27 ottobre, 2010

Eccola!




CI eravamo già incontrate qui, ma oggi sono onorata di presentare il loro sito nuovo di zecca.

Da Prato, questa nuova formula di trovarsi a imparare o a insegnare, a fare la maglia.
I Betta Knit Social Cafè sono luoghi id incontro, dove si possono acquistare i kit per imparare a lavorare a maglia e conoscere persone con la stessa passione.

Arrivati giusto oggi su BettaKnit i nuovi modelli da comprare già pronti, oppure, per le knit addicted, i nuovi kit per farseli da sè

Un giro sul sito vi chiarirà alla perfezione, cosa, chi, come e dove.
E poi, il blog, da aggiungere fin da subito alla lista dei preferiti.


I kit sono completi di ferri e filato, e servono a fare sciarpe, cappellini, calze, un passamontagna, delle maniche molto glamour e perfino una pochette.
Ora, non avete più scuse.

Che cosa c'è nel kit?
C'è tutto l’occorrente per creare il modello scelto dalla collezione BK: gomitoli di lana, una coppia di ferri, piccoli strumenti di lavoro, un’etichetta “made by me”, istruzioni per la realizzazione del capo ed accessori per la sua personalizzazione.

I filati sono preziosi e nei colori di tendenza,  in pura lana, in pura angora, in cammello e  in alpaca.

E magari, chi lo sa, un Betta Knit Social Cafè ad Alessandria, non sarebbe nemmeno tanto male...


Una mattina così, un giorno così, il mercoledì non mi piace, o forse è solo questo qui, è un giorno che non ha granchè senso, non so nemmeno se si dice, ma io scrivo come parlo, rovescio qui sopra quel che mi passa in testa e qualche volta faccio errori grossi come case, da segnare con due righe, una rossa e blù, che non ho mica mai capito se era più grave rosso o più grave blù, ma mi piaceva così tanto quel pastello con due punte, chissà se si trova ancora in giro, fa tanto professoressa di inglese, mezzo tacco e calze coprenti, la cartella di pelle, i capelli scoloriti,  gli occhiali con la catenella. E' una mattina lenta, non fulgida, non brillante, non niente. Non so immaginare il freddo che fa di fuori e forse nemmeno mi interessa, alla fine. I giorni di fine ottobre sono così, non tristi ma sulla buona strada per diventarlo, non piatti ma che ci mettono tutto l'impegno per. Così, ci si organizza, si stila un piano d'attacco, si rastrella attorno a sè un bel pò di energia, come si fa con le foglie, che il vento ne ha buttate giù una tonnellata i giorni scorsi e han voglia i giardinieri a passare per la strada con l'Inutilissimo Spostafoglie, che, per l'appunto, le sposta da una parte all'altra e che ne fa dei mucchi, che poi passa un altro giardiniere con l'Altrettanto Inutilissimo Aspirafoglie, che, toh guarda, le aspira e porta via, e dopo un pomeriggio, da capo, le foglie sono ancora sulla strada, e forse sarebbe una buona idea lasciarle lì dove stanno, sono così belle, un tappeto di colori dal rosso all'arancio al verde scuro al marrone e che qualcuno potrebbe anche prenderci spunto, vediamo un pò, di che colore me la faccio una sciarpa nuova o un altro Ridicolo Cappello che mi piace un sacco, che colore va di moda, aspetta un attimo che vado a vedere le foglie. Si srotola così, la mattina calma del mercoledì mattina, (!), il caffelatte quasi freddo ancora sul tavolo, tra biscotti avanzati, polvere di Nesquick un pò rovesciata, appena appena, una biro che è servita a firmare qualcosa, il silenzio del mattino presto, ancora tutto da progettare. Da fuori nessun rumore, il camion della plastica mica passa di mercoledì, ci sono le gazze che bisticciano, e i giardinieri mi sa che leggono le Fragole, stamattina foglie ovunque, meno male.

25 ottobre, 2010

Modalità bleah.

