10 aprile, 2013

Se fiorisce il ciliegio.

Lo scrutavo da giorni.
E Fiorisci! gli ordinavo tra me. Nulla. Il Testardo Ciliegio del pratino rimaneva uguale a se stesso, come nel più lungo degli inverni, l'inverno non passa, ha un bel dire il calendario, l'inverno non passa mai.
Che strano giorno hai scelto per fiorire, Sciocco Ciliegio di casa mia, nuvola rosa nella quale affogare gli occhi e la testa e i pensieri, così pesanti oggi, forse la febbre, forse la stanchezza, ci si stanca anche a far meraviglie, lo sai?, non si sente subito, ma appena ti fermi un attimo, quando pensi che tutto sia a posto e che non rimangano che pochissimi dettagli, la stanchezza ti afferra, ti ha rincorso fino a qui, e ti ha raggiunto, alla fine.
Il sole di oggi nemmeno l'ho visto, io non mi arrabbio mai, è una condizione che non mi appartiene, posso essere triste o in collera, ma la rabbia vera non è scritta nei miei quaderni, non l'ho imparata, non la so.
e' un giorno rabbioso che per me potrebbe anche grandinare o piovere a secchi, ed esserci di quei venti spietati che sibilano da sotto la porta, che ti portano perfino i rametti e le foglie secche, non importerebbe nulla, non mi è importato nulla del mondo da stamattina, perchè dovrebbe importarmi ora?

E' un giorno rabbioso che meno male sta per finire, ho un mal di testa che mi si è appiccicato addosso, proprio dietro agli occhi, e nemmeno mi vien voglia di guardare fuori, che mi guarisce sempre,  guardar fuori.

eppure

eppure c'è un'aria bella, entra piano dalla finestra socchiusa, oggi è quasi finito, domani ci saranno nuove viole nell'aiuola e io starò meglio, mi farò coraggio, ho mille cose belle nella vita, nel mio cuore e fra le mani, il mondo di fuori non se la prenderà se a me di lui oggi non ne è importato nulla, domani sarà meglio, ci saranno nuovi fiori rosa dove affogare lo sguardo e farlo volare, dove perdersi un pò e dimenticarsi di tutto, non ci si può intristire, non ci si può lasciare andare, se fiorisce il ciliegio.


08 aprile, 2013

Questo lunedì.

Non proprio un lunedì come tutti gli altri.
Pesante sì. Forse. Piove come se non avesse piovuto mai, come non dovesse smettere mai.
E' un lunedì e non potrebbe essere un altro giorno, a vederlo da qui.
Non ricordo nessun lunedì che mi sia piaciuto, mai.

Questo lunedì non è affatto un lunedì come tutti gli altri, è proprio la settimana che è diversa, sabato e domenica prossima ci sarà un evento che si prepara da mesi, cui si pensa da mesi.

Non ci sono regole precise per affrontare l'inizio di una settimana, nessuno ha mai scritto Il Manuale del Perfetto Lunedì, non potrebbe essere, non si può.
Il mio lunedì è iniziato già in salita, in ritardo col servizio lavanderia di questa casa, a stirare non ho avuto nè tempo nè voglia, ci sono cose nella vita e nell'universo, nel cosmo e nel firmamento tutto molto più importanti che stirare una decina di camicie. O almeno, questa è la mia bislacca teoria.

Il mio lunedì è iniziato con un thè alla vaniglia e lo sguardo stralunato dei miei figlioli a colazione, persi quanto me, in salita quanto me, con la sola unica voglia di rimanere a casa scialli sul divano e non affrontare verifiche, viaggi, segreterie di università e affini.

Comincia per me una settimana importante, dove le cose a fare una milionata o giù di lì, dove a un certo punto ci si guarderà e ci si renderà conto che si sta per essere sopraffatti, come schiacciati dalle cose, ma sarà un attimo, succede sempre così, alla fine nessuno sarà schiacciato da nulla, e tutto, magicamente, andrà al suo posto.

