
31 dicembre, 2007
E così.

30 dicembre, 2007
Holiday Breakfast.

28 dicembre, 2007
And so, this is Christmas.
Che magico, Covent Garden alla Vigilia, in giro solo noi o quasi, un artista di strada cantava "Hello, Is It Me You're Lookin'For?" Sì, certo, stavo cercando proprio questo, le persone che ho qui con me sono le sole cose che voglio al mondo.
E abbiamo girato e girato, con pioggia e sole, e abbiamo riso, riso tantissimo e camminato e sù e giù, e siamo stati bene e non abbiamo perso nessuno in metropolitana, i ragazzi sembravano più in gita scolastica che in viaggio con la famiglia e ovunque canzoncine di Natale e atmosfera di Natale, e cose di Natale ma che strano Natale è questo qua.
E così.
21 dicembre, 2007
20 dicembre, 2007
Luna di giorno.

19 dicembre, 2007
Il treno.

18 dicembre, 2007
La molla.
Ci vorrebbe una molla. Anzi, due. Da fissare sotto le scarpe, e fare doing! doing! per uscire di casa. Per buttarsi nella centrifuga dei giorni che ci sono fuori. Per avere l'ispirazione anche solo per portare i ragazzi a scuola, fare le cose da fare, che ti piacciono o no. Qualcosa che ti faccia venire la voglia, insomma. Fuori, vento e gelo, dentro, un disordine appena accennato, la coperta con gli orsi che hai messo alla Princi ieri sera, quando si è addormentata stecchita sul divano, qualche foglio sparso, le tazze della colazione, la scatola delle vitamine. Allo specchio, una faccia color totano, capelli inanimati e sguardo vacuo, come a dire, ma che ci faccio qui. All'opera. Doccia sferzante, una nuvola di profumo di fiori, una passata di brilli dovunque. Scongiurando l'effetto stellacometa alle 8 del mattino, se proprio non si riesce a sentire niente di natalizio, almeno si sarà provato, luccicanti e sfavillanti, a trovarlo da qualche parte. Quanto allo sguardo, beh, ci si deve fare coraggio. Si prova a mettere in fila una serie di pensieri, vediamo quale ci farà sentire un pò meglio, ci si canticchia una canzoncina sottovoce, (noooooooooooo, LastChristmas, nooooooooooo), si sceglie dall'armadio qualcosa di non banale, non come quelle volte che si pesca a caso, una camicia, una maglia e chìssene. Così, coi capelli vaporosi, sberlucciche e profumate, si è pronte per un altro giro di giostra. Forse la voglia non ci sarà comunque, ma è l'intenzione quella che conta. Il pensiero, no? Ci si è già portati avanti: i pensieri cupi e torvi di poco prima, hanno lasciato il posto a quelli più frivoli, quelli che non sai nemmeno tu da che parte arrivano, che hai solo quando sei al semaforo, magari, e quando ti chiedono A Che Pensi, quasi ti vergogni a confessare. Le molle sotto alle scarpe forse non le avevi fissate molto bene, ma sei stata brava a cercare di pensare ad altro. Però, proprio niente male quel Sarkozy! Vale tutto, bellezza.17 dicembre, 2007
Non è Natale se.

15 dicembre, 2007
Vento da nord.

14 dicembre, 2007
La bolla.

12 dicembre, 2007
L'uomo che piange.

11 dicembre, 2007
L'uovo.