E' piovuto di tutto, questo mondo e quell'altro e rami e foglie, ed è tutto appiccicoso e umidiccio, freddo   nemmeno tanto ma tutto un tergicristallo e pozzanghere e  goccioline. Uno si sforza a dire, bene, buon lunedì a me, ma qualche volta è così stramaledettamente difficile, non è un bel vedere iniziare così, is cerca di darsi un contegno, trovare una ragione, e oggi avrei anche voluto mettermi i tacchi e ho preso la decisione solenne di non tagliarmi più i capelli fino a quando potrò ancora avere il carrè che mi piace tanto, e nel week end mi sono documentata e ho una lista lunga così di must have per il prossimo inverno, al quale, dannazione, non sono ancora lontanamente preparata. Psicologicamente, intendo. Così, mi vien la nausea a guardare di fuori, e a mettere in fila ciò che devo e ciò che invece avrei voglia di fare, e non so mica quale sia la  lista più lunga, So solo che non saranno due stupide gocce a guastarmi l'umore, che vorrà dire che farò un pò di quel che devo un pò di più di quel che ne ho voglia, qualche volta le soluzioni sono proprio lì, sul tavolo e tu non hai da lambiccarti tanto il cervello per trovarle, è una vecchia teoria ma funziona sempre. Funziona anche oggi, e la applicherò con diligenza, apparecchiandomi per bene, mica perchè piove si deve andare in giro vestite a casaccio, scarmigliate e non troppo in ordine, Forse non è la soluzione universale, ma un velo di rossetto aiuterà, o uno smalto scurissimo, un bel colore autunnale, intramontabilissimo. Soltanto, rivedrei la calzatura, il salto della pozzanghera col tacco viene male. Calze? Non ancora, signora cara, non ancora.

22 ottobre, 2010

Il divano che vola.

Nessuno aveva voglia di aspettare l'ora di cena, qualcuno aveva già fame, ci siamo tutti, stasera, tutti, tranne il Piccolo Ingegnere del Regno Unito. L'ora di cena non è un'ora precisa, è quando càpita, quando se ne ha voglia, qualcuno ha fame? avevo apparecchiato benebene, la tovaglia bella e i tovaglioli veri, ma la voglia di stare a chiacchierare sul divano era di più, a ridere di scemenze, ad organizzare un simil viaggio per Natale, dài, ognuno dice dove vorrebbe andare, in quelle volte che viene fuori di tutto, un paesino in Irlanda, il deserto, New York, le FarOer e stare a casa, anche, perche no. Che bello il mio divano, il mio Sposo e i miei figli, i cani accoccolati vicinissimi, il gatto acciambellato nel cestino, i vassoi con la cena improvvisata, inventata lì per lì, la pasta avanzata, uno yogurt al volo, mezza mela, la vuoi?  Ci sono coperte a mucchi,  miste nel genere, fatte da me, oppure con i disegni, gli orsi, i quadretti, ognuno ha la sua coperta preferita, forse ancora non servirebbe, mica c'è la neve di fuori, ma fa tanto calore e casa, e inizio di week end stare qui a parlare con una coperta vicino. Come sono belle le persone sedute su questo divano, stasera. Riccioli freschi di doccia, occhioni verdi e braccialetti, gambe lunghissime nella tuta da calcio, la maglia della scuola. la camicia stropicciata. Gesti che conosco, che so a memoria, voci che mi porto dentro e potrei riconoscere fra miliardi, risate che mi avvolgono, battutacce, richieste impossibili, discorsi serissimi e domande  da mille milioni. Adesso, in questo preciso istante, mi piacerebbe che un effetto speciali, di quelli che si vedono al cinema, trasformasse questo divano in un tappeto volante, una navicella spaziale, che bucasse i piani di questa casa, passasse attraverso i muri, il tetto, e sù sù, fino al cielo e anche dopo il cielo, in alto, in altissimo, con noi tutti seduti così, a chiacchierare e a ridere, non succedeva da un pò, che mi incanto ogni volta e ogni volta mi scopro così innamorata di queste persone, così assolutamente indissolubile da loro, così insieme, così attaccata, che potrei volare con loro e guardare la città dell'alto e stringermi a loro, la mia storia, il mio destino, la cosa che mi sia venuta meglio nella vita, nel resto del mondo succeda quel che vuole, io volo con loro, seduta sul divano che contiene tutti i cuori che formano il mio, tutte le anime che sono parte della mia, gli occhi che illuminano i miei, qui,  tra le briciole, i cuscini e le coperte che non servono, ma che è bello avere qui.