Festeggio il mio lunedì in salita con un'altra tazza di thè, senza guardarmi intorno, ma concentrandomi calma sulle orchidee del davanzale che non ne vogliono sapere di sbocciare, sulla casetta che gli uccellini stanno arredando con gusto, rametti e fili d'erba, o scrutando con cognizione di causa le gemme del ciliegio. Dopodichè, stilerò con calma una lista delle cose da fare, e compunta ne depennerò una dopo l'altra, stendere, fatto, svuotare lavastoviglie, fatto, colazione sparecchiata, fatto  e via così. 
Non funzionerà, non funziona mai, ma ci provo ogni volta.

Nel frattempo, il mio lunedì piovoso e confusionario, pieno di cose e di faccende, di appunti e di post-it a forma di cuore sullo sportello del forno, è iniziato davvero, e sarà meglio che mi dia una mossa di quelle giuste, che inizi gagliarda il mio cammino, che mi renda conto che la mattina non dura dieci ore anche se tale mi servirebbe, che ho mille e mille cose da fare, oggi più di sempre, oggi più che mai, oggi per davvero e che sarebbe così bello star qui a parlare di orchidee e di cose frivole ma che è il caso che la smetta e parta, sul serio.

davvero non c'è tempo per la terza tazza di thè?



04 aprile, 2013

Riso Bollito e Nòccioli di Ciliegia.



Sembra un pò Pomi d'Ottone e Manici di Scopa.
Ho un figliolo malaticcio. Quello grande, con gli occhi di bosco, di stagno limpido. Quello che studia diritti e leggi e ha le mani belle, la camminata strana e quegli sguardi profondi che non ti danno scampo, e che ti salvano, certe volte. E' uomo fatto, fifone come la gran parte degli uomini. Malaticcio di un malessere da nulla, stagionale e passeggero. Nessuno dei miei figli è  mammone nel senso letterale del termine, essendo la metà di mille non era possibile che lo diventassero, nemmeno la piccina di casa, anzi, lei meno di tutti proprio.
Ma i figlioli, si sa, benchè ingegneri o ventitreenni quasi, e fuori casa e incamminati nelle loro vite lontano da qui, sempre figlioli restano e qualche volta, diciamolo, un pò se ne approfittano.
La diagnosi di questo malessere  stata data ieri in mattinata, spossatezza, nausea e mal di stomaco han fatto sentenziare al dottor Balanzone che  regna in ogni madre del globo terracqueo, E' Influenza. 
E una madre, si sa, le cure per l'influenza le conosce molto bene.
Divano e coperta, per cominciare, un thè leggero con due fette biscottate, e se proprio si vuole esagerare una tachipirina, che male non fa. Annullati gli impegni universitari e lavorativi, me lo sono tenuto con me, già stilando la comanda per il pranzo, Riso Bollito per P., e aggiungendo alla lista delle cure Nòccioli di Ciliegia.

I nòccioli di ciliegia sono una scoperta non recentissima, ad opera della mia amica Donatella, la mia Amica del Lago, che me ne regalò un sacchettino qualche Natale fa. 
I nòccioli di ciliegia, nel loro bel vestitino di lana, sono una mano santa per il mal di pancia, per il male al collo e pure per il mal di schiena, insomma, per il male in generale, ma anche per il freddo, la malinconia, la tosse e la paura del buio.
Passati nel microonde qualche minuto, riscaldati e profumati di legno e foresta, i nòccioli di ciliegia sono coccole croccanti per un figliolo smarrito che si sente la febbre ma che non ce l'ha, che ti guarda con quegli occhioni e dice Non Ho Dormito.

Le cure di casa sono quelle migliori, un paio di giorni e il mio figliolone alto e bello sarà come nuovo.

