25 agosto, 2011

E tu, chi sei?

Anzi, Voi Chi Siete? Così chiese il Liceale, ier sera all'imbrunire, mentre portava a termine il quotidiano rito dell'innaffiatura del suo Limone, situato nel patio di casa, diventato negli anni una specie di quercia dai fiori profumati. Tragggedia. Il Regio Limone ieri sera era diventato residenza di strani animaletti candidi, con un numero imprecisato di zampe che camminavano sul tronco, sulle foglie e perfino su qualche frutto. Tutti han voluto dire la loro, che andava dal Che Schifo del Giurisprudente a Omioddio, della Principessa Omioddio, manco a dirlo, appunto. Belli non sono, si muovono come sull'autoscontro, girando un pò su se stessi, lasciando una scia biancastra tipo (!) quella delle lumache, no, in effetti belli non sono. Passato il primissimo attimo di sgomento, ecco che si è chiamato il Regio Giardiniere, per avere un rapido e accademico consulto. Cocciniglia Cotonosa, è stata la diagnosi, Queste Cose le Porta lo Scirocco. Raccolti al suo capezzale, ci siamo guardati tutti con aria interrogativa, lievemente preoccupati, E Adesso? Niente panico, la faccenda è seria ma si può porre rimedio, domani sera, ben dopo il tramonto, a foglie fresche, il Regio Limone verrà cosparso di non so quale intruglio, tenuto sotto osservazione e nel giro di qualche giorno i candidi animaletti spariranno. Abbiamo tutti tirato un sospiro di sollievo, il Limone ha la sua storia in questa casa, è stato scelto con cura dal vivaio, potato con maestria da mani sapienti, e, diciamolo, da un gran pezzo d'uomo. A tutti sta a cuore la sua salute, tutti ne hanno accarezzato i limoncini appena nati, odorato i fiori, perfino punti con le sue spine. Sappiamo che, affidato alle cure del Regio Giardiniere, il nostro Limone guarirà. Peccato non avere intruglio similare per liberarsi dalle persone moleste, ignorantelle e noiose, di quelle che Io, Io, Io, di quelle che loro san tutto, e fan tutto meglio,  e ti dicono anche come dovresti fare tu, per dire. Chiederò al Giardiniere. Lui di queste cose ne sa.

22 agosto, 2011

Del Sottile Pensiero.

Che i pensieri li detti l'anima, o il cuore, la testa, forse, o tutt' e tre, nessuno al mondo lo sa con certezza. Non so se i pensieri di ognuno siano farfalle o sassolini, petali o macigni, a seconda di come e quando e cosa. Sono giorni di calma calmissima, di tende immobili e mare piatto, di foglie accarezzate e non scosse, che si muovono appena sotto un vento che non c'è. e di caldo, caldo immobile, bellissimo, che la doccia di fuori è calda appena la apri e le lenzuola asciugano ad una velocità che non si immagina. Le colazioni sul terrazzo si fanno lente, tempo ce n'è per la spiaggia e le cose, a volte ci si spinge qua e là per il villaggio, Da Chi Andiamo Stamattina? per un altro caffè e le chiacchiere di metà mattina, mentre tutti qui ancora dormono, bellissimi e abbronzati, un sonno che spesso inizia quando finisce il mio, che è già mattina. Il Sottile Pensiero è una frase che mi piace e che ho imparato ieri mattina, e che ho fatto mia. Sottile perchè piacevole, sottile perchè carino e che si fa pensare che un sorriso impercettibile, di quelli che ti vengono anche quando dormi, ogni tanto, non proprio un sorriso ma una specie di calma, di pace diffusa, di quiete guadagnata e che si beve piano, come il succo gelato del frigo, Bevi Piano o Starai Male. Di Sottili Pensieri ne voglio fare una valigia piena, stipandoli e stropicciandoli come fanno i ragazzi quando fanno le valigie per il ritorno, che stropicciano insieme alle cose anche la nessuna voglia di lasciare questa casa e questo mare. Di Sottili Pensieri ne faccio un mucchio proprio lì, vicino all'oleandro, ne metto qualcuno nel cestino della spiaggia, che si farà pensare al sole, o sguazzando nell'acqua turchese, o al chiosco dei gelati, stasera verso il tardi, perchè si è deciso da un minuto che si vedrà il tramonto dalle dune e forse si farà anche il bagno quando il sole è andato giù. I Sottili Pensieri sono belli da pensare, si nutrono di piccolissime cose da niente, piccole cose di poco conto ma di grande, grandissima importanza. Per me e per le persone che ho qui vicino, per questi giorni di Beato Nulla, cuore, testa e anima si impegnano tutti insieme a far pensieri che non tùrbino, che nulla smuovano, pensieri che siano dolci e anche un pò scemi, fioriti e profumati, e sottili, sottili come petali, farfalle colorate, brezza leggera che accarezza e non scuote.

