 Mi piacciono i capelli lunghi. Li ho sempre avuti lunghi, lunghissimi, fin quando non ho avuto i figlioli. Dopodichè, mi è sembrato giusto tagliar le mie lunghe trecce che altro non erano che un appiglio per le loro manine grassocce. Sono diventata una caschetto addict, liscio, gassato, asimmettrico, fuori misura, ma sempre caschetto. Non che la vicenda possa interessare le folle, ma mi sembrava utile puntualizzare. Adesso, che ho avuto voglia di cambiare un pò, che le manine grassocce sono diventate farlecche (do you know farlecche ?) da 25 cm, o deliziose manine che vogliono imparare a ricamare come me, e a far le torte come me, beh, adesso ho avuto voglia di nuovo di capelli lunghissimi. Ci sto riuscendo. Non sono fanatica dei cento colpi di spazzola, ma mi piace il rito del balsamo, per esempio, o degli impacchi, e di tutti quei pasticci che sembrano fatti apposta per le fluenti chiome. Che problemi, nevvero? E poi amo tutti quegli orpelli, forcine, pettinini, bastoncini e spilloni che servono appunto a dar loro una sistemata. In questi giorni estivi, col vento e il caldo, ho potuto testè sperimentare una pratica che adoro, e che, ben attenti, nulla ha a che vedere con giochi erotici e similari. Tal pratica è definita Dello Chignon Improvvisato, della quale la scrivente è, fin dai tempi della scuola, regina indiscussa. Il tirar sù i capelli con l'attrezzo giusto è roba da dilettanti. La giostra cambia quando l'attrezzo usato è, per esempio, una penna. La migliore in assoluto, per questo tipo di pettinatura, è la Bic Punta Fine, debitamente privata del suo cappuccio. Non troppo scivolosa, discreta e della lunghezza giusta, conferirà alle voste chiome sapientemente raccolte un aria sufficientemente colta e chic. Per le serate si potranno usare tutti i modelli di Bic Crystall, di vari colori, dal rosa, al viole, al verde. Assolutamente sconsigliate le MontBlanc in ogni modello e le stilografiche, che per altro amo, ma solo per scrivere.Il top però va raggiuno con la matita da disegno. Non importa che numero di mina, basta che sia di colore naturale, non laccata, e senza gommina in cima, che tira i capelli. Per un effetto coordinato benissimo i Caran D'Ache, i Giotto Acquerellabili, gli Stabilo, dai colori vivaci intonati all'abbiglio. Spiritoso il lapis rosso e blù, effetto Professoressa Che Corregge i Compiti. Spunteranno con discrezione dall'acconciatura, ben appuntita, per carità, e sarà un felice connubio di semplicità e ricercatezza. Ho sperimentato per tutta l'estate questo tipo di pettinatura e devo dire che dà un'aria fintamente disordinata: per ottenere un effetto decoroso ci vogliono almeno due o tre tentativi, e il mio Sposo sostiene che una donna che si raccoglie o si scioglie, a scelta, le chiome ha su di lui un effetto afrodisiaco. Misteri della mente umana. E del mio Sposo, appunto. Ma in maniera più pratica, mi viene alla mente la storica frase del mio Esimio Parrucchiere: "Quando i capelli si devono raccogliere, è ora di tagliarli". Farò la gnorri.