Quanto vorrei aver la cura per tutto, figlio, quanto vorrei sapere per te esattamente le cose che vorresti sapere, quanto vorrei avere per te le cure che ti fan passare la rabbia triste che ogni tanto hai, che ho visto chiara nei tuoi occhi qualche giorno fa, in quell'anniversario che ti ha messo davanti un dolore grande e insondabile, impossibile da comprendere al mondo, figuriamoci ai tuoi anni perfetti.
Per questo dolore, per questa ferita che ti porti addosso e dalla quale nessuno può guarirti, il mio stupido riso e i miei stupidi nòccioli non servono a nulla.

Ma una madre sa, guarda, sta zitta e sa, ti abbraccia, sta zitta e sa.

02 aprile, 2013

L'infinito Inverno.

Non è bello cedere ai capricci del tempo.
Non è bello cedere ai capricci di nessuno, men che meno a quelli delle nuvole e del cielo.
Lo chiamano Mal di Primavera, ma dove, ma quale, quale primavera e quale male. 
certo è che ci si trascina.
Sono stati giorni di pace e di niente fare, giorni in cui ci si è beati fra libri e cose belle, e si è cercato in ogni modo di non guardar fuori dalla finestra, di non tener conto di questo quadro triste, di questo cielo pesante, di quel vento profumato di sabato sera, sono uscita in terrazza per guardarlo meglio, ma il vento non si guarda, il vento si annusa e ci si arrotola dentro, che bello il vento di sabato sera, ho chiamato il mio Sposo fuori, Vieni a Sentire che Bel Vento che C'è. 
L'inverno non passa, non vuole passare, e ci si sente fermi e inconcludenti, e le cose da fare diventano massi a schiacciarti, fango che ti impantana, acqua che ti fradicia, e il cielo poi, come nascosto.
Si ha voglia tutti di un bel sole chiaro, di luce e di bellezza, di fiori da raccogliere e di ordine nel pratino e sul davanzale, ci sono solo vasi vuoti con qualche erbaccia, nemmeno le primule resistono a tanto accanimento.

nemmeno io che non son primula.

farò di questi massi pesanti scogli lisci, e degli scogli lisci sassi rotondi e dei sassi rotondi sassolini minuscoli e dei sassolini minuscoli sabbia fine di quel mare che so. E dai massi alla sabbia, forse anche il sole, alla fine.


26 marzo, 2013

Alle viole non importa.

fa ancora così freddo.
è incredibile come il tempo atmosferico possa condizionare i giorni di tutti, si guarda fuori e si dice, Ma No, ancora brutto, ancora vento gelido e nessun fiore, ma come, chi si è rubato la primavera, i colori, i profumi di pulito.
Solo loro non ne tengono conto.
Ieri, un giro veloce nel prato grande dietro casa, per vedere che aria tirava, per vedere se davvero la primavera se ne  stava legata e imbavagliata da qualche parte, per vedere se davvero a marzo inoltrato non ci fosse il minimo cenno di risvegli e nuove cose.
In effetti, sì. rami secchi e fogliame, solo l'alloro aveva qualche foglia più chiara, di quel verdino tenero di foglie appena messe.
L'alloro e loro. Le viole.
Lungo tutta la siepe e ancora più in là, intorno al cespuglio del ribes e delle fragoline selvatiche, le viole, le primissime, offrivano il loro sorriso timido a chi passava di lì. A me, nella fattispecie.
Alle viole non importa se il sole tarda a farsi vedere, alle viole non importa se c'è il vento che le scuote e piove e piove. Loro trovano riparo sotto la siepe dell'alloro, sotto le foglie del tarassaco, si fanno scudo fra loro, non abbassano la testa mai, restano lì a sfidare il freddo inusuale di questo marzo sfacciato, coraggiose macchie di colore in un prato stremato da tanto inverno, da tanta neve, da tanto fango e foglie umide.
Le viole resistono, non si impicciano delle forsizie che proprio non ne vogliono sapere, nè del ciliegio che si è ammutinato, neppure del lillà che ha ancora i rami grigi come il cielo sopra di lui.
le viole non soccombono alle intemperie, han da fiorire e fioriscono, nonostante tutto.
Mi sa che un pò viola sono anch'io.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...