere, si sa in quanti si dorme ma i coperti, signora mia, son sempre un mistero della fede. Nel frattempo, io mi aggiro per casa in sollucchero, canticchiando. I lavori alla Sede di Cuore di Maglia procedono a velocità supersonica e tra pochissimi giorni dovrò solo decidere con aria pensosa che fiori mettere nei vasi, se tulipani bianchi o roselline selvatiche, per dire. E.sa.ge.ra.ta. In più, stanotte a mezzanotte è uscito il Summer Lace, che già nel mondo intero se lo stan strappando di mano, ultima creazione del trinomio Brenna/Fassio/Giudice, che non ce ne bastavano due, ne abbiamo aggiunta una terza, così, per non farci mancare nulla.
E sempre nel frattempo, deciderò cosa fare di me nelle prossime ore. Accantonate velleità marine/montane/lacustri/fluviali, mi sa che mi dedicherò con grande impegno all'ozio beato, ho almeno mille cose belle che potrei fare senza spostarmi di un solo centimetro, ho un libro, dei progetti, e persino un'idea cui lavoro da qualche giorno...
Piove che metà basta, ma a me, alla fine, ma che me ne può importare mai.


30 maggio, 2011

Il Gomito del Tennista.

Non ci si ricordava, a memoria d'uomo, di aver preso in mano una racchetta. Se si toglie il corso scolastico del 1976 organizzato dalla Scuola Media, i corsi al Brallo, i pomeriggi passati con la mia Amica Pat nel garage di casa sua ad assisterla mentre le incordava, nel corso della mia vita non mi sono più imbattuta in tale misterioso attrezzo. Però, mi è sempre piaciuto un sacco. Ieri mattina, al mio Sposo Celeste gli è presa secca. Cioè, non proprio, già da tempo lavorava a tale progetto, culminato poi nell'acquisto di una serie di attrezzature di ultimissima generazione. Fatto sta che ci recammo, ieri mattina verso le ore 10, al luogo deputato per tale mirabile esibizione. Egli che, manco a dirlo, ha sempre giocato benisssssssssimo, e io che gli trotterellavo dietro, non proprio convinta ma entusiasta della vicenda, con la mia bella racchetta nuova di zecca, rossa e argento perchè ben si intoni col gloss che, giocoforza, si deve avere per calcare i campi di terra battuta. Devo dire che è stato bello. La percentuale delle palline beccate è stata largamente superiore alle aspettative, e anche quella delle palline mandate al di là della rete. Certo, Venus Williams è un'altra cosa, noi si fa per scherzare, ma devo dire che i rudimenti del tennis imparati nella palestra di Salice Terme un migliaio di anni fa sono miracolosamente tornati a galla, rinfrescati anche dai consigli dell' Integerrimo, che nemmeno si spazientiva se andavo a farfalle o se mandavo le palline nei prati circostanti. Tempo mezz'ora ero bell'e coricata sul campo, sventolandomi con la RossaRacchetta, implorando pietà. Ma mi impegnerò. Prenderò qualche lezione di quelle serie, tanto per cominciare. E poi, rivedo il look. Poichè i campi di cui dispongo sono sotto il sole cocentissimo, potrò approfittarne e spalmarmi di crema abbronzante prima del match, magari coi brilli, per distrarre l'avversario. Non solo, dovrò apparecchiarmi alla bisogna, i pantaloncini fucsia non vanno proprio benbenebene, ci vorrebbe una di quelle gonnine traforatissime, meglio se all'uncinetto, effetto VedoeNonVedo, per essere veramente cool. Mi metterò presto all'opera, solo che. Solo che, da ieri ho un fastidioso dolore al gomito, proprio lì, nella giuntura, come si fa a spiegare, dove il gomito fa la punta, ecco. Intervistati alcuni avventori e spiegati i sintomi essi hanno decretato chiamarsi Gomito del Tennista. Il Mirabile Coniuge, presente,  sogghignò. Aspetta e vedrai, dissi fra me e me, meditando vendetta. Per il momento vado di Lasonil, altro che crema coi brilli. E poi, lavorerò al mio progetto e mi presenterò in campo con un gonnino, signora mia, ma un gonnino candido che mi starà un amore. Gomito del Tennista, si chiama. A gomito ci siamo, ma mi sa che di tennista, io, c'ho proprio poco. Staremo a vedere.

27 maggio, 2011

Goccioloni.

