
Verso casa. Anzi, a casa, oramai. La brevissima parentesi romana ahimè conclusa, affascinata come sempre da questa città, che ti dici non è possibile, che sembra fatta di cartone, un set cinematografico, un pezzo di storia recente o lontanissima ad ogni passo che fai. Ma si abituano i romani a spalancare le finestre e a dire, beh, c'è il sole oggi e vedersi lì sotto le rovine romane, così, per caso? Chi lo sa. Roma è caos, è sampietrini che ti squassano i tacchi, è il mercato sotto casa, sono le moto, gli eserciti di turisti, le chiese silenziose. Riedo, al superlativo assoluto da ripassare con la PrinciProfumoDiCocco davanti alla scuola, riedo alle cose da fare segnate su un bigliettino, riedo, colma di reali e leccornie: la confettura di visciole per fare quella torta kosher che mi ha regalato la mia Amica, la stessa che ci ha accompagnato in visita al Ghetto di Roma, che volevo vedere da molto, e dove c'è un'aria di eterno e di malinconico e di fermo, anche, perchè tutto è rimasto com'era, e la gente si saluta sorridendo e le botteghe hanno le porte piccole e gli scaffali strapieni, e pochissime insegne, e c'è profumo di pane e di malinconia, un pochino. Sono rimasta folgorata. Mi piacciono le cose che parlano da sole, la storia di tutti, mi piacciono i romani che ti guardano negli occhi, mi piacciono le drogherie dove ti senti Anna Magnani, mi piacciono le case con le persiane aperte per metà, i portoni, le scale dei palazzi, le cassette della posta e quelle per le offerte agli orfani. E fantastico di storie impossibili, avrei voluto sedermi in una panchina e scrivere e scrivere. Riedo, con biscotti comprati al forno, avvolti in sacchetti bianchi senza scritte, riedo con le matite dell'albergo, con un regalo di mio marito, la cena ai Fori Imperiali, Ricucci che andava a giocare a tennis. Oggi giornatina niente male, giusto per non perdere il vizio. Incasinatissima. Confusionatissima. Impegnatissima. Superlativo assoluto. Assolutissimo.