08 dicembre, 2007
E alla fine arrivò Zara.
Le ragazze lo aspettavano da tanto. Le signore, anche, in un certo senso. Curiose e attirate da tutto quello sfavillare, da tutto quel gran parlare, dalle favole metropolitane che ne hanno accompagnato l'apertura. Gli unici che non la volevano proprio erano loro, i negozianti. Dicono di aver visto qualcuno aggirarsi tra gli scaffali nuovi di zecca con le lacrime agli occhi. Zara impaurisce. Ma solo un certo tipo di negozi ha da temere. Quelli dalle commesse simpatiche come un herpes, simplex o zoster non fa differenza, quelle che continuano a piegare maglie e non ti degnano di uno sguardo o al limite ti apostrofano, Se Ha Bisogno Chieda Pure (ma nella nuvoletta sulle loro teste leggi, sì, va bene, ma meglio se non chiedi che stamattina c'ho i mazzi miei da pensare e non ne ho voglia). Quelli che appena entri e chiedi una cosa cominciano a scuotere la testa e fare di no, e nemmeno ti dicono Mi Dispiace, che dovrebbe dispiacergli molto, in fondo mandano via un cliente scontento, e invece ti fanno sentire una demente, ma come mi è venuto in mente di chiedere quella roba lì? certo che mi è venuto in mente, è fotografata su mille giornali, possibile che proprio loro non ne abbiano mai sentito parlare. Zara è la giustizia. Farà giustizia, nel mondo delle commesse dagli occhi bistrati e poco altro, di nero vestite e con lo sguardo interessante quanto un cacciavite, è vero che non c'entrano, ma chi le ha assunte, se non il proprietario, chi le ha addestrate se non il Capo Supremo, a sua immagine e somiglianza? Se è scorbutico il capo, sarà scorbutico il collaboratore, è una legge di natura. Granitici resisteranno egregiamente i negozi più caldi, dove si può entrare, provare mille cose e uscire con un sorriso, magari a prendere un caffè con le ancelle, amiche tue, che ti hanno dato una mano, venduto settimane orsono due scarpe da viale che sono un amore. Resisteranno con grazia quelli dalle commesse che sorridono, che non ti dicono Ciaodimmi, che anche se non ne hanno più voglia, sei sempre per loro un cliente speciale. Zara è lì. Ancora non l'ho visto, ma dicono sia luccicante e pieno all'inverosimile. Mi piacciono le cose di Zara così come quelle di Gucci, e pazienza se il cappotto ha perso tutti i bottoni e ha già le tasche bucate, che si pretende per 49,90? Fa pur sempre la sua bella figura. Zara equipara. Le Snob e le Squattrinate, le une per posa, le altre per necessità, Zara calmiera, le Dive e le Semplici, le Dame di Carità e le Donne Normali, le Impostate e le SenzaOgm, le RadicalChic e le Special Guest, le Equosolidali e le Griffatissime. Zara mi piace. Diventerà come spesso accade, non solo un enorme negozio ma un luogo dove riflettere, aggirandosi tra le gonne, accarezzando i cappotti, spostando le camicie per vederne bene il collo. Ci si troverà al mattino, prima di un caffè o di un appuntamento, nella pausa pranzo o mentre si aspettano i figlioli a danza, a musica, a calcio. Sarà una meta d'obbligo e poichè si mischieranno stili e marche, durata e qualità, fuori di lì, dentro di là, proprio di fronte e magari un pò più in là. E nel nostro armadio, accanto alla gonna a palloncino che abbiamo preso per vedere di nascosto l'effetto che fa, ci sarà sempre posto per un pantalone più serio e un golfino che proprio non potevamo lasciare lì. E che con le scarpe da viale, cara la mia signora, fa proprio un figurone.Ma guarda un pò qui.
06 dicembre, 2007
La casa senza tende.

La casa aveva mille finestre. Larghe, luminose, trasparenti. Si poteva guardare fuori, in ogni momento, senza dover spostare le tende, che non c'erano, da nessuna parte, in nessuna finestra. Si guardava il mondo da dentro,e da dentro si teneva il conto delle stagioni, le prime viole dell'aiuola, il ciliegio e le sue gemme, le nuvole, che dici, pioverà?, il vento che spazzava le foglie nel prato, la neve che ricopriva i rami di quello spessore regale, che bella è la neve sui rami, li veste a festa, regala diamanti luccicanti, li avvolge di un tulle soffice e li fa da sposa, candidi, intatti, morbidissimi. E poi il sole, quello caldo di un silenzio assordante, che solo le cicale, l'aria ferma di agosto, la nebbia delle notti buie di novembre, le rose di maggio. Fuori dalla finestra, tutto il mondo girava e girava, le cose della vita si scrutavano dal caldo del divano, una coperta, magari, dal calore ovattato del letto, in inverno, o dal frescolino del lenzuolo soltanto. La finestra si affacciava sulla vita degli altri, custodendo quella dei suoi abitanti, li divideva, in un certo senso, dal dentro al fuori e dal fuori al dentro. A immaginare di guardarci attraverso i vetri, le mani ai lati degli occhi per vederci meglio, la Casa Senza Tende é uno scrigno fatato. Dentro, le luci, le cose, il fuoco, la storia di chi ci abita, disordine, forse, briciole, tazze, un gatto che dorme. Tutte le cose che amo sono al di quà di questa finestra, per vedere sempre il cielo, se l'azzurro o le nuvole, per non perdersi mai, per sapere sempre se piove o che cosa, senza tende, così i sogni che volano non trovano ostacoli.
05 dicembre, 2007
La rosa dell'inverno.

