Lunedì più lunedì degli altri lunedì, così come ieri sera era più domenica sera. Duemiladodici, alla fine è iniziato davvero, la scuola, le cose, la vita, la sveglia, dovrò rivedere benissimo le istruzioni di quel gioiellino avuto in dono a Natale, possibile che non sia riuscita a mettere la sveglia, eppure l'ho messa, eppure mi ha svegliato lo scroscio della doccia, mentre da sotto il piumone facevo finta di niente, sarà prestissimo, saran le tre, ancora non è mattino. E' mattino invece, eccome se lo è, è gennaio anche se non sembra, gennaio ha la neve, il freddo pungente, il naso rosso, le mani ghiacciate anche solo per uscire a chiudere bene le persiane. Questo non è il gennaio che voglio io, quello dei giorni della merla, quello silenzioso, chissà perchè, a gennaio di rumori non ne senti, o sembra solo a me, magari sì. Sono scuse, scuse bell'e buone, la mia personalissima protesta perchè non ne ho voglia, perchè voglio ancora i giorni di festa, che di feste vere non è che ne abbiamo fatte veramente, intendo quelle coi lustrini e il trenino, per carità. La festa è per me apparecchiare per 9 ogni giorno, avere sempre un via vai di figlioli per casa, fidanzate e amici e amici degli amici, la festa per me è stato il mare in Sicilia, è stato il vento, la sabbia, la mia vita in due stanze di hotel, ogni sera uno diverso. Non ho voglia di normale, non ho voglia di giorni in fila, le pagelle, le menate. Ho letto così tanto da svenire, quando sono così leggo per scappare, e le parole mi rimangono appiccicate al cervello e alle mani, tanto che rimango bell'e imbambolata per un pò, anche quando smetto. Ma non è che si può stare tutta la vita a fare festa, a leggere per ore, e adesso che anche l'ultimo brillo è stato tolto da questa casa, che l'albero zen è bell'e spoglio nel garage accanto al tosaerba e alla sacca da golf impolverata, sarà ben meglio che archivi i bei giorni passati nella loro scatola, che ci faccia un'etichetta rossa e ci scriva 2011, e che mi dia una smossa e che cominci. Daccapo.
09 gennaio, 2012
05 gennaio, 2012
La Chiesa.
L'ho vista spesso, di sera. Ero nel coro, perciò, già dai primi di novembre, col freddo, la nebbia spessa, le sciarpe e il loden, ci si ritrovava lì, per le prove di Natale. Son sere che non si dimenticano. Così come non dimentico l'odore che hai questa chiesa, che non è vero che son tutte uguali. Incenso, sì, forse, ma anche legno di banchi lucidi, sempre gli stessi, l'acquasantiera di marmo, i particolari che sai e che cerchi per dire Ecco, Sono Proprio Qui. Qui ci son stata miliardi di volte anche di giorno, ovvio, e ricordo quel giorno sempre, certo, a dimenticare ci si prova ma non è che riesca bene. Manco da questo posto da trent'anni suonati e fa paura a dirlo ma è così. Eppure, è da qui che vengo, lo dico sempre, è a questo posto che appartengo, a queste strade, a questo campanile tondo, inusuale, a questo muretto della latteria che ieri sera avrei voluto fotografare e portare via, ma che scema, mi sarei detta per tutto il viaggio di ritorno, sei donna fatta e fotografi le cose come una ragazzina. Ieri sera ero alla chiesa del mio paese, a dire una preghiera a una signora che non c'è più, parente ala lunghissima ma volevo esserci, per mille ragioni. Per abbracciare l'unico zio che mi è rimasto, che ancora mi chiama col nomignolo di quando ero bambina e che mi guardava con gli occhi smarriti, Vai Piano Tornando a Casa. Non faceva così freddo, nemmeno c'era le nebbia e la piazza della chiesa è sempre stato un posto che ho adorato, dopo la messa della domenica mattina, o nei pomeriggi di maggio, sui gradini con la Cristina e la Silvia, perchè qui si mette l'articolo davanti ai nomi, e il mio vivere in città me lo ha fatto perdere per poi riprenderlo in automatico appena passo il casello dell'autostrada. Chissà perchè. La mia chiesa è questa qui, forse qui mi ci sarei anche sposata se fossi rimasta, o forse avrei scelto quella più piccola del paese di mia madre, chi lo sa. La vita, le cose, hanno scelto per me. Io qui son diventata quella che sono, non so, forse avrei potuto far meglio ma è tutto quello che son riuscita a fare. Che bella la chiesa di sera, o forse è bello solo pensare a quel che ero quando ero qui, anche a quel giorno tremendo e scolpito, alle persone che ho amato e che sono qui, ai miei amici più cari perchè nessuno al mondo mai mi è stato più caro di loro. Pensieri confusi, una preghiera e una chiesa, la sottile impercettibile nostalgia che ancora mi prende quando vengo qui, la Bea che c'è sempre, e quel mio zio triste che abbraccio, tranquillo, sono andata piano, tornando a casa.
