14 agosto, 2013

L'inganno delle Haribo.

A tonnellate.
Si compravano nella latteria di via Roma, in quei sù e giù dei pomeriggi di novembre, dopo lo studio, la nebbia ad avvolgerci, il loden verde e le mollettine con le ciliegie. Il lattaio le pesava con fare da scienziato, fissando il quadrante della bilancia e a volte togliendone una, una soltanto, per non sforare dalle 100 lire. Idiota.

ieri ho fatto un piccolo viaggio con due mie amiche, compagne di scuola, di banco, per anni. Certo, non era un viaggio di piacere, ma il solo fatto di ritrovarsi e chiacchierare e raccontare ed ascoltare, ha fatto sì che ci fosse anche del bello, alla fine.
Ci mancava solo lei.

Abbiamo parlato tanto, sì, e forse era un pò l'ansia a farci parlare e parlare, come a non voler sentire un peso, da qualche parte, come a scacciar via un'angoscia che non sai da che parte venga, invisibile eppure presente, una mancanza.

E' incredibile come negli anni il tuo ruolo in un gruppo non cambi, e sono sempre io, la più fifona, quella che non ha rubato il burrocacao nella gita a Firenze, quella che non ha marinato la scuola quella mattina di maggio. E così, eccoci, noi tre in piedi accanto a un letto di ospedale, le mie amiche sono sempre più brave di me a fare le cose, e ancora una volta il coraggio non lo trovo e non riesco a parlarti, perchè nemmeno so se mi sentiresti, e ti guardo anche se non mi vedi. Ma so che sai che sono qui, che siamo qui. Ed è uno strazio sottile, e ci si sente così straniti e io così stupida. Sei tu ma non sei più tu, e vorrei dire e fare ma resto così come di marmo, come interrogata su una cosa che non so, e nessuno a suggerire.

Vorrei che dal primo banco arrivasse la soluzione, vorrei che qualcuno mi bisbigliasse quanto fa, che angolo è, una data qualsiasi, se è attivo o passivo,  i complementi no, quelli ero io a suggerirli, sempre.
Allora saprei che cosa dire. Adesso, no.

veniamo via che ci parliamo a sguardi, ci conosciamo da mille anni e sappiamo bene come siamo, gli occhi non mentono, le parole qualche volta non hanno un gran significato, gli occhi invece, quelli sempre.

E non sappiamo quale disegno, quale mappa del destino e quali domande e cosa e come e perchè poi.
Interrogate, ma nessuna di noi risponde.
Impreparate, un'altra volta.

All'autogrill di Bologna compriamo le caramelle gommose della latteria.


ci manchi, Grazia.









12 agosto, 2013

La Notte delle Stelle.

Ma dove vai esattamente?
A Carate.
Ah. A fare cosa?
Da UnFiloDi, sai, la KnitHouse piena di gomitoli e gatti e persone carine, quella col giardino ordinato e quelle montagne di schemi e poi Lulù...
Ho capito, ho capito ma...perchè parti di pomeriggio?
Perchè dormo là.
Cooooosa?
Sì, dormo là. In giardino.
.....
Che faccia fai?
Dormi là?!? In giardino?!?
eccerto, è la notte delle stelle, difficile vedere le stelle in salotto, non credi?
E poi cosa fate?
Guardiamo le stelle e facciamo la maglia. E stiamo sveglie. E facciamo after, come dicono i miei figli.
........
........

La mia notte di San Lorenzo è stata una notte speciale.
Non solo perchè mi sono presa della squilibrata da almeno 3 persone, ma perchè l'ho passata in un modo inusuale, inusitato, da squilibrata, appunto, e contenta che sono.
Un KnitPigiamaParty per la notte delle stelle, con tante amiche squilibrate come me che colà si son trovate per passare una notte diversa, a guardare il cielo, a chiacchierare avvoltolate nei sacchi a pelo come a quindici anni scarsi, a fare a maglia un progetto di Emma Fassio che ha diviso con me il viaggio, il caffè delle 2, le chiacchiere prima di dormire e la parte di prato che ci eravamo scelte, posizione strategica per avere tutto il firmamento a portata di mano e ad esprimere così una quantità invereconda di desideri.
Una bella sera.
Una bella notte.
Freddina, in realtà. come mai avrei immaginato una notte d'agosto. Ma bellissima. Invero avremmo anche potuto dormire belle scialle e comode al chiuso ma allora, dove stava lo squilibrio il divertimento?

