27 gennaio, 2009

Noi, si va.

Ebben, si và. Abbiamo avuto i biglietti un pò a sorpresa, noi ci si fa una gita fin laggiù, sarà divertente, non sono mai stata ad uno spettacolo del genere. E' curioso. Una cosa strana. La Princi è felice, io l'accompagno volentieri e tutto sommato, considerando che, alla sua tenera età ha già visto la Cappella Sistina, il Louvre e il Castello di Schoembrunn, e che fischia Mozart mentre si lava i capelli, beh, di certo, male non le può fare. Abbiamo anche un fucsia cartello, con una viola scritta, EMMA C'E'. E ci sono anche io.

26 gennaio, 2009

La fata Turchina.

Ma che razza di giornata sarà mai, che razza di week end confuso e teso, bello, certo, si era tutti insieme, ma come un pò ammaccato, come la mela nel cesto, velato, da pensieri striscianti, nervosismi impercettibili, che ci si è adoperati tanto per nasconderli, ma che c'erano, eccome se c'erano, e che sono anche sfociati in urla, a tratti, prendendosela con questa o quella cosa banalissima. E' una vecchia tecnica, a volte funziona: si passa una mano di vernice sulle preoccupazioni, sui problemi così grandi, ma così grandi che non trovano spazio su uno stupido blog, e si fa di tutto per colorarli un pochino e galleggiare, per renderli più leggeri e un pò dimenticarsene, fare finta che non esistano, solo per un pò. Li accantoni, fai la scema, fai cose e cose, ma poi eccoti lì, in pigiama, seduta al bordo del letto, a guardare il dovunque, come schiacciata, a non sapere come e dove. E no che non è tutto un giardino di rose, gigli e pettirossi, no che non è la casa fatata degli elfi e degli gnomi, e no che non è tutto zucchero e miele e melassa e dolcetti. Saranno giorni pesanti e preoccupati, e avrò un peso sul cuore come da un pò non sentivo, e avrò da volteggiare e saltellare, squittire e canticchiare, perchè solo così galleggio, solo così non mi lascio andare, perchè "mi sono insegnata" a così fare per trovare la strada, io, fata Turchina di gomitoli e rose.

25 gennaio, 2009

Il bottino.

...che da sè si commenta. Sul fondo, in bella mostra, si possono notare le rocche per Cuore di Maglia, purissima e morbidissima lana dai tenui colori pastello. Ce n'è a sufficienza per una decina di coperte e, con le rocche troppe smilze, scarpine a volontà. In primissimo piano una lana violarosa che è di mia proprietà e che utilizzerò per ultimare la PrinciCoperta. E poi, lanone giganti, a treccioline e a coriandoli, ancora senza un progetto preciso, ma così belle da guardare e da pastrugnare ( do you know pastrugnare?). Domenica di ozio assoluto quassù, di svogliatezza e niente fare, di qualche progetto, un accenno di mal di gola, ma piuccheperfetta dovrò essere verso sera, invitata che son alla Magione in Campagna per una specie di cenamerendacena. Dovrò studiare la mise: pigiama palazzo, capo coperto e mezzo guanto. La mia Amica delle Provette, si sa, è una tipa aristocratica. Vorrò mica fare la figura della cioccolataia?

Di ogni.

Beh, sì. Forse ci siamo un pò fatte prendere la mano. Ma in fondo, che male c'è? Noi qui, un sabato a caso, ci si accorda con carbonara precisione, allora, ci si trova là, a quell'ora precisa, tu prepara un itinerario, tu porta la cassa (!), tu vieni e basta. Si lasciano a casa figliolini febbricitanti, un 37 e 2, mica 41 con convulsione, si preparano polpette per un reggimento, si organizza la restante parte di famiglia fin nel più piccolo dettaglio. E si parte. Un pò gita scolastica un pò viaggio d'affari. L'approvvigionamento della lana per Cuore di Maglia si fa così, in un sabato brumoso di nevettina invisibile, nuvoloni, lavori in corso, rotonde che prima non c'erano e adesso invece sì, che anche Narciso, Navigatore Preciso, và in confusione. Quel che viene dopo è pura delizia. Mica per niente si chiama Wool & Biscuits, per la dolcezza che vi si trova e non solo, lo ben s'intenda, per i biscotti. Il nostro itinerario comprendeva un numero imprecisato di filature, quelle che conosciamo bene, il biscottificio che, prontivia, si trova lì nelle vicinanze e poi, spingersi fino a Carate Brianza, in quel Paese dei Balocchi che si chiama UnFiloDi. E se fino a quel momento siam state morigerate e attente, calcolando con maniaca attenzione prezzi e rese, conversioni e yards, lì, va detto, abbiamo proprio perso la testa. Acquistati gomitoli di microfibra, sete e broccati, lane uruguayane e giapponesi, disquisito con saccenza di circolari e segnapunti, di angore, merinos, e cotoni naturali. Una festa. la squisitezza di Luisa e della sua ancella, che ci hanno proprio aspettato, dacchè arrivavamo da così lontano, e accudito e accompagnato, e consolato, anche, dopo che la vicina di casa ha preso la scrivente a latrati e ululati, per un parcheggio di un millimetro troppo in là. Giornata memorabile. Anche perchè, non paghe, abbiamo ben pensato di fare una puntatina da ZaraHome, una ciotolina, una tovaglina etnica, qualche appendino sberluccicante, perchè mai farselo mancare? Alla fine, proprio non abbiamo resistito, immortalando il nostro bottino appena prima di riedere verso casa. Ora, non resta che mettersi al lavoro, e di finirlo in fretta, tutto 'sto bendiddio. Per ben presto organizzare un altro Wool & Biscuits, c'è da dirlo?