20 ottobre, 2010

So relaxing.

Trattato sul perchè può essere tanto rilassante e rasserenante e così assolutamente rinfrancante fare una sciarpa. Dimostrazione. Ci si danna su schemi difficili, qualche volta, troppo Brenniani o Fassiani, noi che semplicissime siam e forse anche un pò gnucche, si può dire, non è mica una parolaccia, se una è gnucca vuol dire che un'asina con le orecchie lunghe, una da mettere dietro la lavagna, insomma, una cosa del genere. Ecco, la scrivente in certe cose è gnucca. Gnucca per i conti, ad applicare il Teorema di Pitagora, a fare le espressioni, di qualunque genere, gnucca nel dare e nell'avere, insomma, un pò ignorantella, và, che non è nemmeno un'offesa. Però mi ci metto a far le cose difficili e ci perdo gli occhi e il sentimento. Talvolta, mi vengono pure bene. Poi, però, arriva il bel pomeriggio assolato, che la casa è uno specchio specchio delle mie brame, lucidissima e in ordinissimo, e allora mi vien voglia di dire, ok, ho fatto, adesso faccio quel che mi pare ammè. E dacchè ho sui ferri un progettino, continuo quello. Si chiama Indolence e l'ho battezzato or ora. E' una sciarpa. Ma non una sciarpa da seguire, da contare, da scervellarsi, da dire, Ussignur, Ho Sbagliato di Nuovo. No. E' una sciarpa quieta, indolente, appunto, tranquillissima, perchè è da maschio, e ai maschi mica ci puoi fare i buchi, i fiori, i ghirigori e i falpalà. E' una sciarpa preziosa, perchè fatta con un filato prezioso, meraviglioso al tatto, è lana-seta-cashmere, signora, mica olive ascolane, vuole che le snòccioli per bene non le olive ma le percentuali? E' una sciarpa su commissione, ormai la mia clientela si è allargata, non mi limito alla Princi e alle amiche sue, e poi dovrò smetterla di chiamarla Princi prima o poi, almeno prima del suo debutto in società, col vestitone bianco e il cadetto al braccio. La mia clientela si è estesa agli amici del Liceale, nella fattispecie colui che ha condiviso il nostro tetto per due mesi buoni quest'estate, Ma Quale Tetto, ha obiettato una volta, in questa casa il tetto non c'è, o quasi.  E' pur vero, sagace fanciullo, è pur vero. Egli, il Compagno di Merende, desidera una sciarpa blù. E perciò verrà accontentato. La utilizzerà per le scorribande in scooter col mio figliolo finalmente risanato,  per i pomeriggi allo stadio, e per le mattine gelide che il prossimo inverno ci riserverà.  Fare questa sciarpa è una meraviglia vera, non devi contare, non devi leggere, nemmeno devi guardare, quasi, vai avanti e indietro, avanti e indietro, in una specie di nirvanica incoscienza, si può dire che vada avanti da sola, insieme ai pensieri, avanti e indietro, avanti e indietro, e fa di questo verso sera un verso sera beato e tranquillo, Che C'è Per Cena? ancora non lo so, lasciatemi ancora cinque minuti in questa beatitudine di diritto e rovescio, mai affrettarsi, mai preoccuparsi, provarci una volta, fare una sciarpa è il meglio che c'è.

La Vendita Speciale.

