15 ottobre, 2011

Socks Time.



Ossì, a me MI prende secca. O meglio, a noi CI prende secca. Nel senso che si va a periodi. C'è stata l'era delle sciarpe, eravamo ancora titubanti sul da farsi, e andavamo lisce, tutte dritte, con le sciarpe una non sbaglia mai. Poi è venuta l'era dei colli, dei neckwarmer perchè così si chiamano, e allora giù di circolari, ho regalato a tutte un kit di ferri e qualcuna ha storto un pò il naso, Non Mi Ci Abituerò Mai, ma poi alla fine si è innamorata, come succede spesso in queste cose. Poi sono arrivati gli scialli, Cristiana ed Emma ci hanno messo del loro, abbiamo pure scritto un libro, e allora giù di nomi incomprensibili, Revontuli, Forest Canopy, Sono al Terzo Saroyan, Sono Indecisa Tra Un Mormor e un Azzu, Ma con la Kauni o con la Manos? e chi ci sente parlare ci prende un pò per matte, si capisce, sembriamo un pò invasate, è vero. Solo, che siamo diventate proprio brave e disquisiamo in tutta scioltezza di short rows e del tristemente famoso Magic Loop come se dessimo la ricetta della frittata, per dire. Pochi giorni fa, la rivelazione. E' stata Afef l'antesignana, nel senso che è stata lei a farle per prima, ad acquistare prima di tutte degli strani circolari ad uncino, e che dice essere una vera meraviglia. Noi, o almeno la scrivente, a far le calze nemmeno ci avevo mai pensato, o forse sì, quattro o cinque anni fa una spedizione era partita da qui verso Milano, Biancaneve, l'Amica delle Provette ed io, sabato si và in Triennale a imparare a far le calze, il delirio, ci siamo divertite un sacco, e tutto abbiamo fatto tranne che imparare, abbiamo pure incrociato Lapo, pensa un pò. Ma adesso, a vedere questo schema, a tutte c'è punta vaghezza di farle, per le figliole, per noi medesime, da regalare a Natale. Sono le calze del week end, quelle che metti la notte quando hai uno spiffero di freddo, quelle che ci cammini per casa e dici con orgoglio Le Ho Fatte Io, e sono così carine a vedersi, forse ci faranno imprecare a farle, ma non è importante. Inizia così, in questo week end, il primo passo verso una nuova frontiera del knitting, forse non è proprio la risposta commerciale a Calzedonia, ma noi si scelgono con cura i filati più adatti, i colori che ci piacciono di più e si parte. Giovedì prossimo, al knit cafè, ciascuna porterà il suo manufatto. Io arriverò in ritardo. Passo prima da Calzedonia.
Thanks to: The Purl Bee

14 ottobre, 2011

Nè di Venere.



Adoro il venerdì, si sa da sempre, non sono nemmeno tanto originale, il venerdì piace a tutti, è il giorno prima del giorno prima della festa, della domenica, che poi alla fine non si farà un bel niente, di solito noi non si fa niente o quasi la domenica, ma è proprio questo il bello dalla vicenda, il niente. Venerdì fa rima con faccioquellochemipare, ma a guardare bene non è che possa fare quel che mi pare, in realtà, perchè la casa è dissestata da un disordine lieve, imperante e strisciante, una cosa lì, un'altra laggiù, ma è la somma che fa il totale e allora un paio di scarpe lì, una maglia là, una pentola che non ha trovato posto in lavastoviglie, una lavatrice da stendere fanno un casino disordine importante e allora mi ci metto. Certo, mi piacerebbe far altro, non dico di no, c'è un venticellino sottile che ti fa venir voglia di andare sù per collina a vedere se finalmente le foglie hanno cambiato colore e se sono ancora come a luglio, e poi mi piacerebbe anche chiudere gli occhi e trovarmi che so, seduta al sole in un bar su una piazza, a leggere, magari, o a fare people watchin' e inventarci storie sopra, lo faccio spesso e l'Illustrissimo ride di gusto e mi dice Ma Come Ti Vengono, come mi vengono non lo so, so che mi diverte tanto, è più di un pettegolezzo, la gente che passa non l'hai mai vista e non la vedrai mai più e dice tutto in quei 3 secondi che ti passa davanti, gli indizi sono pochissimi e io invento loro una vita e una situazione, tanto, non avrò mai la controprova e il gioco finisce lì. Non sarà per niente un venerdì di cazzeggio, invece, nessuna storia da inventare sulle vite degli sconosciuti, mi sa che dovrò mettere i piumoni a tutti i letti, sistemare una volta  per tutte il mio comodino, che nemmeno si vede più, il comodino, da tanta roba che ci sta sopra, letture serali abbandonate di malagrazia, occhiali, catename vario, prezioso e non, cose sparse. Oppure, sistemare l'armadio delle scarpe, solo che io ci metto ore, perchè le provo tutte prima di metterle via, ma dimmi tu se non sei scema, si disse da sola. Stamattina, mi dedico a questa casa, comincio con lo svuotare i cestini della carta e poi li porterò al bidone della carta che sta in fondo alla strada, e poi non resisterò al richiamo di questo venticello e farò un giro, e alla fine non avrò combinato granchè e sarà già ora di pranzo, meglio di no, comincio a spalancare tutte le finestre, il vento mi terrà compagnia mentre litigo coi piumoni, i cestini della carta mi sa che li svuoto per ultimi.