23 gennaio, 2009

Popcorn e pettirossi.

Giusto per non farsi mancare un bel nulla, lassù, nella casa in collina, si è anche pensato, ma perchè no, già che ci siamo, sfamiamo anche la colonia dei pettirossi che abita da mesi ormai il ciliegio del giardino e forse anche il pioppo laggiù. Si sa, il pettirosso, Federico fu il primo della stirpe, è un grazioso uccellino dal petto amaranto, che cinguetta con grazia, che non si fa più impensierire dai gatti di casa, sebbene il suo modo di porsi sia sempre guardingo e molto prudente. Si sa che il pettirosso zampetta con leggiadria sul terrazzo, muove il buffo capino e a volte sembra propio che guardi dentro, attraverso i vetri, e chieda, Beh? Stamattina Ancora Nulla? Si sa anche che il pettirosso è voracissimo, mangia con forte appettito, c'ha lo sbrano, per dirla tutta, ad ogni ora del giorno. Per mantenere il suo mantello di quel bel color rubino, un bordeaux Gucci, via, ho trovato nel negozio di animali una specie di becchime apposito, rosso, appunto, che cade giusto giusto a fagiuolo, cibo specifico per questi esserini glamour. Ma quale non fu la mia sorpresa, giorni addietro, nel constatare che, nella nostra fornitissima dispensa, per umani, animali e alieni, qualora, il suddetto mangime era terminato. Cosicchè, ingegnata che mi fui, un barlume si accese: con il rapido e preciso aiuto dell' Illustre Sposo, ho messo a punto una reticella colma colma di popcorn, recuperati da un sacchetto semiaperto, abbandonato nei meandri di uno scaffale, dietro ai succhi di frutta e alla cioccolata in tazza, aperto da chissà chi e da chissà quanto, un pò, a giudicare dalla consistenza, gommosa e schifosetta, dei suddetti. Ben perciò, mi sono detta, per gli umani schizzinosi il popcorn mi va croccante, non già molliccio. Che male c'è a regalarlo agli uccellini? Loro, hanno gradito. Non so se il loro personal trainer sarà tanto d'accordo: in effetti ho visto qualcuno di loro leggermente appesantito, ma non andiamo tanto per il sottile: una bella volata nel sole, quando arriverà, e tutto verrà smaltito. Per ora, che divòrino i popcorn e vivano ben pasciuti, felici e cicciardi. Villa Villacolle, Allevamento Pettirossi Giganti. Beh, potrei farne un bisnes. :-)

22 gennaio, 2009

Io ringrazio.