 Mi piacciono i capelli lunghi. Li ho sempre avuti lunghi, lunghissimi, fin quando non ho avuto i figlioli. Dopodichè, mi è sembrato giusto tagliar le mie lunghe trecce che altro non erano che un appiglio per le loro manine grassocce. Sono diventata una caschetto addict, liscio, gassato, asimmettrico, fuori misura, ma sempre caschetto. Non che la vicenda possa interessare le folle, ma mi sembrava utile puntualizzare. Adesso, che ho avuto voglia di cambiare un pò, che le manine grassocce sono diventate farlecche (do you know farlecche ?) da 25 cm, o deliziose manine che vogliono imparare a ricamare come me, e a far le torte come me, beh, adesso ho avuto voglia di nuovo di capelli lunghissimi. Ci sto riuscendo. Non sono fanatica dei cento colpi di spazzola, ma mi piace il rito del balsamo, per esempio, o degli impacchi, e di tutti quei pasticci che sembrano fatti apposta per le fluenti chiome. Che problemi, nevvero? E poi amo tutti quegli orpelli, forcine, pettinini, bastoncini e spilloni che servono appunto a dar loro una sistemata. In questi giorni estivi, col vento e il caldo, ho potuto testè sperimentare una pratica che adoro, e che, ben attenti, nulla ha a che vedere con giochi erotici e similari. Tal pratica è definita Dello Chignon Improvvisato, della quale la scrivente è, fin dai tempi della scuola, regina indiscussa. Il tirar sù i capelli con l'attrezzo giusto è roba da dilettanti. La giostra cambia quando l'attrezzo usato è, per esempio, una penna. La migliore in assoluto, per questo tipo di pettinatura, è la Bic Punta Fine, debitamente privata del suo cappuccio. Non troppo scivolosa, discreta e della lunghezza giusta, conferirà alle voste chiome sapientemente raccolte un aria sufficientemente colta e chic. Per le serate si potranno usare tutti i modelli di Bic Crystall, di vari colori, dal rosa, al viole, al verde. Assolutamente sconsigliate le MontBlanc in ogni modello e le stilografiche, che per altro amo, ma solo per scrivere.Il top però va raggiuno con la matita da disegno. Non importa che numero di mina, basta che sia di colore naturale, non laccata, e senza gommina in cima, che tira i capelli. Per un effetto coordinato benissimo i Caran D'Ache, i Giotto Acquerellabili, gli Stabilo, dai colori vivaci intonati all'abbiglio. Spiritoso il lapis rosso e blù, effetto Professoressa Che Corregge i Compiti. Spunteranno con discrezione dall'acconciatura, ben appuntita, per carità, e sarà un felice connubio di semplicità e ricercatezza. Ho sperimentato per tutta l'estate questo tipo di pettinatura e devo dire che dà un'aria fintamente disordinata: per ottenere un effetto decoroso ci vogliono almeno due o tre tentativi, e il mio Sposo sostiene che una donna che si raccoglie o si scioglie, a scelta, le chiome ha su di lui un effetto afrodisiaco. Misteri della mente umana. E del mio Sposo, appunto. Ma in maniera più pratica, mi viene alla mente la storica frase del mio Esimio Parrucchiere: "Quando i capelli si devono raccogliere, è ora di tagliarli". Farò la gnorri.30 agosto, 2007
Lo chignon.
 Mi piacciono i capelli lunghi. Li ho sempre avuti lunghi, lunghissimi, fin quando non ho avuto i figlioli. Dopodichè, mi è sembrato giusto tagliar le mie lunghe trecce che altro non erano che un appiglio per le loro manine grassocce. Sono diventata una caschetto addict, liscio, gassato, asimmettrico, fuori misura, ma sempre caschetto. Non che la vicenda possa interessare le folle, ma mi sembrava utile puntualizzare. Adesso, che ho avuto voglia di cambiare un pò, che le manine grassocce sono diventate farlecche (do you know farlecche ?) da 25 cm, o deliziose manine che vogliono imparare a ricamare come me, e a far le torte come me, beh, adesso ho avuto voglia di nuovo di capelli lunghissimi. Ci sto riuscendo. Non sono fanatica dei cento colpi di spazzola, ma mi piace il rito del balsamo, per esempio, o degli impacchi, e di tutti quei pasticci che sembrano fatti apposta per le fluenti chiome. Che problemi, nevvero? E poi amo tutti quegli orpelli, forcine, pettinini, bastoncini e spilloni che servono appunto a dar loro una sistemata. In questi giorni estivi, col vento e il caldo, ho potuto testè sperimentare una pratica che adoro, e che, ben attenti, nulla ha a che vedere con giochi erotici e similari. Tal pratica è definita Dello Chignon Improvvisato, della quale la scrivente è, fin dai tempi della scuola, regina indiscussa. Il tirar sù i capelli con l'attrezzo giusto è roba da dilettanti. La giostra cambia quando l'attrezzo usato è, per esempio, una penna. La migliore in assoluto, per