Che ora è non si sa bene. E forse non se ne ha nemmeno voglia, di saperlo, intendo. Si sta coi gomiti ben poggiati sul tavolo, si vuole ritrovare un gusto antico, che calma un pò, ci si fuor fare una carezza, così, leggera. Gli occhi si muovono, dal beige al blù, dal blù al beige. Non si pensa mica, in momenti così, solo lo sguardo si muove, ed è l'unica cosa vitale, per il momento. La mente è sgombra, si respira piano, si è svegli da molto ma ci vuole tempo ancora, si è già fatto un giro in paese e ci si deve ripigliare un pò, di questi tempi ci si è un pò inselvatichiti, non si sopporta la gente, il rumore, le macchine, le cose. Così, mentre si pensa al pomeriggio che viene e alle cose da fare, si lascia che siano gli occhi, gli occhi soltanto a muoversi intermittenti e si resta così, a raggranellare energie, e si passa con un movimento perfetto di ciglia, palpebre e pupille, guardando dentro la tazza e al di sopra di essa, dal beige al blù, dal blù al beige. Dal caffelatte al mare. E viceversa, ovvio.29 luglio, 2009
Dal beige al blù.
Che ora è non si sa bene. E forse non se ne ha nemmeno voglia, di saperlo, intendo. Si sta coi gomiti ben poggiati sul tavolo, si vuole ritrovare un gusto antico, che calma un pò, ci si fuor fare una carezza, così, leggera. Gli occhi si muovono, dal beige al blù, dal blù al beige. Non si pensa mica, in momenti così, solo lo sguardo si muove, ed è l'unica cosa vitale, per il momento. La mente è sgombra, si respira piano, si è svegli da molto ma ci vuole tempo ancora, si è già fatto un giro in paese e ci si deve ripigliare un pò, di questi tempi ci si è un pò inselvatichiti, non si sopporta la gente, il rumore, le macchine, le cose. Così, mentre si pensa al pomeriggio che viene e alle cose da fare, si lascia che siano gli occhi, gli occhi soltanto a muoversi intermittenti e si resta così, a raggranellare energie, e si passa con un movimento perfetto di ciglia, palpebre e pupille, guardando dentro la tazza e al di sopra di essa, dal beige al blù, dal blù al beige. Dal caffelatte al mare. E viceversa, ovvio.Mare stirato.
Senza nemmeno una piegolina. Senza un barlume di onda, un moto, un sussulto, una cosa così. Si vede da qui che non c'è un filo di aria, che le onde minuscole fanno lo stesso rumore della Fanta, quando apri la lattina, e nient'altro. C'è un sole opaco, giusto per dire che c'è il sole, e uno strato di nuvole pigre che ne occulta lo splendore. Non che faccia brutto, solo così, anestetizzato, lentissimo, immobile, direi. Qui nella casa fra le rocce nessuno è sveglio, e chi si è svegliato presto si è guardato in giro e si è riaddormentato secco, e chemmimportammè. La Bruna Fidanzata è partita questa mattina, lasciando un JuniorIng. malinconico e contrariato. Domani partirà il Liceale, verso un'avventura attesa e temuta, lascia più di un cuore infranto sull'Isola, come nelle migliori tradizioni. Queste sciocche, strane, non consuete vacanze scorrono così, con la consapevolezza di doversi in qualche modo calmare, rilassare, di dirsi che è tutto a posto e quel che non è ci andrà, che le cose stanno prendendo il giusto cammino. E quel buco nello stomaco non accenna a restringersi e quel peso sul petto non accenna a diminuire e come vorrei avere un ferro da stiro e stirare per bene le pieghe della mia anima stropicciata e confusa, un ferro gigante e potentissimo, a vapore, magari, di quelli neri da tintoria, lo stesso che stanotte ha stirato il mare.27 luglio, 2009
Mirto therapy.