Ho guardato le stelle da un prato a Carate Brianza, da un giardino curatissimo e pieno di lucine e candele e veli e biscotti e tisane e Nespresso e lampade e scoppi di risate improvvise alle 3 di notte, la Marina è indisciplinatissima, lo sanno tutti.
Ho chiacchierato e fatto la maglia, e visto 3 stelle luminose e velocissime, improvvise, nel cielo d'agosto di Carate Brianza, coi grilli  e le amiche e mi sembrava così strano essere lì ma così bello, un pò in campeggio un pò in gita, che cosa strana.

Ho espresso 3 desideri.
Il cielo è uguale dovunque, da qualunque parte tu lo possa guardare e in qualunque modo tu lo intenda.
Le stelle poi, scelgono di cadere proprio sopra il tuo naso per darti modo di essere contenta, lì e in quel momento, anche solo per un pò.
Amo il cielo e le sue stelle, il suo mistero e la sua luce scura, la sua immensa bellezza, il capolavoro di luci e santità, di perfezione e imponenza che mi affascina ogni volta.

Conservo le mie stelle cadute in una tasca nascosta e ogni tanto  tornerò a guardarle, a lucidarle, a vedere se sono ancora lì.
Le troverò.
nessuna stella mai ha deluso chi le ha trovate.
Nessuna mai.

08 agosto, 2013

CiaoCiao Temporale.

Stamattina c'è stato il temporale.
di quelli belli che piacciono a me.
anche se ero in città e senza ombrello, non come l'AmicadellePerle che l'ombrello ce l'aveva eccome, ma aveva i sandalini di gomma tutti brilli ma sempre di gomma e di correre sotto la pioggia proprio non se ne parlava, che sennò femori e menischi si mescolavano insieme, così ci siamo dette, andiamo in fretta ma senza correre che sennò ci si ammazza, e alla fine ci siamo bagnate un sacco che lei per solidarietà l'ombrello non l'ha mica aperto.

Il temporale ha dato il meglio di sè non appena sono arrivata a casa.
E buio buio, fulmini e lampi chiarissimi, e di quei tuoni che sembrano polverizzare il tetto proprio sopra la tua testa, questo significa che il temporale è proprio qui, a me sta cosa di contare dal lampo al tuono non mi è mai entrata bene bene in testa, ma si sa che zuccona sono e ci sono cose che proprio non capisco, che mi rifiuto di capire, che non mi impegno, come i venti, le divisioni con la virgola, le tariffe degli smartphone e questa cosa qui dei lampi.
E molto altro ancora.

Il temporale dà una scossa a tutto, tutt'intorno e ancora in giro, ovunque, comunque e quantunque.
Il temporale squassa il pratino e il Regio Orto, e perfino il ficodindia tutt'attaccato, che non è tanto contento del fatto che piova. Lui siculo è, viene da un giardino di Cefalù, non è che si entusiasma del clima del Monferrato, se lo fa andare bene, certo, per amor mio, che lo accudisco e ci parlo, ma non è tutta sta contentezza quando piove.

Il temporale mi piace perchè sa di buono, non saprei descrivere l'odore del temporale ma mi piace perchè sa di pulito, perchè lava via anche la polvere dal terrazzo, e rinfresca e rinnova e fa più salubre tutta l'aria, e sa di acqua e di bellezza, e anche un pò di cielo, perchè è da lì che viene.

Del temporale mi piace il buio e poi la luce.
Mi piace il rumore e il silenzio subito dopo, e poi ancora il rumore, sia del tuono che dei goccioloni.
E rimango lì, incantata, ad ascoltarlo e ad annusarlo, il temporale, nessuno nel globo terracqueo credo che annusi il temporale, io sì.

Il temporale dura poco, fa spavento prima che arrivi, fa bellezza quando c'è, si fa mancare quando va via, e senti i tuoni in lontananza e dici E' Passato e sembrano tanti saluti lontani, come quelli che facevi dal retro del pullman in gita scolastica, CiaoCiao, ridevi certo, ma c'era sempre un pò di malinconia, c'è sempre malinconia nei saluti fatti con la mano da un finestrino qualsiasi.
CiaoCiao Temporale d'estate, torna presto fra queste colline, e grazie per lasciarmi in regalo un sole più lucido e chiaro

Del temporale, la cosa che mi piace di più, è il sole che c'è ora.