03 gennaio, 2012
Canestrelli.
Dopotutto, son bei giorni, lassù, nella Casa in Collina. Il vieni e vai, le transumanze varie, amici in visita, l'albero ancora illuminato e nessuna, nessunissima intenzione di disfarlo, ancora, da che mondo è mondo l'albero si disfa dopo l'Epifania, quando i ragazzi son già fuori per il primo giorno scuola, durissimo il primo giorno dopo le vacanze di Natale, e di certo il tempo non aiuta, se va bene nevica, se va male c'è una nebbia della forca, e allora dei musi, ma dei musi. Dopotutto, bei giorni, ancora vacanza, infatti non tolgo niente di Natale perchè così la vacanza sembri duri di più, e sembra che ci siano ancora mille e mille giorni prima di ricominciare. Intanto ci si coccola con piccoli lussi, le solite colazioni un pò lente, si è rimasti senza latte due giorni fa e si è andati in pigiama al negozio dello stradone, tanto, era ancora un pò buio e da qui a laggiù non si è incontrato nessuno. In macchina, ovvio, mica mi prendo una ramata di gelo così, la mattina presto. Quel che è certo è che quest'anno zero propositi, zero promesse, zero pianificazioni, zero di zero. Vada un pò come deve andare, alla fine, tanto è uguale. Mi bevo a piccoli sorsi questi primissimi giorni del duemiladodici, vediamo un pò se i Maya ci hanno preso oppure no, in fondo non ci penso, non me ne importa, sono giorni belli, zuccherati come canestrelli, chissà come mi è venuto in mente ma mi piacevano un sacco i canestrelli, da piccolissima, avevo una zia a Genova che me li portava spesso e li faceva anche, e io ci leccavo via lo zucchero a velo prima di mangiarli e lei mi guardava male e mi diceva che non si faceva così, che non stava bene, che guardassi mio fratello come era educato e composto, tanto che lui ce lo portavano a prendere il thè, con i pantaloni di vigogna al ginocchio e il pullover a V, che avrà avuto 7 anni e io ero una mocciosa di nemmeno 4 ma già la sapevo lunga e mi era già chiarissimo che la cosa migliore dei canestrelli è lo zucchero a velo che c'è sopra. Voglio giorni così, giorni fatti a canestrello, son diventata grande, educata e composta la sono anche io, e voglio tonnellate di zucchero a velo sopra ai miei giorni che verranno, son grande è vero, ma mica son cambiata e lo zucchero a velo dai canestrelli lo tolgo allo stesso modo. Solo, adesso lo faccio con più grazia, impercettibilmente, appena appena. Mestiere che entra.
31 dicembre, 2011
Mutande rosse.
Manca poco, alla fine. Di certo, non lo tratterrò questo anno 2011. Non mi è piaciuto come è iniziato, come è continuato, o meglio non so se ricordo adesso solo i momenti che mi hanno fatto fare una smorfia di disgusto, e se ho rimosso quelli che invece mi hanno fatto ridere e sorridere e gridare di gioia e ballare intorno al tavolo come faccio spesso quando sono contenta. Non saprei che augurio farmi. Ne ricevo un sacco, a qualcuno rispondo a qualcuno no, che senso ha farmi gli auguri di buon anno se per tutto l'anno nemmeno mi hai detto ba? Rimane il mistero, E' una bella sera, sembra proprio Capodanno, c'è la stessa atmosfera ogni anno. Ieri, un gruppo ristretto di fidanzate ha presenziato al desco di famiglia, non che sian cose ufficiali, ovvio, lo dico sempre, è sempre un piacere conoscere le fidanzate dei miei figlioli e lo dico anche a loro e loro, belle fra le belle, mi guardano con un sorrisino di circostanza, vorrei proprio indovinare quel che pensano ogni volta, se mi mandano all'inferno o cosa diavolo. La luce del bagno si è accesa e spenta un migliaio di volte, è stato tutto un fiorire di piastre e trucchi e smalti e cose, e non c'era nemmeno la Princi, impegnata in una festa in una collina poco distante, c'è stata anche una seduta di parrucchiere, dacchè il Liceale ha voluto festeggiare il Capodanno tagliandosi quasi a zero i boccoli biondastri, coadiuvato in tale scempio dalla sua scellerata fidanzata. Alla fine, in una nuvola di lustrini anche l'Ingegnera, fasciata in un abitino da sirena, capello liscio e tacco mille ha cinguettato Sono Pronta all'Amato, in attesa da un pò in ingresso. Docciati, profumati, luminosissimi sono usciti tutti verso il 2012, verso la sera bella che sarà, verso il bel profumo di aspettativa, di speranza, di quel velo di malinconia leggera che assale sempre un pochino ogni fine d'anno, appena appena, se non ti sentissi così sarebbe una festa come un'altra. Così, mi accingo anche io a festeggiare. Bollicine in frigo e calici rossi, acquistati per pochissimi euro e che fanno un figurone, dacchè i miei calici di cristallo han proprio fatto una brutta fine. Si starà a casa, forse amici in visita pastorale più tardi, magari un giro nel buio, a vedere i fuochi dei paesi vicini, ma forse nemmeno li faranno, chi lo sa.