Che male può fare, in fondo. Io non bevo nè alcolici, nè super alcolici, un bel niente di niente, sono un pò noiosa da questo punto di vista, il mio massimo dei massimi è stato il mojito dell'anno scorso al matrimonio dell'anno, e da allora un bel niente liscio, solo qualche bicchiere di vino bianco profumato e solo in occasioni più che speciali. Per il resto, niente di niente. Stasera uno dei miei figlioli mi ha offerto un bicchierino di mirto, Mà, Vuoi Un Goccio, che detto così potrebbe sembrare un film americano, di quelli che la protagonista è una donna inciabattata, vestagliata, bigodinata e che si scola la bottiglia avvolta in un sacchetto di carta. Si vede che mi han visto sbattutella, dico tra me, e che sperano che un pò di mirto mi tiri sù il morale. Male non può fare, ed è vero. Non che sia un alcolico vero e proprio, ma una carezzina, diciamo che te la dà. Non ti fa girar la testa, certo che no, ma in fondo ti dà quel senso di leggerezza, appena appena, ti ronzano solo un pochino le orecchie, ti viene un pò da sorridere, da darti una pacca sulla spalla e dirti massì, che andrà tutto bene, non ti affliggere così. Un bicchierino di mirto ghiacciato e la vita assume subito tutt'un'altra prospettiva, tutta un'altra storia, tutta un'altra situazione. Buono a sapersi.26 luglio, 2009
Regina.
Càpita così di rado. Che ci siano tutti, intendo. E che lo Sposo Illustrissimo non sia qui con noi, sennò sarebbe troppo facile. Stasera, che bello, c'erano proprio tutti, tutti e 5 i figlioli, tutti in fila, con amico e fidanzata. Una sera semplice e bellissima, senza TantiAuguriATeeeee, Ti Prego Mamma, No, ma si doveva festeggiare in qualche modo il compleanno targato 16 del mio figliolo liceale. Così, eccoci lì, una pizza veloce, appena via dalla spiaggia, da dove si può vedere un tramonto senza pari e sentire il profumo delle dune, delle piante che ci crescono e che di sera, complici i grilli, lo si sente più forte, sembra. Tutti, i figli. A salutare per bene la signora del ristorante, quella che fa la zuppa gallurese più straordinaria del pianeta, di una saggezza semplice, che ogni anno li abbraccia e li bacia, e dice Gesummaria, Che Grandi Che Sono, e lo dice in sardo, anche, che non si capisce ma ormai lo sappiamo. Io, in mezzo a loro. Stasera, la signora Ottavia ha baciato e abbracciato per un buon quarto d'ora, non finivano più questi figli, biondicci, dorati, bellissimi, un pò scarmigliati. E io, rosolavo nel miele, mi sentivo davvero felice e adorante e beata come poche volte, tutti proprio tutti lì con me, un pò a proteggermi, un pò a sfidarmi, sicuramente ad amarmi, di amori differenti, ricamato e colorato come quello della Princi, ruvido e spigoloso quello dei maschi. Del quale Amore, sconfinato e lucido, mai come stasera, mi sono sentita Regina. 25 luglio, 2009
Lenzuola.
No che non è stato un giorno sprecato, no di certo. Di mare, ancora non se ne ha voglia, con tutte le cose piccole e grandi da fare in questa casa, con una lentezza esasperata, come la spesa di questa mattina. Questo vento villano e meraviglioso, che schiaffeggia e sussurra, ha cullato i pensieri di un pomeriggio, fra lenzuola candide di lavatrice, profumate, quelle spesse, freschissime, del corredo di mia nonna, quelle che non stiro perchè mi piacciono stropicciate, con l'orlo fatto a mano da lei, da ragazzina, dalle suore. Ho schiacciato il mio cuore sul cuscino, con la raccomandazione a non fare troppo le bizze, a non mettersi a ciondolare come fa di solito, quando sono così, ma così come, se non lo spiego nemmeno a me. Così che mi sembra tutto pesante e faticoso e impossibile e ingombrante e fastidioso. Così che è tutto un magone, anche qui che sarei da uccidere, in un posto così, a stare così. Non farei altro che dormire, dormire e dormire, anestetizzando ogni sensazione, tanto, non è proprio che siano granchè, ultimamente. Le lenzuola di mia nonna mi hanno accompagnato in un sonno confuso e colpevole, mi sento sempre così in colpa quando dormo troppo, solo che quest'oggi non mi è sembrato di perdere tempo. Fuori, il vento scrollava gli ulivi e gli oleandri, con raffiche precise e sorprendenti, sbatteva porte e rovesciava cose. Dentro, io dormivo il mio sonno bianco di lino e di spigo, una cura primitiva a tutti i mali del mondo, la sola strada che conosco, per ora, per tirarmi fuori da qui. Speriamo funzioni.24 luglio, 2009
Piove una stella.