06 agosto, 2013

La Mancata Fioritura dei Gerani



Ci si era messa d'impegno.
Aveva scelto con cura maniacale tra le piantine del vivaio e del mercato, quelle con la sfumatura giusta, dal bianco al viola intenso, passando per il fucsia e il rosso acceso.
Li aveva sistemati sul davanzale, annaffiati con cura, sorvegliati, ne aveva tolto i fiori rovinati con un gesto deciso come le aveva insegnato sua nonna, alla base del gambo, così.
I gerani sono fiori grati a chi li cura bene e danno il meglio di loro stessi con sole, acqua, acqua, sole. Null'altro.
I gerani le piacevano.  Ne aveva trasportato uno dalla montagna al mare pur di tenerlo con sè, dandogli  perfino un nome, Felice.
Era convinta che i gerani avessero molte potenzialità, non soltanto quella di stare imbambolati sui davanzali.
Si chiedeva perchemmai non si avesse notizia di qualcuno che avesse donato un mazzo di gerani. Eppure, mica era vietato.
Da qualche tempo però, i gerani del suo davanzale non c'erano più.
O meglio c'erano, ma soltanto le foglie.
Nessuno dei vasi aveva più un solo fiore, e tutto quel gran lavoro di cromia e di sfumature non era servito proprio a nulla.
Si fece qualche domanda.
Li aveva innaffiati sempre? Si disse di sì.
Li aveva liberati dai fiori rovinati? Si disse di sì.
Li aveva forse trascurati per qualche altro fiore? Si disse di no.
Li aveva soffocati forse con il fertilizzante, come quella volta delle ortensie? Si disse di no.
La faccenda si faceva complicata.

Poi, le venne in mente di quella volta, qualche settimana fa, che le punse vaghezza di svolgere la tenda a rigoni, invisa a tutta la famiglia, uguale a quella di tutte le altre case, che se ne stava sempre arrotolata su se stessa. E che diamine, mormorò fra sè e sè, se non la svolgiamo d'estate, quando mai? Nessuno amava quella tenda, qualcuno aveva anche proposto di toglierla, tanto non si utilizzava mai ed era così triste, a righe grosse bianche e marroni, ma Ella decise ugualmente di farla entrare in funzione, non che ce ne fosse bisogno, ma così, per provare.

Da lì, l'illuminazione.
La tenda aveva tolto ai gerani il sole necessario, tutta la luce bella che faceva fiorire i fiori rossi, e fucsia, e bianchi e rosa pallido e bianchi e viola.
Se ne rese conto un mattino, riavvolse la tenda triste a rigoni ed aspettò.
Non passò molto tempo, e i bocciolini di geranio cominciarono a spuntare tra le foglie verdissime.

Era così anche per lei
Si rese conto di avere qualche volta una tenda sulla testa che le impediva di essere quella che era per davvero, facendo di lei solo un fascio di foglie verdi e tristi e senza colori.
il sole non passa attraverso le tende a righe bianche e marroni.
i gerani non fioriscono se tenuti all'ombra
il cuore fa uguale

mai come quel giorno si sentì così geranio
bastava solo attendere la fioritura, quella nuova.

con la tenda a righe bianche e marroni ci fece un falò.










05 agosto, 2013

Invisibili cicale.



Non so nemmeno che faccia abbiano. Non le saprei disegnare. Non come l'ape o la formica, io le cicale non so proprio come sono fatte. Ma le amo. Mi piace il suono monotono, il concerto che mettono in piedi ad un certo punto della giornata, mi piace immaginarle ben disposte, tutte in ordine, con una cicala direttore d'orchestra, e tutte le altre intorno, senza spartito, magari in frac. 
A loro modo, ogni giorno raccontano una storia diversa, un capitolo nuovo, anche se è sempre lo stesso motivo, la stessa nota ripetuta miliardi e miliardi di volte.