E' venuta giù la qualunque, questo mondo e quell'altro, a goccioloni grossi come nespole, per una buona mezz'ora. Mi ha beccata per la strada, in macchina, senza peraltro che mi fossi degnata di vestirmi in modo consono all'evento, si vedeva lontano un chilometro che avrebbe piovuto secco, non era proprio il caso di andar in giro agghindata come ad un cocktail di benvenuto, per dire, e forse il sopra poteva anche andare bene, ma le scarpe, ussignur, le scarpe altro non erano che sandalini inesistenti tuttitempestati di genme e pietre preziose, dono delle mie Amiche, e ancora non messi quest'anno, quale buonissima occasione il primissimo temporalone della stagione, è un attimo. Com'è come non è a me il temporale piace un sacco. Prima, durante e dopo. Mi piace l'odore, perchè si sente dall'aria che sta arrivando, e mi piace aspettare il primo tuono e mi piace l'adrenalina che ti dà il primo lampo e poi tutti quelli dopo, che bello il temporale in mezzo al mare, e dalla spiaggia, anche, e mi ricordo una Princi bambinissima che correva e faceva la ruota sotto il primo temporale dell'estate, tutti a ripararsi e noi no, madri senza senso, a lasciare che i bambini si rincorressero sulla riva, bagnati dal cielo e dal mare, è vero, vicina del 13? La Princi ora è tutt'altro che bambinissima, e ha sguardi languidi a cena, e un viavai di pensieri che vedo entrare e uscire dalla sua testa che sembra la mia. "E' La Fine Del Mondooooo" mi scrive da scuola. No, figlia. Il temporale è la bellezza e la forza, la meraviglia di ogni singola goccia che cade, la musica che fa sulla strada e sui vetri e sui tetti, è la musica stessa della vita. La fine del mondo è la calma e la noia, il niente e l'indifferenza. E' il non sentire e il non vedere. Il temporale è acqua e vento e foglie che ballano nel viale verso la città, è odore di acqua e di terra bagnata, è alberi scossi, è la città ferma, rapita da uno spettacolo così bello, ferma a guardare, a sentire, a vedere, per non perdersi nemmeno un minuto. La vita è così preziosa BimbaMiaGrande, così straordinariamente bella se la sai guardare nel verso giusto, e sono i temporali che la bagnano di cose vere, di emozioni forti e di bellezza infinita. Lo imparo da te ogni giorno, te lo insegno io, il mondo non finisce con un temporale. Semmai, inizia.

26 maggio, 2011

Il cielo pesa.

Non si capisce dove sia andato tutto quell'azzurro. Che sia finita la vernice? Non è affatto come ieri, ieri era estate, grilli e cicale e caldissimo, e oggi invece. Da qualche parte c'è stato un temporale, mi han detto, fra poco è atteso qui, non si muove una foglia, è così che fa quando sta per piovere. Il vento, arriva dopo. Il cielo pesa, non su di me, epperfortuna, pesa sulle cose, sul giardino, sui panni stesi che non ho voglia di ritirare e che si bagneranno e massì, che si bagnino, li risciacquerò un'altra volta. Qui, troppe cose da fare, i giorni beati si scontano eccome, ci siamo travestite da studentesse per un pò, e adesso abbiamo famiglie e cose e iscrizioni ed esami, financo una laurea, mi aiuti a dire, che in grazia di Dio qui non manca un bel nulla. Il cielo pesa e pesa, incolore e falso com'è, non sai mai che cosa aspettarti da un cielo così, e scavi e scavi a cercare l'azzurro, ma come, eppure era qui, ma ti hanno insegnato che quando una cosa non c'è non c'è e basta, puoi dannarti a cercarla per ore e ore, slaterà fuori quando parrà a lei, alla cosa che non trovi, e nel frattempo, procurati un turchese fittizio da metterti alle orecchie; al braccio  e sulle mani, e al dito due ali, ali magnifiche per volare in un cielo che pesa, sì, ma vedrai che non cade.


25 maggio, 2011

Le case con le scale.