12 ottobre, 2011

L'estate regalata.



Colori insoliti per questo autunno caldissimo, ancora fiori, e sole e vestiti leggeri, e bicicletta e sandali e si sta bene, nessuno che conosca ha ancora detto Voglio l'Autunno, sì, forse io, le castagne, la polenta, le coperte sul divano per guardare la tv, i vetri appannati. No, non oggi, che farà così caldo da qual che ho letto, non oggi che sembrerà un'altra belle giornata di vacanza e invece il cielo solo sa quante cose ci sono da fare. Ieri mi sarei comprata un mazzo di astri colorati, ma come, si dovrebbero comprare le bacche e il pungitopo, forse è ancora troppo presto, ma è metà ottobre e se non fosse per decenza andrei ancora in giro coi pantaloni coi coralli e le conchiglie. La mattina lassù nella Casa in Collina è iniziata bene, a ranghi ridotti si ragiona forse meglio, non so, ho solo due figlioli da gestire, al momento e nemmeno si fan più tanto gestire, nel senso, spesso non sono nemmeno a pranzo, me ne accorgo dai carrelli della mia spesa che finalmente assumono dimensioni normali, e, meraviglia, qualche volta riesco anche a passare dalla casa veloce, pensa il lusso. E' il sole a farmi bene, è il sole a scaldare le cose che ho e i miei pensieri, sta passando un aereo e il suo rumore spesso mi ci faceva pensare, dove vorrei essere adesso, dove vorrei andare, correre in aeroporto e scegliere un biglietto per il primo imbarco disponibile, così, col naso per aria davanti al cartellone prima che giri nel delirio di numeri e simboli e lettere, mi ha sempre affascinato quando cambia il cartellone delle partenze negli aeroporti, sto lì a guardarlo come una scema, e mi piace anche il rumore,  lo swishhhhh! continuo che fa,  è il sole che mi fa bene, che mi fa bella, che mi fa ciarliera e canterina già al mattino presto, no, nessun aereo mai, nessun biglietto mai, in nessun posto al mondo mai vorrei essere oggi se non qui.

09 ottobre, 2011

Top.Coat.Velvet.