Ascoltava le cicale.
E a loro affidava i suoi pensieri e il suo sentire, quei piccoli pesi, i macigni e i sassolini, le brezze leggere  e i ventacci, gli smeraldi e le bottiglie rotte e tutto quello che faceva di quella estate la sua estate.
Ci provò una volta, a raccontare qualcosa di bello alle cicale.
Fu un mattino presto, l'Orchestra Invisibile aveva già iniziato la sua romanza, si schiarì la voce ed iniziò, C'era Una Volta, ma le cicale no, suonavano e suonavano, la solita musica, le solite note.
Poi, ci fu una pausa.
Allora, prese coraggio e nel silenzio  del sole d'agosto, quello immobile e caldissimo, iniziò a raccontare una storia alle cicale del Pratino, che forse nemmeno erano nel Pratino ma nella siepe grande, o chissà.
e raccontò una storia vera, o forse vera per metà, di un viaggio bellissimo sotto il mare, fra conchiglie e stelle marine, e raccontava e raccontava nel silenzio del sole d'agosto.
Sembrava che finalmente le cicale la ascoltassero, che avessero sospeso il loro concerto per sentire la sua storia.
ma ad un tratto, una cicala, una sola, intonò una nota e subito dopo le altre, e le altre e le altre ancora, nella completezza della più grande delle orchestre sinfoniche.
Ancora una volta non l'avevano ascoltata e la storia del viaggio in fondo al mare rimase a metà.

Le cicale non ne vogliono sapere di stelle marine e pesci colorati.
a loro, basta il fieno, i campi di grano tagliato, le vigne acerbe e le siepi di rovi, con le more quasi mature.
Loro raccontano di colline verdissime e campanili e lucertole immobili e siepi di ortensie da tuffarcisi dentro. A loro, non importa nulla della tua storia.

Le cicale non ascoltano, cantano e basta, e non sapranno mai le meraviglie del fondo del mare, non capiranno mai la danza delle stelle marine e i misteri delle conchiglie, che se sei fortunato ci puoi pure trovare una perla dentro.

Vàllo a spiegare alle cicale.

31 luglio, 2013

#mystrangesummer

 ::::sento il mare dentro una conchiglia
estate
l'eternità è un battito di ciglia::::
Le capitava di cantava sottovoce quella canzone così estiva, così da ghiacciolo, così da chiosco sulla spiaggia che non importava molto se si trovava, dal mare, così lontana.
Quell'anno, il mare non lo avrebbe visto, o almeno non il mare che amava, non il suo.
Del resto, forse le importava meno di quello che voleva raccontarsi. Che anime bizzarre le donne, dalle infinite risorse, dai repentini cambiamenti di rotta, dalle improvvise variazioni non solo di programmi ma di strade, sentieri, financo sensazioni.
:::sento il mare dentro una conchiglia::::
di quella strana estate ne aveva fatto un quaderno bianco, un blocco per gli appunti dove scrivere tante cose, i progetti, le idee, perfino le invenzioni. Ne aveva parlato a tavola Ho Inventato Un Innaffiatoio, ma nessuno le dette tanto peso, intenti com'erano a dosare la giusta quantità di feta nell'insalata greca, vero piatto forte di quell'anno, in attesa dei pomodorini del Regio Orto che si sa, hanno tutto un altro sapore.
:::sento il mare dentro una conchiglia::::
di quell'estate, piena di cose inusuali, ne aveva perfino fatto un hashtag, checccoooooooosa? sì, un argomento, ecco, una cosa per chi ci è rimasto sotto.
Le vacanze iniziavano, o continuavano, oppure dovevano ancora venire chi lo sa.
Una sorta di lussuosa incertezza, di leggerezza, di probabilità, l'eventuale, purchessia.

Era l'estate del duemilatredici, c'erano cose che erano cambiate e cose che invece erano rimaste sempre le stesse, sotto il sole di agosto, le cicale e le mille cose che si riuscivano a fare in una giornata, leggere e scrivere, perfino inventare un innaffiatoio, forse una gita al fiume chissà, a cercare ciottoli bianchi sulla riva, l'acqua gelata, i moscerini, il picnic nel cestino, quanti misteri mai racconta l'acqua del fiume, quante canzoni sa, l'acqua del fiume là dove è più trasparente, gliene insegnò una nuova ::::sento il mare dentro una conchiglia:::: ma nessun fiume al mondo mai sa una conchiglia che cosa sia.


:::e tutto il mondo è la mia famiglia::::


29 luglio, 2013

Tornò col diluvio.

Nessuna estate poteva dirsi tale se non portava con sè almeno un paio di diluvi, una manciata di lampi e tuoni, fantastiliardi di goccioloni.
Nemmeno quella estate si discostò dalle altre, e regalò al mondo il primo vero diluvio della stagione.

