Che belle che sono. Le guardo spesso, mi piacciono, anche se portano pioggia o vento o neve o gelo, chi se ne importa, le nuvole sono belle, anche se nere, anche se grigie, soprattutto se bianche, morbidissime, di panna e di cotone, non saprei. Sono giorni strani e difficili e faticosi e pesanti, di quella pesantezza che non si pesa sulla bilancia, perchè la spaccherebbe, credo, di quella grevità che non si misura, che non si tocca, che non si quantifica. Sono i pesi sul cuore. Sono quando qualcuno dei tuoi figli ha la testa china e le parole non gli escono, e tu a lambiccarti, a cercare con gli occhi di scavare negli occhi smarriti che ha, che cosa c'è, che sembra la domanda più ovvia, e niente la risposta più immediata. Ma niente come, se non parli, se non mi dici, se non fai lo scemo come sempre, se non corri per le scale, se non litighi con tua sorella, se, se, se. Sarà l'età, ti dici, il periodo, la scuola, magari qualche ragazza, un cuore spezzato a quest'età è una tragedia vera, chi non lo sa. Che indagine tremenda è scrutare il cuore dei tuoi figli, che grande impossibile impresa è camminare in punta di piedi nella loro anima, frugare i cassetti invisibili della loro testa confusa, a fargli prediche e discorsi e magari anche arrabbiarti e urlare e poi arrenderti alle lacrime improvvise e sfacciate, due soltanto, che scendono tonde sulla tovaglia. Passa, ragazzo dal cuore sospeso, passano i magoni e gli smarrimenti, passa il senso di inadeguatezza, lo sconforto e la malinconia. E passeranno questi giorni ingrati e impossibili e ingestibili e tristissimi, che ti fanno sentire così come credo che tu ti senta, che indovino perchè non me lo dici, ma lo so perchè ti ho fatto io, pezzettino dopo pezzettino, e so. Passeranno e andranno via, veloci, e tu nemmeno ti ricorderai di questi pomeriggi, sarai un uomo grande e bello e forte e le vicende di adesso, i magoni che ti squassano, la tristezza che non sai da che parte arriva, serviranno solo a farti diventare quello che sarai. Un colpo di vento, un lampo nel cielo, un attimo e via, nessuna impronta, nessuna traccia, come le nuvole.
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4 commenti:
ciao cara, ma che bello un'altra appassionata di maglia!! Vedo anche dal tuo profilo che hai letto la zia marchesa, il gattopardo. Sarai mica siciliana anche tu??? vieni a trovarmi sul mio blog!! e magari ci si vede al knit cafè!! a proposito questo venerdi ci sarai?? baci
Un treno di panna che taglia un paesaggio di grigie nuvole senza pioggia, una fuga veloce per due chiacchiere oltre la stagione dei fagiolini. Fai un salto a Bologna!!!
Roberta
Farsi dire dai figlioli, farsi dire a costo di qualsiasi cosa... farsi dire assolutamente cos'è che gli fa scendere le lacrime.
Al mondo d'oggi...farsi dire assolutamente.
Bacio.
Franci
Passerà,sì passerà..però sarebbe meglio fargli dire cosa c'è che lo tormenta....missione quasi impossibile.E tu grande mamma sei lì a preoccuparti,magari + del necessario,ma vedrai passerà o ne verrai a capo!Forza e coraggio,non arrendiamoci mai!!!Un abbraccio Pac!
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