questo tipo di pettinatura, è la Bic Punta Fine, debitamente privata del suo cappuccio. Non troppo scivolosa, discreta e della lunghezza giusta, conferirà alle voste chiome sapientemente raccolte un aria sufficientemente colta e chic. Per le serate si potranno usare tutti i modelli di Bic Crystall, di vari colori, dal rosa, al viole, al verde. Assolutamente sconsigliate le MontBlanc in ogni modello e le stilografiche, che per altro amo, ma solo per scrivere.Il top però va raggiuno con la matita da disegno. Non importa che numero di mina, basta che sia di colore naturale, non laccata, e senza gommina in cima, che tira i capelli. Per un effetto coordinato benissimo i Caran D'Ache, i Giotto Acquerellabili, gli Stabilo, dai colori vivaci intonati all'abbiglio. Spiritoso il lapis rosso e blù, effetto Professoressa Che Corregge i Compiti. Spunteranno con discrezione dall'acconciatura, ben appuntita, per carità, e sarà un felice connubio di semplicità e ricercatezza. Ho sperimentato per tutta l'estate questo tipo di pettinatura e devo dire che dà un'aria fintamente disordinata: per ottenere un effetto decoroso ci vogliono almeno due o tre tentativi, e il mio Sposo sostiene che una donna che si raccoglie o si scioglie, a scelta, le chiome ha su di lui un effetto afrodisiaco. Misteri della mente umana. E del mio Sposo, appunto. Ma in maniera più pratica, mi viene alla mente la storica frase del mio Esimio Parrucchiere: "Quando i capelli si devono raccogliere, è ora di tagliarli". Farò la gnorri.
 Mi piacciono i capelli lunghi. Li ho sempre avuti lunghi, lunghissimi, fin quando non ho avuto i figlioli. Dopodichè, mi è sembrato giusto tagliar le mie lunghe trecce che altro non erano che un appiglio per le loro manine grassocce. Sono diventata una caschetto addict, liscio, gassato, asimmettrico, fuori misura, ma sempre caschetto. Non che la vicenda possa interessare le folle, ma mi sembrava utile puntualizzare. Adesso, che ho avuto voglia di cambiare un pò, che le manine grassocce sono diventate farlecche (do you know farlecche ?) da 25 cm, o deliziose manine che vogliono imparare a ricamare come me, e a far le torte come me, beh, adesso ho avuto voglia di nuovo di capelli lunghissimi. Ci sto riuscendo. Non sono fanatica dei cento colpi di spazzola, ma mi piace il rito del balsamo, per esempio, o degli impacchi, e di tutti quei pasticci che sembrano fatti apposta per le fluenti chiome. Che problemi, nevvero? E poi amo tutti quegli orpelli, forcine, pettinini, bastoncini e spilloni che servono appunto a dar loro una sistemata. In questi giorni estivi, col vento e il caldo, ho potuto testè sperimentare una pratica che adoro, e che, ben attenti, nulla ha a che vedere con giochi erotici e similari. Tal pratica è definita Dello Chignon Improvvisato, della quale la scrivente è, fin dai tempi della scuola, regina indiscussa. Il tirar sù i capelli con l'attrezzo giusto è roba da dilettanti. La giostra cambia quando l'attrezzo usato è, per esempio, una penna. La migliore in assoluto, per questo tipo di pettinatura, è la Bic Punta Fine, debitamente privata del suo cappuccio. Non troppo scivolosa, discreta e della lunghezza giusta, conferirà alle voste chiome sapientemente raccolte un aria sufficientemente colta e chic. Per le serate si potranno usare tutti i modelli di Bic Crystall, di vari colori, dal rosa, al viole, al verde. Assolutamente sconsigliate le MontBlanc in ogni modello e le stilografiche, che per altro amo, ma solo per scrivere.Il top però va raggiuno con la matita da disegno. Non importa che numero di mina, basta che sia di colore naturale, non laccata, e senza gommina in cima, che tira i capelli. Per un effetto coordinato benissimo i Caran D'Ache, i Giotto Acquerellabili, gli Stabilo, dai colori vivaci intonati all'abbiglio. Spiritoso il lapis rosso e blù, effetto Professoressa Che Corregge i Compiti. Spunteranno con discrezione dall'acconciatura, ben appuntita, per carità, e sarà un felice connubio di semplicità e ricercatezza. Ho sperimentato per tutta l'estate questo tipo di pettinatura e devo dire che dà un'aria fintamente disordinata: per ottenere un effetto decoroso ci vogliono almeno due o tre tentativi, e il mio Sposo sostiene che una donna che si raccoglie o si scioglie, a scelta, le chiome ha su di lui un effetto afrodisiaco. Misteri della mente umana. E del mio Sposo, appunto. Ma in maniera più pratica, mi viene alla mente la storica frase del mio Esimio Parrucchiere: "Quando i capelli si devono raccogliere, è ora di tagliarli". Farò la gnorri.26 agosto, 2007
Si crea.
