04 giugno, 2010

Gardening.

M'è presa secca anche stavolta. Diciamo che mi sono appassionata, e speriamo che duri, nel senso. L'ispirazione è giunta a me dall'Illustre Sposo, sul viso del quale potevano notarsi smorfie di disappunto nel constatare lo stato di degrado in cui versava il davanzale  della Casa in Collina. Ciuffi giallastri laddove solo due settimane orsono facevano capolino delicatissime corolle violette, di un fiorino che non so dire, una specie di campanula, che ha anche Afef, nel suo Giardino Incantato, soltanto che i suoi sono in siepi, che dico,  una foresta di campanule. E poi, la scrivente si chiedeva perchè le rose del vaso avevano questa faccia triste, e guardavano in giù, non pettorute come quelle dell'aiuola, e già che loro c'hanno i tubicini, sarà per caso che non le bagno a sufficienza, anzi, non le bagno punto? Ieri, poi, l'apoteosi. Le mie Amiche, recatasi nella mia magione in visita pastorale per l'incontro del giovedì, hanno ammirato sì le rose dell'aiuola, che scoperta, ma hanno  osservato con disappunto, ammiccamenti e scuotimenti di testa, le sette foglie del basilico in vaso. Comprane Un Altro, mi hanno suggerito, Che è Ben Meglio. Ma io no, zuccona, voglio far resuscitare quello che ho. Gli parlo, lo accarezzo e, miracolo! lo innaffio. E con lui, tutte le altre piantine che non beneficiano dell'irrigazione ingegneristica, quelle più plebee, diciamo, le viole del pensiero, la miseria viola, le roselline candide del vaso. Non so se riuscirò in tale improba impresa, il davanzale è davvero in uno stato pietoso, aridità conclamata è la diagnosi, ma io non mi dò per vinta e con il mio bell'innaffiatoio tutto specchietti a mosaico, che si sa, ci vuol classe anche a innaffiare, cerco di salvare quel che resta. Il mio primo week end di giugno così inizia, nella casa in collina. Giardinaggio? Rianimazione, meglio.

03 giugno, 2010

Il senso delle rose.

Non so se ne abbiano uno, a me le rose nemmeno piacevano, una volta. Non mi piacciono quelle rosse, lunghe lunghissime, aristocratiche, segaligne nella loro perfezione, un pò antipatiche. Mi piacciono le altre, invece, le mie, per forza, che sembrano sfiorite e sono appena nate, mi piacciono perchè so di ognuna il nome, e ognuna ha un profumo diverso, limone e vaniglia e borotalco e si mescolano col profumo del caprifoglio, che è fiorito, finalmente, in ritardo quest'anno. Inseparabili, li metto sempre nel vaso insieme, anche se non è mica così semplice, il caprifoglio è il condominio dei calabroni e della api, ed è tutto un zzzzzzz certe mattine e bisogna fare attenzione. Il senso delle rose forse non c'è, in realtà. Quel che c'è è che ti fanno la cucina più bella, anche a guardarle ti ci perdi un pochino, nella mattina frescolina dell'inizio di giugno, che in questa casa la mattina inizia così presto, si è fatto tardi a vedere un film da paurissima con la faccia sprofondata nel cuscino, Allora Non Guardarlo Se Hai Paura, sì ma volevo vedere se era meglio il libro o il film e comunque mi han fatto paura tutt'e due e non so cosa ci trovano in questa trilogia che ti fa star male dall'inizio alla fine, a me piacciono i libri che hanno delle cose da raccontare e che magari un pò ti ci ritrovi, che ti fanno piangere, anche, non aver paura a salire le scale, dopo,  i libri che poi quando l'hai finito ti dispiace e  vorresti averlo scritto tu.


 E' freddino stamattina, me ne sono accorta perchè la camicia da notte era troppo leggera per uscire fuori ad innaffiare, ho scoperto che le piante stanno meglio se le bagno, io non sono brava, mi affido ai tubicini del giardino e a un sofisticatissimo impianto, dei vasi piccoli mi dimentico e mi stupisco che non fioriscano e che il basilico, creatura, si rimpicciolisca vieppiù. 
La mattina inizia così, dieci minuti dieci per fare il punto della situazione, per capire che strada imboccare, da dove cominciare, che di programmi non è che se ne possano fare granchè, li fai al millesimo e poi voilà, tutto da rifare, è il bello di questa casa, adesso un caffè lungo per svegliarmi per bene e poi si va, cambio l'acqua alle rose, prima di tutto, un senso prima o poi, lo troverò.