Da dove cominciare non lo so, ma so che non dimenticherò nessuno, anche se i grazie da dire sono tanti, ed è una parola che ho imparato presto e insegnato, anche, che di grazie se non se ne dicono mai abbastanza, e che è una parola così bella e così facile e veloce, grazie, detto bene, con la mia z un pò romagnola, grazie, così, un pò slittata, come la r tonda che ho ma che non me ne sono mai accorta finchè non sono arrivati i miei figli a parlare come me, e la mia Amica delle Parole, moglie a quell'Artista, che me lo ha fatto notare, che strana z e che strana r, ma pensa un pò. Grazie. A tutte le cose che ho letto sulla mia posta e anche qui e che ho sentito, al telefono o dal vivo, grazie, davvero. Grazie. Alle mie Amiche, che mi hanno seguito e assecondato e che sì, è vero, gliel'ho detto tante volte, ma come glielo, se sono tante si dice ho detto loro ma non importa, non correggo e andrà bene anche così, con qualche errore, cosa importa, che gliel'ho detto tante volte che senza di loro, le storiche, questa cosa qui non sarebbe incominciata, o meglio, forse sì, ma come avrei fatto ad andare avanti e fare le cose, e come avrei fatto a farmi conoscere, in tutta Italia, da Bologna a Cuneo, da Torino a Firenze, a Roma, e come avrebbero fatto ad arrivare le coperte da Boston e dall'Olanda e da Philadelphia, quelle che Clarissa in Fuga ci porterà a febbraio, come avrei fatto, come farei se no? Grazie. Alle dottoresse degli Ospedali, alle infermiere, alle caposala, a quel papà che ieri accarezzava il suo bambino con le mani infilate nell'incubatrice, grazie, grazie di permetterci, di permettermi di fare qualcosa di buono, di buonissimo, di più grande di me, che non credevo diventasse così grande e così bello, proprio io, che so fare così poco e che sono sempre stata oca e vanesia e ribelle e un pò fuori e un pò scema, grazie, grazie di pensare che anche dalle oche e dalle sceme viene fuori una rosa profumata e un giglio candido, grazie delle cose belle che dite, grazie di amare le cose che faccio, sopratutto questa, grazie del tempo che passate sulle Fragole, grazie di cercare lana ed Ospedali e contatti, e grazie, di essere così come siete, di starmi vicino, di stare con me, e grazie, e grazie, ma adesso, che mi vengono i lucciconi e che sono una mammola, ben meglio sarà che mi soffi il naso e che vada ad apparecchiare e a imbastire un pranzo, dacchè riedono tra poco i miei bambini, che minimo sono un metro e quaranta e che massimo un metro e settantasette, e che sono belli come i gigli e le rose, e che poi oggi, anche voi, oggi c'è il primo Knit del duemilanove e vi aspetto, colà vi si aspetta, come dico sempre io, al BioCafè di Vicolo dell'Erba dalle 3 in avanti, e che è vero che è il primo del duemilanove ma che mai, mai, Knit Cafè sarà più bello e più atteso di questo e allora, grazie, grazie davvero e grazie di tutto, col cuore, davvero.

21 gennaio, 2009

E dire che.


E dire che non era previsto. O meglio, sì, Cristiana ed io avevamo questo appuntamento da un pò, lo aspettavamo, e non sappiamo mai bene se siamo noi a trovare loro o loro a trovare noi, loro a mettersi sul nostro cammino. E dire che erano giorni che programmavo, il ghiaccio, la nebbia, speriamo che non nevichi, devo vedere la mia Amica del Mare, ma non del mare di adesso, di quello di prima, non la vedo da secoli, che bello sarà ritrovarla. E dire che sì, avevo voglia di un giorno così, di questa trasferta nella città che è stata la mia per tanto tempo e dove mi piace sempre tornare, un giro di shopping, mia mamma, le amiche mai perse. Clinica Universitaria del ospedale Sant'Anna di Torino, ho uno strano magone, è proprio qui che sono nati i miei due maschi, e questa scala me la ricordo bene, e quella scritta, e la vetrata invece, no che non c'era. E dire che questo Cuore di Maglia era nato così in sordina, sì, va bene, mi piacciono i bambini e mi piace fare a maglia, che male c'è a mettere insieme le due cose? E dire che ci hanno accolto così bene, e abbiamo lasciato anche qualche copertina già pronta e le scarpine da ballerina e quelle a topo, che alle dottoresse sono piaciute così tanto. E dire che credevo di essere coraggiosa, quando ci hanno detto, Volete Visitare la Terapia Intensiva? ho detto SìCertoComeNo. Poi. Mi sono infilata in quello scafandro verdino, chi mi scalfirà così protetta. Li ho visti. Sono entrata in un mondo di silenzio. Di bisbigli. Di penombra. Di sorrisi. Di occhi chiusi. Di tenerezza. Di respiri impercettibili. Di tubicini. Di culle termiche. Di lucine verdi. Di battiti amplificati. Di bambini. Di speranza. Di lotta. Di vita. Li guardavo. Manine minuscole, piedini da indovinare, boccucce disegnate da una bambina distratta, testoline nascoste, corpicini cortissimi, infagottati, accoccolati in un guscio morbido che li scalda, che li fa ricordare quello che hanno perso troppo presto, così ha detto l'infermiera. Li guardo. Cammino come in punta di piedi, una marziana in un mondo fantastico, di folletti, di bambini dormienti senza sonno, abbracciati da un amore che non si può dire, tanto è grande e sconfinato, amati anche da me, che non sono nessuno, che li vedo ora per la prima volta e già li amo di un amore tenero e improvviso, tutti. Li guardo. E so che farò, che faremo per loro una quantità di cuffiette e scarpine e copertine, che li faranno sentire così caldi e così amati, e daranno loro la forza di lottare, ancora e ancora, per crescere sani e forti, e grandi e andare a scuola, a giocare a pallone e guardare i cartoni alla Tv. E dire che non era previsto. E dire che non lo sapevo. E dire che credevo di essere così forte. E dire che adesso so per certo che questo Cuore di Maglia, no che non è nato per caso. Proprio no.

