05 novembre, 2012

I Grandi Progetti.

Con i cambi di stagione cambiano i gusti un pò per tutto. Cambiano le abitudini, le preferenze, le voglie. Anche nelle passioni, il knitting i particolare, succede che si cambino i propri obiettivi, i propri progetti. Quando non si knittano a oltranza sacchi nanna e micro scarpine per Cuore di Maglia, ecco che ci si dedica a progetti personali, per questo e quel figliolo, per questa o quell'amica, e ovviamente per sè stessi medesimi. D'estate ci si sdilinquisce in scialli di ogni colore, filato, misura e foggia, di seta, ortica o bambù, quelli che li inizi una sera  e due sere dopo li hai già finiti o quasi,  e tre sere dopo sono già pronti da sfoggiare, pronti per essere sfilati dal tuo collo e avvolti intorno al collo della prima amica che ti dice Ma Che Bello, succede spesso, almeno a me, perchè mi piace vedere l'espressione degli occhi, lo stupore che fanno, nessun ti regala più niente e se qualcuno lo fa lo guardi un pò come un marziano, a me capita spesso, faccio parte di quelle Genti Strane che hanno scatenato un delirio di mail nella mia casella di posta, che meraviglia. Comunque d'estate si fa presto, si ha voglia di cose veloci, di cambiare spesso, di progetti da poche ore. Succede che invece d'inverno, no. Succede che invece d'inverno si ha voglia di progetti più lunghi, più complicati, non so come dire, più da ritrovare. Le proprietà terapeutiche del lavorare a maglia sono risapute, Knitting Is The New Yoga, ho letto da qualche parte ed è vero. Ma il fatto di intrecciare i propri pensieri con il filo, di lasciare il progetto lì per un pò, riprenderlo e ritrovare gli  stessi pensieri, non so agli altri, ma a me dà un senso di sicurezza, di calore, come se nascondessi fra diritto e rovescio la formula magica per il benessere, una tazza di tisana bollente che ti mette a posto, come diceva mia nonna, secondo lei la camomilla  metteva a posto lo stomaco, non ho mai capito cosa significasse, pensavo che la camomilla facesse dormire e invece no, secondo lei era la medicina per tutto e da allora, quando ho qualcosa che non va e mi sento in disordine mi faccio una camomilla o qualcosa di caldo, per vedere se il disordine va a posto e qualche volta ci va. I progetti lunghi di knitting ti danno la possibilità di pensare a quel che ti va. di seguire con un occhio il film, i figlioli, lo Sposo, e intanto continuare per la tua strada, sul sentiero tortuoso dell'immaginazione. Un progetto lungo ha in sè anche l'effetto sorpresa, puoi fantasticare su come verrà, come e quando sarà indossato e con cosa, quanto scalderà. Certo, non è una medicina universale, non è che si sta meglio da subito, non è che che il fatto di lavorare a un progetto importante e che ti occuperà molte sere risolve ogni questione, certo che no. Intanto comincia a farti stare bene e a pensare con calma. Per tutto il resto, c'è la camomilla.
Nella foto, in progress, Corallo di Emma Fassio, disponibile qui.

04 novembre, 2012

E' sera da ore.

E' buio da un sacco. E' sera, così tanto sera e da così tanto tempo che non mi ricordo se oggi ci sia mai stata un pò di luce, tra la pioggia e la nebbiolina fine fine, oggi di luce quasi niente. Solo buio, dalle cinque, buio e buio. La luce uno se la fabbrica come può e come vuole, ognuno ha la sua luce personale, la musica, la tv, i libri, la pittura, il ricamo, i cactus come Aurora, o la maglia. Sono stati quattro giorni un pò di festa lassù nella Casa in Collina, quattro giorni di pentolame vario e teglie e torte e pani alle noci, lasagne e cioccolatini, ho comprato una scatola di cioccolatini per festeggiare, quelle che non si comprano più, coi nastrini e le stagnole, quei cioccolatini che guardi bene prima di prendere, immaginandone l'aroma, quelli al caffè non li vuole mai nessuno, vanno forte i gianduiotti e  quelli col liquore vengono di solito presi e sputati, perchè càpitano sempre a chi il liquore proprio non lo sopporta. La scatola di cioccolatini è andata esaurita in pochi minuti, ne hanno lasciato uno solo per decenza, credo ci sia dentro il marzapane. E' buio da un sacco, si è passata una domenica lentissima prima del delirio della prossima settimana. Ho fabbricato la mia luce come ho potuto, nel modo che preferisco, con le persone che più amo al mondo e che più di ogni altra cosa al mondo mi fanno felice. Mi sono avventurata in un knit progetto di un bel verde smeraldo, di lana calda e avvolgente, servirà per il freddo che arriva. Il buio fuori è sempre più buio, ma adesso è sera ed è giusto così. Sul tavolo ancora briciole e nessuna voglia di scuotere la tovaglia nel pratino, piove a dirotto, le briciole possono rimanere dove sono, il buio resti pure lì, ho il mio progetto verde smeraldo  e un cioccolatino al marzapane, forse alla ciliegia, ha la carta rossa, chissà che gusto è.