All'improvviso. Beh, non è che quando una stella cade prima telefona, Guarda in Là, Sto per Cadere. Il pomeriggio è stato rovente, a nulla è servita la massiccia dose di Supradyn, a cercare di tirarsi un pò sù e non continuare a dire machecaldochefa. Così, bella stesa e bell'e stesa, quante sfumature in una sola frase, ho preso a fissare il cielo, la volta celeste, la meraviglia che ogni sera è sopra la mia testa, il Grande Carro proprio lì, che se soffi vola via. Così, è cascata, improvvisa, davanti a me, strappando il nero del cielo, solo un pò, solo un attimo. E' sempre un fascino vederne una, e stasera lo è stato un pò di più. Ora, posso anche andare a dormire, sognerò cose belle, lo so, c'è un venticello leggero che sembra ambrosia dopo il torrido di oggi, domani andrà meglio, non mi farò turlupinare dai magoni in agguato, sarà un giorno più bello, si dice così, chi vorrà mai dare torto a una che si sente già meglio a guardare una stella che cade.
23 luglio, 2009
Di isola in isola.
20 luglio, 2009
Il sole immobile.
Piatto e fermo. E bellissimo. Le cicale, l'afa, l'immobilità di una tarda mattinata di luglio inoltrato. Strano luglio questo qua. Di una tranquillità pacata e silenziosa, ci sono pochi rumori in questa casa disabitata o quasi. I gesti sono un pò diversi di quando si è a pieno regime, si fa tutto con una flemma antica, tempo ce n'è, si stendono le tonnellate di cose lavate, delle cento lavatrici fatte ieri, che buonissimo profumo di sole hanno i panni stesi fuori d'estate, puoi indovinare se sono asciutti oppure o no, ci sono macchie di acqua ancora sulla camiciola turchese, si vede da qui. Altre valigie da fare dacchè la partenza è stata anticipata, dopoquesto fuori programma, di passare da qui proprio non si era pensato, abbiamo fatto e disdetto più biglietti noi che la Grandi Viaggi, uno doveva partire e invece torna, doveva tornare e invece parte, un pò prima, un pò dopo, così. Poi, si cucina qualcosa di poco impegnativo, ho i fagiolini che costano nulla al supermercato, ne ho comprati a sacchi, immaginando torte salate e insalate fantasiose, magari qualche amico da invitare a una cena improvvisata, è estate, spignattare non è permesso. Senza contare la famosa terapia della Pulitura Fagiolini, ho un'amica a Bologna che la sa lunga sull'argomento. In piedi, accanto al lavandino, è il luogo deputato a tale operazione. Si riempie un pentolone e si aggiunge così calore al calore, odore di verdura al profumo di ammorbidente che arriva dal terrazzo. I pensieri sgradevoli si allontanano nel gorgoglìo dell'acqua che va giù, l'ansia sottile la si getta nel secchio dell'umido con gli scarti, tutto senza far rumore, in punta di piedi, a non disturbare questo sole immobile e silente, questo fine luglio rivoluzionario e apparentemente uguale a mille altri, questa pace monastica, severa e serena, nonostante, questo modo contadino di affrontare la vita, il mondo, le cose.18 luglio, 2009
Già oltre.