01 giugno, 2010

Pensare al mare.

Ci si pensa già, eccome, non manca nemmeno tanto, alla fine, ne ho voglia, del profumo, del sapore, del vento, delle cose. E' stato un anno strano, confusionario, incerto, come di passaggio, di prova d'esame, vediamo un pò se siete abbastanza bravi da passare anche questa qui, da uscire indenni dal cerchio di fuoco, vediamo un pò se avete studiato, se siete preparati. E' stato un inverno, perchè è stato e non sarà mai più, non solo di stagione, ma inverno davvero, inverno nei pensieri, inverno nei giorni, inverno e gelo, inverno e buio, inverno e tristezza, ansia e paura, qualche volta, anzi più di qualche volta, quante sono le volte comprese nell'unità di misura qualche volta, mille, cinquecento o tre? Ci si sente un pò come naufraghi scampati, come alpinisti in cima a una cima, e certo, alle cime si sta in cima, ovvio che.  Come in alto a guardar giù, che mi vien freddo solo a pensarci, che soffro di vertigini e mi viene voglia di buttarmi di sotto, ogni volta, come a Innsbruck, che il mio Regio Architetto mi diceva, Ma Dai, è Bellissimo, Vieni a Vedere, Non Hanno Paura i Bambini, Vuoi Avercene Tu?  guarda che bello, è da qui che saltano con gli sci, l'ha fatto un' Architetta di mondial fama, e il mio Sposo che sapeva, diceva, lasciamola giù che è meglio, e infatti mi sono attaccata al muro giallo acido, sarà per questo che odio il giallo, anche, e sono scivolata giù come una seppia cruda, e sentivo i calabroni nelle orecchie e la mia Amica delle Parole diceva, lontana lontana, Ma che Stronzi Siete, Non Dovevate Insistere a Portarla Qui, e i bambini tutti intorno a farmi vento, MammaMamma, scene pietose a Bergisel. Son cose. Le vertigini di queste inverno le ho lasciate indietro, non dimenticate, certo, solo allontanate, nascoste, nel ripiano più alto della libreria, come il vaso di ziaMaria che è orrido e non puoi buttare, obnubilate dai libri, dalle fotografie, dalle cose belle della casa, della vita, del cuore. L'inverno è lontano, è passato, se ne è andato col suo fardello di neve e di questioni, di pensieri e di notti a guardar fuori. E' l'inverno del cuore, bambina, tutti ne abbiamo uno, come i segreti, come un grande amore, come un vaso di una  ziaMaria. L'importante è fare un bel respiro, circondarsi di case belle, sorridere, nasconderlo lassù e pensare al mare. 

31 maggio, 2010

Quasi giugno.

Che bell'aria stamattina. profumata e freschissima, di rose e di bello, di sole e di foglie e di fiori che non sai, il caprifoglio della siepe ci mette del suo, la salvia del vaso, perfino i panni stesi, che bello stendere fuori, li raccogli e ci tuffi la faccia, che buono è. Buongiorno di quasi giugno, che giugno è domani, mi avevano insegnato una filastrocca inglese che non ricordo, sul first of the month. Mia nonna mi diceva che si doveva uscire dalla porta di casa al contrario, di schiena, e si sarebbe stati fortunati e felici fino alla fine del mese. Dopo i due giorni al Camp, solo il mio studio, la piccionaia in cima alla casa in collina è un delirio. Tutto il resto è in un ordine perfetto, pulito, sistemato, l'Illustrissimo Sposo ha reclutato i figlioli rimasti a casa a rassettare e spazzare, riordinare e sistemare, e al nostro arrivo la Princi ed io, siamo rimaste di stucco, apperò, che bravi son i maschi se lasciati al proprio destino. In questa mattina di quasi giugno metto insieme pensieri e sorrisi, mi piace pensare alla vacanza, alla festa dei due giorni passati lassù, è stata una bella, semplice avventura, organizzata nei dettagli e andata proprio come doveva andare, esattamente come l'avevamo immaginata e studiata e preparata. E le persone che ho incontrato erano esattamente come pensavo che fossero. Forse un pò più belle. Così, ora sistemo scatole e cestini, locandine e striscioni, metto tutto lì per bene, riordino con metodo e riordinare è un pò come ripassare, come ritornarci, come esserci ancora. Quasi giugno. E' un giorno perfetto per bagnare il prato, per cucinare canticchiando, per farsi un mazzolino di menta e rose, per un giro in bicicletta nel corso pieno di sole, ho il cuore più lucido stamattina, e a uscire all'indietro dalla porta, a me, no che non serve.