Fu così che tornò.
Fu quella mattina che decise che il tempo della riflessione e del volontario esilio e del mese sabbatico lontano dalle sue pagine era terminato.
tornò perchè era il momento
perchè era ora
perchè c'erano state volte in cui scrivere e scrivere le era mancato così tanto da levarle il respiro, e sì che scriveva da un'altra parte ma non era la stessa cosa, no.
Era una strana estate quella.
I mesi pieni di sabbia e mare e vento si erano trasformati in mesi di casa, di giardino e quell'anno pure di orto, la vera novità. Perfino i compleanni estivi della figliolanza avevano un sapore diverso, festeggiati a casa e non da qualche parte in Costa, in mezzo al mare, così.
Tornò perchè le sembrava che il tempo fosse arrivato.
tornò perchè aveva cose da dire
tornò perchè un'anima squassata ogni tanto ha bisogno di respirare, è il gioco che si fa da piccoli al mare, nell'acqua dove si tocca, si va sotto e si viene fuori, sotto e fuori, si respira e ancora sotto, alternando il rumore della spiaggia al gorgoglio dell'acqua nelle orecchie, il mondo fuori al mondo sommerso, non sapendo decidere quale piace di più, se quello vero del mare di sopra  o lo sconfinato mistero del mare di sotto.
tornò perchè ne aveva voglia
tornò perchè qualche volta era così difficile tirarsi fuori, così complicato, così incredibilmente doloroso, e scrivere e scrivere le faceva così bene, le faceva credere che tutto sarebbe cambiato o sarebbe rimasto così com'era, a giorni alterni. E in ogni caso, andava bene così.
tornò per chi le scriveva
per chi le chiedeva Dove Diavolo Ti Sei Cacciata
tornò perchè Sara potesse ritrovare il pratino, Lo Sai, le aveva detto, Mi Sembra Di Esserci Stata, su Quel Pratino.
tornò perchè pioveva
e la pioggia d'estate ha un profumo meraviglioso che non va bene tenere per sè, che è peccato mortalissimo non condividere con chi ti vuole bene e te lo dice e te lo dimostra, in tutti i modi possibili.
Quello fu il primo diluvio di una strana, stranissima estate lassù, nella Casa in Collina.
E mai diluvio fu più belo di quello, prima d'allora.







08 luglio, 2013

L'estate Leggera.


L'inizio di questo mese di luglio verrà ricordato negli annali e catalogato alla voce: riordinare.
Ho riordinato di tutto.
Armadi, Di abiti, di lenzuola, di asciugamani. Armadietti di lavanderie, la scatola del cucito, perfino il cestino delle collane, dove ho rinvenuto cimeli che avevo perso di vista da mesi. E il cassetto dei rossetti.

Ho fatto ordine, suddiviso. Asciugamani piccoli, da spiaggia, viso, mani, ospite, ricamate, rovinate, eliminate quelle vecchie e stinte che tenevo per ricordo, ma de che. E lenzuola, una piazza, due piazze, una piazza e mezza, sopra con angoli, sotto senza angoli, matrimoniali con angoli ma con gli elastici rotti e quindi, buoni solo per lavare i vetri.

ho messo in ordine la qualsiasi.
la mia estate è così, per ora, e mi piace un sacco perdermi in qualche cassetto, in casa mia ce ne sono parecchi di cassetti dimenticati, una vera e propria scoperta.
Ho eliminato abiti e tailleur gessati da Credito Italiano, come dico sempre, che tenevo per decenza, per averli pagati una sassata ma che non mi appartengono più. Ho riscoperto jeans che credevo smarriti, camiciole a fiorellini relegate in una scatola e colà dimenticate, pantaloni leggeri che pensavo in qualche altra casa. Ritrovarli è stato bello.
Come bello è stato ritrovare quel vestitino a quadretti, largo e con le papere, che ha aspettato insieme a me i miei bambini...
Ho buttato via molto, ho passato giorni appollaiata sulla scala, in un sù e giù preciso e razionale, questo tengo, questo butto, spietata, come solo le donne sanno essere.
E mi sento leggera.

così sarà la mia estate. Leggera. Leggera e lontana. Zero social, che non se ne può più, qualche foto per non perdere l'abitudine. Lontana anche da qui, per un pò.