Non è vero che le case sono tutte uguali. E non dipende soltanto dalle persone che ci abitano, nelle case. Ci sono strutture e forme e caratteristiche e volumi che danno a ciascuna casa un aspetto speciale, come un'atmosfera, un senso. Le case con le  scale sono quelle che mi piacciono di più, anche se la casa più bella che ho avuto in assoluto le scale non ce le aveva. Ma forse, aveva così tante cose che era già perfetta di suo. Mi piace che in una casa si possa dire, Vado Sù, o Vado Giù, e rimanere sempre nello stesso posto. Si scende quando la giornata inizia e si sale quando è sera e si ha voglia di pace e di silenzio, raro, qualche volta, nella Casa in Collina. Le case a più piani sono quelle che ti permettono di inventarti ogni volta lo spazio che vuoi tu, scegliere il posto dove vuoi stare, per leggere, far la maglia o fare niente, chiacchierare o semplicemente mettere ordine nei tuoi pensieri arruffati, nelle millemila cose che ti passano per la testa, operazione, questa, che va fatta in calma assoluta, in silenzio. E non è solo cambiare stanza, è proprio cambiare dimensione, cambia anche quel che vedi dalla finestra, non è lo stesso panorama, l'albero non è lo stesso a guardarlo da sù o da giù, le rose le vedi nella loro pienezza, perfino il profumo del caprifoglio arriva meglio sù, che mistero. Le scale in una casa uniscono galassie dello stesso universo, piani della stessa torta, come dire, il pan di spagna sotto, la panna in mezzo, la frutta in cima. E ci sono pensieri che si fanno solo in cucina, magoni che ti vengono solo al piano di sopra, e risate e riflessioni e idee che cambiano a seconda di dove ti trovi. La cosa bella è che mentre sali, o mentre scendi, lasci sulle scale quel che vuoi lasciare, pensieri brutti della notte, magoni del giorno, pensieri tristi e malinconie. Sono tutti lì, allineati sui gradini, aspettano il momento buono per appiccicartisi addosso appena ripassi. Ecco svelato il mistero perchè io, le scale, le faccio sempre di corsa.

24 maggio, 2011

Ode all'Herpes.

Certo che noi qui si veda sempre l'aspetto positivo delle cose.
Certo che noi qui non è che ci si fa abbattere tanto facilmente.
Certo che noi qui si riesca sempre a girarla al meglio, come ci pare a noi.
Fatto sta ed è che stamattina si è svegliata una nuova me.
Una splendida me, mi aiuti a dire.
Ho una bocca sottilissima ed inesistente, insignificante, banalissima, e diciamolo, la moda dei labbroni a canotto certo non mi aiuta.
Questo fino a ieri, bellezze.
Da stamani, infatti, sono pronta per qualsiasi copertina, anche hard, volendo, prontissima per un giornalucolo di gossip, perfino per un grandefratello, per dire. Già, perchè sarà stato lo stress, il sole, i bimbetti che stanno intorno a casa mia che hanno tutti, indistintamente, la varicella, beh, stamattina ho un bell'herpes sul labbro. E mi sta un amore. Nel senso che ho la bocca di Nina Moric, e ahimè, la bocca soltanto. A costo zero, peraltro, senza punturine e sedute dal chirurgo. Con un sapientissimo gioco di gloss, cremine  ed effetti speciali, l'herpes sparirà, lasciando solo l'effetto Tigre del Materasso,  e mi ritroverò stamattina a recarmi all'Ufficio delle Entrate con una bella boccuccia da Grande Raccordo Anulare. La cosa sconvolgente, però, è che a colazione mi lagnavo con il Magnifico Sposo, Hai Visto, Mi è Venuta l'Herpes. Ah, ribatte Colui, Non Si Vede Nemmeno. 
Nooooooooooooo.
Ma si sa, all'Illustrissimo, la Moric, nemmeno ci piace.

22 maggio, 2011

Il Sogno Potentissimo.

I giorni caldi, quanto mi piace l'odore del cloro, non senti che è già estate? si chiacchierava così, nel gazebo a ridosso della piscina, un venticello leggero, le bottiglie d'acqua nel ghiaccio già sciolto da un pezzo, risate che non pensavi, persone nuove eppure vicinissime, storie che si intrecciano e si legano insieme, che cominciano trascinando una valigia per una stradina di ghiaia piccola, nel sole. Concentratissime, a fare e disfare, a insegnare, imparare e a vedere che strada abbiamo fatto fin qua, e quanta ne faremo, ancora, insieme. La bellezza è cosa leggera, la si coglie ovunque, dove vuoi, come vuoi. Si sta così, a spiegare situazioni, a dire cose, a chiacchierare fittissimo fino alla 1 passata, ma come, non hai ancora sonno tu che dormi con le galline? Ma no, questa potrebbe essere la stanza di un collegio, di una colonia al mare, di una gita scolastica dell'ultimo anno. C'è un disordine che spaventa, i sandali con le camelie sono stati al centro del pavimento per due giorni,li abbiamo scavalcati sempre. Spostati, mai. I sogni portano lontano, ti trascinano su un carro fantastico dorato e lucente, con altri compagni di viaggio che non scegli, perchè sono loro a scegliere te, secondo il complicato e celeste meccanismo che fa di un sogno la forma più chiara della felicità, che non è Itaca ma il viaggio, che non è la luna ma la strada che hai fatto per arrivarci. Il sogno potentissimo che ti fa donna felice e in pace, perfetta, che ricordi ogni nome e ogni volto, e ogni voce, anche, e ogni accento e ogni risata, e ogni sguardo e ogni magone e ogni abbraccio, a salutarsi sul cancello, nessuno ha voglia di andare via e si vede, e si sente, questo filo morbidissimo di acciaio pesante, questo mohair in carbonio che ci lega, noi al sogno e il sogno a noi. 
Alle mie compagne di viaggio, potenti donne dal cuore di tulle, di fiori preziosi e di mani sapienti, il mio pensiero stasera, che bei giorni insieme, che bel cammino, che bella strada, di ghiaia piccola e croccante, profumo di cloro e  gelsomino, un sogno potentissimo, che bello sarà.

