02 agosto, 2007

La battaglia delle pere.



Complice un giorno di vento, due o tre fa, che di spiaggia proprio non se ne è parlato. Complice un pomeriggio regalato, a scorribandare (!) per i giardini del villaggio, con palloni, frisbee e altre corbellerie, a giocare scalzi sull'erba, a stanare le lucertole dalle roccie. Protagonisti, un'orda di fanciulli dai 10 ai 14 anni, capitanata dal mio Quasi Liceale e altri suoi compagni di merende, intesi, che il Cielo mi ascolti, nel senso letterale del termine: ho spesso ospiti, in questi pomeriggi casalinghi, una dozzina di ragazzini, consumatori di biscotti e torte fatte in casa e panini alla Nutella come le locuste che hanno invaso l'Arizona nel '56. Il giardiniere non sapeva come dirmelo: è un uomo di grande, semplice spessore, di un'educazione antica e candida, come lo sono certi uomini dell'Isola. I malfattori avevano sì giocato a pallone nel prato, e va bene, signora, sono ragazzi, ma usare come munizioni di una battaglia improvvisata nel parcheggio le pere dell'albero che io accudisco con cura e devozione tutto l'anno, davvero non lo dovevano fare. Non li sgridi, signora, ma faccia capire loro che quelle pere io le raccoglievo in autunno e che adesso invece. Ho campato lì parole di scusa, dei Mi Dispiace sinceri, conditi da un'ira sorda che mi saliva veloce. E' dunque questa l'educazione che ho impartito ai miei figlioli? Chi ha figli sa: li ami teneramente e sconvolgentemente dal primo istante, poi, nel corso della vita hai almeno una quindicina di occasioni in cui torceresti loro il collo, li prenderesti a ceffoni sonori, a piene mani, di quelli che fanno sciaf! e nemmeno gli occhioni da cucciolo che si inventa il Bandito Quasi Liceale, sbattendo le ciglia e cercando di corromperti con un sorriso da arcangelo, riescono a farti cambiare idea. E' vero che erano tanti, ma degli altri che mi importa, sei tu, Fedifrago, che devi sapere che non si stacca la frutta acerba dall'albero per il solo gusto di spararla nel didietro del tuo amico fiorentino, sei tu, Terrorista dei Giardini, che devi avere rispetto del lavoro degli altri. Parole al vento? Non so. Nel frattempo, suo padre gli fa innaffiare ogni sera e ogni mattina il limone e tutti gli altri vasi. Io, a parte un tentativo di sberla incompiuta e una predica di diciotto minuti, quasi nulla. Ma, come si dice, i figli sono pezzi di cuore. Tranci di pizza. Fette di crostata. Alle pere? Magari.

5 commenti:

Gallinavecchia ha detto...

Come ti capisco. Come capisco quei momenti di scellerataggine figliesca e di ira mammesca. Credo che tutto si possa riassumere in quello che dice sempre mio marito, di lontane origini partenopee: I figli so' piezz'e core. E pure nu'poco piezz'e m...
Perdona il francesismo ;-)
un bacio
Gallina
p.s. ma tu hai capito chi sono vero?

Anonimo ha detto...

che coglionata, mandali a lavorare, poverini, i quasi liceali altro che innaffiare i limone in sardegna, ma davvero non ti vergogni a scivere ste coglionate?

diamanterosa ha detto...

E tu non ti vergogni a leggerle? Gradirei, Miss Luogo Comune, che non scrivessi parolacce sul mio blog. Ringrazio ed ossequio.

Gallinavecchia ha detto...

Ti ho mandato un mp - ricordi cosa sono, vero? ;-) - con un po' più di un semplice indizio. Una vera e propria prova schiacciante! :-)
un bacio

fux ha detto...

Oddiiiiiiiiiiiooooooooooooo!
Quante risate per chi legge!
Accidenti se ti capisco.
Ti mando un grosso bacio.
Franci

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