E invece, per gli ospiti di Amaranta, autori di mucchi inverecondi di panni da lavare, ho ricamato con le mie santissime manine questo sacchetto. Lo schema è un delirio, tratto da un libriccino francese di rara bellezza. I giorni di pioggia sono forieri di grandissime idee. Per esempio, è in via di ultimazione un insolito orpello per ricoverare, con grazia, eleganza ed inusuale beltà, le collane di casa. E la PrinciSirena mi ha già commissionato una mezza dozzina di astuccini e cuscinetti da mandare in visibilio le appassionate di questo bel modo di impegnare mente e cuore. E' il punto croce, bellezza. Umile quanto basta, semplice, un pò d'antan, così fuori moda da essere snob, affascinante e intrigante da non credersi. Provare, fanciulle, provare, provare, provare... 
25 agosto, 2007
Che ne sarà.

Di questa fine estate. Burlona, freddina, autunnale, di già. La pioggia, il freddo, i lampi e il temporale. Che ne sarà, di questa estate che è passata, dei discorsi sul niente fatti sulla battigia, sotto l'ombrellone o in giro per il mare. In vacanza ci si sente protetti, in un certo senso, da quel che succede nel resto del mondo. Le notizie arrivano di rimbalzo, un pò in sordina, gli incendi, come sempre, un bimbetto dagli occhi spersi lasciato in un supermercato. E i delitti. Stragi di mafia e stragi di cosa. Aveva un bel sorriso, incontaminato, non so, semplice, da prima della classe, da ragazza normale. I capelli raccolti, uno sguardo tranquillo. Forse non le piacerebbe tutto questo clamore. Non le piacerebbero i fiori finti sul cancello, non tutto questo gran parlare che si fa di lei, o meglio, che non si fa. Si parla d'altro, non della mamma o del papà, si parla di tutti gli altri, quelli che forse, le hanno fatto così male e l'hanno portata via da questo mondo. E si mettono in vetrina, grazie a lei. Di questa storia che ne sarà, se troveranno chi è stato a cosa servirà. Ma prego per te, Chiara, perchè da lì dove sei volata possa non sentire tutto il rumore che si fa, le foto e le bugie. E' una strana, beffarda estate. Ma tu, vola e sorridi, così come fai in quella assurda fotografia, vola e non guardare, Chiara, non guardare giù.
21 agosto, 2007
Lascialo andare.