Succede, eccome se succede.
Abbiamo fatto un bel gruppo, un nutrito stuolo di donne fatte, attente, preparatissime,  mai dòme, assetate di sapere, che disquisiscono con grazia di circular needles, di K2tog, di lace, di pattern e di robe così.
Sono certa che l'incremento delle vendite nel settore sia in buonissima parte opera nostra.
Ci innervosiamo alla frase Siete lì A Fare la Calza.
Che la calza magari la facciamo anche ma con un gioco di ferri sottili e una Grignasco Bambi Merino, non so se mi spiego.
Ci inalberiamo all'affermazione Ah Sì, Lo Faceva Anche Mia Nonna. Tutto vero, per carità, ma forse, tua nonna andava a cercare la lana estone tinta naturalmente? O aveva forse ferri in legno di rosa o metacrilato o peggio, in ebano purissimo?
E inventava pattern da perderci la testa, che poi il 1 dicembe, ma che bella sorpresa,  un bel libro il cui acronimo fa TRUS, e sfido chiunque ad indovinarlo?
Così, in questa immensità, s'annegava il pensiero mio, in una bella mattinata ottobrina, che ieri era anche il mio onomastico e quasi nessuno si è ricordato, la Manu, ovvio, e gli abitanti di questa casa, epperforza, era scritto gigante sulla lavagna della cucina, bello sforzo.
Ma, tornando alle lane, dopodomani festa grande sarà.
Si organizzano pullman, voli low cost, macchinate di femmine assatanate, per l'amor del cielo, solo ed unicamente per affondare le mani in mucchi e mucchi di gomitoli colorati, leggere con attenzioni metri, yarde, composizioni, con quali ferri, misura americana o in millimetri, sfumature di colori e abbinamenti.
L'evento si tiene a Grignasco.
Per forza di cose.
E inizia domani, giovedì 21 e terminerà sabato 23.
Tempo ce n'è per organizzarsi e colà recarsi. Marina vi attende con ansia e trepidazione, insieme a tonnellate di gomitoli e matasse, il giusto per passare una bella mattina, un bel pomeriggio, o magari tutto il giorno.
Di seguito gli orari.
Leggere attentamente le avvertenze e le modalità d'uso.
Crea dipendenza. 



Vendita Speciale Grignasco
Giovedì 21
Venerdì 22
sabato 23 ottobre  
dalle ore 9,00 alle 13,00 
 dalle 14,00 alle 18,00.
Via Dante Alighieri 2
Grignasco NO

18 ottobre, 2010

La raccolta dei Corbezzoli.

Oh, sì, può capitare. Di trovarsi qui ogni tanto, anche vestiti di tutto punto e non proprio discinti. Laggiù, un mare grigiazzurro, ci si specchiano nuvoloni che scapperanno poi, verso sera, velocissime, verso chissà dove. Questa casa, questo posto, questo paese silenzioso, così diverso dall'estate, è un luogo dove trovarsi in pace, sentirsi bene come poche volte, far niente, leggere, camminare sulla spiaggia umidissima, non proprio deserta, surf e kite e qualche barca laggiù. Ed è bello ritrovare il bar della colazione, quello in paese, dove ti salutano come si fa coi fratelli, dove ti stringono la mano nelle loro, Sentito Che Freddo? Freddo? Ma se ho la felpa e c'è un sole che spacca ed è tutto fiorito, vogliamo fare un giro sù da noi, e riparlarne? Amo questo posto dove non c'è nulla, dove puoi stare ore a decidere cosa fare e non decidere mai nulla e non annoiarti mai, basta sentire il profumo che c'è, che non è come quello di luglio, basta vedere la gente che c'è, che non si danna, che non ha fretta, che non corre, gli amici cari che ti vogliono a pranzo, a cena, a colazione, e poi di nuovo a pranzo e poi a cena, come, andate a dormire a casa, potreste fermarvi qui. Abbiamo raccolto i corbezzoli, ne faremo una marmellata, non li abbiamo mai raccolti,  sarà un esperimento E' bello trovare il limone strapienopienissimo di frutti ancora verdi e profumati di buono, il basilico rigoglioso, per forza, non c'ero io, la miseria selvaggia, fiorita, enorme, così viola che mi ci incanto, e il prato smosso dai cinghiali, la pace, la bellezza, il niente magnifico, l'odore del mare, il cielo che solo qui, il sole, la calma.

15 ottobre, 2010

Rossastre Ortensie.

