07 ottobre, 2011

Resto in cucina.


 
Resto qui, che è meglio. Che strano ottobre questo qua, me ne accorgo ogni giorno, il compleanno, San Francesco, già perchè io anche Francesca mi chiamo e anche Maria, Incoronata e Assunta me lo hanno risparmiato, come mi prendono in giro in casa, qualche volta. E poi oggi. Non un granchè, per me, non un giorno che vivrei, ne ho vissuto uno così tremendo anni fa, già, quanti, 31, accidenti, ogni anno uno di più, com'è ovvio che sia e io invece sempre a stupirmi, ma come, trentun anni, ma come può essere possibile. E allora, li penso, gli anni, i trentunanni, attaccati, uno in fila all'altro, come i chicchi di un rosario che sgrano a fatica, non mi piace ricordarli così gli anni che passano,che sono passati, da quel giorno che ha cambiato la mia vita, da quella di prima a quella di adesso, non c'era un altro modo, per caso? Mi piace pensare qi miei figli piccoli, questo sì, il matrimonio, quella volta che e le cose, e le feste e gli spaventi, anche, quella volta che son venuti i ladri, quanti anni erano, e poi le feste e le questioni, il lavoro, mi piace pensare solo alle cose belle degli anni che ho avuto. Non a questa qua. E ogni anno mi scopro un pò più cattiva verso questa cosa, verso il perchè sia successo allora e così, e verso tutto quello che poi da lì è arrivato, il dolore degli altri, non solo il mio, perchè un dolore così è davvero così gigante che fai fatica anche a tagliarlo in due, in tre, a dividerlo tra mio fratello, mia madre e me. E' un sacco pesante che mi porto dietro, sui camion dei traslochi che ho fatto, che vedo accanto alla valigia pronta per la maternità, al mio mazzolino di anemoni e fresia, alla mia fede lucente, ai dentini dei miei bambini, a trentuno alberi di Natale, anzi, solo trenta, quell'anno nemmeno l'albero di Natale si è fatto, in casa mia. Così, resto in cucina e guardo fuori, il sole, la terra calma, gli alberi morbidi della collina ancora troppo verdi per il giorno che è. Resto qui, come quando ho qualcosa da pensare e non ne ho voglia, in cucina anche i pensieri più terribili sembrano forse più lievi, penso distratta alle cose che ho da fare, anche se il mio pensiero và più in alto, oltre le nuvole, al di là del mio dolore e del mio volergli bene, ovunque lui sia, nel sole.

5 commenti:

cinzia Va ha detto...

Non c'è mai un perchè per spiegare un vuoto incolmabile che resta. Soprattuto quando coincide con il giorno pìù bello della tua vita (scoprire di aspettare una nuova vita).
No, non si riesce a farsene una ragione... si cerca di capire anche se a fatica.
Mi aiuta immaginare i miei genitori fare capolino tra le nuvole che mi guardano con amore.
Baci Cinzia Varese

Syssa S. ha detto...

avevo 10 anni, guardavo la bara e dicevo "adesso interrompe il funerale perché batte sul legno e lo tirano fuori all ultimo minuto, come nei film". e invece no.
sono 25 anni che faccio a meno di lui, ma non significa che abbia imparato a farlo. il vuoto è evidente, resta. alle volte riesci quasi a fare finta di non notarlo ma ti racconti una bugia.
allora gioco a fare Alice nel paese delle meraviglie quando le insegnano cos è il "non compleanno". invece di pensare al giorno in cui l ho perso penso a tutti quelli in cui c era. o lo ricerco nei miei occhi uguali ai suoi, nel mio carattare che gli ho rubato quasi in toto, nei pregi e nei difetti.
E sorrido al mio Angelo Custode con i baffi, che quest anno gli ho fatto fare pure gli straordinari, ma oramai credo si sia rassegnato ad avere una figlia incasinata.
un saluto sincero.
sonia

Anonimo ha detto...

Accanto a te da 31 anni.
Ecco dov'e'.
B.

AndreaOcchiNeri ha detto...

Io ne avevo tredici e quel giorno anche io avevo le trecce, anche io l'ho buttato quel vestito....era bianco con delle fibbie color oro..
Lo cerco tutti i giorni, a volte lo trovo , a volte c'è il vuoto.
Ti abbraccio anche se non ci conosciamo

marzipan_28 ha detto...

Alle volte lo sogno. Ma non parla mai, da quando se n'è andato non parla più. Mi sveglio in lacrime, sempre. E quel giorno, che capita dopo ferragosto, non ne voglio sapere di niente, devo stare sola e basta.

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