Knit con la Kappa.

03 dicembre, 2007
La prima cena.
Di quelle natalizie, intendo. E proprio perchè prima, di sicuro molto gradita. Tranquilla. Di quelle che non verresti mai via, che continueresti a chiacchierare con la tua Amica dei Cuscini, ne hai comprati una tonnellata, a parlare fitto davanti alla stufa, che non sai se il caldo che senti è quello lì o quello che ti è attorno, hai qui gli amici più cari, quelli che ci sono sempre, quelli che sì, ci discuti, ci hai litigato anche, una volta, e siete rimasti bisticciati per ben un mese, ma loro ci sono, da sempre, e sono sempre i primi della lista quando decidi di invitare qualcuno, così, coi nomi attaccati, silviaeeugenio, sempre, ad ogni cena, ad ogni pic nic, ad ogni cresima, ad ogni compleanno. E poi, la padrona di casa, che chiamarla Amica della Pastiera, adesso è proprio riduttivo, accidenti, ci ha messo sù un menù da fare invidia a Cortesie per Gli Ospiti, avrebbe vinto la coccarda rossa, gliel'ho già detto. Si sta bene, in quella casa, c'è un vai e vieni di figli, SuodiLei, SuodiLui, di quel marito aristocratico nei modi e semplice nell'anima, di un'educazione fina che solo i nobili quelli veri, di un rigore, onestà e candore che non si trovano mica spesso, sa? Si sta bene, a impartire al volo lezioni di ricamo su quel divano, l'albero di Natale con le piume, lo sfavillio delle stoviglie e dei suoi occhi, ha lavorato un giorno intero per noi, noi che arriviamo e solo quando siamo lì sai in quanti siamo, s'ha da essere abili per invitarci, bisogna aggiungere o togliere coperti con eleganza e senza farsi scorgere, che non sta bene. Quasi sempre aggiungere, perciò ci invitano in pochi. Che serata pacifica, dove niente è andato storto, dove si è tanto chiacchierato e progettato, almeno sei viaggi e quattro vacanze, come facciamo spesso e invitato anche. Sono stata bene, siamo stati bene tutti, è bello sapere che possiamo avere in qualche momento sere così, con il pane caldo, il fuoco, la conserva fatta in casa e gli amici che scaldano. Sia fuori che dentro.
01 dicembre, 2007
Christmas fever.

28 novembre, 2007
Nel blu.

Basta già.

26 novembre, 2007
Tre cose.

Il violino.

25 novembre, 2007
Bollicine.
E tante ce ne saranno. La settimana che inizia domani ha un che di delirante, in sè e per sè, un caos cosmico che si sente già da qui, da una domenica sera tranquillissima , una partita alla tv e quindi noi femmine siamo pregate, con licenza parlando, di toglierci di torno. Non già che ci dispiaccia, beninteso. La PrinciSmeraldo ha i suoi piccoli innocenti traffici, ripassare pianoforte, Sparta e chiacchierare fitto con le sue amiche via Msn. Non ci sono più le bambine di una volta. Da parte mia, ho una quantità di cose, quelle gradevoli, quelle che ti siedi e puoi scegliere da quale cominciare, vediamo, stilo la lista dei regali dei Natale, inizio una sciarpa nuova, leggo il mio libro, mi invento qualcosa insomma, quelle belle cose tipiche da domenica sera. Ci si gode in santissima pace le ultime fettine di questo week end, si masticano piano, per farle durare di più, la tavola è ancora ingombra, sprepareranno i ragazzi e il mio Sposo nell'intervallo, si dice. La letizia è apparente, una specie di sabato del villaggio al contrario. Diman, non già tristezza e noia, ma gira di qui e giri di là, e udienze generali del Piccolo Liceale (Ma ci Devi Proprio Andare, Mamma?) e cose, cose e cose, per la settimana tutta. Una settimana frizzante mi aspetta domani, non appena il bip bip della sveglia puntata sulle 06.30 mi farà testè dimenticare l'assoluta pace, il semplice benessere, il tranquillo, beato nulla di queste ore, che niente e nessuno riesce a turbare. Nemmeno Fabio Caressa.22 novembre, 2007
Il camino.
21 novembre, 2007
La marachella.