30 maggio, 2010

Avrei potuto.

Mettere un'altra immagine, magari. Di ferri, di ceste ricolme di lana, di qualcuno stravaccato nel prato, di lezioni di scialli e borsine crochet, di aperitivi in terrazza, di fiori a sorpresa, di un gran casino, di una bella festa, di un silenzio e un'attenzione mai viste, di abbracci, di pattern, di yessssss, di chiacchiere fino alle 2, di cose e di cose.
Ancora frastornata. Ma contenta come poche volte.

29 maggio, 2010

28 maggio, 2010

Prove tecniche di delirio.

Ci siamo. Domani. Anzi oggi. Perchè oggi iniziano ad arrivare. Da Firenze e da Roma. Ok. Tutto pronto. A posto. Preparato. Stampato. Fotografato. Corretto. Ok. Fatto. Bene. Pronti? C'ho un'ansia che la vedo.

Murisengo Monferrato
Agriturismo La Zucca
Sabato 29 e domenica 30 maggio


Cioè domani. E dopodomani. C'ho un'ansia, ma un'ansia.

27 maggio, 2010

Il cielo delle sei.

E' giorno da un pò, ma non del tutto. E' presto, ancora, e nessun rumore da nessuna parte, nè da fuori nè dalle altre stanze della Casa in Collina. E' un piccolo lusso svegliarsi presto, prestissimo, anzi, che proprio non ce la si faceva più a stare nel letto e a riaddormentarsi, poi, che pratica assurda cercare di dormire quando non si ha sonno, si chiudono gli occhi come a forza, ci si concentra su bei pensieri, ma nulla, loro si sbarrano in automatico, a guardar fuori, a guardare l'ora, a guardare e basta. Il cielo del mattino presto nulla ha a che vedere col cielo delle altre ore del giorno. E' chiaro, è più bello, è come apparecchiato per la festa, tutto pronto e si inzierà, fra poco, le giornate di ciascuno che si intrecceranno, le cose da fare, le idee, i progetti, i miliardi di faccende, questioni, grane, situazioni che ogni giorno prendono vita, sotto questo cielo. Complice è la luce, appena spruzzata, che si fa via via sempre più lucida e nitida e chiara, chiara come il sole, si dice così, no? Il mattino presto ha con sè una specie di regalo, ti fa sentire potente e privilegiata, c'è un'aria frizzante stamattina, si può cogliere l'attimo e innaffiare con calma i vasi del terrazzo, che si ha tempo, è ancora così presto e dormono ancora tutti come sassi, e aggirarsi un pò da ladre, in punta di piedi, e cercare di fare piano, rende tutto ancora più misterioso e così bello, ci hai fatto caso? se parli sottovoce puoi anche dire una stupidaggine mondiale ma sembrerà una cosa bella, lo dico per ridere, non è che sia vero, o non del tutto, alla fine. Il cielo di stamattina mi trova così, ansiosa e felice, a innaffiar piantine, strappare foglioline secche, a guardare in alto e pensare che no, non può piovere proprio questo fine settimana, no, per favore. Il cielo delle sei mi ha salutata con una luce intatta e meravigliosa, che di colori e profumi a quest'ora ce ne sono in quantità, che le rose stanno sbocciando, finalmente, che le mie sono sempre le ultime. Buongiorno, cielo delle sei, fai di questa giornata una giornata serena, gli animali di casa tutti in gita dal veterinario, una spesa per il Regio Contingente che domani noi si va, un knit cafè al Bio che ci sarà da ridere, così agitate come siamo, e chi fa cosa, e a che ora arrivate, e non sbagliate strada. Perciò, buongiorno e buongiorno, e adesso che guardo meglio non sei già più il cielo delle sei e la luce è già così diversa, ma che importa, alla fine, il cielo è sempre cielo, e alle sei o alle dieci è bello uguale.

26 maggio, 2010

Stiro in giardino.