Raccolte al volo, domani sarebbe stato troppo tardi. Devono prendere una sola nebbia e una soltanto, non la brina, non la pioggia, non l'umidità delle notti che verranno. Sono rossastre ed eleganti, di una bellezza contadina ma chic, al massimo del loro splendore autunnale. Mi piacciono di più così, le preferisco a quelle estive, stucchevoli, queste no, decadenti, romantiche, imperfette, eppure bellissime, vermiglie, sfumate da un pennello sapiente, non sono rosa, non sono rosse, hanno qualche puntino violaceo qua e là, e qualche petalo di un beige chiaro, che è il colore dell'autunno lo sanno tutti o quasi ma è metterlo insieme a questo cremisi che le fa vincenti. Le rossastre ortensie di nulla o quasi abbisognano per rimanere intatte nella loro meraviglia. Basta un vaso vuoto, e toglier loro la più parte delle foglie, lasciandone qualcuna giusto così per fare un pò di scena. Scegliere per loro un luogo tranquillo, non troppo caldo e non troppo freddo, non troppo buio, non troppo e basta. Loro, tranquille lo sono di natura, hanno quella dolcezza mite che accarezza l'anima di chi le guarda, sono fatte di mille fiorellini tutti uguali, e insieme fanno un trionfo di geniale perfezione. Il miracolo delle ortensie si è compiuto stamattina, la prima vera nebbia nel pratino, un bel movimento di vai e vieni nella Casa in Collina, una torta sofficissima già pronta per  la merenda dei figlioli propri e di quanti vorranno unirsi a questa calma, a questa semplicità, a questo sublime niente che rende liberi.

13 ottobre, 2010

L'erbario.

Ma Come Fai Mamma. Già. Come faccio non lo so neppure io, bambina. Ci sono cose di miliardi di anni fa che ricordo alla perfezione e altre invece no, che è passata solo mezz'ora o un giorno soltanto. Io conosco le piante. Le erbe. I fiorellini del prato.Beh, non tutti, certamente. Un bel pò. Quanto basta per far meravigliare la PrinciRubaScialli. Lo vedi? Questa è la coda di cavallo, e quest'altra la Borsa del Pastore, non so il nome latino, ma lo so in emiliano, va bene lo stesso? Appartengo a quella generazione di alunni volonterosi, non troppo studiosi, le scuole medie negli anni 70, gran rivoluzione intorno ma noi belli sciallàti alla Scuola Media Statale GiuseppeMariaGiulietti, che ci mettevi tre ore a fare l'intestazione dei quaderni, meno male che ho un nome cortissimo. Ebbene, alla scuola Media Eccetera si faceva l'erbario. Che tradotto voleva dire: Bene, ragazzi, ora andate a casa, stremate genitori e nonne e fatevi accompagnare su per i bricchi a cercare le erbe più astruse, mettetele con precisione tra due fogli di giornale, piazzateci sopra cinque o sei volumi di Conoscere, che era Wikipedia, solo da sfogliare, e aspettate una settimana. Poi, incollatele con attenzione sul quaderno e descrivetele con parole vostre. Meraviglia. A me che non sono scientifica per nulla questa cosa mi piaceva assai e mi dispiace così tanto che il mio erbario e quello di mio fratello siano andati perduti in qualche trasloco. Il quaderno diventava spessissimo, pieno di colla e e profumava di fieno e lavanda. Li avrei conservati volentieri, per mostrarli ai miei figli, per riguardarli io, vedere la mia calligrafia di allora, ho perso anche il quaderno della prima elementare, il 1 ottobre 1969, San Remigio: una pagina di i, e il disegno di un imbuto sghembo colorato di viola, avrebbero dovuto capire da allora che qualcosa non andava, e forse a cercar bene nel mio erbario avrebbero trovato ben pressato e descritto, una rarissima specie di fungo allucinogeno. O qualche altra erba misteriosa. Fatto sta ed è che ora me la tiro un sacco, con la Princi, a declamare il nome di fiorini e erbettine, anche se di qualcuno so soltanto il nome in dialetto. Ma alla Gelmini, mi sa che non gliene importerebbe granchè. Così, con questi pensieri agresti e semplici , testè mi accingo ad iniziare come si deve una bella giornata d'autunno pieno, e a pensare che forse di erbe ho abusato, il cielo mi ascolti, se di mattina presto mi viene in mente l'erbario e le ricerche e l'enciclopedia Conoscere. Tutta colpa di quell'imbuto viola.

12 ottobre, 2010

Da che parte vuoi stare.