 Non è Capodanno. Non è il brindisi, il meno otto e meno nove, non i botti e l'agenda nuova. Non è la scuola che finisce, nemmeno che inizia. Non sono i compleanni, le candeline comprate a pacchi da 10, i numeri sulla torta. Non è quello, no. Niente mi fa pensare al tempo che passa come la fine dell'estate. Più precisamente, le operazioni di dismissione, le valigie preparate un pò alla rinfusa, constatando che, forse, ci si è portati troppe scarpe. Metà della mia famiglia se ne torna questa sera in Continente. L'Universitario e il Liceale, manco a dirlo. Il primo ai libri, si spera, il secondo al suo Biondo Amore. L'estate è quasi finita, quando oramai, per tradizione, si compra la Smemoranda alla cartoleria del Nuraghe e la si fa riempire di scritte e cose e cuori e stelle e parolacce, anche, dagli amici di qua. L'estate è quasi finita quando un pò dei tuoi affetti vanno via, e tu che ti sforzi di sorridere e ti sei vestita di rosso pimpante ma tiri sù col naso, e cacci in fondo il magone che sale, ma sei scema?, ti metterai mica a piangere adesso, qui, nel vialetto, con loro che ridono e un pò ti canzonano, Andiamo Via Che Adesso Piange, e loro, più scemi di te, che tirano fuori il fazzoletto dal finestrino, e fingono singhiozzi e sceneggiate, e fanno casino fino all'ultimo secondo, e un pò ci ridi, solo un pò. Domattina saranno a casa, ai loro amici, agli allenamenti, agli esami, al primo amore della vita. E' giusto lasciarli andare. I figli, isole di bene e di fragilità, equilibri sottili di amore ed egoismo, di dolcezza e crudeltà, vanno lasciati andare, quando vogliono, nei limiti, dove vogliono e dove stanno meglio. E c'è un momento della vita che il meglio significa lontano da te. Ed è in questo meglio che tu, mamma un pò triste vestita di rosso, ti accorgi davvero del tempo che passa. Senza agenda e candeline, un figlio che cresce si capisce così.
Non è Capodanno. Non è il brindisi, il meno otto e meno nove, non i botti e l'agenda nuova. Non è la scuola che finisce, nemmeno che inizia. Non sono i compleanni, le candeline comprate a pacchi da 10, i numeri sulla torta. Non è quello, no. Niente mi fa pensare al tempo che passa come la fine dell'estate. Più precisamente, le operazioni di dismissione, le valigie preparate un pò alla rinfusa, constatando che, forse, ci si è portati troppe scarpe. Metà della mia famiglia se ne torna questa sera in Continente. L'Universitario e il Liceale, manco a dirlo. Il primo ai libri, si spera, il secondo al suo Biondo Amore. L'estate è quasi finita, quando oramai, per tradizione, si compra la Smemoranda alla cartoleria del Nuraghe e la si fa riempire di scritte e cose e cuori e stelle e parolacce, anche, dagli amici di qua. L'estate è quasi finita quando un pò dei tuoi affetti vanno via, e tu che ti sforzi di sorridere e ti sei vestita di rosso pimpante ma tiri sù col naso, e cacci in fondo il magone che sale, ma sei scema?, ti metterai mica a piangere adesso, qui, nel vialetto, con loro che ridono e un pò ti canzonano, Andiamo Via Che Adesso Piange, e loro, più scemi di te, che tirano fuori il fazzoletto dal finestrino, e fingono singhiozzi e sceneggiate, e fanno casino fino all'ultimo secondo, e un pò ci ridi, solo un pò. Domattina saranno a casa, ai loro amici, agli allenamenti, agli esami, al primo amore della vita. E' giusto lasciarli andare. I figli, isole di bene e di fragilità, equilibri sottili di amore ed egoismo, di dolcezza e crudeltà, vanno lasciati andare, quando vogliono, nei limiti, dove vogliono e dove stanno meglio. E c'è un momento della vita che il meglio significa lontano da te. Ed è in questo meglio che tu, mamma un pò triste vestita di rosso, ti accorgi davvero del tempo che passa. Senza agenda e candeline, un figlio che cresce si capisce così.19 agosto, 2007
Pioverà.

