08 aprile, 2009

E' il caso di dirlo?

Buona Pasqua, intendo. Ma buona di che? Ho comprato delle uova giorni fa, così, per una specie di tradizione, per vedere la sorpresa, perchè si fa così. Zero voglia di zero, di niente, di niente, di niente e di zero. Rende l'idea? Ci si recherà da qualche parte, le previsioni son così così, ma siamo incollati ai tg e alle notizie e i pensieri hanno un colore grigio che sa di magone ricacciato giù, per molte cose. Che giorni di tristezza assoluta, di inadeguatezza, di incapacità, di impotenza. Si fan chiacchiere con le amiche, ci si sforza un pò di dire scemenze per non perdere il giro, perchè altro non si può fare, perchè non trovi nemmeno una parola che serva e che sia utile e che ci stia bene. Per nessuno. Nè per qui vicino nè per là, lontano. Che Pasqua è mai questa, ma quali colombe e quali uova, e le campane e l'ulivo, e la Resurrezione, poi, ma andate a spiegarglielo voi.
Thanks to Little Cotton Rabbits.

06 aprile, 2009

Il pigiama disegual.

Che non sia un momento di fulgida serenità e chiassosa allegria, lassù, nella casa sulla collina, non è mistero. Son giorni pesanti, normali, sì, ma come trascinati, ci si sforza un pochino, si osserva ogni mossa del figliolo, non si dorme finchè la chiave non gira nella serratura, lo si abbraccia con forza, lo si guarda tanto, lo si trova di una bellezza, un pò più alto, un pò più magro, dovrà tagliarsi un pò quei riccioli, ha dei meravigliosi denti un pò storti, e gli occhi opachi certe volte, brillanti certe altre. E tutto và avanti, prosegue la sarabanda di eventi e chiacchiere e fatti e misfatti, si pensa molto, si è data una nuova collocazione a molte cose e la sezione Cazzate, mi si passi il termine colorito, è aumentata a dismisura. Orsù, si va. E stamattina, in ritardo classico, uno sguardo allo specchio appena appena alzata, ha dato vita ad una riflessione che frivola sembra, ma che sembra soltanto. Ho il pigiama diverso. Cioè, non uguale. Cioè, non in sincro. Cioè, spaiato. Il sopra a oche, il sotto a righe. Non che il sotto a oche o il sopra a righe non esistano. No, ci sono, ben piegati nell'armadio. Solo, ieri sera è andata così. Nell'apparecchiarmi per la notte, nella penombra dell'armadio, che era l'una passata ma che non avevo ancora sonno, ma che forse era proprio ora di andare a dormire, ho preso a caso ed ecco qui, arruffata, scomposta, palliderrima, non proprio una bellezza e col pigiama non conforme. Ognuno di noi ha una specie di spia per capire se si sta bene o no, se si è stanchi o straniti o solo tristi e amareggiati o malinconici o depressi, arrabbiati o addolorati. Io ho questa. Un pigiama preso a caso dall'armadio, senza fare attenzione, le rose con le rose, il grigio con il grigio, che può far sorridere o dire Ma Che Scema, eppure ci ho pensato, stamattina a colazione, righe con oche, sembra sia frivolo e invece non lo è.

04 aprile, 2009

Beata innocenza.

Villa Villacolle, cucina, verso sera.
Suo Fratello Liceale: "Sai, domani alla partita di beneficenza, ci sarà anche Versace"
La Sua Mamma: "Sì, ma Santo Versace. Gianni Versace è morto anni fa."
Lei: "E lo hanno fatto santo?"
Abbiamo riso tutti, finalmente.

03 aprile, 2009

Venerdì.

