Fra pochi giorni, la scuola.
Bella scoperta, ne parlano da giorni.
Per me, un giorno speciale, come ogni anno.
Questa volta, di più.
Anche la Princi di casa, infatti si appresta a concludere il ciclo delle scuole superiori e farà trionfante il suo ingresso al Ginnasio Liceo Giovanni Plana da maturanda. Insomma, fa la quinta.
L'ultimo anno.
Dall'anno prossimo, il primo giorno di scuola non ci sarà più, a casa mia.
Sollievo o malinconia. Chi lo sa.
Più malinconia però.
Sono passata indenne o quasi da anni, secoli di cose di scuola.
Ricordo con terrore, tenerezza e malinconia l'anno in cui avevo un liceo, una scuola media, un'elementare e una materna.
Tutto insieme. Tutti insieme. Le nostre mattine, le nostre uscite dalla porta, sghembi, scarmigliati, in ritardo, frignanti, con la colazione in mano, le nostre partenze verso la scuola, i miei vicini ancora se le ricordano.
Ho comprato negli anni 25 compassi, un numero imprecisato di squadre e righelli e goGNOmetri, come qualcuno dei miei figli scrisse sul diario, deriso dalla restante squadra dei fratelli per settimane.
Tubetti di colla, pastelli di ogni tipo, a cera, normali, acquarellabili, stellari.
Pennarelli grossi, fini, medi, quaderni a righe, a quadretti di un centimetro, a quadretti di tre centimetri, a righe di prima, di terza, di millesima, quadernini, quadernoni, quaderni con gli anelli, a spirale, ho scritto nomi su quaderni, foderato casse di libri, scritto con emozione Classe Prima A.
Ho firmato centinaia di giustifiche, ritardi, votacci, voti bellissimi, note,, L'alunno gioca con la cerbottana durante le lezioni, l'alunno disturba, l'alunno ha dimenticato il quaderno di inglese per la quinta volta. Ho letto decine di temi, stramaledetto gli inutilissimi compiti delle vacanze, guardato foto di classe ridendo di gusto, da qualche anno le foto si fanno un pò in maschera, non impalati e serissimi come ai tempi miei. Ho preparato merende, compilato buoni mensa, ascoltato poesie a memoria, ripassato verbi e tabelline in macchina, baciato riccioli davanti al cancello, accettando con mestizia l'invito sorridente e imbarazzato a non farlo più.
Ho fatto viaggi a portare libri dimenticati, fogli a righe per la verifica, ho fatto corse per ritirarne qualcuno malaticcio, ho accompagnato i primi giorni di materna con un magone infinito, ricamato nomi sui grembiulini, fatte trecce appena prima di entrare, li ho aspettati con ansia fuori dagli esami di maturità, ho vissuto notti prima degli esami per 3 volte, di già, e quest'anno ci sarà l'ultimo.
Il mio ultimo primo giorno di scuola mi mette un filo di tristezza.
Non so bene come chiamarla, crescono tutti, sono tutti per la loro strada, e dall'anno prossimo ci sarà anche lei. Che accompagnerò per l'ultima volta al suo ultimo primo giorno, perchè è soprattutto il suo. Mi guarderà con quegli occhioni di smeraldo, scuotendo i capelli lunghissimi che questa settimana sono finalmente del loro colore originario, ed entrerà, felice e un pò emozionata, come ogni volta.
Sono anche un pò felice.
Felice per questi figlioloni che ho.
Felice di quello QuasiMio, Ingegnere confuso e dolcissimo. Felice del mio Dottore che presto volerà dall'altra parte del mondo, felice del mio Futuro Designer che mi dice BuonanotteMamma su whatsapp alle 3 di notte, e felice di questa dolcezza che ancora non mi capacito sia diventata così grande così presto.
Io qui sono.
Conservo le loro vite, il loro cuore nelle mani, ho una scatola di pastelli che ha dentro tutti i sentimenti di questi anni lunghissimi di Primi Giorni di Scuola.
Ci sono stati altri primi giorni per loro, ce ne saranno.
e io sarò sempre qui.
Non rifarò loro le trecce, non preparerò loro la merenda, ma li bacerò sempre, davanti a ogni cancello, ovunque nel mondo.