Non è che si sia stati proprio a pettinare le bambole. Si è andati sù e giù per il mare di Dentro e anche per il mare di Fuori, si son preparati aperitivi in mezzo al mare e paste per reggimenti, si è anche avuto il tempo di aver raptus omicidi per il Liceale, sconquassarsi il dito indice destro ma non per questo non aver voglia si scrivere e ricamare, si è avuto il buon gusto di cadere con eleganza dalle scale e di sbucciarsi un gomito come a 13 anni in Ciao. Nel frattempo, una quantità di lavatrici no-stiro, com'è noto, l'accoglienza di nuovi ospiti e il congedo da altri, si è sostenuta una prova di coraggio a tuffarsi da uno scoglio altissimo, e altre lussuriose, semplicissime amenità. Il mio Capitano mi avverte testè che nei prossimi giorni la musica dovrà cambiare: tempo brutto in arrivo, pioggerelle notturne e nebbioline, vento manco a parlarne. Ci si ferma per un pò e neppure mi dispiace. Finirò finalmente quel libro che ho iniziato prigramente, con 30 nodi la lettura non è l'operazione più semplice del mondo, senza contare che il libro si bagna e gli occhiali pure. Ricamerò e mi intratterò bellamente, a fare molto o fare niente, chi può dirlo. Stanotte, forse, una copertina non guasterà in fondo al letto. Non si uscirà, si starà a guardare lontano, scrutando le nuvole e le stelle che ci giocano. Pioverà, forse, chissà. Ma chi oserebbe mai contraddire il mio Capitano...
10 agosto, 2007
E invece, no.
02 agosto, 2007
La battaglia delle pere.

Complice un giorno di vento, due o tre fa, che di spiaggia proprio non se ne è parlato. Complice un pomeriggio regalato, a scorribandare (!) per i giardini del villaggio, con palloni, frisbee e altre corbellerie, a giocare scalzi sull'erba, a stanare le lucertole dalle roccie. Protagonisti, un'orda di fanciulli dai 10 ai 14 anni, capitanata dal mio Quasi Liceale e altri suoi compagni di merende, intesi, che il Cielo mi ascolti, nel senso letterale del termine: ho spesso ospiti, in questi pomeriggi casalinghi, una dozzina di ragazzini, consumatori di biscotti e torte fatte in casa e panini alla Nutella come le locuste che hanno invaso l'Arizona nel '56. Il giardiniere non sapeva come dirmelo: è un uomo di grande, semplice spessore, di un'educazione antica e candida, come lo sono certi uomini dell'Isola. I malfattori avevano sì giocato a pallone nel prato, e va bene, signora, sono ragazzi, ma usare come munizioni di una battaglia improvvisata nel parcheggio le pere dell'albero che io accudisco con cura e devozione tutto l'anno, davvero non lo dovevano fare. Non li sgridi, signora, ma faccia capire loro che quelle pere io le raccoglievo in autunno e che adesso invece. Ho campato lì parole di scusa, dei Mi Dispiace sinceri, conditi da un'ira sorda che mi saliva veloce. E' dunque questa l'educazione che ho impartito ai miei figlioli? Chi ha figli sa: li ami teneramente e sconvolgentemente dal primo istante, poi, nel corso della vita hai almeno una quindicina di occasioni in cui torceresti loro il collo, li prenderesti a ceffoni sonori, a piene mani, di quelli che fanno sciaf! e nemmeno gli occhioni da cucciolo che si inventa il Bandito Quasi Liceale, sbattendo le ciglia e cercando di corromperti con un sorriso da arcangelo, riescono a farti cambiare idea. E' vero che erano tanti, ma degli altri che mi importa, sei tu, Fedifrago, che devi sapere che non si stacca la frutta acerba dall'albero per il solo gusto di spararla nel didietro del tuo amico fiorentino, sei tu, Terrorista dei Giardini, che devi avere rispetto del lavoro degli altri. Parole al vento? Non so. Nel frattempo, suo padre gli fa innaffiare ogni sera e ogni mattina il limone e tutti gli altri vasi. Io, a parte un tentativo di sberla incompiuta e una predica di diciotto minuti, quasi nulla. Ma, come si dice, i figli sono pezzi di cuore. Tranci di pizza. Fette di crostata. Alle pere? Magari.
Iscriviti a:
Commenti (Atom)
Odore di dicembre.
Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...
 
- 
Sarà il periodo. O la mia proverbiale e assoluta frivolezza cosmica. Ma a me, scartare i pacchi, galvanizza. Elettrizza. Mi piace, insomma....
- 
Da poco, abito accanto a una palestra. Alla palestra di una scuola. Ho spesso la finestra aperta, non mi arrendo ai temporali alle piog...
 