Mi gira in testa da qualche giorno, è una bella canzone, io non ci vado pazza per Ligabue, ma so che le sue canzoni fanno innamorare, di loro, dico, che le canti per giorni e giorni, sono un pò tutte uguali, ma forse, proprio per questo sono belle. Che bel sole d'ottobre spunta piano di là dalla collina, che bel profumo, che bel niente tutto intorno, e quante cose, quante storie devo scrivere, ci sarà una sorpresa il primo dicembre, come l'anno scorso, del resto, e allora sono qui che penso e penso, inventare storie  non è mica così facile, è bello sì, perchè ci puoi mettere dentro tutto quello che vuoi, personaggi ed interpreti, anche se alla Holden mi avevano detto che non ero tanto brava coi personaggi, che mi dilungavo troppo, troppe caratteristiche, troppi aggettivi, una menata, perciò. Sto dalla parte di chi va piano, di chi fa le cose per puro piacere, di chi si inventa ogni giorno un sogno nuovo da tenere lì, e quando saranno troppi, lo scuoterò fuori nel prato, li guarderò volare via, ma non mi importerà, perchè ne avrò già almeno tre da rimettere dentro. Sto dalla parte delle cose semplici, della normalità, mi tengo alla larga dalle persone pesanti e che opprimono, e che mi mettono di cattivo umore, ce ne sono un sacco, non ci vuole uno scienziato a capirlo, ma forse uno bravo può aiutare, e allora ok. Sto dalla parte delle cose mie, di questa casa che amo, perfino il suo disordine, la polvere sotto i letti, le fodere dei divani un pò consunte, il pavimento rigato, perchè tutto questo la rende unica nel suo genere, una bolla di pace dentro una confusione cosmica, un'isola bella, un abbraccio costante. Sto dalla parte di chi ci abita, sono pronta a sbranare chi fa loro del male o anche soltanto chi li ferisce, in qualche modo. E infine, sto dalla parte mia, tifo per me, sono giorni che forse ho capito quale è la mia parte e da che parte devo andare per trovarmi, è un concetto complicato e che non riesco a spiegare, ma che ho ben chiaro in mente e l'ho scoperto da poco, non so come e non so l'attimo esatto, ma lo so, io lo so, e allora che continuino questi bei giorni di pace e di sottile allegria, le foglie rosse e il sentirsi a posto, la me di sempre, la me che ero, sto da questa parte, che è la mia, perchè  son le cose imperfette che fanno la meraviglia.

10 ottobre, 2010

La beatitudine del numero 10.

E già il fatto che l'abbia scritto in cifre, quel numero 10, la dice lunghissima. Io non amo i numeri, non li ho mai amati, non faccio le somme delle targhe, non guardo i numeri della radiosveglia al contrario, son mica malata, eppure c'è gente che, non gioco nemmeno al super Enalotto, troppa fatica pensare ai numeri, non ci so fare, non è mia materia, ho sempre confuso 7 x 8 e 9 x 7, e ancora adesso ci devo pensare un attimo, che le tabelline le ho pure insegnate ai miei figli ma loro le sanno diverse, le sanno sulle dita, che è come non saperle, alla fine, o almeno credo. La beatitudine del numero dieci si può così riassumere, che non è che abbia scoperto l'uovo sodo, mi avranno già sfranticato l'anima in mille a dire, Ma Lo Sai Che Gorno è Oggi?, ma sì, lo sanno anche i sassi. Però è bello e mi piace, e devo dire che sto bene, ma proprio bene, io, Beata Fragola del Pratino Luminoso, delle Ortensie Rossastre che coglierò presto, una domenica perfetta di ozio e niente fare, le più belle del calendario, il sole pallidissimo di fuori, che fa asciugare lo stesso le lenzuola, chissà come fa. E' un giorno speciale, e se non lo fosse, ci sarebbe da renderlo, un giorno adatto per scrivere una lettera, ma di quelle con la carta bella e la stilografica, un giorno perfetto per inventare qualcosa, per pensare a una storia, per fare una torta. Un giorno qualunque che diventa regale, un suono rotondo e magnifico, dieci è il voto più alto, dieci è il capitano, dieci i Comandamenti, chissàperchè non undici o nove o sei. Coi numeri non c'ho mestiere, ma questo dieci mi ha affascinato già da ieri sera, che non era ancora mezzanotte, farò quindi quel che mi pare, quel che mi va, è un bel giorno per essere felici e basta, sereni e basta, tranquilli di una calma ritrovata, di una specie di sbronza leggera, a insegnare le canzoni dei Beatles alla PrinciChe CresceTroppoInFretta, e a bearsi del niente, Fragola del Pratino, della foglia in bilico sul ramo, dell'ortensia rossastra e bellissima che è un peccato lasciare lì.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...