20 novembre, 2007
La Manu.
Buon che cosa?
Buon giorno? Si prova. A guardarsi allo specchio, fisso negli occhi, dicendo che questa volta non ci cascheremo, che non ci faremo prendere, che non gliela daremo vinta, e che reagiremo, eccome, non sprofonderemo, non ci butteremo ancora più giù, non roteeremo nell'imbuto, come fa l'acqua prima di entrare nella bottiglia, non finiremo giù dal lavandino, rimarremo in superficie, schiuma dopo che hai lavato i piatti, che ti viene da soffiarla via, è così bella la schiuma quando si accumula, intatta come una nuvola. Buon giorno. Le piccole cose di sempre, un'amica, magari, due chiacchiere aiuterebbero, e nessuna forzatura. Seguendo per bene i ritmi del proprio essere, rispettandone i silenzi, i vuoti, e le sedute di peso sul divano, quando ci si lascia un pò cadere, sprofondando, che male c'è, se tempo c'è, ci si ascolta un momento, non è grave fermarsi, raccontarsi qualcosa di bello, scacciando la malinconia senza senso, il vuoto e l'indolenza. Forse ci si scoprirà un pò più grandi, un pò più serene, a Dio piacendo, un pò meno insopportabili molluschi come in questi giorni. Coraggio, fuori nuvole e nebbia, qui un bicchiere di vitamine per colorare ogni cosa, musica in sottofondo e op!, si va. Buongiorno? E sia!19 novembre, 2007
Fuori giri.

18 novembre, 2007
Black Christmas.
17 novembre, 2007
Knitting pleasure.
15 novembre, 2007
Giorni appuntiti.

14 novembre, 2007
Pittura fresca.
Vero è ben, Pindemonte, la mia non si può dire una casa tranquilla.Non è adatta al riposo, al silenzio, alle convalescenze in genere. E', quanto meno, confusionaria, qualche volta disordinata, due o tre volte l'anno diabolicamente sottosopra. Come oggi. Come ora. Ed è incredibile come si esca alle 8 lasciandola, nei limiti, una casa decente e vi si faccia ritorno, dopo pochissime ore, forse nemmeno due, e la si ritrovi, signora!, in uno stato che pietoso non rende bene l'idea. L'odore della vernice mi piace. Le latte radunate in centro al salone, il pavimento ricoperto di un tappetone grigio, Così Non Roviniamo Il Legno, scale, pennelli, cappellini della ConfArtigianato, fogli di giornale, telefonini stranieri, chiavi di furgoni. E loro, gli Omini della Vernice, i Geni del Colore, in salopette che un dì era bianca ed ora ha millecinquecentotrentasette macchie e macchioline e schizzi di colori diversi, che van su è giù con rullo e pennellessa e stucco, anche. I miei libri affastellati alla bell'e meglio sul tavolo della cucina, già, e oggi dove pranziamo? teli e teloni che danno alla mia casa l'aspetto della casa del Caro Estinto, tutto sparpagliato, tutto in un luogo che non è il suo, perfino sulle scale e in ingresso e di qua e di là. Però, sono felice. Felice di aver scoperto di stare così bene, di avere i nervi così saldi, di non avere avuto il minimo momento di cedimento, di essere entrata sorridendo, scavalcando compunta un pennello messo lì, i giornali e la stampante. La pace del cuore, la perfetta salute mentale della quale ho così tanto dubitato, e della quale molti ancora dubitano, passa anche da qui. Speriamo che duri.Oggi.

13 novembre, 2007
Script.

Ode alla Nutella.
Di Lei è stato detto tutto o quasi. Quarant'anni più o meno e non li dimostra, fece la sua comparsa nelle dispense delle italiche mamme, che la spalmavano sul pane per le merende dei loro adorati, italici figli . Vituperata, in qualche caso, additata come responsabile di ciccia, brufoli, acetoni e tosse asinina, forse anche del morbillo, simbolo di un pasto frugale e sbrigativo e nemmeno tanto sano, una mamma vera fa la marmellata con le sue manine d'oro, mica questa roba industriale qua. Ma Lei, Lei non si è mai scomposta. E' passata indenne attraverso le critiche e le chiacchiere radical chic, scalando con morbida e cremosa semplicità le gerarchie della famiglia. Non solo i bambini, ora, ma ogni membro della famiglia ne è dipendente. Vate. Adoratore. Idolatrata, occupa il posto d'onore nella dispensa, in pratici barattoli da mezzo chilo, con l'inconfondibile vasetto panciuto: i fedelissimi ancora conservano il barattolone da tre chilogrammi tre nella versione del 2000. Ci tengo le penne. Aprirla è un rito pagano, si annusa, prima, e poi si affonda con beatitudine il cucchiaino nel piccolo universo marroncino, un minuscolo lago di meraviglia, c'è qualcosa più inebriante di così? E' affascinante e sa di esserlo. Ma da buona piemontese, non si espone nè si scompone. Resta lì. Unico alimento che si gusta previo schiocco di lingua su palato, che vi tira sù in giorni di encefalogramma piatto o quasi, che vi testè passare un'incazzatura di quelle stellari, Lei non vi abbandonerà. Sarà lì, a portata di cucchiaino, alla bisogna. Certo, un pò invadente lo è. E si fa fatica a mandarla via, come un'ospite non più gradito, ma che vi ha fatto stare tanto bene. E allora, giù, di giri di corsa e di sedute di palestra e massaggi e finocchi al vapore e tristerrimo pollo ai ferri. Madama Nutella è fatta così. Ma buona com'è, si può fargliene una colpa?12 novembre, 2007
10 novembre, 2007
Quel cuore.