19 maggio, 2011

Ode al Mojito.

Oh, beh, certo che non sto diventando alcolizzata, certo che no. Io non bevo, di solito. Ecco, di solito. Stasera, una festa così, tra capo e collo, alla frescura di un bel posto qui vicino, dove noi si va di solito con la famiglia la domenica sera, e con le amiche il giovedì. In realtà, le mie amiche ed io eravamo reduci da un pomeriggio di preparativi e cose, ma per niente al mondo mai ci saremmo perse questa serata, semplice in fondo, ma così divertente, che noi si ride anche quando non si deve, quando si ha da stare serie, la vita è così breve dico sempre io. Stasera ero pure accompagnata dal Regio Illustre Isoscele Sposo, la festa era all'aperto, la musica dla vivo, il profumo dell'estate che arrivava prepotente, è gelsomino o che cosa? buono, in ogni caso. Così, io e l'Amica delle Provette ci siamo dette, Perchè non Festeggiare, in fondo, che oggi comincia uno di quei week end lunghi non tanto per la durata, che tutti i week end durano uguale, quanto invece per le cose belle che succederanno. Così, festeggiamo. Tracanniamoci in grazia di Dio uno di quegli intrugli così belli, con la cannuccina nera e tutto un fogliame di menta e un sacco di ghiaccio e il lime e il rhum, perchè no, in fondo, abitiamo qui vicino mica dobbiamo far chilometri in autostrada. Detto fatto. Solo che. Solo che io non è che ci sono tanto abituata a questi intrugli qui, io già fatico a bere la birra, che mi piace il sapore e tutte quelle bolle e non saprei proprio cos'altro bere con la pizza, per dire,  ma che dopo ho un sonno ma un sonno. Il mojito in sè e per sè è mistura infingarda come e più delle rucola, nel senso che và giù che è un piacere, ha un bel gusto esotico, ci senti il profumo della menta e questo lime che costa una sassata al supermercato, ma che è buono e profumato, una volta avevo uno shampoo al lime dei Caraibi, e mi sono sempre chiesta se mai i Caraibi davvero coltivassero lime ma poi alla fine non lo hanno venduto più e mi sono dimenticata di questa questione. Però, devo dire che a me il mojito piace e un sacco anche, che dopo 5 minuti netti ho cominciato a ridere, ma a ridere, che non la smettevo proprio più e mi dicevo, però, che buono questo mojito e anche la mia Amica delle Perle mi diceva che forse ero già bell'e andata, ma stavo così bene, un pò incosciente, l'ansia per il Camp? ma và là, ma quale Camp, io sto benissimo e rido come una scema e il mio Sposo Illustre mi dice, Beh, meno male che Guido Io, e qualcuno dei miei amici del Villaggio mi diceva che sì, adesso riuscivano a capire come faccio a scrivere sulle Fragole tutte le cose che ci scrivo, la mattina presto, perchè io a colazione nessun caffelatte, ma puccio direttamente le Macine nel mojito, ecco cosa. Sono qui a testimoniare che non è vero, che sono lucidissima e presente a me stessa e che sono contenta e bella serena e che ho sonno, beh questo sì, ma che di solito io vado a letto con le galline, anzi, anche prima qualche volta, io le galline le batto, soprattutto se un'ora prima mi sono tracannata un mojito e adesso scusate tanto ma non trovo nemmeno il pigiama sotto il cuscino, ah che meraviglia questo mojito, e che bella sera, e che bella gente, e presentatemi quello che l'ha inventata questa roba di menta e lime, che gli stringo la mano, complimentoni vivissimi, i più cari a formularsi, e adesso, buonissima notte, la menta ce l'ho, dovrò piantare i lime nel pratino, ma non siamo mica ai Caraibi, per dire.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...