Massì, dai. Si fa un uso improprio,qualche volta, di questo intercalare. Come Stai? Bene, Dai. Ma dai che cosa. Stavolta va bene. Beh, proprio bene benissimo ottimo superlativo diciamo di no, ma insomma, ce la si fa bastare. Meglio. GIà un pò meglio, e anche se si sa bene che meglio non vuol dire bene, ma è un passo verso. Pensieri obnubilati di un mattino vinto, in fondo, a casa propria. Una sosta, un pit-stop, una cosa bella. Ci si è svegliati prestissimo, è bello alzarsi presto d'estate e poi scoprire che ha piovuto tanto questa notte e che tu hai dormito come un sasso e non ti sei accorta di nulla, e il bucato dimenticato fuori è fradicio ma che importa in fondo. Quando si viene dal sole a picco per giorni e giorni, non sarà un pò di pioggia a farmi male, anzi. C'è un cielo variegato come solo d'estate e solo qui, si è impegnati in una strana operazione, di disfacimento-rifacimento valigie, e ci si concentra su questo. I pensieri ci sono ancora, tutti lì in fila compatta e ordinata, a volte, e solo un minuto dopo sparpagliati e disordinati. La cosa importante è non farsi prendere dall'ansia, essere sul pezzo, come si dice, trovarne l'inizo e vederne la fine, mantenere un certo controllo di tutta la vicenda. Ci si può riuscire. O almeno ci si deve provare. Qualcuno mi ha detto che ho uno scudo fortissimo di energia positiva che respinge le cose brutte via da me. Io non so se questo sia vero, ma so che intanto prendo il Sidol e lo vado a lucidare. Combattere con lo scudo che brilla è tutta un'altra cosa. Mooooolto più chic.17 luglio, 2009
Vengo dal cielo.
15 luglio, 2009
L'avaria.
Cronaca di un'avaria annunciata. Funziona sì, funziona no, non si gioca con questi orpelli, soprattutto in mezzo al mare, per bello che sia, per calmo che sia, per blu dei blu che sia. L'avaria arriva che sai che arriva, non è mica una sorpresa, e ingloba tante, troppe cose, meccaniche e non, che si aggiustano e non, dove c'è rimedio e dove invece no. Ho collezionato momenti lucidi e perfetti da pensare in momenti così, dove sono calma, di una calma preoccupante, e dove a tratti divento disperata, a tratti angosciata, a tratti invece penso che andrà tutto come dovrà andare e che non mi spertico in pensieri filosofici sulla vita e sul destino e sull'ordine delle cose e quel che sarà, sarà alla fine. Quel che so è che non è proprio tutto a posto ma stiamo lavorando per mettercelo e che certamente, chi sibilava anonimo nei commenti Ma Come Sei Fortunata, adesso certo si fregherà le mani. Magra, magrissima soddisfazione.14 luglio, 2009
Joe, il Tonno.
Kalamàta.
12 luglio, 2009
Ode al Freddoccino.
E' si sicuro la colonna portante di questa scombinata vacanza. Un rito. Di più, un'icona. Irrinunciabile scoperta freschissima di queste isole greche. Prima, nessuno di noi ne conosceva l'esistenza. Non è un frullato, nemmeno un frappè. Non è il caffè shakerato, non è un gelato, non è una granita, e non è neppure uno shake. E' solo e soltanto il Freddoccino. Ghiacciatissimo, lo puoi gustare in ogni taverna all'aperto, in ogni caffè lungo la spiaggia. Sa di caffè, che scoperta. Ma anche un pochino di cappuccino e di caramello. E' dissetante, rinfresca anche il più torrido dei pomeriggi, verso le tre quando in giro non c'è un cavolo di nessuno, e allora che c'è di meglio che sceglersi il bar più colorato e buttarsi lì, sparsi fra i cuscini, un freddoccino, please, e alla modica cifra di euro 3 ti portano un bicchierone stracolmo di ambrosia e di pura libidine. Da sorseggiare con golosa voluttà, avendo cura di fare il verso sscrscsrscsscsrssc alla fine, con la doppia cannuccia. Maleducata? No, beata, è diverso.Il mercato di Potamòs.
E un qualche cosa bisogna pur fare, signora mia, dacchè il mare di ieri, che Dio l'abbia il Gloria, ci costringe a stare fermi, beh, fermi è una parola grossa. Riassunto delle puntate precedenti. Il mare è troppo mosso per mettersi in viaggio verso Kalamàta, perciò si sta ancorati in banchina e si organizzano eventi ricreativi. Fine del riassunto. Ieri sera seratona coi vicini di barca, ci siamo impossessati delle sedie del bar aperto soltanto 3 ore al giorno e abbiamo fatto tardi a bere ouzo e a chiacchierare. Oggi, domenica, il mercato di Potamòs, così diverso dall'altro mercato dell'estate, così semplice, così antico. Olive, lavanda, olio venduto nelle bottiglie dell'acqua private dell'etichetta, basilico, fiorellini gialli e piantine grasse. Nient'altro. Ho comprato del pane rotondo e una specie di crema di formaggio da una vecchina simpatica, le dita nodose a indicarmi vasetti di vetro pieni di origano. E' stato il nostro pranzo, più tardi. E' una vacanza lenta, da assaporare, dove anche l'annoiarsi non è male, dove è bello anche aspettare in porto il momento propizio per continuare il viaggio. Dove anche un mercato da dopoguerra, affascinante nel suo niente che c'è, bellissimo nei suoi colori passati, nei visi che ci incontri, nella straordinaria rudezza dei banchetti e delle tende scolorite, dove anche il sentirsi fuori dal mondo e parte di esso fa parte del copione. Scritto da chi, non si sa. 10 luglio, 2009
Kythira.