31 ottobre, 2012

Aspetto la tempesta.

Dicono che ci sarà una tempesta. La Tempesta di Halloween l'hanno chiamata. A guardar fuori sembra un qualunque giorno schifido di quasi novembre, niente che faccia pensare a qualcosa di tremendo. Qui ci si organizza, però, ad ogni eventualità atmosferica, ad ogni cambiamento climatico, financo a qualche inondazione, maremoto, cose così. Pioverà e pioverà tanto, e tutto si risolverà così, be tappati in casa coi figlioli in transumanze miste, un week end lunghissimo per la Princi Liceale, che ieri sera ha saccheggiato il mio armadio, quello dei vestiti belli, alla ricerca di un abito consono per la festa che ha stasera, ma guarda un pò che fine fanno i vestiti belli, mah. La tempesta arriverà e non ci troverà impreparati, se avremo cura e rispetto di organizzare tutto per benino, di avere provviste a sufficienza e chiacchiere, da fare e da ascoltare. La tempesta si aspetta in graziadiddio, sotto una coperta calda e con un bel film, magari che parli di mare e di sole, o con una storia d'amore travolgente e complicata, o con un bel libro, un libro non ti lascia solo mai, trovi un angolo di casa e una poltrona e ti ci butti dentro, diventi uno dei protagonisti, come quello che ho finito in questi giorni, regalo di Cristiana,  e che mi ritrovo a pensare ogni tanto. Mi organizzo con le cose di casa mia, con il calore che sanno darmi le persone che questa casa la abitano e la illuminano, con i nostri pranzi improvvisati, le nostre cene con un numero imprecisato di commensali, il caos beato di questa posto che amo. La tempesta si aspetta con una sorta di sollievo, arriverà e passerà, non ci lasceremo travolgere, non ci faremo nemmeno bagnare un pochino, la guarderemo dai vetri e vedremo cosa succederà, già inizia il vento e i fischi alle finestre e sotto la porta non promettono nulla di buono. Lo troverò io, il buono di tutto questo, mi farò bellissima di pensieri dolci, di progetti nuovi, di giorni belli che verranno, mi metterò una smalto acceso e un rossetto che luccica, sono pronta, la tempesta può arrivare, se vuole, squassare il pratino e gli alberi là in fondo, la guarderò, le dirò Non Mi Fai Paura, sei solo acqua sporca e fango e vento, il blu del cielo, appena dopo, arriverà.





30 ottobre, 2012

La Vera Storia del Ragno Verde.

La Casa in Collina, con tutti i suoi abitanti, era da sempre teatro di storie e leggende, di piccole e grandi tradizioni, qualcuna imparata, la maggior parte inventata, per questo o quell'altro bambino a seconda dei casi. Benchè ingegneri, universitari, matricole e liceali, ancora si racconta di quella volta, di quella sgridata memorabile impartita a un paio di figlioli, i due maggiori, per aver distrutto un formicaio una domenica pomeriggio. E ancora per aver ucciso sogghignando un ragno placido e del tutto innocuo che aveva lavorato alacremente per fare la sua casa sull'albicocco della casa di prima. Non si Devono Trattare Così Gli Animali, tuonava il Padre, e uno dei due bimbetti piagnucolanti si azzardò a dire in sua difesa  Ma io Ho Paura dei Ragni!

Nacque così la storia del Ragno Verde.