E in giardino faccio molte cose, ultimamente. Stiro, per cominciare. Nel senso che lì  ho piazzato l'occorrente per espletare tale pratica che aborro, abiuro e considero un grandissima perdita di tempo, non tanto lo stirare in sè quanto il suddividere, riconoscere, girare come una trottola per i vari armadi e cose così. E poi chiacchiero, chiacchiero molto, sempre in giardino, dato che la mia Amica del Villaggio in visita pastorale mi ha fatto da assistente alla stiratura, ben accoccolata sulla poltrona arancione, mentre si parlava, ma guarda un pò, dell'organizzazione dettagliatissima del Camp di Cuore di Maglia, e la scrivente, multitasking, nel mentre, stirava. E poi ieri, Amica di Perle e Provette unite nello smistamento dei filati, nella preparazione dei regali, perchè regali ci saranno e premi e cotillons, e sorprese, sorpresissime, e no si parla d'altro oramai e noi siam qui, infularmatissime, agitate manco dovessimo sposarci o si dovessero sposare i nostri figlioli, peggio mi sento, qui si va di bacinibacini e poi urla e strepiti, la Biondina Maturanda ha pazienza da vendere, ma ben si sa, i belli e maledetti così son, figlia mia. Il giardino della Casa in Collina è di una bellezza impagabile, nella sua semplicità, nella sua imperfetta eleganza, nonostante io mi ostini a non innaffiare i fiorini violetti che Afef ha rigogliosissimi e io invece. Il giardino della Casa in Collina è teatro di telefonate e chiacchiere, confessioni e risate, cose serie e immani cazzate, voilà, stamattina la corona ce l'ho giusta, la Princi Studiosa e il gatto pigrissimo. Noi qui si stira e si canta, si prepara e si sta in ansia perchè lei mi manda pure il countdown, meno 3, ma come, sai bene che c'ho l'ansia in freezer, congelata, da tirar fuori alla bisogna e la controllo e la dòmino, cosa manca, allora? devo ancora fare una cosa, e ancora e ancora, e forse sabato pioverà ma alla fine che c'importannoi, e se poi , e se poi. Così, stiro e stiro, ho un taccuino vicino dove scrivo le cose che mi vengono in mente tra uno spruzzo di appretto e uno sbuffo di vapore, così mantengo la calma, ansiosa io? ma smettila, quanto manca? tre giorni? Ussignur.

24 maggio, 2010

Il Ragno Ingegnere.

Deve averci lavorato tutta la notte, ieri non c'era, potrei giurarlo. E sì che siamo andati sù e giù per il pratino e poi ancora più fuori nel prato grande, coi cani e la Princi e la sua Rivoluzione Francese, e  le Regie Vicine e i bambini delle Regie Vicine, è così bello avere bambini al seguito, non mi sono ancora disabituata , e c'era anche una festa di compleanno improvvisata, proprio lì ai ciliegi, un telo per terra e il sole, quanto sole. Il Ragno Ingegnere che abita il pratino stanotte ha lavorato come un matto e ha compiuto un miracolo di stile e perfezione, ed ha perciò tutta la mia stima più profonda, la più sincera a formularsi. La colazione di questa mattina è stata velocissima, c'è già un bel via vai nella Casa in Collina, il lunedì mattina, ma è il via vai che mi piace di più, quello della fine d'anno, quello che sembra già un pochino vacanza, non so bene come, che alla vacanze manca un bel pò, ma si fa bene a pensarci di già. Inizia una settimana di quelle speciali, la ur-settimana, che sabato, signora mia, mi aiuti a ricordare bene che cosa succede, che siamo tutte agitate e indaffarate e siamo qui che ci scriviamo e chiamiamo e ci troviamo a casa di una o dell'altra a fare delle cose, a stampare e rilegare e perfino l'Illustrissimo Isoscele ci mette del suo che questa cosa gli piace. Noi si lavora un sacco, si fa e si disfa, di piccole cose, s'intende, che  fanno bene all'anima, però, e che settimana inizia questa mattina, sù che non c'è più tempo di stare lì a guardare la ragnatela, e coraggio che di lunedì mattina ci si trova a ridosso del mercato, e prima si deve trovare un senso a questa casa, che un senso proprio non ce l'ha, che la Rivoluzione Francese mi sa che si è spostata dal libro della Princi al salone e alla cucina, e allora e perciò, mi sa che dovrò fare come il Ragno, io che ingegnere proprio non sono, ma di quelli, signora cara, ne ho che avanzano, mi aiuti a dire.

