Grazie, Johann.
29 aprile, 2007
Dite a Jo che l'adoro.
27 aprile, 2007
La scatola dei bottoni.
Una specie di terapia. Un gioco rilassante. Un quarto d'ora di assenza, per così dire, dal reale. Sistemare la scatola del cucito, sì, quella che si tiene in lavanderia, con le forbici, gli aghi, il filo, i bottoni delle camicie e il centimetro, è come passare in rassegna un tempo non troppo recente e non troppo passato. Si sgranano, uno per uno, si fruga col dito indice alla ricerca di un bottoncino rosso, e un pò si indugia su tutti gli altri, come, certo che mi ricordo di voi! Tu sei quello di un tailleur nero, quello d'ordinanza, per intenderci, e tu sei l'automatico scappato dai primi jeans della Princi, taglia 18 mesi. Qui invece, un alamaro di un montgomery, che carini i miei figlioli maschi col cappotto uguale, a tre e sei anni! E il cursore di una cerniera staccatosi da una tuta da sci e conservato, chissà perchè. E' incredibile come uno scrigno tanto prezioso possa racchiudere in sè tanti piccoli segreti e storie, tante feste di compleanno, tanti regali, tante occasioni da ricordare attraverso un piccolo dischetto, di osso o di plastica, di madreperla o di legno. E i rocchetti di filo, le cartine dei bottoni ancora intonse, possibile che nessuna camicia abbia mai i bottoni uguali-uguali ad un'altra? E poi stringhe, toppe, pannini adesivi da stirare sugli squarci nei calzoni, dall'interno e con sapienza, se no viene un pasticcio, non lo sapeva? Quel che manca, nella mia scatola da cucito firmata Seletti, recente acquisto del quale vado molto fiera, è l'uovo di legno. Sì, quello per rammendare i calzini. La risposta è ovvia, io non so rammendare e le calze coi buchini le faccio volare. Però, a ben pensarci, una vera scatola da cucito non può dirsi tale senza questo aggeggio. Provvederò al più presto. Non me ne farò nulla, ma mi sentirò tutt'altro che desperate, al prossimo giro in questo scatola. Efficiente, organizzata e sognatrice. Ma questo, che ve lo dico a fare. 25 aprile, 2007
Liberi di.

Ma dove sta scritto che i regali debbano per forza avere carta, scatola e nastrino? Un giorno di vacanza, così, a metà settimana, è quanto di più celeste si possa immaginare. Certo, io non amo granchè questa giornata, per motivi miei, ma in fondo, basta fare un piccolo sforzo mentale e considerare che oggi, che so, sia il 26 o il 27 e, bando alle tristerie, si potrà beneficiare in tutta scioltezza di una bella giornata di assoluto...di assoluto...nulla, ecco, di assoluto nulla. Che si potrà stare in sottoveste fino all'ora di pranzo, che ci si potrà fare un bagno profumato al gelsomino e concludere i progetti di ricamo, di lettura e giardinaggio. E con assoluta noncuranza dimenticare che ci sono i piumini da sistemare, e i cappotti da far migrare dall'armadio di sotto a quello di sopra. Un lavoro ingrato, certo, molto più piacevole del suo contrario: che meraviglia è riporre il piumino e riesumare un pareo, un pantaloncino di tela, un jeans a fiorellini che è una meraviglia del Creato! Comunque, oggi nulla di tutto questo. Forse un impacco alle chiome, presto sottoposte a uno stress di vento e sole, forse una merenda in giardino, se una chiassosa famigliola ci farà dono di venirci a trovare. C'è un pane che cuoce, uno sposo che legge,una bimba che suona, due figlioli dormienti. Un regalo perfetto, signora mia. Anche senza scatola, carta e nastrino.
22 aprile, 2007
Si deve.