E adesso gli auguri.
Non auguro pace e prosperità e serenità, perchè quello lo fanno tutti.
Auguro invece mutande rosse.
Perchè se stasera si ha avuto voglia di indossarne un paio, vuol dire che si ha l'anima leggera e che si ha ancora voglia di giocare un pochino, nonostante tutto, nonostante il mondo, la vita, i magoni e le grane che ce ne sono a tonnellate in ogni casa, in ciascuna famiglia, e non ce n'è nessuna che si salvi.
Mutande rosse, a tutte, e magari un rossetto feroce, un pò di lustrini sparsi, come quelli coi quali mi ha cosparso l'Ingegnera appena prima di uscire, sempre cinguettando, con l'Amato e un Fratello.
Auguro un cesto di arance sul tavolo della cucina, delle lenzuola fresche di bucato, un piumone caldo e un bel libro sul comodino, anche già letto, da riprendere ogni tanto, da sapere un pò a memoria. Fa sentire meno soli.
Auguro un bicchiere di acqua fresca, buona come quella che si beve di notte, quando dormono tutti.
Auguro delle cose belle, dei bei film, auguro di trovare nei saldi il vestito che vi piaceva tanto e che costava una barbarità. E che sia della vostra taglia.
Auguro delle belle mattine, con la colazione già pronta, e magari i croissant nel forno, che se una non ha sbatti di prepararli con tutti i crismi, li vendono nei tubi al supermercato e sono buonissimi. E fanno la casa di un bel profumo caldo che fa famiglia.
Gli auguri che faccio a me sono segreti e silenziosi, sono così fragili che ho paura a dirli e allora sto zitta.
Solo, mi auguro di non aver sempre meno giorni in cui l'unica cosa che mi riesce bene e che ho voglia di fare è sistemare il cassetto dei cucchiaini o quello della biancheria.
Già, a proposito di biancheria...
E buonissima sera.
30 dicembre, 2011
Ritorni.
Ci sono le partenze. E i ritorni. In mezzo c'è tutto il resto. Ci sono insegnamenti da seguire, Metti la Testa dove Hai il Tuo Corpo, e devo dire che ce la si fa, ogni tanto, anzi quasi sempre, si cerca di essere concentrate sulle cose che vedi, sulle persone che hai intorno, insieme a te. La vacanza di Natale è quanto di meglio c'è per la mia famiglia, per me, per i miei pensieri. Anni e anni di allenamento mi fanno essere brava a lasciare i guai, le grane e le questioni nel momento stesso in cui vado via, con qualsiasi mezzo, le saluto dal finestrino, le lascio a terra, le guardo passare o le guardo da sù diventare dei puntini invisibili, che bei disegni sono quelli che vedi dall'aereo, provi a indovinare le case, le pianure, le città, le autostrade. La partenza e il ritorno. In mezzo, c'è tutto. E appena torni, anni e anni di allenamento non mi hanno ancora insegnato come fare, se ritrovo tutto lì, come un regalo ad aspettarmi, tutti i pensieri sono lì,intatti, li ritiro col bagaglio, anzi, già li intravedo prima di arrivare, mentre mi avvicino pianissimo al suolo, e quel che partendo vedevo diventare piccolo diventa ora sempre più grande, sempre più gigante e ingombrante e pesante e sembra sempre che sia così ingarbugliato e difficile e solo il sussulto delle ruote sul terreno mi danno una specie di respiro, passerà, passerà anche stavolta, ma che fatica, che immensa, titanica fatica ogni volta, mi dovrò impegnare, dovrò farcela prima o poi a inventare partenze che non hanno ritorni e se ce li hanno, non così, per piacere, non così.