 
Ora. Ci sono dei giorni in cui proprio non si ha voglia di cose serie, men che meno di tristerie, di menate, di cose pesanti. Ora. Càpita sempre più spesso ultimamente, che i miei sabati li trascorra con le mie Amiche, molto spesso qui, qualche volta in giro, i figlioli tutti sparsi per l'italico territorio, il mio Sposo impegnato in questo o quel progetto e che si tiene libero per la sua Amata e Virtuosissima Sposa, che sarei io, solo e soltanto verso sera. Càpita infine di avere al fianco un'Amica, di quelle recenti ma non per questo meno cremosa, non so come dire, certe cose si sentono da subito, a noi tutte questa qui ci piace per quel suo modo scanzonato di porsi, forse le rimproveriamo il millemillesimo tatuaggio che vorrebbe farsi, ma insomma, noi la si adora. Ed io in particolare adoro il lei quel suo non dire mai Non Posso, quel suo saper cucire, quelle sue borse colorate e preziose, quel suo essere sempre pronta per una nuova idea, un nuovo sogno, quel suo guidare per ore come me, il suo cuore grandissimo e, soprattutto, per superarmi in cazzate. Ella sa infatti un giorno o due prima della scrivente quale è la borsa must, il braccialetto introvabile, il locale giusto. Cose non fondamentali, ovvio, ma che in un mondo cattivo e malinconico e difficile, hanno il loro bel perchè. Perciò, ieri ho trascorso buonissima parte del mio pomeriggio insieme alla mia Amica delle Perle e a Lei. Dopodichè, avendo l'AdP terminato di foderare un cassetto con meravigliosa carta a gigli di Firenze, e dovendosi recare a sbrigare una certa faccenda di cannoli, siamo rimaste io e Lei, la mia Amica dei Tatuaggi. Missione: un'inaugurazione dove presenziare e poi, un paio d'ore di CC, ove si legga Cazzeggio Cosmico, che si fa cinque sei volte l'anno, non di più. Danni evidenti non ne sono stati fatti, se si fa eccezione per un vestituccio a rose e per questo, una meraviglia da apporre sullo smalto per renderlo opaco ed elegantissimo, nuova diavoleria di casa Chanel e assolutamente, dico assolutamente imperdibile, come già mi disse giorni fa la mia Amica della Moda. Così, ci siamo adeguate, non sia mai che una redattrice di cazzate non abbia il suo Top Coat Velvet, ma in che mondo viviamo. Càpita però che per Lei, l'AdT, non sia un periodo di lucente meraviglia, e che la veda lievemente pensierosa, ogni tanto, lievemente assente, ogni tanto, lievemente malinconica, ogni tanto. Perciò, da esperta ad esperta, so che farà tesoro di questo consiglio domenicale che sto per darle. Usi il Top Coat Velvet come pozione magica per tirasi fuori, per conservare bella e intatta quella sua risata, per tenere lontano i pensieri tristi e le preoccupazioni che per forza di cose si affacciano ogni tanto nella tua testolina by Aldo Coppola, che io e tutte noi sappiamo più che bene che queste settimane non sono uno scherzo per Lei. Di certo non risolverà un bel niente, certo non è che all'improvviso, voilà, tutto è magicamente a posto e scorrevole e lucido, ma almeno, un pochino aiuterà.  Da esperta ad esperta, s'intende. Il Top Coat Velvet opacizza soltanto lo smalto. Il sorriso, quello mai.

07 ottobre, 2011

Resto in cucina.


 
Resto qui, che è meglio. Che strano ottobre questo qua, me ne accorgo ogni giorno, il compleanno, San Francesco, già perchè io anche Francesca mi chiamo e anche Maria, Incoronata e Assunta me lo hanno risparmiato, come mi prendono in giro in casa, qualche volta. E poi oggi. Non un granchè, per me, non un giorno che vivrei, ne ho vissuto uno così tremendo anni fa, già, quanti, 31, accidenti, ogni anno uno di più, com'è ovvio che sia e io invece sempre a stupirmi, ma come, trentun anni, ma come può essere possibile. E allora, li penso, gli anni, i trentunanni, attaccati, uno in fila all'altro, come i chicchi di un rosario che sgrano a fatica, non mi piace ricordarli così gli anni che passano,che sono passati, da quel giorno che ha cambiato la mia vita, da quella di prima a quella di adesso, non c'era un altro modo, per caso? Mi piace pensare qi miei figli piccoli, questo sì, il matrimonio, quella volta che e le cose, e le feste e gli spaventi, anche, quella volta che son venuti i ladri, quanti anni erano, e poi le feste e le questioni, il lavoro, mi piace pensare solo alle cose belle degli anni che ho avuto. Non a questa qua. E ogni anno mi scopro un pò più cattiva verso questa cosa, verso il perchè sia successo allora e così, e verso tutto quello che poi da lì è arrivato, il dolore degli altri, non solo il mio, perchè un dolore così è davvero così gigante che fai fatica anche a tagliarlo in due, in tre, a dividerlo tra mio fratello, mia madre e me. E' un sacco pesante che mi porto dietro, sui camion dei traslochi che ho fatto, che vedo accanto alla valigia pronta per la maternità, al mio mazzolino di anemoni e fresia, alla mia fede lucente, ai dentini dei miei bambini, a trentuno alberi di Natale, anzi, solo trenta, quell'anno nemmeno l'albero di Natale si è fatto, in casa mia. Così, resto in cucina e guardo fuori, il sole, la terra calma, gli alberi morbidi della collina ancora troppo verdi per il giorno che è. Resto qui, come quando ho qualcosa da pensare e non ne ho voglia, in cucina anche i pensieri più terribili sembrano forse più lievi, penso distratta alle cose che ho da fare, anche se il mio pensiero và più in alto, oltre le nuvole, al di là del mio dolore e del mio volergli bene, ovunque lui sia, nel sole.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...