20 agosto, 2011

Mare e mare.

Mare e basta, mare e sabbia, mare e mare. Per giorni. Che sia dal mattino presto, ove per presto si intenda mezzogiorno passato, o che sia dal pomeriggio tardi, verso le cinque, quando si incontrano le persone che vengono già via, nemmeno tante, in realtà, noi si arriva e si va via quando gli altri sono a cena, un pò controcorrente, al contrario, come spesso noi si fa. La bolla africana, come la chiamano in tv, noi qui ce la mangiamo a colazione, nel senso che si vede anche la sera, una specie di velluto a coprire le stelle e quella luna rossa laggiù, sembra nebbia ma sarà caldo per domani, ho rassicurato i miei figlioli e anche me. E stamattina, umidità di tulle su Maddalena, Chi Ha Rubato il Mare? Nel frattempo, tutto procede con perfetta lentezza, l'inverno, quale inverno?, è stato dimenticato e sotterrato, si passano giorni quieti di sole immobile, di spiagge scoperte o ritrovate, di libri e chiacchiere, di un niente che fa bene. Il mio Sposo impegnato in una regata, con zero vento ma vuoi mettere tutto quel blù, i figlioli sparsi fra letti e spiagge, nemmeno so con esattezza chi dorme e chi è già al mare, son scesa presto in paese a comprare il pane del forno, scoperto quest'anno, e un quotidiano, ogni tanto mi prende l'insana voglia di leggere un giornale vero, da sfogliare, che quelli on line è vero sono una meraviglia, ma un quotidiano di carta è un'altra cosa. E organizzo una giornata di niente fare, niente si fa per dire, ho ri-iniziato Orgoglio e Pregiudizio per la quindicesima volta almeno, un impacco di balsamo ai capelli stremati, un'insalata di farro da tenere in frigo, forse un ricamo, due giri di maglia, chissà. Raccolgo questi giorni come conchiglie, come i vetrini verdi che invece non trovo più, li raccolgo e li tengo da parte, come perle, come buoni consigli, come albicocche mature per la marmellata. Lontano, le vele giocano lentissime a rincorrersi e a cercare un vento che non c'è. Il mio cuore, pigro e disteso, bello sciallo e tranquillo, sta ben attento a non farsi da nulla scalfire, da nulla turbare, da nulla al mondo mai. Il mare mi guarisce da tutto, ma quante volte l'ho detto già?

16 agosto, 2011

La Leggenda del geranio Felice.


Veniva da lontano. Aveva fatto un lungo viaggio, dalle montagne fino al mare. Era stato prelevato con destrezza e circospezione da un vaso enorme, pieno di fiori di un rosso arancio, che dire rosso geranio so capaci tutti, non che fosse rosso, non che fosse arancio, forse, anche un pò fucsia. Fu prelevato in una bella mattina di luglio, da un ordinato e fiorito paesello della Valle d'Aosta. Troppo Bello, si disse, mentre accarezzava le foglioline di velluto, Starebbe Benissimo da Qualche Parte, in Casa Mia. Detto, fatto. Con grazia ne staccò un rametto, lo avvolse con cura in un tovagliolino umidiccio, come aveva visto fare molte volte da sua nonna, regina indiscussa di un Giardino Meraviglioso di astri e zinnie e dalie e rose e gerani in vaso e a siepe, e tutt'intorno all'aiuola, dove ci si sera nascosta mille volte, catturato farfalle, cercato bruchi, dove fu morsa da un calabrone, dove avvistò una biscia, dove trovò un uccellino caduto dal nido e mille altre avventure. Una volta a casa lo trapiantò, e per averne più cura lo portò con sè in villeggiatura, l'Aria del Mare Gli Farà Bene. Lo sistemò in un bel vaso e lo collocò proprio lì, accanto al vaso grande della miseria, e dove resistevano fiere alcune foglioline di basilico. Qui Starà Bene,  disse con orgoglio. Lo chiamò Felice, e attese per giorni che sbocciassero i primi boccioli. Stamattina, finalmente, dietro le foglioline piccine e vellutate, Felice mostrava con fierezza di aver gradito l'aria salmastra e il vento di qui, di essere grato al Liceale di annaffiarlo con cura ogni mattina, e grato anche alla Scrivente di averlo coccolato e amato fin da subito, da quando cioè lo aveva incontrato per la prima volta lassù sulle montagne, in quell'enorme vaso. Ora, si attendono i primissimi fiori, rosso geranio o rosso arancio non so, ma che sia Felice, beh, questo è sicuro.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...