19 gennaio, 2009

Dentro l'ostrica.

Ci si trova dentro all'ostrica all'improvviso. Appena lasciati gli ultimi palazzi della città e imboccato il ponte. Dove siamo, mi chiedo. La strada che si compie ogni giorno quattrovolte almeno, e sù e giù, ad un tratto sparisce e si viene ighiottiti da una specie di enorme, inimmaginabile ostrica gigante. Il fiume è scomparso, eppure era lì anche stamattina, com'era quella storia delle anatre, che andavano al fiume a nuotare e poi una notte il fiume è gelato e loro sono volate via, portando il fiume con sè, e adesso quel fiume è da qualche parte in Arkansas. Insomma, non c'è. Al suo posto, una strana caligine grigiastra, non bella soffice come la nebbia, di un colore di seppia, indefinito, biancogrigio, grigiobianco, chi lo sa. Color ostrica, ecco, mi sembra calzante. Ci si infila in quel tunnel di sfumature, non si vede un bel nulla, e la strada la fai perchè la sai a memoria. Dentro l'ostrica si cammina, non si guardano neppure le vetrine, anche i rumori arrivano come da lontano, e in macchina è pure peggio, ci si sente atronauti, marziani improvvisati, extraterrestri di un mondo conosciuto. Non bella a vedersi, non bella a viversi,dentro l'ostrica si sta come rattrappiti, prigionieri, relegati: il grigio che c'è qui è pesante e difficile, e devi andare in fretta a casa, rintanarti al caldo delle cose tue, chiudere la neve sporca e la nebbia e le pozzanghere fuori dalla porta a doppia mandata e farti un thè al mandarino per scaldarti un pò, e non darla vinta allo sporco e all'opaco, al nero e alla fuliggine, e mai sia che intacchi il lucido perfetto di un cuore semplice che sogna.

18 gennaio, 2009

Sunday dishcloths.

L'avevo detto, mi è presa secca. Sono così colorati, così nuovi, così belli, così strani, così veloci da fare, così assolutamente innovativi, così particolari, così morbidi, così, così, così, che è una vera delizia farli. Anche perchè, della tonnellata che avevo fatto le scorse settimane non me ne è rimasto nemmeno uno. E regàlane uno a questo, e andiamo a cena e ne porto uno a Palazzo, e che bello, ne voglio uno anche io, e io allora? e anche io, insomma, questi due sono miei, anzi, stasera li uso pure, così nessuno avrà il coraggio di chiedermeli in dono. Prossimamente, il disegno di stella e di farfalla e di mela, quest'ultimo già con successo sperimentato dalla mia Amica delle Perle. E, ancor più prossimamente, la faccia di Obama. Finalmente, dopo tanto knittare, anche io possiedo i miei due bravi dishcloth. Ma ben so che ho amiche così sfacciate, ma così sfacciate, che avranno anche il coraggio di chiedermi questi due, sebbene usati, sebbene bagnati, sebbene consunti. Fedifraghe. Fotografe. Sciagurate. Non vi conoscessi.

Pigra domenica.

Già l'immagine la dice lunga. Nessun rumore, da tempo ormai, lassù nella casa in collina. Che si è fatto tardi, la notte scorsa, che non si ha voglia di uscire al freddo e al gelo, anche se nessuno è ancora uscito di qua, si guarda fuori e si pensa "farà un freddo..." ma nessuno che vuole saperlo conn precisione. Silente è tutto qui intorno, i figlioli dormono, i più grandi rientrati alla casa paterna che era giorno fatto o giù di lì, gli altri svegli, che svegli è una parola grossa, leggono, si rinfilano sotto le coperte, che grande lusso è svegliarsi e poi tornare a dormire, che grande, grandissima ricchezza poter dire Dormo Fin Quando Mi Pare, sto in pigiama fino a domani, che m'importerà mai. La scrivente ancora non ha la poesia necessaria di pensare al pranzo domenicale, dacchè il desco è ancora ingombro di tazze e biscotti e di quella torta straordinaria che ha fatto ieri la felicità del suo Sposo Amatissimo. Si dipana così, una domenica d'inverno, coperte a mucchio sui divani, che cosa fai, colazione o pranzo, oggi mi guardo un bel film, si sente da sopra un friccicolio di doccia, significa allora che qualcuno si è svegliato.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...