21 maggio, 2010

Ode al Folletto.

Non è mistero: è l'amante di noi tutte. Ossuto e segaligno, un pò verde, in realtà, ma con Lui abbiamo incontri ravvicinati, torbidi, più volte al giorno, nel silenzio della nostra umile magione, rotto soltanto dal suo sibilare composto, dal suo rumore delicato, che si obnubila con grazia utilizzando una musica adatta ben conficcata nelle orecchie. Studiosi di tutto il mondo stanno approntando una ricerca, Cosa Pensano Le Donne Mentre Passano il Folletto. Orbene.


 Considerato che la scrivente medesima è a capo di tale gruppo di studiosi, che sono 1, e uno soltanto e che sono io, ho ben pensato di portare a conoscenza dell'intero globo terracqueo i risultati di tale mio studio. Tanto per cominciare esistono due modi ben precisi di intratenere rapporti, professionalissimi, lo ben s'intenda, con il Regio Attrezzo.
 Modalità n.1. Scientifica. Si è deciso da ieri che si doveva fare, perciò, niente storie, si piglia e si và, con metodo, si tolgono orpelli che intralciano, si sposta tutto per bene, si mettono i R.E.M., si aziona e via. I pensieri di questa modalità sono perlopiù di natura tecnica, quanti saremo a pranzo, devo lavare le tende, toh guarda una ragnatela. 
Modalità n.2. Frivola, alla MeNeFrego, passo perchè devo, perchè ci sono i batuffoli dei pioppi un pò dovunque, ma non ne ho voglia nessuna, eppure non mi riesce di essere di cattivo umore, cià, Folletto, vieni qui che ti faccio fare un giro, alle poltrone ci passo intorno, non sarà perfetto ma chissenefrega, c'è la mia Amica delle Perle che mi aspetta in città, magari canto pure, una canzone di quelle demenzialissime che però, in taluni sono casi, sono una mano santa. 

Naturalmente, i pensieri cambiano, col passare dalla Modalità 1 alla Modalità 2.

Nella prima, si impugna in maniera corretta, passando la mano nell'apposita maniglia, si regge anche il filo con la mano sinistra e si hanno occhi torbidi da triglia pensierosa, umore grigiastro e nessuna voglia.
E' la Modalità 2, però, che più mi aggrada. Il Folletto, in questi casi è come se andasse da solo, se vivesse una vita propria, se facesse con voi un passo di danza che nemmeno Barishnikov, e voi, metà in pigiama e metà no, spesso scalze, scarmigliate e felici, inspiegabilmente felici, che inciampate nel filo e che ci ridete pure, passiamo di qui, passiamo anche di là, ancora solo qui e poi me ne vado, che fuori c'è il sole, che è un bel giorno di maggio e che niente e nessuno stamattina può scalfire il mio stato di grazia perfetta.

Che strane, adorabili creature, le donne. Miscugli sofisticatissimi di acciaio e pastafrolla, leghe perfette di cemento armato e uovo sbattuto, di granito del Sulcis e pongo, marmo e budino, profumate foreste amazzoniche e deserti di sabbia e sabbia. Lui, il Folletto, le conosce bene, e sa. Sa che nessuno o quasi ha mai voglia di stare con Lui, nemmeno la mia Amica Maleducata,  che ieri passando dal knit sonsolatissima ha mormorato, ok, Vado a Passare il Folletto. Osservare il modo in cui una donna passa il Folletto la dice lunghissima sul suo mood, sul suo stato d'animo, sul suo umore, sui suoi pensieri più nascosti. Lui, L'Attrezzo,tace e acconsente, conserva segreti, ascolta sfoghi e canzoni sguaiate, magoni e stati di grazia e non gli importa  se lo sbatacchiamo di qui o di là, contro i mobili o sotto i letti. Sa bene che ci passerà, e aspetta il giorno in cui con Lui danzeremo, invece che trascinarlo con rabbia e malavoglia.
Esso è attento e perfetto, discreto ed efficiente, premuroso e vigile.  E mantiene i segreti. Poteva forse avere un nome diverso?
P.s. Sorridi, Simona. Domani ti cambio nome.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...