La Casa in Collina, con tutti i suoi abitanti, era da sempre teatro di storie e leggende, di piccole e grandi tradizioni, qualcuna imparata, la maggior parte inventata, per questo o quell'altro bambino a seconda dei casi. Benchè ingegneri, universitari, matricole e liceali, ancora si racconta di quella volta, di quella sgridata memorabile impartita a un paio di figlioli, i due maggiori, per aver distrutto un formicaio una domenica pomeriggio. E ancora per aver ucciso sogghignando un ragno placido e del tutto innocuo che aveva lavorato alacremente per fare la sua casa sull'albicocco della casa di prima. Non si Devono Trattare Così Gli Animali, tuonava il Padre, e uno dei due bimbetti piagnucolanti si azzardò a dire in sua difesa Ma io Ho Paura dei Ragni!
Nacque così la storia del Ragno Verde.
Il Ragno Verde era un delizioso animaletto a sei zampe, forse il più grazioso di tutta la sua famiglia, non peloso, non schifoso, di un bel verde acceso, fosforescente, quasi.
Il Ragno Verde non abitava sempre nella casa in collina, ma giungeva in uno specifico periodo dell'anno.
Il Ragno Verde era indifeso e non dava noia a nessuno, anzi, erano sempre così puntuali le sue apparizioni che alla fine ci si era affezionati anche un pochino, dandogli un nome, Camillo, e considerandolo un pò come uno di famiglia. E quanti Camillo v'erano stati in quella famiglia, nipoti e pronipoti, e pronipoti dei pronipoti. Tutti uguali, tutti verdi, tutti, rigorosamente, Camillo.
Camillo era un burlone.
Si faceva trovare nei luoghi più disparati, anche se in realtà non lasciava mai la zona della cucina, quella più popolata, perchè ai burloni, si sa, piace la compagnia.
Una mattina, Camillo si presentò sul ripiano accanto alla macchinetta del caffè, forse attirato dai mille colori delle capsule, magari cercandone una che ben si intonasse con il suo vestitino fluo.
Non era un gran mattina, una donna stropicciata e scarmigliata, armeggiava con sguardo vacuo lì vicino, firmava un libretto delle assenze senza troppa concentrazione e ascoltava distrattamente le notizie alla radio.
Camillo la vide e le si avvicinò. I ragni non sono certo tipi da grandi confidenze, sono timidi e qualche volta perfino superbi. Ma Camillo capì che la donna scarmigliata aveva bisogno di lui.
Infatti.
Appena lo vide, la donna si scosse, CAMILLO! gridò. Scese la fanciulla dal piano superiore, accorse lo Sposo, soddisfatti e felici che anche quell'autunno Camillo avesse scelto la loro casa per abitarci.
Era un segno. La donna stropicciata si dette una smossa, si disse che era arrivato il momento di cominciare la giornata con un certo piglio, che il mondo girava da ore e lei se ne stava lì, imbambolata a cincischiare e a perdere tempo. Camillo, dal canto suo, dopo un breve giro sul muretto si rintanò in alto, sulla parete arancione, indeciso sul da farsi ma felice di aver dato una sveglia alla padrona di casa.
Camillo o non Camillo, stamattina va così, era partita storta e si lavora alacremente per raddrizzarla, si cerca in ogni modo di fare tutto e farlo bene, di non avere retropensieri, retrogusti e retrocessioni di nessun genere, si sceglieranno con cura i pensieri da pensare, eliminando con decisione quelli che opprimono lo spirito.
Dalla parete arancione Camillo guardava giù, indeciso su dove fare il suo capolavoro di casetta.
Nessuna mano mai avrebbe schiacciato nè lui nè i suoi discendenti e questo gli dava di sicuro una certa tranquillità, una beata certezza, una specie di sottile felicità.