Si deve. Si deve passare qualche giorno in silenzio, con la testa ferma, in standby, più o meno. Si deve avere tempo di fare un pò di ordine nei pensieri, spolverare qua e là, piegare per bene le cose che ci sono in giro, lavare i vetri, magari, ma i vetri, in testa, ma mi vuoi dire dove diavolo sono? Sono stati giorni strani. C'è stata la tristezza e l'incapacità di spiegare a un ragazzo di diciassette anni, come un suo coetaneo può morire in moto, una sera di aprile, sbattendo la testa sul selciato. C'è stato il lavoro, le cose, le questioni di tutti i giorni che ti portano via tempo e mente e cuore, anche, quello sempre, ce lo metti in ogni cosa che fai, sia scaldare il latte che parlare ai tuoi figli. Giorni scoloriti. Giorni indaffarati. Giorni e basta. Ma qualche volta serve davvero dirsi, ok, ho girato come una trottola, ho fatto tutto e il contrario di tutto, disfatto, qualche volta, bisticciato, baciato, discusso, consolato, comprato, apparecchiato, creato e gestito. Adesso, ferma così. C'è una nuova settimana lucida che aspetta dietro la porta di ingresso, ci sono giorni nuovi e nuove mattine e nuove sere e nuovo tutto. Si riparte, un pò meglio, magari. Forse, si deve cercare di fare un pò meno cose contemporaneamente, attiva va bene, ma bionica non è proprio possibile. Fuori, una bella mattina. I fiori, il cucù, la salvia ad asciugare e il lillà. Dentro, un pò di confusione. E dentro-dentro, anche. Ma si inizierà, con calma, si farà una cosa alla volta senza farsi prendere dall'ansia, dalla fretta, dal tutto e subito. Si può. Si deve.
19 aprile, 2007
Porcellane, chiacchiere e knit.
Siamo anche riuscite ad insegnare ad Eugenia, garbata e perfetta padrona di casa, i misteri del punto diritto. Così, tra un thè freddo, una maglia rasata, una chiacchiera e una confessione, ci siamo regalate due ore di scialo, così, per gioco, un regalo di Pasqua arrivato in ritardo. Una delizia. Certo, c'era anche un'infiltrata con il punto croce, ma noi, signora mia, mica ci formalizziamo, sa? E perdoniamola, questa magica Patti!
Da rifare appena si può, appena si vuole, appena ce ne torna la voglia. E, in assoluto, un giro da Blanc. A mani vuote, da lì, non si esce di sicuro.
Blanc - Alessandria
Via San Giovanni Bosco, 14
tel.0131 251213
17 aprile, 2007
L'amore che guarda.

Di alzarsi non ne avevano voglia. Ci credo, hanno assaggiato l'estate, la spiaggia e le onde e il vento, e adesso, di libri e compiti e di esami, anche, proprio non ne vorrebbero sentir parlare più. Li sveglio a baci, e poi con la musica, e loro lì, a coprirsi col lenzuolo, la testa sotto il cuscino, a masticare assonnati Ancora Cinque Minuti. E quando, miracolo, li vedo scendere dalle scale, pinti e tratti, non tanto pronti per un giorno nuovo, li guardo. Li guardo perchè al mattino hanno una luce chiara e indifesa, l'espressione imbronciata e dolcissima di chi ha ancora il sogno della notte appiccicato, lo sguardo implorante a dire Non Ne Ho Voglia. Escono, uno per volta, e io lì, incantata a guardarli. A vedere che, forse, sì, si dovrebbe tagliare un pò quei riccioli, ma gli danno un'aria così mascalzona e affascinante, e poi, l'altro ha la maglia stropicciata, ma era in ritardo, suo padre già fuori ad aspettarli, che la Princi ha preso 2 cerchietti al volo, deciderà in macchina quale mettere, per oggi. Li guardo e sorrido. Un sorriso dalla finestra, che loro non possono vedere, un sorriso che li accompagni per oggi, un sorriso che è pieno di fai attenzione e non metterti nei guai, un sorriso che li vorrebbe scaldare e proteggere e scortare e sollevare e coprire e difendere. Il sorriso del cuore. Perchè è il cuore a sorridere, se è l'amore che guarda.
16 aprile, 2007
Troppo polline.