Giunti fummo, alla fine, dopo 12 ore 12 di traversata e un'alba mozzafiato, dacchè partiti siamo alle 4 di notte, che la discoteca di Milòs era ancora in pienissima attività. In questo posto non c'è niente. Il nulla del nulla del nulla. Ma qui dobbiamo stare, primo perchè domani ci sarà un mare da paura, e secondo perchè domani un altro figliolo muoverà da qui verso l'amata patria, e pure verso l'Amata, la sua, non l'altra, com'è ovvio che sia. Insomma, il nulla. Se per nulla si intende una spiaggia finissima, case meravigliose proprio sopra di essa, abbandonate perlopiù, un baretto con una doccia e tre cabine, quelle dei bagni Nunzia di Varigotti nel 1960, credo, ma sono nata tre anni dopo, ben perciò lo posso solo immaginare. E poi c'è il relitto, una petroliera schiantatasi qui non si sa bene quando e come, che hanno lasciato lì ad imperitura memoria, inquietante per dirla giusta. Umani pochissimi, una decina, ma questo posto fra lo spettrale e l'affascinante è di una bellezza che non so dire. E adesso, scusatemi tanto, vado di fretta: mi devo apparecchiare per bene per andare a buttare il sacchetto della spazzatura, che ho avuto cura di scegliere azzurro cielo. E mentre a bordo l'equipaggio si sciala con scacchi, letture ed animatissime discussioni di calcio mercato, mi passerò un velo di gloss e mi accomoderò per bene, un vestitino scollato e un golfinetto discreto per questo vento caldo, in attesa dell'arrivo del traghetto da Atene, unica, vera attrazione della serata. Meraviglioso.
09 luglio, 2009
Amore, in greco.
08 luglio, 2009
Isolatisssssssimi.
06 luglio, 2009
Il bacio.
I pensieri dell'orizzonte.
05 luglio, 2009
Un osso a Ios.
Si è scorrazzato in lungo e in largo con quelle motone a quattro ruote, non eleganti ma così buffe, un pò sidecar in verità. Si è saliti sù fino alla città vecchia, dove si cucca alla grande, dicono i Liceali, da dove ci si può beare di uno spettacolo di mare e rocce e colori e correnti che a disegnarlo non è poi così semplice. Alla fine, la pace. Si è così architettato un piccolo beauty, dacchè il più peloso dei componenti l'equipaggio, quella con gli occhi umani e in naso a Morositas, necessitava di un piccolo gadget da apporre al suo guinzaglio. Detto, fatto. In poco più di mezz'ora ecco creato per Lei, un osso di cotone dove riporre i suoi aggeggi. L'occorrente per incipriarsi il naso, per poter conquistare con un solo sguardo tutti i cani del porto, una spazzola speciale per le lunghe orecchie fuori scala, per renderle più soffici e fluenti. In realtà, questo osso di KrisKnits contiene soltanto i suoi sacchettini. Una vera principessa sa bene che non si deve lasciare traccia alcuna. E ci vuol classe, anche lì.
02 luglio, 2009
Il tutto.
Crochet in Santorini.
01 luglio, 2009
Se guardi.
Iscriviti a:
Commenti (Atom)
Odore di dicembre.
Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...
-
Sarà il periodo. O la mia proverbiale e assoluta frivolezza cosmica. Ma a me, scartare i pacchi, galvanizza. Elettrizza. Mi piace, insomma....
-
Da poco, abito accanto a una palestra. Alla palestra di una scuola. Ho spesso la finestra aperta, non mi arrendo ai temporali alle piog...