09 novembre, 2007
Pronte?
Carta, penna e calamaio. E ferri, mi sembra chiarissimo. Ho perso il conto, se è il quarto o il quinto Knit Cafè. ma questo, creature celesti, ha qualcosa di spettacolare. C'è una specie di sponsor, uno Special Guest, un ospite di tutto rispetto, che si chiama Filatura di Crosa, mica zucchine bollite! Perciò, annotatevi giorno e ora, cancellate ogni appuntamento e trovatevi lì, senza nessuna scusa. Se anche non siete brave, se anche non siete e basta, se non avete mai visto un gomitolo di lana da vicino, venite lo stesso. Un Knit Cafè non si può perdere, per nulla al mondo. Figuriamoci questo.Mercoledì 14 novembredalle 16 alla 19A Casa di JosephineVia Parma 10 - Alessandria
08 novembre, 2007
Le biglie.
Non è bello venire a svegliarti. Apro pianissimo la porta per regalarti ancora un solo secondo di sonno e di magia. I tuoi fratelli sono svegli da un pò, fanno tutto alla moviola, loro, così mi porto avanti e passo prima da loro. Tu no. Tu sei un fringuello già da subito, hai già tutto allineato sulla sedia, magari un bigliettino per ricordarti di una cosa da fare. Già grande. Stamattina hai indugiato un pò, ti sei stiracchiata come certi gattini, e mi hai circondato il collo con le braccia, Stavo Sognando. Così, raccontami. Di quella compagna di scuola vestita di lustrini che ti regalava un cane e lo portava a scuola, questa notte. Che buffi che sono i sogni dei bambini, quelli che passano piano da sotto la porta, quelli che respiri a briciole sul loro cuscino, col calore della notte e i capelli arruffati, tra i pupazzi e i cuscinetti con le scritte. Raccontami i tuoi sogni. Ti racconterò i miei, solo i più belli, però, quelli colorati, quelli in cui vedo le cose più lucide, non quelli dove corro inseguita, magari, o quelli in cui voglio parlare o scrivere o comporre un numero e non ci riesco, capita soltanto a me? Ti racconterò dei sogni che ho io, non quelli della notte, quelli del cuore, quelli che faccio di giorno, con tuo padre, magari, o soltanto miei. Guardali. Sono biglie colorate in una retina di plastica, li ho sempre con me, a volte li accarezzo dalla tasca, per sentire il rumore che fanno e non scordarmi mai che ci sono, che ce li ho, che sono lì e finchè li sentirò tintinnare sarà una specie di magia e sarò felice di averli. Li custodirò, ne avrò di nuovi, per tutti i giorni che verranno. Fai lo stesso anche tu, figlia, tieni in tasca i sogni della vita, sérbali e difendili, con forza, se dovesse servire, tienili lì, accanto a quelli della notte, si faranno compagnia. Sono palline di cristallo, quelle coi colori dentro, sai?, quelle da giocarci sulla spiaggia, da far suonare, da avere. Nascondile, un pochino. Ci sarà qualcuno che vorrà portartele via, o rompertele o scambiarle con le sue. Non farlo mai. Soprattutto con chi chiama le tue preziose sfere di cristallo semplici e stupide biglie di vetro.
07 novembre, 2007
Ma guarda un pò.

Odore di dicembre.
Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...
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Sarà il periodo. O la mia proverbiale e assoluta frivolezza cosmica. Ma a me, scartare i pacchi, galvanizza. Elettrizza. Mi piace, insomma....
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Da poco, abito accanto a una palestra. Alla palestra di una scuola. Ho spesso la finestra aperta, non mi arrendo ai temporali alle piog...