Forse, oggi, mi ritrovavo particolarmente sensibile, o magari, nessuno mi aveva avvisato che proprio oggi ricorreva la Sagra delle Banalità. Ne ho sentite una decina, una dopo l'altra, sciorinate dal panettiere, o carpite al volo sul marciapiede, ci sono volte che non vuoi ascoltare ma che è proprio impossibile non farlo. E mai, mai , mai che ti capiti di sentire qualcosa che abbia un minimo di senso. Immani cazzate, e mi si perdoni l'inglese. Quelle di stamattina andavano dalla descrizione minuziosa di una calda notte, dove calda si intende che proprio il piumone non lo sopportavo, e allora mi scoprivo e mio marito che aveva freddo si copriva, e insomma, una notte che proprio, guardi, non la auguro a nessuno. E questo dal panettiere. Io, esterrefatta. In quale contorto animo si può mai annidare cotanta superbia da credere che possa interessare ad un piccolo capannello di persone perlopiù di fretta, l'inverecondo modo in cui ci si termoregola, nel segreto e nell'intimità del proprio nuziale talamo? Mistero. Ma il massimo l'ho raggiunto qualche minuto più tardi, in attesa alla Posta. Come Stai? Ah, non bene, di corsa, sempre e poi...c'è troppo polline. Troppo polline?!? Ma de che? Dove sta il polline, che ancora non si sono visti girare quei bei batuffoloni dei pioppi, e che siamo appena alla metà di aprile? E poi, perchè troppo? C'è forse un pollinometro, da qualche parte, è stato inventato da anni e nessuno mi ha avvisato? E va bene, cercherò di non più ascoltare le chiacchiere insulse che si acchiappano di qua e di là. Forse, meglio che giri davvero con l'iPod nelle orecchie. O che mi dedichi con mestizia a tutte le cose che devo fare, ahimè, la mia casa è un set cinematografico dove si è appena girata una scena delle Crociate, diciamo, dopo la battaglia. Ovunque, cose. E devo dire che non so, il fuso orario dalla Sardegna questa volta mi ha un pò storneggiato, faccio fatica a concentrarmi e sono svogliata e inconcludente. Ma che le devo dire, signora mia. Avrò fatto indigestione. Di polline, mi sembra chiaro. Arrivata io, arrivati loro.
13 aprile, 2007
Il tagliando.
Nella scatola di pastelli l'azzurro è finito. Troppo temperato, senza punta, non si sa. Un giro sugli scogli, vicinissima al mare, a toccarlo, quasi, ad aspettare le onde e poi scappare indietro, per non bagnarsi, e poi se ci si bagna un pochino ma che cosa importa in fondo. Abbiamo altri vestiti, a casa, e adesso la cerata, male non fa. Mi sento sempre come in pace, qui, sugli scogli, con la schiuma e le onde e il vento e il profumo che c'è, di sale, rosmarino e fiori sparsi che si vedono solo in primavera. In giro, nessuno. In mare, nemmeno, solo il motoscafo della Capitaneria che si fa un giro, e lascia dietro di sè una scia candida di borotalco, quasi, di panna montata, un pochino. Domani si torna. Ho avuto tanto tempo per pensare e per non pensare a niente, ogni tanto l'anima ha bisogno di un tagliando. Freni, gomme, motore. La mia anima non frena, mai, non si accorge mai in tempo quando è ora di fermarsi o di scappare, e ci sbatto secca, qualche volta. Ma mi va bene così. Mi piace come sono diventata, il percorso che ho fatto, le lezioni che ho imparato e anche quelle che non imparo mai, come le strade, come le direzioni dei venti, come a voler cambiare situazioni e cose e persone, come a riconoscere i falsi , a pensare solo a me, o a a fare le meringhe, ma cosa importa, so miliardi di altre cose, niente ci fa. Questo tagliando mi è piaciuto. Una settimana più o meno di cose semplici, di mio marito e di figli, tanto, di amici, qualcuno, di qualche lettura, di molto mare e di molto niente. Il niente che serve a ritrovarsi un pò, ad aspettare, di nuovo, quando nella scatola di pastelli ancora ci sarà il blù e l'azzurro e il turchese, e il temperino pronto a fare il suo dovere, e le lezioni non imparate lì in un angolo. Ci sarà tempo, tutto il tempo che vorrò. E se l'anima non frena, forse è proprio meglio. Mi piace così.12 aprile, 2007
Brutte ma...
...come dire, dei tipi. Da tenere d'occhio per la prossima stagione, anzi, da accaparrarsi subito e accantonare, per infilarle poi velocemente in valigia. Sia che siate diretti ai monti che ai mari, le Crocs, che belle non sono, vi daranno subito un'aria super trendy. Viste parecchio, in questo scorcio di gelida estate, e nei colori più vivaci. Bellissime arancioni e fucsia. E poi, al modello plain, ci si possono attaccare una serie di graziosi oggettini colorati che le renderanno uniche e personali. Certo non è che fanno il piedino fatato, ma ad una prima occhiata, mi sa proprio che la moda estiva di quest'anno sarà per la comodità. E per il colore. Come dire, brutte ma buone. E chicchissime. Da avere, al più presto.Inutile dire che le vorrei...le vorrei....così!

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