26 dicembre, 2011
E quindi.
Si trovano tavole imbandite e decorate con le più fini tra le decorazioni natalizie, si provano piatti a metà fra il fascino arabo a la millenaria, nobile cultura di questa isola che conoscevo pochissimo, certo, piove a dirotto, ma in fondo non è male, si scelgono con cura le chiese, si perde tempo a far tradurre ai figlioli le frasi in latino, si ride molto, un pò gita scolastica, come al solito, quando siamo tutti, che negli hotel fanno l'appello a ridarci i documenti, sembra davvero una colonia questa qui. Si è corso sulla spiaggia, le onde lunghissime, la schiuma, i gabbiani, la sabbia finissime e quella infilata di case basse, di palme, di cactus lungo la scogliera, c'è il mare e lì vicino la montagna, a un tratto sembrava si fosse messo a nevicare, ma come, nevica qui? La carovana prosegue, qualche altro giorno ma a pensarci si fa fatica, è così bella la vacanza di Natale, è il regalo che ci facciamo ogni anno, a dire, siamo noi, preziosi a noi stessi, vicinissimi. I pensieri sono sottili e brillanti, illuminati dalle luci lungo le strade, dalle mille lampadine, dalle solennità dei presepi e dagli sguardi lucidi dei miei qui, ancora per un pò, qualche giorno ancora, di beata pace, che la festa continui.
Non so bene cosa sia successo, ma qualcuno nel dubbio si è mangiato tutte le foto delle Fragole. Dicono che rimedieranno, dicono. Ancora qualche giorno e si vedrà.
24 dicembre, 2011
Lontana?
Lontana, non lontanissima, il giusto, al mare, sugli scogli, nei mercati, fra i carciofi, le stelle di Natale, il marzapane, ancora mare, la spiaggia, la cattedrale, i vicoli, le catacombe, le chiese, i mandarini colti dall'albero, i tramonti, i cannoli, il santuario, ancora spiaggia e ancora mare, e luci e luci di Natale un pò dovunque.
Lontana sì.
Ma vicina.
Buon Natale, e ancora avete voglia di sentirvelo dire, dal cuore, col cuore.
Buon giorno di festa e di pace, e di tranquillità, per una volta, per un giorno soltanto.
Solo per un pò.
Abbraccio tutti, è strano, raramente mi rivolgo a chi mi legge, stasera che è la vigilia di Natale, la Scrivente che sono io abbracci in un grande, grandissimo abbraccio i 215 lettori che si chiamano followers ma che sono per me amiche, amici, un pò cugini, insomma.
E le 500 ditina che fanno clic ogni giorno sulle mie Fragole.
E 500 fettine di panettone per tutti voi.
Non riesco a far gli auguri quasi a nessuno, ho le mail sballate e valanghe di numeri senza nome, ho un giocattolino nuovo che ancora devo studiare per benissimo, io di 'ste cose elettriche non tocco niente e si sa, ma questo qui è troppo una figata e allora datemi tempo di studiarlo, è la vigilia di Natale, eccheccavolo, si può dire eccheccavolo la vigilia di Natale?
Buona sera di festa e di luci, sono lontana ma nemmeno tanto, ve l'avevo promesso e mi sono fatta un Tumblr e per queste vacanze mi trovate qui.
E comunque, e perciò, buona sera di belle cose, per stasera che è la vigilia, son lontana sì, ma nemmeno tanto, alla fine.
19 dicembre, 2011
Chissenefrega.
15 dicembre, 2011
Christmas Party? Yessssss!
Stasera vado a una festa.
Ma và?
Sì.
E che festa sarebbe?
Una festa di Natale.
Ah.
Entusiasmo incontenibile, vedo.
Alla festa ci vai tu, mica io.
Giusto.
Ma che festa?
Una festa bella, con le mie amiche, i regali, la pizza alla Grat's che è il top.
Ah. Tanto rumore per una pizza.
Non proprio bellezza, la festa inizia già dal pomeriggio.
Esagerate.
Sì, esagerate, come la Fanta.
Non capisco.
Lascia stare.
E quindi?
Quindi che?
Inizia dal pomeriggio e poi?
E poi niente, oggi si festeggia tra di noi, che poi ognuna si sperde tra viaggi e parenti e allora...