Mi prendo una vacanza dalle grane e dai magoni, negli ultimi giorni mi hanno pesato discussioni e cattiverie, cose di poco conto, certo,  ma nemmeno quelle voglio più. Sto lontana dalle chiacchiere da pollaio, dalle frasi fatte, dalle cose che sembrano in un modo e invece sono tutto il contrario, anche dalle persone, qualche volta e quante, quante ce n'è.
Ho avuto due giorni bellissimi in una montagna vicina, e amici, amici veri, cari come solo loro sanno essere da ventidue anni in qua, quelli che aiuti ad apparecchiare aprendo i cassetti come fossero tuoi, non lo puoi mica fare a casa di tutti, ecco, da loro sì. Loro, amici di mare, di monti,  di barca e della terraferma, sempre ai compleanni, alle cerimonie, sempre loro, così vicini che basta anche non parlare e sanno già, quelli che hanno le foto dei tuoi figli, e anche le tue, in mostra nel salone, Ti Ricordi Dove Eravamo Qui? e tu lo sai, eccome se ti ricordi, perchè la tua storia è un pò la loro, e loro ci sono da sempre. E sempre.

e' l'estate leggera, questa qui.
Sorveglio le piante di pomodori, ce n'è una quantità tale che forse davvero un'insalata ci viene. E un'insalata per casa mia, non so se mi spiego.
Cambierò colore alle pareti di una stanza, ricamerò delle tendine chic per un bagno blu notte, butterò via il superfluo, le cose pesanti, tengo i biglietti di auguri ma lascio senza nostalgia le cose che mi hanno fatto del male. E le persone, anche, che me ne hanno fatto e non lo sanno, e allora ma vaffanculo, se nemmeno ti accorgi non è roba per me.
Mi sa che con le mie Amiche organizzeremo un picnic al fiume, e un Marmellata Day nella mia cucina, basta solo decidere di cosa, è un attimo, barattoli ne ho un sacco, metteremo questa estate sottovetro e la consumeremo piano, nell'inverno che verrà.

L'estate leggera passerà in fretta, ma sarà piena di cose e di persone, di eventi e di chiacchiere, di progetti e cose belle. 
tornerò presto, quando avrò qualcosa da raccontare, un mese forse, forse meno, quando proprio non ce la farò più e mi scapperà di dire qualcosa da queste pagine che amano così tanti, che leggono così tanti che nemmeno me ne rendo conto, che mi chiedono Ma Dove Sei dall'altra parte del globo terracqueo, ma come, mi leggete anche da lì?

Ho un'estate da vivere come forse non ne ho mai vissuta nessuna.
L'Estate Leggera, è così che si chiama.




27 giugno, 2013

Le infinite volte.

Che ho letto un libro in un giorno solo. Mangiato, perlopiù.
Che sono uscita scalza a cercare il gatto.
Che sono rimasta a guardare fuori dalla finestra.
Che sono caduta per terra e mi sono rialzata, spolverandomi le ginocchia e dicendo Non Mi Sono Fatta Niente. Qualche volta non era vero.

L'estate è qui, un'estate verde anzichè blu, anzichè corallo, anzichè turchese, e tutti i colori che ha quel mare.
La collina è così generosa, così bella, così piena di cose.
Mi curo.
Curo le cose che ho, un orto improvvisato, un giardino strapieno di fiori che ti vien voglia di fare una festa, e quante feste i giorni scorsi, compleanni, anniversari e anche niente, Cosa Festeggiamo? Festeggio Te.

Mi verrà voglia di lavanda e marmellate, e pomeriggi con le miei Amiche, e sere tardi a chiacchierare coi miei figli, a identificare i rumori del buio, cicale, i grilli, una civetta che alla fine mi è diventata simpatica, il cucù.
Curo queste cose piccolissime e preziose, diamanti rari, curo me e i miei pensieri scompigliati, disordinati, così crudeli da farti soffocare certe volte, da farti come annegare, annaspi annaspi e non riesci a tornar sù, nemmeno seguendo le bollicine, è seguendo loro che si esce dall'acqua dopo un tuffo, come, non lo sai?

Ho centinaia di barattoli di vetro da riempire di qualcosa, o rivestire con il pizzo come fa la mia amica Rossella, che cuce cose così belle da perderci la testa, che mi insegna, spesso, tanto, ma non a cucire.