Il Ragno Verde era un delizioso animaletto a sei zampe, forse il più grazioso di tutta la sua famiglia, non peloso, non schifoso, di un bel verde acceso, fosforescente, quasi.
Il Ragno Verde non abitava sempre nella casa in collina, ma giungeva in uno specifico periodo dell'anno.
Il Ragno Verde era indifeso e non dava noia a nessuno, anzi, erano sempre così puntuali le sue apparizioni che alla fine ci si era affezionati anche un pochino, dandogli un nome, Camillo, e considerandolo un pò come uno di famiglia. E quanti Camillo v'erano stati in quella famiglia, nipoti e pronipoti, e pronipoti dei pronipoti. Tutti uguali, tutti verdi, tutti, rigorosamente, Camillo.
Camillo era un burlone.
Si faceva trovare nei luoghi più disparati, anche se in realtà non lasciava mai la zona della cucina, quella più popolata, perchè ai burloni, si sa, piace la compagnia.
Una mattina, Camillo si presentò sul ripiano accanto alla macchinetta del caffè, forse attirato dai mille colori delle capsule, magari cercandone una che ben si intonasse con il suo vestitino fluo.
Non era un gran mattina, una donna stropicciata e scarmigliata, armeggiava con sguardo vacuo lì vicino, firmava un libretto delle assenze senza troppa concentrazione e ascoltava distrattamente le notizie alla radio.
Camillo la vide e le si avvicinò. I ragni  non sono certo tipi da grandi confidenze, sono timidi e qualche volta perfino superbi. Ma Camillo capì che la donna scarmigliata aveva bisogno di lui.
Infatti.
Appena lo vide, la donna si scosse, CAMILLO! gridò. Scese la fanciulla dal piano superiore, accorse lo Sposo, soddisfatti e felici che anche quell'autunno Camillo avesse scelto la loro casa per abitarci.
Era un segno. La donna stropicciata si dette una smossa, si disse che era arrivato il momento di cominciare la giornata con un certo piglio, che il mondo girava da ore e lei se ne stava lì, imbambolata a cincischiare e a perdere tempo. Camillo, dal canto suo, dopo un breve giro sul muretto si rintanò in alto, sulla parete arancione, indeciso sul da farsi ma felice di aver dato una sveglia alla padrona di casa.

Camillo o non Camillo, stamattina va così, era partita storta e si lavora alacremente per raddrizzarla, si cerca in ogni modo di fare tutto e farlo bene, di non avere retropensieri, retrogusti e retrocessioni  di nessun genere, si sceglieranno con cura i pensieri da pensare, eliminando con decisione quelli che opprimono lo spirito.

Dalla parete arancione Camillo guardava giù, indeciso su dove fare il suo capolavoro di casetta.
Nessuna mano mai avrebbe schiacciato nè lui nè i suoi discendenti e questo gli dava di sicuro una certa tranquillità, una beata certezza, una specie di sottile felicità.

29 ottobre, 2012

Le somme.

Si diceva arrivasse il diluvio, che scendesse dal cielo questo mondo e quell'altro, che avrebbe piovuto per giorni e giorni. Invece un bel niente, vento sì, qualche goccia, niente di che. Ci vuole altro per chiamarlo diluvio. La settimana corta, quella che inizia il lunedì e poi c'è già una festa a metà, anche se proprio festa non è, ma ci regala un ritmo lento, quel che serve a raccogliere le idee, a fermarsi, a riflettere. Rifletto sì, penso e penso e alla fine mi fanno male gli occhi da tanto pensare, e mi frigge la testa e un pò mi arrabbio e un pò mi intristisco e poi mi dico che forse con un bel vaffanculo si potrebbe risolvere tutto e allora non mi intristirei e nemmeno mi arrabbierei che non so quale è peggio delle due, se la rabbia o la tristezza, che rabbia + tristezza, uguale, riga, fa delusione, è una somma fin troppo facile, la so fare perfino io che coi numeri non c'entro niente e infatti non sono numeri ma sentimenti e nemmeno con quelli sono brava, li rovescio, li spreco qualche volta, soprattutto l'entusiasmo, la voglia di fare delle cose, esagero, lo so, ma è così che dicono le mie istruzioni, ma chi l'ha detto poi. E' sole regalato, il lunedì mattina è pronto per essere scartato, con gli avanzi del week end sparsi un pò dovunque, la quantità di coperte sul divano la dice lunga su quanti fossimo ieri a guardare un film alla tv, c'era un vento freddo fuori e dentro il thè fumante e gli avanzi della torta di Michela e tutti rintanati sotto le copertine, quelle piccole da divano che servono per uno soltanto e che se ci vuoi stare in due ti devi per forza abbracciare, è questo il bello delle copertine che lasci sul divano, solo che se si è in mille ce ne sono una quantità poi, al lunedì mattina, da ripiegare e riporre. Lascio che la luce di fuori entri nelle mie stanze, anche quelle più nascoste, lascio che questo freddo frizzante e in un certo senso atteso, corrobori e dia vigore a tutto quello che incontra, passi fra le tende e atterri sul divano, a far le somme non sono brava, perciò cancello, ci tiro una riga e ne faccio un'altra, una mela + due mele fa tre mele, oppure calma + pace, vediamo se mi viene.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...