Bella storia.
Nient'altro?
No.Beh, divertitevi.
DI.SI.CU.RO.
Ah, e buon Natale.
Ma se è il 15.
Beh, stasera sarà Natale per voi, no?
Non ci avevo pensato. Sagace.
Vabbè và, ciao.
Ciao.
Clic.
13 dicembre, 2011
Non è che mi son persa.
Ero solo concentrata. Ero in fissa, si dice. In fissa. Facevo cose. E ne ho fatte tante. Non importanti, in verità, non tutte, tranne una. Ho spostato dei mobili in casa, dando un diverso assetto, un pò più da vacanza invernale, un pò più da starci e non come nella casa del vento, mia nonna lo diceva sempre, Questa è La Casa del Vento, nel senso che non aveva mai chiaro chi stesse e chi andasse. Ho fatto cose, sistemato cassetti, che è la mia specialità, eliminato orpelli e cose dai ripiani, fiori secchi ormai troppo secchi, cose appoggiate lì un attimo e ivi rimaste sei mesi circa, buttato copie di Elle del marzo 2010, ma erano così belle tutte, sembrava un tavolino alla fine, ma l'Adorato e Glorificato Sposo rivolgeva loro occhiatacce da paura, tanto che mi son stupita che non si fossero eliminate da esse stesse, in autocombustione, per dire. Ho capito cose. E non solo che se piangi da coricata le lacrime ti vanno nelle orecchie, quella è una mia vecchia scoperta, avevo non so più quanti anni, meno di dieci, non so. E nemmeno ho perfezionato il teorema della fetta biscottata, anche quella, roba già vista. Ho capito che mi piace fare delle cose che piacciono a me e che piacciono anche agli altri. Ho capito che se fai una cosa che ti piace, tante persone la fanno insieme a te e allora viene fuori un bel progetto, grande, grandissimo, e c'è un sacco di gente che ti dice Ma Che Bello, non pensavo, e tu sei lì che ti senti la padrona del cielo, e delle nuvole, anche, e ti dici, ma come, questa cosa qui che sembrava una cosa da niente ora è diventata così? E chi sarà stato mai? Sono stata io e mi dico brava. Non voglio essere modesta e fare quella timida, non la sono, non sono timida, non la sono mai stata, ho la faccia come il, no, questo non si può dire che siamo in avvento, però è vero. Stasera è una sera bella, di quelle sere che staresti ore a guardare le lucine dell'albero e a non fare nulla, ci sono lucine sparse ovunque, anche dentro ai vasi di vetro e sembrano di più, perchè si riflettono e sono mille volte più belle. Ecco, sono una lucina di queste, e le persone vicine a me, sia in casa che fuori, sono loro a farmi brillare di più, a centuplicare la luce di un'insignificante minuscola lampadina, cristalli trasparenti, giochi luminosi, riflessi brillanti, intermittenze ipnotiche, bagliori silenziosi nel buio che c'è, persa? nemmeno per sogno.
09 dicembre, 2011
La prima cosa bella.
La prima cosa bella del mese di dicembre è il week end dell'Immacolata. In effetti, lo è. C'è già un bel clima, forse non sarà un Natale di scialo e di spreco, anzi, no di sicuro, non c'è da stare tanto allegri a guardare la tv e a pensare a mutui e a mazzi e lazzi, però, un pò ci si sforza. Non è così male avere delle piccole abitudini, piccole tradizioni di famiglia, e cosa importa se le lampadine da mettere alla finestra sono tutte fulminate, si troverà una soluzione che non costi tremila euro, no?
La seconda cosa bella del mese di dicembre è che è tutto uno scintillio, un glitter, un brillantinamento ovunque, fuori e dentro, che anche se ti metti i pantaloni che brillano e ti bistri gli occhi come il Mago Otelma, nessuno fa caso a te.C'è tanta di quella polverina luccicante che un pò di più non fa mica male.
Servisse almeno.
Ma sì che serve, alla fine. Ho acceso candele ovunque, fatto l'albero di Natale con le palline nere, lo volevo di sole luci, non importa, già è avulso di suo, non ho avuto cuore di non metterci nemmeno le palle.
Ci si concentra su tradizioni e frivolezze, oro puro e meraviglia spicciola, non costosa, semplice, le luci sul camino, le arance coi chiodi di garofano, le candele, un gonnellino da trota da indossare a Capodanno.
Polverina luminescente a tonnellate, che sia tanta, però. E se la sniffo, che succede?
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