Ho scoperto che alla fine riesco sempre a tornare sù, qualche volta vado più a fondo, qualche volta ci metto di più, ma non è importante. E' mestiere che entra, e dovrei essere docente, ormai, di Risalite, di Rialzamenti dopo Cadute, ma forse non sto abbastanza attenta, non prendo appunti ed ogni volta affogo quasi, ogni volta casco.
Casco e mi rialzo, come facevo da piccola, per non preoccupare mia madre che vigilava su di me da sotto la pianta, la seggiolina arancione e il lavoro a maglia, la vicina Mariuccia sempre accanto, Consigli Pratici da sfogliare e risate semplici.

Casco e mi rialzo, spolverandomi le ginocchia appena appena, controllando che non sia troppo sbucciato, ma i graffi e i lividi non si vedono mai subito, spuntano sempre il giorno dopo. Ho imparato a gestire anche quelli.

Le infinite volte che ancora cadrò, e come allora  dirò Non Mi Sono Fatta Niente.
Non sarà vero, ma non lo saprà nessuno.
So mantenere i segreti.






18 giugno, 2013

Furbo Tiglio.

Sì, lo adoro.
Il profumo del tiglio ha uno strano effetto su di me.
Su di me che non mi riconosco, nemmeno mi assomiglio, su una me che non sono io.
chissà chi sono, poi.
Il profumo del tiglio che sento a zaffate girando per la città, mi fa beata fra le beate, calma fra le calme, e nessuno sa invece che generi di tumulti e menate, e magoni, magoni grossi come nespole da mandare giù, tutti interi, così, magoni inutili di una me noiosa e impacciata, di una me che non sono io, l'ho detto un attimo fa.

Il tiglio ha un profumo che mi devasta dalla bellezza, dal buono, dalla meraviglia.
Un pò calmante un pò eccitante, Mi Senti? Sono il tiglio. Che faccia c'hai da due giorni in qua, che smorfie fai, dov'è che guardi quando ti fermi a guardare fuori dalla finestra, non nel pratino, non la siepe, e dove allora. Che cos'hai, quando ti fermi a pensare, cosa ti passa per quella mente contorta e slavata, non un'idea folgorante, di quelle che devi subito raccontare a qualcuno, non un progetto da fare, il nulla sul nulla, il caldo, l'erba tagliata da portare via, è senza senso l'erba dimenticata, verde smeraldo sul pratino e poi giallastra e secca, promette e non mantiene, un pò come te.
Mi senti, sono il tiglio, un tiglio qualunque, un tiglio del viale, o della piazzetta della scuola elementare, ti ho vista passare oggi, non ti vedevo da un pò, o forse ti vedevo ma non eri tu, non sei la stessa che conosco, quella che so io è tutta un sorriso e un chiacchierare, questa qui è una donna stupida e col muso, che ne ha sempre una che non va, che si lamenta spesso, ma da quando poi.
Lo vedi, non sei tu.
Mi senti, sono il tiglio.

sì ero io
il tiglio non lo inganni
il tiglio ne sa.

Un clic per Cuore di Maglia.


Forse non tutti sanno che cosa sia Cuore di Maglia.
E' una mia idea, un'invenzione, quella di riunire un bel pò di donne appassionate di maglia e di fare tante scarpine, cuffiette e copertine per i bambini prematuri delle Terapie Intensive Neonatali.
Non solo, Cuore di Maglia collabora con case famiglia e Centri di Aiuto alla Vita.
Cuore di Maglia nasce nel 2008, e da allora, per vestire i piccolissimi ed essere vicino alle loro mamme,  di strada ne ha fatta tanta.
In macchina, in treno, a settembre prenderà anche un aereo.

Citroen Italia ha lanciato un concorso, Citroen Women Edition.
Con un clic, si dà la possibilità a 3 associazioni vicini alle donne di vincere un'automobile.
Che ci farebbe davvero molto comodo.
Ci vedo già il cuore sulla portiera...

Cuore di Maglia al momento è al sesto posto.
Basta un clic a costo zero e con un balzo in avanti di sole 3 posizioni, riusciremmo a vincere una C1, che è una macchina piccola ma con un bel bagagliaio, da riempire di corredini e cose belle.

Sono a chiedervi un clic.
Da voi e dai vostri contatti.
Da Facebook si vota cliccando qui.
Dal sito si vota cliccando qui.
Ma affrettatevi, il concorso scade il 30 giugno, che è vicinissimo.

Cuore di Maglia e Citroen.
La strada da fare è ancora tanta. Ce la regalate, una C1?


Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...