Ore strane, nelle case della collina. E' un venerdì di cielo vuoto, di pioggia che è lì lì per cadere, ma che non si sa bene se lo farà oppure no. Certo, è brutto. Più brutto, stavolta. Ci si concentrerà sulle cose da fare, che van fatte eccome, mica si può stare tappati in casa a cucinare l'impossibile come ieri mattina, quella torta profumata che ha riempito la cucina di un aroma di cannella e di zucchero, ma che profumo ha lo zucchero, sa di torta, ecco di cosa sa. Oggi è un oggi diverso, di un silenzio masticato, di una specie di convalescenza, da cosa poi, di un sonno ristoratore di mio figlio grande, che dorme e dorme dalle 9 di ieri sera, sul quale sonno ho vegliato, mille volte dalla porta socchiusa, si è addormentato di schianto, vestito, e sua sorella lo ha coperto, silenziosa e compunta, con la trapuntina di Bambi. Ho indovinato i suoi pensieri che uscivano dal respiro schiacciato sul cuscino, ho amato con una forza nuova quei suoi ricci scomposti, ho raccolto e piegato con cura il suo dolore, l'ho messo lì, accanto alle fotografie, ai bigliettini, alle cose. Ci penserà lui. E così come la mia mente rifiuta di elaborare un pensiero che ho fisso da giorni ma che non riesco a formulare, penso a quanto sia tutto così fatale e leggero ed evanescente, e strano e ridicolo, se ci pensi bene, e il destino e il caso e e il disegno che Qualcuno ha già tracciato per te e per i cari che hai, e allora ti chiedi a che serve, e alterni pensieri filosofici a DevoFareLaSpesa, e a quel pensiero, quel pensiero che non riesci a scacciare perchè non ha forma nè colore, ma che è lì, quel pensiero che ti segue come un'ombra me che ti giri di scatto e non vedi più, quel pensiero straziante che non hai il coraggio di dire a voce alta a nessuno nemmeno a te, figuriamoci a lui, ma che sai che sa e allora dormi, figlio, dormi qui, con la coperta di Bambi e i pantaloni da casa, veglio sul tuo sonno e sulla tua vita, con l'amore più grande che so e che posso perchè di piangere basta, ma di amarti, figlio, è tutto quello che posso fare.



31 marzo, 2009

La cura.

Perchè non si può continuare. Senza sosta. Perchè dopo un pò ti fanno male anche gli occhi e il petto, e la testa ti rimbomba e dici che basta, che bisogna fare altro, che non serve a nulla. E anche il tuo cervello vuole altri pensieri, che non siano gli stessi degli ultimi giorni. Così, si cerca di scappare un pò, è difficile ma ci si impegna, questa cosa ha scosso così tanto tutte le famiglie di qui, che è meno di un paese, una borgata, un piccolissimo quartiere, un cortile. Si è fatto il giro del villaggio, due volte, a vedere i fiori nuovi degli altri giardini, gli alberi fioriti. Poi, ci si è accoccolate nell'angolo più angolo del divano, quello più ambito, quello dove si può stare accartocciati o coricati o sghimbesci o dritti, senza muoversi di molto. E poi, si è cercato di impegnare la mente in qualcosa, si è messo duecento punti, forse di più, senza neppure contarli, con la lana viola e grigia regalo di Azzuka per il mio compleanno. Diventerà qualcosa, ancora non so cosa. I pensieri scivolano, si incastrano, si sovrappongono, un magone fisso che non se ne va. E mio figlio grande , questo nuovo figlio che incontro ora, dacchè mai l'ho visto così, e che spero di non trovare mai più nella vita, che mi dice cose che non immaginavo, cose da uomo, da saggio, da disperato, cose che mi fanno essere fiera e onorata di averlo fatto così com'è, io, che ringrazio il Cielo e prego Dio e che vorrei rubare un pò della sua angoscia per alleggerirgli il fardello che sta portando, e proteggerlo dal dolore che sente, lui e i suoi amici, sempre insieme, uniti. Intanto, faccio la maglia, trasformo questo gomitolo in qualcosa che non so, rintanata nell'angolo del divano, e penso ai fiori nuovi dei giardini del villaggio e al vento che ha scosso i rami dei ciliegi e ha fatto un tappeto di petali rosa e bianchi, così Alessandro e Andrea avranno una strada colorata dove passare.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...